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Autore: Layla_Lir    13/03/2016    0 recensioni
"In quel momento non esistevano le persone intorno a noi, il dj, gli urli, i respiri affannati degli altri, no. esistevamo solo noi, che cercavamo di scavare nell’anima dell’altro, esistevano solo i nostri corpi che si muovevano insieme accarezzandosi"
Non è altro che la storia di due ragazzi che si incontrano e si lasciano andare alle emozioni.
Entrambi delusi da relazioni precedenti riusciranno a trovare l'amore che meritano?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Emmett Cullen, Isabella Swan, Rosalie Hale | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Salve a tutte, sono Layla e sono nuova qui. Non sono mai riuscita a pubblicare a causa del mio scarso coraggio.
Per quanto riguarda ciò che andrete a leggere, invece, è una storia nata così, mentre studiavo anatomia (assurdo vero?). Ma oggi ho deciso di darmi una chance e pubblicare, così da vedere anche cosa ne pensate voi (contate che sto studiando biochimica, quindi ho preso proprio una bella botta in testa per avere tutto questo coraggio LOL). Quindi, niente, non vi dico altro altrimenti vi annoiate e non leggete. Vi lascio al prologo e spero di leggere presto il vostro pensiero su questa cosa. Non vedo l'ora! Un bacio a tutte voi



“sono le 8.00  e sembra che i primi fiocchi di neve stiano per cadere su New York, cari telespettatori. Quindi tirate fuori dagli armadi sciarpe e guanti se non volete diventare ghiaccioli e di conseguenza beccarvi una bella febbre da cavallo, giusto John?” “esattamente Jilly, ma diteci, cari newyorkesi, quale è il vostro periodo dell’anno preferito e perché?” “scriveteci come semp…”

Isabella smise di ascoltare la voce dei due cronisti della stazione radio che era solita ascoltare in macchina mentre si dirigeva a lavoro a causa del suono del suo cellulare. Iniziò a rovistare nella sua borsa extra large in cui custodiva tutto il suo universo, ma niente, del suo telefono neanche l’ombra “maledizione dove si è cacciato!” disse tra sé e sé, rivolgendosi al suo telefono quasi fosse un essere dotato di gambe capaci di farlo spostare da una parte all’altra della borsa. Tuttavia, ascoltando meglio, si rese conto che la suoneria non proveniva da nessuna delle tasche presenti in quella sorta di sacco del demonio bensì dal suo cappotto gettato alla rinfusa sul sedile del passeggero.
 Lo prese, sbirciando la strada sperando che la lunga coda di macchine che la teneva bloccata avesse iniziato a scorrere: “certo come no!” pensò.

Ogni mattina era sempre la stessa storia.

Lasciando da parte questi pensieri che l’avrebbero portata prima ad innervosirsi e poi ad auto-colpevolizzarsi, come al solito, perché non si decideva mai a partire qualche minuto prima da casa per evitarsi tutto questo traffico,  rivolse la sua attenzione al mittente della telefonata e si ritrovò a sorridere impercettibilmente mentre rispondeva con un “buongiorno” allegro. “ciccia buongiorno anche a te. Dove sei?” le chiese la sua migliore amica “al solito imbottigliata nel traffico, ti spiace portarmi il caffè in ospedale tesoro? Non credo di fare in tempo a fermarmi da Steph stamattina!” rispose Isabella, mentre i primi impazienti guidatori iniziavano a strombazzare ormai stufi di aspettare anche un solo piccolo movimento “certo Bells, ti aspetto lì” “va bene, a dopo”.
Era ormai abitudine fermarsi allo Sweet Cafè di Steph per fare colazione e iniziare al meglio la giornata che le aspettava. Era proprio lì che aveva conosciuto Rosalie senza la quale Isabella non sarebbe stata in grado di raccapezzarsi tra le innumerevoli strade affollate della città prima e quali scale prendere per arrivare da un posto all’altro a lavoro poi. Ebbene si, Isabella e Rosalie lavoravano a stretto contatto come infermiere nel reparto di pediatria del New York Presbyterian Hospital. Fronteggiavano insieme qualsiasi problema come se fossero un’unica persona e dividendosi in quattro quando qualche collega della loro età faceva la gatta in calore con qualsiasi medico o infermiere affascinante passasse loro davanti.

Dopo essere rimasta bloccata per ben venti minuti Isabella riuscì a raggiungere lo spogliatoio dove si cambiò in fretta e furia per raggiungere la sua amica, che trovò mentre conversava con Samantha, una dolce signora che lavorava in quell’ospedale da più di vent’anni e che l’accolse sotto la sua ala protettrice nei suoi primi giorni di lavoro, lì al Presbyterian  “buongiorno” le salutò Bella mentre si chinava a dare un bacio a Sam “buongiorno cara – rispose quest’ultima dandole un buffetto amorevole sulla guancia – come stai oggi?” “bene anche se la giornata, come al solito, è iniziata con me imbottigliata a dieci minuti da qui” “ormai questa città è un vero caos. Bene fanciulle io vi lascio il mio turno è appena finito e torno a casa. Stanotte è stata davvero dura” “problemi con i piccoli?” si informò Rose “si cara sono stati piuttosto irrequieti, non riuscivano a stare buoni così il dottor Cullen ha permesso loro, per quanto possibile, di festeggiare halloween. Non sapete quanti giri per trovare delle caramelle è una vergogna che proprio noi che siamo sempre a contatto con dei bambini non ne abbiamo una scorta nascosta da qualche parte! Ci risolverebbe qualche problema ogni tanto” concluse Sam mentre le ragazze ridevano di gusto.

“che ne dici questo sabato di uscire?” le chiese Rosalie mentre controllavano i bambini “non saprei, avevo in mente di guardare qualche commedia romantica e rilassarmi” la sua amica le riservò uno sguardo tipico di chi sapeva come sarebbe andata a finire realmente la serata “certo, già ti vedo che mangi gelato al cioccolato a grandi cucchiaiate mentre piangi davanti a qualche scena romantica e ti chiedi in lacrime per quale dannato motivo non hai un fidanzato! Esci con me e Emmy, lascia perdere questi film da depressione, magari trovi la tua anima gemella” concluse Rose ammiccando mentre Bella sghignazzava “se mai succederà metterò il mio guardaroba nelle tue mani, ma visto che non succederà…” “mai dire mai amica mia. Non sarà oggi o questo mese ma magari sarà l’anno prossimo e a quel punto sai cosa ti aspetta?” “chissà perché questo tuo finto sguardo minaccioso mi incute più paura di quello di mio padre” aggiunse Bella mentre la sua amica pregustava quelle immense giornate di shopping con lei alle calcagna come un cagnolino silenzioso e ubbidiente “hai fatto un patto con il diavolo in persona, mia cara Bella” le venne naturale deglutire rumorosamente quando si rese conto di ciò che aveva fatto e l’unica cosa che le veniva in mente era “cupido tieni le tue frecce lontano da me altrimenti, sul serio, sono rovinata”
 
   
 
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