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Autore: Claireroxy    13/03/2016    0 recensioni
Lei si è svegliata. Non si ricorda chi è, non capisce dove si trovi e perché: l'unica cosa che si ricorda è che non può rimanere lì.
Con l'unica compagnia di un pupazzo, si appresta a esplorare i corridoi di quel luogo oscuro, indagando più a fondo per scoprire la verità... Ma poi, riuscirà a crederci?
O non crederete ai vostri occhi?
[Leggermente ispirato alla demo horror Tainted per il fatto dei computer, e a Lo straordinario viaggio di Edward Tulane per il "design" di Peter Rabbit. Ma per il resto non c'entra nulla]
Genere: Introspettivo, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza
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Per un secondo non riuscì a pensare. Si limitava a leggere e rileggere la frase apparsa sopra lo schermo.
Morti? Non diceva così tanto per dire? Che significava?
Un altro messaggio arrivò:
Stanza 251, Ala Est: A proposito, tu stai bene?
Col cuore in gola, ticchettò:
Stanza 327, Ala Nord: Sì... In che senso credevi che fossero tutti morti?
La risposta comparve subito.
Stanza 251, Ala Est: È che mi sono svegliato vicino a un obitorio e, oltre a me e i cadaveri, non ho visto nessun altro. Non volevo agitarti, ma cazzo che colpo! Credevo di essere l'unico vivo qui!
Lei tirò un sospiro di sollievo. Aveva pensato tante cose, compreso un enorme massacro, e poi era soltanto un obitorio!
Beh, non soltanto: era comunque inquietante risvegliarcisi accanto. E poi, quanti edifici avevano un obitorio dentro? Pensandoci su, le venivano in mente solo i cimiteri, luoghi certo non allegri.
"Oppure gli ospedali... Loro hanno pareti bianche!" Quando ebbe quell'intuizione, si diede della sciocca. Come aveva fatto a non pensarci subito? Era così ovvio!
Ora doveva solo capire perché era lì. Non le sembrava di essere ferita... Stava facendo una visita a qualcuno, allora?
Intanto, il misterioso interlocutore continuava a scrivere:
Stanza 251, Ala Est: Perché non so tu, ma io mi sono svegliato qui all'improvviso e non ricordo nulla! Né chi sono, né che cazzo ci faccio qui, né cos'è questo posto... Tu sai qualcosa?
La donna scosse automaticamente la testa finito di leggere, per poi digitare:
Stanza 327, Ala Nord: Sono nella tua stessa situazione, non ricordo nemmeno il mio nome! Penso che siamo in un ospedale, ma è strano... Perché è così deserto, e dove sono i mobili? 
Stanza 251, Ala Est: Grazie, non avevo proprio capito che fosse un ospedale, con tutti questi corridoi bianchi e questa puzza di naftalina. Mi hai illuminato, davvero.
Stanza 327, Ala Nord: Sto solo cercando di aiutare, ne so quanto te e sono confusa quanto te!
Stanza 485, Ala Ovest: Ah, ma allora non sono da solo!
Lei sobbalzò. Non s'era accorta che qualcun altro era entrato nella conversazione!
Scrisse in fretta, e il suo messaggio apparve quasi contemporaneamente con quello dell'Ala Est:
Stanza 327, Ala Nord: Chi sei? Te lo ricordi?
Stanza 251, Ala Est: Come sei entrato? Sai qualcosa di questo posto?
Il nuovo interlocutore ci mise un po' a rispondere.
Stanza 485, Ala Ovest: No, non mi ricordo chi sono (e, dalla domanda, neanche voi, vero?) e l'unica cosa che so di questo luogo, che non penso, vedendo quanto avete scritto, sia un ospedale (le pareti non bastano a darci la certezza, oggi molti ospedali sono d'altri colori, per rallegrare l'animo, e anche altri edifici hanno gli obitori, come cimiteri e prigioni. Io, personalmente, sono per l'ultima ipotesi: non ho trovato né un apertura né un uscita né un'indicazione che portasse ad essa, come se si dovesse evitare in ogni modo possibile la fuga. Inoltre, i computer potrebbero essere usati per comunicare più velocemente tra i poliziotti) è che è sicuro. Voi sapete qualcosa in più? Anche il minimo dettaglio può risultare utile!
Lei rimase a guardare lo schermo, tormentandosi le mani e un po' delusa dal fatto che non si sapesse con certezza dove erano: le argomentazioni portate da quello sconosciuto erano valide. A questo punto, iniziava a pensare che la sua idea iniziale del cimitero, magari sotterraneo e in costruzione, non fosse da scartare. Anche se era molto improbabile.
Rileggendo il messaggio, si chiese se dovesse dire che sapeva di non dover rimanere lì. Non pensava potesse aiutare, ma l'altro aveva detto "ogni minimo dettaglio". Però quello era inutile!
"Ma potrebbe sbloccare qualcosa negli altri" rifletté e, attaccata a questa flebile speranza, scrisse:
Stanza 327, Ala Nord: Non so quanto possa aiutare, ma mi ricordo che non dovevo essere qui. Ah! Forse avrà la stessa utilità dell'informazione precedente, ma ho trovato un pupazzo, che è un coniglio marrone con un vestito verde, e so che piace molto a Micheal, ma non so chi sia Micheal. È uno di voi?
Rimase in attesa, fino a quando un altro DING! non annunciò la comparsa di un nuovo messaggio.
Stanza 251, Ala Est: Io... Neppure io so se è utile, ma so che devo assolutamente fuggire da qui. Non so perché tu, a Ovest, lo definisci posto sicuro, ma appena sveglio la voglia di darmela a gambe levate mi ha assalito. E, beh, vedere tutti quei cadaveri non ha aiutato. E poi c'è MAD.
Stanza 251, Ala Est: Non so che cosa sia, ma non appena ho visto una macchia nerastra su un muro, ho subito pensato "È lui. Non deve prendermi". Non ho ricordato altro, e capisco che solo raccontato non sembri niente di che, ma... Non appena ho pensato a quelle cinque, fottute parole ho rischiato di farmela sotto, e tremo se ci penso troppo. Non so che cos'è ma so che è terribile e che è in questi corridoi. Devo fuggire anche per questo.
E no, non conosco Micheal, mi spiace.
Lei non riuscì a digitare una parola. Continuava a leggere e rileggere la storia su MAD. Che cosa significava? Qualcuno di maligno, di cui non si sapeva l'aspetto, voleva fare a loro del male, quantomeno al tipo dell'Ala Est. Era una storia assurda, ma lei pensava di poterci credere. Un po', almeno. E poi, che senso avrebbe avuto inventare una balla lì?
Per provare a far ordine nelle sue idee, andò a raccogliere il peluche, ma era ancora confusa quando tornò al computer con quello in mano.
"Per fortuna, il tipo a Ovest ha risposto prima di me" pensò, posando il pupazzo accanto al computer.
Stanza 485, Ala Ovest: A me non dicono niente. Nè Micheal, che non so chi sia, né mad (che, tra l'altro, significa pazzo. C'entra qualcosa?) Comunque, visto che questo posto non piace a tutti, proporrei di radunarci e trovare l'uscita assieme.
Stanza 251, Ala Est: No, non è mad. È MAD. C'è una differenza, non so quale ma c'è. E sul ritrovarci: ma che idea grandiosa, meno male che abbiamo un intelligentone qui! In fondo, sappiamo perfettamente dove siamo. 
Stanza 251, Ala Est: Ma credo tu lo sappia. Sai tutto, anche che questo posto è una cazzo di prigione, nonostante ci siano EVIDENTI prove che non lo sia. Ma scommetto che saresti anche disposto a chiamarlo municipio, già che ci sei!
"Qua la situazione si sta scaldando troppo" pensò lei, e scrisse velocemente per evitare la catastrofe.
Stanza 327, Ala Nord: Aspetta, tu a Est, non scaldarti! È vero, quello a Ovest è stato troppo autoritario nel dichiarare vera la sua idea (io inizio a pensare che siamo in un cimitero, pensa un po'!), e nessuno di noi sa dove si trova, ma tutti abbiamo paura, e insultarci fra di noi non porterà a nulla. Al momento siamo i nostri unici alleati, Est.
Aveva paura che la situazione potesse degenerare comunque, il suo tentativo di conciliazione sembrava così misero! Ma emise un sospiro di sollievo quando vide la risposta.
Stanza 485, Ala Ovest: Non volevo farti arrabbiare. Intendevo che le stanze sembrano numerate con un ordine preciso. Guardate: siamo tutti in Ale diverse, e tutte le stanze da cui scriviamo hanno i numeri delle centinaia diversi. Se presupponiamo che ci sia anche un'Ala Sud, ci sono cento stanze per area (200-299 a Est, 300-399 a Ovest e così via). Potremmo quindi, seguendole, riuscire a incrociarci di fronte a una camera "del fronte", per così dire. Proviamo ad avanzare e a verificare questa teoria.
Stanza 485, Ala Ovest: E mi dispiace per avervi imposto la mia idea, in effetti non c'è molto a supportarla. Facciamo così: a meno che non troviamo una prova concreta di che cosa sia questo posto, non condivideremo le nostre supposizioni. Quindi, il municipio può anche rientrare nella lista dei sospetti (in fondo, ha tantissime stanze, come questo edificio, no?) Va bene?
Ah, e ovviamente terrò gli occhi aperti per MAD (scusa ancora per l'errore), e spero che anche tu a Nord lo faccia.
Stava per mettersi a scrivere, ma quello a Est inviò più velocemente di lei e così si fermò a leggere.
Stanza 251, Ala Est: No, non ti scusare... Non dovevo incazzarmi in quel modo, in fondo tu non c'entri niente. Quindi, ci dobbiamo incontrare? Dove?
Stanza 485, Ala Ovest: Tu e la ragazza a Nord (sei femmina, vero? Dal "confusa" che hai scritto si direbbe di sì...) potreste incontrarvi, sembrate più vicini dal numero delle stanze. Io voglio andare a cercare l'Ala Sud, e vedere se ho ragione. Quando vi incontrate, potete scrivermi. Ah, e anche se trovate l'uscita ovviamente!
Finalmente, lei riuscì a digitare.
Stanza 327, Ala Nord: Ma io da qui non posso proseguire, la strada finisce in un vicolo cieco! (E sì, sono una femmina).
Aspettò un po', ma nessuno le rispose. Dovevano essere già andati alla ricerca, e l'avrebbe fatto anche lei. Nonostante non volesse più avventurarsi più da sola in quel luogo deserto. 
"Ma se ce l'ha fatta quello che ha paura di MAD ce la posso fare anche io!" si disse convinta, e uscì da quella stanza a grandi falcate, dopo aver afferrato il coniglio di pezza all'ultimo minuto.
Non appena uscì da là, udì un enorme sbuffo.
"IIIIH!" fece, saltando all'indietro. 
Poi, realizzò da dove proveniva il rumore: una grata di ventilazione. Aveva appena emesso un po' di polvere. 
"Non era niente, calmati" si disse, accarezzandosi le braccia sulle quali le si erano rizzati i peli. Non accennarono ad andare giù.
Inspirò profondamente, per poi abbracciare il pupazzo e chiudere gli occhi un istante.
"Va tutto bene. Ora uscirai di qui e avrai delle risposte, o troverai qualcuno. Non sei da sola, e fra poco tutto ti sarà chiaro"
Sorrise e aprì gli occhi, un po' più calma.
Mentre gli stivali ticchettavano sul pavimento, ripercorse il corridoio e superò la grata senza farsi prendere dal panico, per arrivare di nuovo davanti alla stanza traghettata "Barry Jonas". Da lì, riprese ad aprire le porte che, ancora una volta, conducevano a stanze perfettamente quadrate e vuote. Questa volta, però, il colore delle loro pareti era giallo limone acceso.
"Quasi quasi preferivo il bianco" pensò "E il cimitero è escluso, sembrano più colori da asilo... O forse da ospedale? No" si rispose, entrando in una nuova sezione di corridoio "Non devo farmi influenzare... Perché qui non sono accese le luci?" si chiese e si guardò attorno, per quanto poteva in quel buio pesto "Dov'è l'interruttore?"
Andò un po' a tentoni, ma non lo trovò. Il fatto che il suo respiro, che s'ingrossava a ogni secondo che passava lì, fosse l'unico rumore presente non aiutava.
"Non esamino queste stanze, vado subito avanti" decise infine e, guidata dalla luce che proveniva dalla sezione precedente, aprì la nuova porta.
Si ritrovò accecata. Per un secondo solo, visto che quasi subito i suoi occhi si abituarono alle luci a led.
Davanti a lei c'erano due possibili strade: a destra, le stanze andavano da 313 in giù, intervallate da molte camere prive di numero, mentre a sinistra proseguivano dalla 326 in su, saltando la 327. In entrambe le vie non si vedeva anima viva, e gli unici rumori presenti erano il suo respiro e il ronzio delle lampade. 
"Ehi? Ci siete?!" provò a urlare, sia per sentire un suono diverso e rompere l'assillo degli altri, sia per cercare le persone con cui aveva parlato.
Di cui non sapeva neppure il nome.
"Che stordita, avrei dovuto chiederglielo" si disse, mentre imboccava a caso la strada destra "No, forse ho fatto bene. Anche loro non ricordano nulla come me, quindi è probabile che..."
Un ronzio più forte interruppe i suoi pensieri, e improvvisamente il corridoio piombò nel buio.
"Cosa?" esclamò a mezza voce, ma poi si zittì subito.
Un basso ringhio proveniva dalla direzione verso cui stava andando.
E si avvicinava velocemente.
Non pensò: con tutta la forza che aveva nelle gambe, si girò e batté in ritirata nel corridoio di poco prima. Ma il suono si propagò, e il ringhio si tramutò in un furioso latrato, a cui s'aggiunsero tonfi di piedi.
Un ricordo le tornò in mente: da piccola, per poco non era stata morsa da un enorme pastore tedesco, che aveva provato ad accarezzare.
"Non è il momento!" si disse, disperata, mentre rivedeva i denti bavosi del cane. Superò il pezzo buio e si rifugiò nella sala Jonas. Per la foga con cui chiuse la porta cadde a terra, e il coniglio di pezza rotolò lontano da lei.
Stava per prenderlo quando riudì lo scalpiccio, che si fermò proprio davanti alla camera.
Lei indietreggiò, trattenendo il respiro. Non riusciva a staccare gli occhi dal vetro antisfondamento e, una volta che fu a metà stanza, riuscì a vedere la silhouette dell'inseguitore: sembrava quella di una figura incappucciata, molto più alta rispetto al normale, e con una faccia molto grossa.
"Non sembra un essere umano" pensò.
Provo a staccare lo sguardo, ma non ci riuscì. La paura l'aveva immobilizzata, e si chiese se fosse questa la sensazione che il tipo a Est aveva provato quando si era ricordato di MAD.
Rimase lì nel buio, con la bocca aperta, una mano tesa verso il pupazzo, ad osservare l'essere che si guardava intorno e poi, dopo aver emesso un suono gutturale, tornava indietro.
Una sola frase apparì chiara nella sua mente
"Era lui. Non mi ha preso"
 
  
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