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Autore: Crilu_98    13/03/2016    2 recensioni
"La prima cosa che noto è che cammina in modo strano: tiene le braccia larghe attorno a sé e procede lentamente, titubante. Le sue mani incontrano lo spigolo di uno dei banconi e mi chiedo perplesso perché abbia dovuto toccarlo, prima di aggirarlo. Poi, quando mi soffermo sui suoi occhi, spalancati e fissi su di noi, comprendo.
-Ma è cieca!- urlo, balzando in piedi. La ragazzina si ferma e fa una smorfia sorpresa, voltando il capo proprio verso di me."
Alexandra Jane Sorrentino: origini italiane, orgogliosa, razionale, talmente sicura di sé e delle sue capacità da iscriversi ad un concorso televisivo di cucina. Unico problema: un incidente l'ha resa cieca. Ed è questo che attrae e insieme spaventa Jake Moore, inflessibile e scontroso giudice del concorso: perché Alexandra è diversa, speciale... Ma è probabilmente anche l'unica in grado di capire il suo modo di fare cucina e, con esso, tutto ciò che ha tentato di dimenticare dietro di sé...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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P.O.V. Alexandra
 
Se c'è un vantaggio dell'essere una ragazza cieca che partecipa ad un contest di cucina, beh quello è sicuramente non sentirsi in ansia davanti alle telecamere che riprendono ogni più piccola sbavatura del tuo piatto. Sento l'agitazione degli altri concorrenti accanto a me, pronti per iniziare; io, invece, sto davanti al mio bancone, concentrata su ciò che andrò a creare. La prima prova è un rito di ogni stagione di "Chefs": in un unico piatto dovremo essere capaci di infondere la nostra vita, le nostre esperienze, la nostra bravura in cucina... In breve, qualcosa che racconti tutto, ma proprio tutto, su di noi.
E' la prima registrazione, preceduta da un'estenuante sessione di interviste, con annessa preparazione: avrei fatto volentieri a meno del trucco e della pettinatura, visto che sebbene io sia cieca esco sempre di casa in modo più che presentabile, ma i tecnici e la produzione hanno insistito. Ho parlato di come io abbia imparato a cucinare dopo aver perso la vista, della mia nonna italiana e delle mie esperienze, stando bene attenta a non incappare in un campo minato: la mia cecità, per esempio, o come fossi prima di essa.
Qualcuno mi urta alle spalle e mi fa quasi perdere l'equilibrio. Robin, che è accanto a me, mi afferra prontamente prima che io cada, mentre una voce maschile si rivolge alla persona che mi ha sbilanciato:
-Ehi, stai più attento!-
-Non è colpa mia se sta in mezzo alla strada!- grugnisce un altro ragazzo, sprezzante.
-Oliver Smith..- borbotta Robin tra i denti -Arrogante e presuntuoso oltre ogni limite consentito!-
-Non te la prendere, non mi sono fatta nulla!- minimizzo con un sorriso. In realtà, sebbene io abbia in parte superato l'umiliazione di essere incapace di badare a me stessa, ciò che mi colpisce senza preavviso mi agita e sconvolge. Cerco di ricompormi, manca poco all'inizio della prova e sento la troupe gridarsi gli ultimi accorgimenti. Poi avverto la voce di Elizaveta Hobbes dall'altro lato della sala, che presenta i suoi compagni e la prova che dovremo affrontare; mentre cerco a tentoni gli ingredienti che mi hanno detto essere a lato del bancone, sento la voce paterna ed allegra di Juan Martinez augurarci buona fortuna. Jake Moore non ha ancora aperto bocca e, conoscendolo, non lo farà fino a quando non gli saranno portati davanti i primi piatti e anche allora sarà lapidario. Urto la superficie di un piatto e mi concentro su ciò che andrò a cucinare: l'incidente mi ha letteralmente offuscato gli occhi, ma a volte vedo ancora pallide ombre. E' necessario un grandissimo sforzo di concentrazione, da parte mia, per riuscire ad individuare anche solo i contorni confusi e sfocati degli oggetti: dovrò dare fondo a tutta l'esperienza di sei anni di buio totale per superare le sfide di Chefs.
La campana suona e le mie mani scattano, quasi dotate di una volontà propria, ad impastare farina, acqua e lievito. Chiacchierando con Robin, prima di entrare, ci siamo scambiate idee ed opinioni su cosa andremo a cucinare: io ho optato per la pizza, lei per couscous con pesce. E' molto legata alle sue tradizioni, e la cosa stupisce e affascina persino me, che della cucina italiana ho fatto uno stile di vita, riprendendolo da mia nonna e dai membri più anziani della mia famiglia.
Impasto con forza e metodo, e quei movimenti meccanici e familiari mi ridonano la calma che l'incidente di prima ha in parte dissolto: stendo la pizza sul piano e passo a preparare la salsa di pomodoro. Non resisto a portarne uno al naso: ha un odore appena percepibile, eppure così buono!
D'improvviso un altro profumo giunge alle mie narici allenate e il pomodoro mi cade dalle mani. Sento dei passi fermarsi accanto a me e una figura chinarsi a raccoglierlo.
-Dovresti stare più attenta- commenta con voce atona Moore -Si è ammaccato.-
-Non fa niente- borbotto a denti stretti, voltandomi verso la cassetta -Ne prendo un altro.-
La sua mano afferra il mio braccio senza alcun preavviso, facendomi sobbalzare: la mia serafica tranquillità è spazzata via in un batter d'occhio. Con studiata lentezza, Jake Moore appoggia il pomodoro sul palmo aperto della mia mano, richiudendo le mie dita attorno al frutto.
-Sembri agitata, signorina Sorrentino!- esclama il giudice, con una nota di ironia. Si diverte, il bastardo!
-E lei sembra contento di potermi mettere in difficoltà!- ribatto, liberandomi dalla sua stretta. Con mia sorpresa, mi lascia andare subito: ne sono sollevata, ma la pelle del mio polso sembra bruciare ancora del suo tocco.
-Cosa sono?- chiede, e sento il suo indice sfiorare le cicatrici che spuntano dai bordi dei guanti bianchi. Non rispondo, riprendendo a cucinare: non ho più molto tempo, se voglio presentare quella pizza in uno stato decente. Moore resta ancora un attimo accanto a me, indeciso, poi se ne va. E io mi rendo conto, con frustrazione, di non essere immune alla pressione delle telecamere: spero proprio non abbiano ripreso questo imbarazzante incontro.
 
Manca poco al mio turno di presentare il piatto. Spero di averlo posizionato bene, ho sforzato così tanto i miei poveri occhi che sento la testa pulsare e girare come impazzita.
Il couscous di Robin ha ricevuto lodi sperticate da parte dei primi due giudici e la fredda accoglienza di Moore. Più che del piatto della mia amica, sono stata incuriosita da quello del ragazzo che ha rimproverato Oliver Smith quando mi ha urtata: si chiama Richard Hampton e, almeno stando ai sussurri eccitati di Robin, è un bel ragazzo.
Ha preparato un hamburger vegano e già solo il nome mi fa venire l'acquolina in bocca: non sono mai stata una grande amante della carne e l'idea di un panino riempito di verdure mi stuzzica.
Il giudizio è discendente: approvazione piena di Elizaveta, estasiata da una creazione così vicina ai suoi gusti, cortese perplessità di Juan e reazione esasperata di Moore.
-Un hamburger o è vegano o è hamburger!- lo sento esclamare sprezzante, prima di assaggiare. Borbotta qualcosa di non distinguibile, deplorando poi la cottura dei vari componenti del panino e qualcosa sulla mescolanza dei sapori.
-Alexandra J. Sorrentino!-
Afferro il piatto, pronta ad affrontare il pericolosissimo tratto tra il bancone e la cattedra dei giudici, ma non faccio in tempo: sento due sedie alzarsi e dopo poco Elizaveta e Juan sono accanto a me.
-Allora!- esordisce lei con voce accondiscendente -Cosa hai preparato?-
-Pizza.- rispondo semplicemente, ritenendo che quel piatto non avesse bisogno di altre presentazioni.
-Molto bene!- replica lei, assaggiando uno spicchio, soddisfatta. Li sento lodarmi sulla cottura e sugli ingredienti che "riportano l'autentico gusto della pizza italiana" - come se l'avessero mai veramente assaggiata, bah. Poi Elizaveta inizia ad innervosirsi, accanto a me.
-Jake?- chiama, titubante -Vieni ad assaggiare, per favore?-
Nessuna risposta.
-Jake senza il tuo voto non possiamo andare avanti!- esclama Juan preoccupato.
-Non vedo perché dovrei venire lì.- la voce, glaciale ed incolore, sembra provenire da un'altra galassia -E' una concorrente come tutti gli altri, giusto? Allora che venga qui a presentarmi il suo piatto!-
Gli altri due giudici si irrigidiscono, Robin impreca qualcosa in arabo e gli altri concorrenti alzano un vocio confuso. Scommetto che i produttori si stanno mettendo le mani tra i capelli, in questo momento. Sento montarmi dentro una rabbia orgogliosa e ferita e prima che fermino il programma, costringendo quello stronzo insensibile ad alzarsi e a venire da me, afferro il piatto con sicurezza: ho fatto per anni la cameriera in un pub e la destrezza e l'equilibrio non mi sono mai mancati. Mi posiziono lungo il corridoio nel silenzio totale e, mentre con una mano mi reggo ai banconi, procedo lentamente verso Jake Moore.
"Forza Alex: è semplice, è solo un passo dopo l'altro. Esattamente davanti all'altro. Ecco, così, brava. Uno, due, tre..."
Ad un tratto percepisco il suo odore e so che sono arrivata. Con un leggero tremito delle mani poso il piatto sul bancone.
 
P.O.V. Jake
 
La vedo avvicinarsi incerta, lenta, spaesata e capisco quanto io sia meschino. Un parte di me, però, è intimamente soddisfatta: sapevo che avrebbe reagito così. Questa ragazzina è orgogliosa, fiera e testarda, non avrebbe mai permesso alla mia strafottenza di fermarla. Osservo con attenzione i lineamenti leggermente selvatici, i capelli disordinati tenuti indietro da una fascia bianca, la mascella contratta e lo sguardo vuoto e concentrato: mi vorrebbe fare a pezzi e cucinare al forno, ne sono sicuro. Un sorriso mi sorge spontaneo: se uno qualunque dei nostri spettatori si trovasse a tu per tu con Alexandra Jane Sorrentino, capirebbe che la ragazza non ha bisogno di valorosi paladini. Juan, ad esempio, l'ha capito, e ha prontamente afferrato per un braccio i due ragazzi che si erano slanciati a soccorso dell'italiana. Una era la ragazza scura, marocchina, l'altro era il tizio dell'hamburger.
Mentre Sorrentino appoggia con garbo il piatto sul tavolo, posso di nuovo vedere le sottili cicatrici scuri che macchiano la pelle candida dei suoi avambracci: spariscono sotto i guanti, ma sono sicuro che continuano anche oltre, fino alla punta delle dita. Ci ho pensato per tutta la durata della prova, dal nostro vivace scambio di battute, e alla fine ho capito di che si tratta: bruciature. Mi chiedo quanto abbia sofferto questa ragazza per arrivare fin qui: mi domando quante volte si sia scottata per il forno, quante volte abbia urlato per la fiamma pungente dei fornelli, quante volte si è incisa la carne con un coltello. Considerata la sua testardaggine e lo strambo desiderio di indipendenza, deve ritenersi fortunata se ha ancora tutte e dieci le dita.
Si riporta le ciocche ribelli dei capelli dietro l'orecchio, nervosa. Posso vedere il petto che si alza e si abbassa velocemente, e il labbro inferiore stretto tra i denti, torturato senza pietà.
-Hai delle belle labbra...- mi ritrovo a mormorare, senza alcuna cognizione del luogo in cui mi trovo e di chi ho davanti. Sorrentino sobbalza ed arrossisce, ma non risponde. Si limita a dirmi:
-Assaggi..-
Obbedisco, tornando in me e calandomi di nuovo nei panni di giudice. Mordo la pizza e subito noto il contrasto tra la base croccante e la morbidezza del condimento: è una tra le migliori che io abbia mai mangiato. Sono tentato di dirglielo, ma questo farebbe sgretolare la mia maschera di stronzo patentato e non posso permetterlo. Sento gli apprezzamenti bloccarsi in gola e soffoco la mia incertezza addentando nuovamente la pizza, con una voracità inaspettata. Sembra che non abbia toccato cibo da giorni, e invece ho già assaggiato più di quindici piatti!
-Buona.- borbotto alla fine, sentendo il peso delle telecamere e delle occhiate molto preoccupate di Juan ed Elizaveta su di me. Le sopracciglia color bronzo dell'italiana schizzano all'insù:
-Tutto qui?- esclama, sorpresa.
Sogghigno:
-Sì, signorina Sorrentino, tutto qui. Non le basta? Posso sempre rimediare, sono un maestro nel trovare errori nelle ricette altrui!-
La ragazza fa una smorfia incomprensibile, poi afferra il piatto con un'abilità che mi lascia a bocca aperta - come cazzo faceva a sapere con esattezza dov'era? - e torna al suo posto. La troupe finisce di girare e tutti tirano un sospiro di sollievo. Tutti tranne me, che guardo Alexandra Sorrentino lasciare la stanza e mi passo una mano tra i capelli, confuso.
 
All'uscita incontro uno dei concorrenti. Qual è il suo nome? Dio, per fortuna oggi ne abbiamo eliminati già quattro, altrimenti ricordarseli tutti sarebbe stato impossibile. Il ragazzo sembra comprendere i miei dubbi perché abbozza un sorriso, spegne la sigaretta che stava fumando e si presenta:
-Oliver Smith.. Signor Moore, è un grande onore per me conoscerla.-
Grugnisco, infastidito, cercando le chiavi della moto nelle tasche della giacca. Lui non sembra toccato dal mio atteggiamento e la cosa mi esaspera: è già la seconda persona oggi che mi fa sentire a disagio.
-Sa, ho apprezzato molto come ha costretto la cieca ad alzare il culo, oggi!- esclama Smith tutto soddisfatto. Mi blocco, incapace di interiorizzare ciò che le mie orecchie hanno appena sentito.
-Come, scusa?- ringhio.
-Beh sì, dopotutto aveva ragione lei. Tante storie sul fatto che può partecipare perché non è diversa dagli altri, e poi bisogna riservarle trattamenti di favore! O è uguale a noi e si dimostra capace di poter fare ciò che facciamo noi vedenti, oppure se ne torna a casa!-
Lo fisso con aria truce, assottigliando lo sguardo. Il ragazzo continua imperterrito:
-Secondo me non avrebbero dovuto ammetterla fin dalle selezioni a porte chiuse. Con questo non sto giudicando il vostro lavoro, sia chiaro, però...-
-Basta!-
-Come?-
Afferro Oliver Smith per il colletto della camicia e lo spingo contro il muro del corridoio:
-Non ti azzardare a ripetere ciò che hai appena detto a qualcun altro!- sbotto, osservandolo infuriato -E se cerchi di far cadere quella ragazza come hai fatto oggi, mi assicurerò di farti espellere dal programma!-
Gli volto le spalle, il mio umore è drasticamente peggiorato: è davvero quello ciò che gli altri hanno visto oggi? Lo sfregio ad una ragazza non vedente, costretta a dimostrare più degli altri di meritare il suo posto in quella cucina?
Preso dal mio egocentrismo e da quella stupida sfida che sembrava sorgere spontanea ogni volta che entravamo in contatto non mi ero reso conto di quanto era stato difficile per lei arrivare davanti a me. Forse è per colpa della sicurezza con cui fa ogni cosa, che la fa apparire perfettamente a suo agio anche senza l'uso della vista...
"Ma non è così, idiota, non può essere così!"
La vedo camminare in lontananza con l'aiuto di un cane: si dirige verso una macchina all'angolo della strada e un ragazzo le sta già andando incontro. Inizio a correre, arrivando prima di lui e afferrando la ragazza per un braccio. Il cane abbaia e Sorrentino perde la presa sulla maniglia: senza neanche capire come, me la ritrovo tra le braccia.
-Signor Moore...- balbetta, tentando di rimettersi in piedi -Ho perso l'equilibrio, mi scusi!-
-Come hai fatto a capire che ero io!?- esclamo, sorpreso, ma vengo interrotto da una voce imperiosa.
-Alex, che succede? Ti sei fatta male? La lasci subito!-
-No, Ty, va tutto bene.-
Si rimette in piedi da sola e accarezza affettuosamente il cane che le si è posizionato a fianco, fedele e sollecito. Il ragazzo è alto, bruno e con due penetranti e diffidenti occhi verdi che mi squadrano da capo a piedi.
-Lui è Jake Moore, uno dei giudici.-
-Ah, sì. Lo stronzo!-
Alexandra sobbalza e cerca di rifilargli uno schiaffo ma il ragazzo la anticipa e si scansa.
-Tyler!-
-Non ti preoccupare, ragazzina, me lo merito tutto.- borbotto. Vorrei scusarmi con lei, ma Tyler mi fissa con sospetto e malcelata antipatia, perciò non mi sembra il momento adatto per confermare le sue teorie su di me. Sono convinto che dopo aver visto le riprese di oggi mi chiamerà con epiteti molto peggiori...
-Vieni, andiamo a casa. Arrivederci, Moore.-
Lei sembra indecisa e si volta verso di me, quasi per chiedermi di parlare. So che vorrebbe chiedermi perché l'ho rincorsa a quel modo, ma io non gliene do il tempo.
-Vada dal suo ragazzo, Sorrentino. Ci vediamo tra due giorni.-
Mi allontano in fretta, cercando di capire cosa, tra tutti gli avvenimenti di questa giornata, mi ha lasciato questo fastidioso blocco al petto.
 
 
Angolo Autrice:
Ciao!
In questo capitolo ho cercato di delineare meglio alcuni dei personaggi che si muoveranno attorno a Jake e ad Alexandra, primo tra tutti Oliver Smith: che ne pensate delle sue uscite infelici? E del comportamento di Jake?
Ringrazio tantissimo Ciniza per aver recensito il primo capitolo!!! Fatemi sapere le vostre impressioni sulla storia, mi raccomando!
Crilu
   
 
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