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Autore: toluene    13/03/2016    2 recensioni
Asahi non vuole disobbedire alle regole, davvero.
[ asanoya ] [ so much sin hElP mE ] [ Harry Potter AU ]
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Asahi Azumane, Yuu Nishinoya
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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cosa diavolo ho scritto? non ne ho idea, davvero, non ne ho idea, mi faccio paura in questo momento. e non perché mi imbarazzi scrivere p0rn, anzi, ho un rapporto piuttosto sciallo con il p0rn, il fatto è che questo è brutto, questo è scritto di fretta dopo l'idea geniale e fulminante che "sì, asahi è tassorosso e noya lo convince a fare qualsiasi cosa anche le peggiori anche nascondersi nel bagno dei prefetti e (✿)" quindi sì, okay, finirò all'inferno non tanto per lo yaoi, quanto per "questo è porno di serie b e non puoi nemmeno chiamarlo porno". poi si aggiunge il fatto che io non so mettere i raiting, è rosso? è arancione? è nero perché solo il nero può spiegare quanto schifo faccia questo coso? non ne ho idea! quindi ho messo arancione e va bene, lasciamolo arancione. inoltre, inoltre, avevo scritto un'intera scena di coccole post coitali, perché I'm always a slut for post coital cuddles ma ho detto "lars pubblica fino a quando sei in tempo, fino a quando non ti dirai - questa cosa merita di bruciare e tu con essa -" e quindi eccomi qua. vi butto in faccia qualcosa di scritto male che non mi convince affatto e che non ho betato perché sento il bisogno di farlo. e sì, forse il titolo deriva dall'omonima canzone degli abba e non è assolutamente perché io amo gli abba e abbia scritto questa cosa ascoltandoli e niente sì addio.
ora vado ad immergermi nel gange per purificarmi. 

 
 
 








Lay all your love on me




 
Asahi Azumane è prefetto della casa dei Tassorosso e nonostante il suo aspetto piuttosto spaventoso – più di una volta gli hanno chiesto se facesse parte di un qualche gruppo di malviventi o se lavorasse a Knockturn Alley, e lui prontamente arrossiva e se non fosse stato per Kōshi, santo, adorabile, Kōshi, probabilmente sarebbe anche scoppiato a piangere – è la personificazione di un zuccotto di zucca: morbido e dolce. Asahi non sarebbe riuscito a far male a nessuno, nemmeno se qualcuno lo avesse obbligato, è uno studente modello – ha decisamente troppa paura del fallimento –, primo della sua classe in erbologia, cura delle creature magiche e fa pure parte della squadra di Quidditch, nonostante più di una volta avesse cercato di smettere perché “No, Kōshi, Daichi è spaventoso”. Non sarebbe mai riuscito a sovvenire alle regole, men che meno rifugiarsi nei bagni dei prefetti, soffocando un gemito mentre qualcuno gli morde il collo.
No, Asahi non sarebbe mai riuscito a farlo. Yū Nishinoya, invece, ne è più che capace. Un anno più piccolo di Asahi, molto più minuto e decisamente più agitato di Asahi, Yū è una di quelle persone travolgenti, che toglievano il fiato, un po’ perché Noya è una persona paragonabile ad un fuoco ardente, un po’ perché ispira simpatia a prima vista. Grifondoro e fiero di esserlo, aveva persino tinto un ciuffo dei suoi capelli del colore della casa – è oro, Asahi, oro –, convinceva Asahi a fare qualsiasi cosa, fosse essa continuare a giocare a Quidditch o, appunto, nascondersi nei bagni dei prefetti e fare qualsiasi cosa stessero facendo, per la barba di merlino Yū smettila.
Noya tira i capelli di Asahi, ancora legati in un codino morbido che scende sulle spalle e che non fallisce mai nel far sussultare il cuore del più piccolo, sciogliendoli definitivamente e affonda le mani nelle ciocche castane, umide e morbide e profumate di lavanda. I due sospirano assieme, Noya seduto sulle cosce di Asahi, che è immerso nella vasca fino all’ombelico. Yū continua a tenere le mani nei capelli del più grande mentre egli, lentamente, quasi reclutante, avvolge i fianchi del più piccolo con le sue mani grandi e calde, spingendolo un po’ più verso di sé e oh, oh, l’eccitazione di Yū non si nasconde per niente.
Certo, pensa Asahi, sono nudi in una vasca da bagno, non potrebbe nasconderla in nessun modo. E non è come Yū voglia nascondere il suo membro eretto, anzi, si struscia contro i fianchi di Asahi, mugugnando qualcosa che il più grande non capisce, ma che comunque traduce come qualcosa che dovrebbe farlo arrossire e, prontamente, lo fa.
Yū si stacca dalla bocca di Asahi, sempre con le mani nei capelli del gigante, gli occhi appannati, poco concentrati e molto distanti dal marrone vispo che di solito li caratterizza.
«Ti ho mai detto quanto sei bello?» mormora, muovendo ancora una volta i fianchi per sottolineare la sua affermazione.
Asahi arrossisce, distoglie lo sguardo e borbotta qualcosa che dovrebbe suonare come un “sì, Yū, me lo hai già detto”, ma che risulta solamente un insieme di parole e consonanti poco chiare.
Noya sorride, i capelli che di solito costituiscono una buona parte della sua altezza morbidi contro la sua fronte, e ricopre il volto del ragazzo sotto di lui con baci gentili. Fa piovere sulla mascella tanti piccoli schiocchi di labbra, mordicchiando quando raggiunge l’orecchio e facendo singhiozzare Azumane. Le mani si sono spostate sul suo collo, i loro petti si stanno toccano e Asahi è travolto dal calore di Yū, tanto piccolo che il più grande ha paura di schiacciarlo. La pelle di Yū è morbida, piena di lividi perché durante gli allenamenti di Quidditch si butta sempre per afferrare i bolidi – sono davvero poche le volte che ne ha mancato uno, in sei anni di scuola, le si possono contare sulle dita di una mano – e Asahi si preoccupa sempre, dicendogli di sedersi e di fargli mettere l’arnica su quelli più recenti, in modo che se ne vadano prima. Yū ogni volta gli sorride, ancora sporco e sudato, e gli schiocca un bacio su qualsiasi parte gli sia raggiungibile – il più delle volte, le mani.
Asahi fa vagare le mani dai fianchi fino alle reni, per poi farle scendere giù, sempre più giù, fino a raggiungere le natiche sode del ragazzo. Yū inarca la schiena, formando una curva quasi perfetta, Asahi si stupisce sempre di quanto flessibile sia il ragazzo seduto sopra di lui.
Yū è sensibile, tanto, gli piace piagnucolare e dire quello che gli viene in mente, far arrossire Asahi e farlo diventare un disastro gemente, scalcia un po’ coi piedi – per quanto la posizione glielo possa permettere – e supplica Asahi di toccarlo, fare qualsiasi cosa, morderlo, tirargli un pugno, fare qualsiasi cosa, davvero Asahi, ti prego, ti prego.
Noya tira i capelli del ragazzo, gli fa alzare la testa e succhia con forza il pomo d’Adamo del suo fidanzato – ancora sente le farfalle nella pancia quando chiama Asahi così –.
Le mani di Asahi stringono con più forza, salgono verso la schiena, le scapole, si fermano sul suo collo e poi scendono di nuovo, questa volta verso le ascelle. Afferrano di peso Yū e ribaltano le posizioni, lo fa sedere sul bordo della vasca, il membro eretto e arrossato, quasi come le guance del più grande, che sta veramente cercando di non morire per autocombustione.
Si avvicina con la bocca, quasi tentennando, e lecca il glande con un movimento della lingua che sa che Yū adora. Lo afferra alla base, prendendo quello che più riesce nella bocca e con la mano libera tiene fermo Noya, per evitare che spinga troppo a fondo.
«Asa–hi – mormora Yū, calciando con le gambe – per favore, per favore...» Noya non sa cosa dire, non ci vuole molto prima che venga nella bocca di Asahi e non può permetterselo, deve fare tante cose, deve vedere gli occhi di Asahi che si sciolgono e i capelli che gli nascondono il rossore sulle guance, sentire i capezzoli turgidi sotto le sue mani, leccare, toccare, baciare il membro di Asahi e venerarlo, fargli capire quanto sia bello e tutto per lui, accaldato e riesce quasi ad immaginarselo, il Tassorosso, sudato e irrequieto, il petto che si alza e si abbassa irregolarmente e Noya lo sente, il calore che si forma nel bassoventre, una polla di lava che cresce sempre più e gli brucia nelle vene.
«Sto per venire» riesce a mormorare, tirando i capelli di Asahi ancora, per allontanarlo e nonostante sappia che il più grande ingoierà tutto quello che Yū può dare, non riesce ad astenersi dal farlo. I capelli di Asahi sono semplicemente così morbidi che non può non farlo.
Yū si inarca, scalcia e alla fine la sua nuca tocca il pavimento del bagno, seguita poi dalla sua schiena e poi il suo corpo, pesante e esausto.
«Yū?» la voce di Asahi è rauca, ma comunque gentile, mentre passa una mano sulla pancia del fidanzato, dolce e delicato, mentre osserva coi suoi grandi occhi marroni la figura ansimante del Grifondoro alzarsi e sorridere stanco al ragazzo ancora nell’acqua. Non ha notato che Asahi ha una mano in grembo e che quindi gli ha tolto tutto il divertimento di vedere il ragazzo gemere per il suo tocco, ma è felice comunque, nonostante si senta un po’ in colpa quando il più grande si alza per poi prenderlo in braccio e condurlo sotto la doccia.
Noya è tanto piccolo che può nascondersi nel petto largo di Asahi, affondando il volto nel collo e inspirando il buon odore del corpo del Tassorosso.
«Sei stanco?» gli chiede il più grande, appoggiando Yū contro il muro per passargli le mani insaponate fra i capelli.
Noya annuisce, fino ad un’ora fa aveva avuto gli allenamenti di Quidditch e nonostante avesse una buona resistenza, anche lui raggiungeva il suo limite. E poi, dovendolo ammettere, sentire Asahi che si prendeva cura di lui era probabilmente la cosa migliore di sempre.
«Dobbiamo sbrigarci, fra poco arriveranno i Serpeverde» mormora il più grande, chiudendo il getto della doccia e portando Yū – ancora appeso a lui – verso la pila di asciugamani. Lo avvolge in uno grande, che probabilmente sarebbe stato grande anche su di lui, ma che fa quasi scomparire il Grifondoro.
Yū sorride, stanco e felice e davvero, davvero tanto innamorato del grande ragazzo davanti a lui. Glielo dice e Asahi arrossisce, mentre si passa un asciugamano sui capelli per cercare di non grondare troppo sul pavimento.
«Anche io» sussurra poi, chinandosi per baciare il più piccolo. 
   
 
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