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Autore: Greywolf    14/03/2016    9 recensioni
Una giornata di pioggia come non si vedeva da tempo. Una corsa sfrenata. Un amico in difficoltà. L'inizio di un dramma...un lento cambiamento...fino ad un nuovo inizio.
""-Si può sapere dove mi porti?- gli domandai mentre cercavo goffamente di coprirmi la testa con il braccio libero.
Lui non era infastidito da nulla di quello che lo circondava. Era concentrato solo a correre. L’acqua e il vento sembravano l’ultimo dei suoi problemi.
-Da Naruto!- mi disse.
-Da Naruto? Gli è successo qualcosa?! Dov’è ora?- domandai senza sapere che altro dire.
Rispose dopo un attimo:
-In ospedale…-""
E' la mia prima storia a capitoli e aggiungerei che è una storia delicata. Sperò vi possa interessare e piacere alla fine. Pubblicherò il nuovo capitolo di giovedì e di sabato. Qualsiasi appunto che avete, critiche, apprezzamenti, qualsiasi cosa, fatemi sapere e recensite per dirmi cosa ne pensate. Ci terrei molto! Buona lettura! :)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Shikamaru Nara, Tenten | Coppie: Naruto/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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“Sakura...?” mi chiamò pianissimo qualcuno “Sakura, scusami...svegliati avanti...”

Percepii dei colpetti apparentemente gentili che tentavano di destarmi del tutto dal sonno ma ero piuttosto ostinata nel mio proposito di dormire ancora un po’ perciò non avrei permesso a nessuno di impedirmelo. Ma chiunque fosse, insisteva. Continuava a chiamarmi con ostinazione senza però mai alzare la voce.

“Mmm... Ino ti prego,” supplicai nel sonno, rigirandomi nelle lenzuola “non di nuovo...”

“Come sarebbe a dire di nuovo?”

Focalizzai allora un dettaglio a cui avevo prestato poca attenzione. Quella non era affatto la voce di Ino. Nemmeno un po’...

Scatti seduta repentinamente ma prima che potessi esclamare qualsiasi cosa, fui colta alla sprovvista da una mano che istantaneamente si premette sulla mia bocca impedendo la fuoriuscita anche di un solo mormorio. Fortuna fu che prima di partire in quarta e attaccare il mio presunto “aggressore”, afferrandolo per le braccia ebbi il tempo di riuscire a guardarlo in viso.

“Nmrmmo?” cercai di dire nonostante la bocca tappata, ma lui si portò un dito davanti le labbra, incitandomi ad abbassare la voce. Nonostante la lampada vicino al mio letto fosse stata accesa, non riuscivo ancora a vederlo perfettamente ma era lui, senza alcun dubbio.

“Non volevamo spaventarti,” si scusò con voce desolata e solo allora vidi che poco più in là c’era Kaiza, il quale mi fece un gesto con la mano per salutarmi “ma non potevamo aspettare.”

Naruto era seduto sul mio letto e me ne resi conto imbarazzandomi non poco. Anche lui sembrò innervosirsi appena quando notò la vacillazione nel mio sguardo, distogliendo d’istinto gli occhi dai miei ma sollevandoli poco dopo.

“Ora ti lascio ma ti prego, non urlare!” mi disse sottovoce “Non voglio che i tuoi genitori si sveglino.”

Annuii appena. Solo allora lui fece scivolare la mano verso il basso, rivolgendomi poi un tenero sorriso. Io ricambiai, dopodiché avevo bisogno di veder soddisfatte un paio di domande.

“Si può sapere da dove siete entrati?”

“Sssh!” mi fece, accorgendosi che forse parlavo con tono troppo alto “Non preoccuparti  di questo adesso. Vestiti ora, non abbiamo molto tempo.”

“Naruto!” lo richiamai mentre si stava alzandolo, trattenendogli il polso “Che sta succedendo?!”

“Sakura, ti prego...fa come ti dico!”

“Stammi un po’ a sentire,” comincia tirandolo giù di nuovo seduto sul letto “siete entrati in camera mia nel cuore della notte, mi avete svegliata facendomi prendere un colpo...non credi che come minimo dovresti dirmi il motivo di tanta urgenza da non poter aspettare domani mattina, Testa Quadra?”
 
Sembrava che dovermi dare spiegazioni lo mettesse in difficoltà. Percepivo il suo nervosismo. Ebbi la conferma di questo quando si girò a guardare Kaiza come se cercasse un supporto. Il medico ricambiò lo sguardo ma invece di dire qualcosa di incoraggiante, incrociò le braccia e alzò un poco le spalle.
 
“Ha ragione, ragazzo sai?” disse “Non è carino irrompere nella stanza di una signorina senza un motivo più che valido. Le dovresti una spiegazione.”
 
Tornò a concentrarsi su di me, rivolgendomi uno sguardo supplichevole nella speranza che demordessi ma sapeva con chi aveva a che fare, non avrei ceduto facilmente. Cominciò a strofinarsi con una certa forza il braccio, guardando in un punto imprecisato della stanza.
 
“Ho sentito qualcosa di strano...”
 
“Cosa di preciso?”

“E’ qualcosa di impossibile, però...devo andare ad accertarmene e per questo,” si strinse forte il polso “vorrei che venissi anche tu...”
 
“Perché ci voleva così tanto per dirmelo?”
 
Lui alzò appena gli occhi, titubante. Era un aspetto di lui a cui non riuscivo davvero ad abituarmi. Avevamo intrapreso un percorso per niente facile che avanzava a piccoli passi e che personalmente apprezzavo davvero moltissimo. Mi aveva permesso di vedere che anni di amicizia a confronto valevano molto poco. Solo adesso eravamo riusciti a raggiungere quello che era un rapporto che andava aldilà di molte superficialità. Eppure quel Naruto così diffidente, non riuscivo davvero a riconoscerlo.
 
“Non sei obbligata a venire se non vuoi...” rispose lui sottotono.
 
“Non ho detto questo. Vorrei soltanto capire che sta succedendo.”
 
“Non riesci a fidarti di me e basta?!”
 
Aveva indurito il tono. Eppure non mi sembrava di aver detto niente che denotasse una mancanza di fiducia. Ero curiosa come lo sarebbe stato chiunque si fosse risvegliato con il proprio compagno di squadra e l’amico medico nel pieno della notte. Non riuscivo a vederci davvero nulla di male in quella domanda, e nonostante quel cambio di tono stavolta non mi sentii in colpa per avergli chiesto delle spiegazioni.
 
“Voglio soltanto capire e non mi piace che mi parli così solo per questo motivo, sai Naruto?”
 
Mi resi conto di aver esagerato un po’ non appena chinò la testa.
 
“Hai ragione...non volevo...”
 
“C-come?” chiesi, leggermente confusa da quella risposta che non mi aspettavo.
 
Vidi Kaiza sorridere. Non si era intromesso ma da quell’espressione capii che doveva sapere qualcosa di più di me. Era curioso di vedere cosa sarebbe successo, attendeva di vedere come si sarebbe sviluppato quello scambio tra noi.
 
“E’ solo che...io...” e tornò a guardarmi.
 
Ora che i miei occhi si erano abituati alla scarsa luce riuscivo a vedere molti più dettagli. Era in difficoltà ma non come prima. Nei suoi occhi c’era qualcosa che avevo già visto. Ogni volta che avevo provato a scusarmi nei giorni precedenti nel tentativo di garantirgli la presenza mia e degli altri, dalla serata in ospedale a quella del suo rientro a casa, fino a quando eravamo riusciti finalmente a parlare nonostante le difficoltà per spingerlo ad aprirsi.
 
“Sarò pronta in pochi minuti, aspettatemi fuori” dissi senza pensarci oltre, alzandomi.
 
“Sakura...”
 
“Sbrigati, Testa Quadra!” lo incitai ad alzarsi “Non pretenderai anche che non ti chieda di uscire dalla mia stanza mentre mi vesto, vero?”
 
“Ehm certo che no,” fece balbettando e alzandosi frettolosamente “ecco noi...”
 
“Ti aspettiamo fuori Piccola” affermò Kaiza, mettendogli un braccio sulle spalle e trascinandolo verso la finestra da cui senza dubbio erano entrati. Come avevano fatto ad aprirla senza forzarla però era un mistero.
 
In fretta e furia cercai di recuperare qualcosa di decente da mettermi. Considerata l’ora pensai di mettermi qualcosa di pesante sulle spalle. Non appena misi il naso fuori di casa, non mi pentii affatto della felpa che mi ero legata intorno al collo. Non era completamente buio quindi dedussi che doveva essere quasi l’alba. Con un salto scesi e raggiunsi Naruto e Kaiza.
 
“Dove si và?” domandai, infilandomi i guanti.
 
“Andiamo alla porta del Villaggio,” rispose Kaiza “giusto ragazzo?”
 
Lui si limitò ad annuire e cominciò a camminare tenendo le mani in tasca. Girava con una maglietta nera a maniche corte non so con quale coraggio, tenendo la felpa stretta in vita. Eppure nonostante l’aria fredda non sembrava a disagio. Kaiza invece aveva indossato un bel maglione e si stringeva le mani tra loro per tenerle calde.
 
“Alla porta?” domandai nel momento in cui ricollegai a quella meta un significato ben preciso “Vuoi dire che forse...”
 
“Non credo,”rispose a testa bassa “è molto probabile che la mia sia solo una sensazione.”
 
“Perché dici così, Naruto?” gli chiesi, cercando di essere delicata.
 
“Che motivo avrebbe di trovarsi ancora nei paraggi?” mormorò “Non ha alcun senso...”
 
La rassegnazione con cui pronunciò quelle parole era facilmente percepibile. Si intuiva anche dal modo in cui teneva curve le spalle o da come il suo passo sembrava essere rallentato leggermente. Era incredibile quando riuscissi a cogliere così tanti piccoli segnali da un po’ di tempo a questa parte.
 
“Però se mi sbagliassi,” continuò poi, alzando la testa e guardando davanti “non so come riuscirei a gestire la cosa” si voltò verso di me “per questo siamo venuti da te... ecco, sì...io...”
 
“Naruto...” lo chiamai, senza riuscire a reprimere il sorriso che mi increspava le labbra “...perché non me lo hai detto subito?”
 
Sentivo il mio battito con una chiarezza sconcertante. Ero sinceramente emozionata.
 
“Ecco io,” cominciò lui passandosi una mano tra i capelli biondi poi però si lasciò andare a un lungo sospiro “ non lo so...”
 
“Ehi” feci, toccandogli appena la schiena non appena colsi quel cambio di tono “ sono contenta che tu mi abbia voluta con te, Naruto.”
 
“Dici davvero?” mi domandò, sorpreso.
 
“Davvero” confermai. Poi a voce più bassa aggiunsi: “Grazie di avermi dato questa possibilità.”
 
Sperai che capisse a cosa mi riferivo e da ciò che lessi nei suoi occhi aveva capito perfettamente. Fece un rapido segno di assenso con il capo, tornando poi a guardarsi davanti evitando con imbarazzo il mio sguardo. E questo servì solo per imbarazzarmi a mia volta.
 
“Kaiza?” chiamò lui poi, voltandosi.
 
“Sono ancora qui ragazzo, non preoccuparti” comunicò il medico, alzando il braccio.
 
“Non volevo, ecco...”
 
“Farmi sentire il terzo incomodo? Oh tranquillo, non è un problema per me anzi ti dirò che mi sto divertendo un sacco!”
 
“KAIZA!” esclamò “Che stai dicendo?! Volevo dire solo che-“
 
“Ma lo so, ragazzo!” lo prese in giro, raggiungendolo e scompigliandogli i capelli “Non mi sento messo da parte, non c’è motivo per cui tu ti debba preoccupare!”
 
Naruto rise mentre la tensione cominciava ad abbandonarlo. Vederli così in sintonia mi faceva sentire sollevata, sembrava che nulla potesse andar storto quando quei due sembravano così in armonia. Però d’un tratto le risate cessarono di colpo e il mio compagno di squadra si fece improvvisamente attento.
 
“Ragazzo? Cosa-...?”
 
“Naruto!” esclamammo contemporaneamente, non appena lui fece uno scatto in avanti cominciando a correre decisamente più veloce di quanto avrebbe potuto fare. Io e Kaiza ci guardammo sconcertati ma bastò un’occhiata per decidere di comune accordo di seguirlo all’istante.
 
“Ma come fa a correre così?” chiesi al medico quando mi resi conto che rischiavamo quasi di perderlo “Voglio dire...non gli servirebbe ancora il bastone?”
 
“Azzardando un’ipotesi,” fece lui “credo potrebbe esserci una sola spiegazione...”
 
“Quindi pensi davvero che-...?”
 
“Lo spero con tutto il cuore, Piccola...”
 
                                                                                                            ***
 
Ansimavo pesantemente insieme a Naruto e Kaiza, scrutando il paesaggio che si stagliava davanti a noi mentre cominciava ad albeggiare e alla notte cominciava a sostituirsi un tenue bagliore. Il mio compagno di squadra sembrava in preda alla frenesia, guardava inquieto a destra e sinistra con una speranza negli occhi che non gli vedevo da tanto tempo.
 
Cercai di cogliere anch’io qualche segnale ma non vedevo nulla. La mia attenzione invece fu attratta da Kaiza che continuava a respirare rapidamente tenendosi una mano stretta sul petto. Sembrava piuttosto affaticato e questo mi preoccupò non poco.
 
“Che cos’hai?” gli domandai.
 
“Tranquilla Sakura,” cercò di calmarmi “non sono più un ragazzino e fare certe cose mi stanca parecchio. Ma ora passa, non darti pensiero.”
 
“Kaiza, è davvero tutto a posto?”
 
Stavolta era stato Naruto a parlare. Non potei fare a meno di notare che non sorrideva più. La speranza si era spenta del tutto, ricordandomi tanto i primi giorni dopo il fatto. I giorni in cui non c’era stato tentativo che fosse servito a farlo uscire dallo stato di apatia in cui versava.
 
“Sì, non devi preoccuparti” disse l’uomo, respirando profondamente “Tu piuttosto?”
 
“Sto bene,” affermò cupo “sapevo a cosa andavo incontro. Dovevo aspettarmelo...”
 
“Naruto non dire così...” dissi preoccupata da quell’espressione che non volevo più vedergli addosso.
 
“Va tutto bene,” ripeté ma quando osservò la mia preoccupazione, il suo viso parve addolcirsi.
 
“Stai tranquilla,” aggiunse toccandomi appena una spalla. Nonostante ciò il suo sorriso a me parve solo immensamente triste “torniamo a casa.”
 
Io e Kaiza lo guardammo darci le spalle e tornare verso le porte del Villaggio. Io mi lasciai sfuggire un sospiro mentre il medico continuava a scrutare l’orizzonte, determinato a trovare qualcosa che non c’era.
 
“E’ inutile restare Kaiza,” lo richiamai “andiamo.”
 
“No aspetta...” ansimò lui, muovendo qualche passo in avanti “Ragazzo, fermati! Ti arrendi così...?”
 
“Non ha senso sperare in qualcosa che è contro natura...” disse, voltandosi verso l’uomo che invece non sembrava volersi rassegnare. Lo guardò incuriosito mentre quello allungava la mano in avanti, quasi cercasse qualcosa che non poteva essere visto.
 
Neanche io riuscivo a capire cosa cercasse di fare. Eppure quell’espressione che aveva dipinta in volto...
 
“Ragazzo” lo chiamò un’altra volta“sei in grado di fidarti ancora una volta dell’affetto che i tuoi amici provano per te?”
 
Il mio compagno di squadra tentennò, non capendo cosa volesse dire. Kaiza allungò la mano verso di lui in un chiaro invito. Ma Naruto non si mosse.
 
“Se hai deciso di venire significa che non sei mai stato rassegnato del tutto,” continuò “nonostante la titubanza e il timore di esserti sbagliato, ci hai creduto! Allora Naruto...fallo ancora! Continua a crederci...”
 
Allungò ancora una volta la mano verso di lui,sorridendogli incoraggiante. Naruto sembrava indeciso, se da una parte parevaa tentato di accogliere quell’invito dall’altro era evidente che ne fosse intimorito. Come se non sapesse se poteva permettersi di prendere una decisione sbagliata.
 
“Naruto...”
 
Lui mi guardò perplesso mentre mi avvicinavo a passo calcolato, un po’ incerta ma più guardavo quegli occhi tristi più mi veniva voglia di andare avanti. Allungai la mano per prendere la sua, stringendola appena.
 
“Io non so cosa Kaiza voglia dire,” ammisi “ma credo che valga la pena ascoltarlo. Non pensi?”
 
“Sakura...”
 
“Per quello che vale io sono qui,” proferii “puoi contare su di me.”
 
Con mio sorpresa mi accorsi che respirava con particolare tranquillità mentre guardava il modo in cui gli avevo preso la mano. Se dapprima ero emozionata solo per aver compiuto quel gesto, quando lui cominciò a passare lentamente il pollice ad accarezzare il dorso del guanto che indossavo, una strana calma invase anche me.
 
Deglutì e respirò a fondo. Dopodiché cominciò a camminare stringendomi appena la mano così che io lo seguissi. Non lasciai la presa nemmeno per un istante. Quando arrivammo vicino a Kaiza, lui mi guardò ancora una volta ed io ricambiai incoraggiante. Anche il medico tentò di confortarlo come poteva, poi gli fece cenno verso l’orizzonte.
 
Naruto trasse ancora un altro lungo respiro e solo allora lui lasciò la presa e ci diede le spalle. Ancora non capivo cosa stessimo aspettando ma ero fiduciosa che avremmo avuto un segno, da un momento all’altro. Pregai che arrivasse il primo possibile però, temevo troppo per le conseguenze che questa mancanza avrebbe avuto altrimenti su Naruto. Ormai persino io avevo capito cosa lo spaventava così tanto.
 
“Ragazzo, vai avanti...” parlò ancora Kaiza “...forza!”
 
Solo allora Naruto sollevò il braccio allungando la mano in avanti, muovendo lentamente qualche passo. Ero perplessa da quel gesto, lo stesso fatto dal medico poco prima. Mi chiesi se avesse un qualche significato che non conoscevo. Un altro passo in avanti. Un altro ancora. Poi si fermò.
 
Ritrasse la mano di scatto, quasi fosse stato scottato da qualcosa.
 
“N-non...” farfugliò senza voce “...non dovresti essere qui...”
 
Credevo stesse parlando con me ma poi mi accorsi che il paesaggio aveva iniziato a tremolare. Con un ampio gesto Naruto disegnò un arco davanti a sé e ciò che pensavo trattarsi dell’orizzonte scomparve nel nulla lasciando però posto a qualcos’altro.
 
Il mio compagno di squadra adesso si trovava davanti l’enorme muso di Kurama, schiacciato sul terreno mentre tutto il suo corpo era in tensione. Sembrava pronto a scappare, pareva in attesa del minimo segnale per scattare all’indietro e correre via. Anche il mio compagno di squadra era teso, aveva irrigidito le spalle e i pugni si contraevano spasmodicamente.
 
“Non dovresti essere qui” constatò ancora Naruto, improvvisamente tagliente.
 
“Infatti, dovrei trovarmi altrove e non ancora in questo mondo” concordò Kurama e per la prima volta, né rabbia né scherno abitavano la sua voce. Stavolta la profondità della sua voce non si limitava solo alla tonalità bensì proprio all’intonazione.
 
“Perché sei tornato allora?” lo interrogò un’altra volta, con tono decisamente stizzito.
 
Non riuscivo davvero a comprendere il motivo di quel suo atteggiamento. Sarebbe dovuto essere contento che il suo presentimento non si fosse rivelato un errore. E invece si era fatto estremamente freddo. Decisamente non sapevo cosa pensare. Kaiza li osservava concentrato, così decisi di fare altrettanto.
 
Kurama stava per dire qualcosa ma non lo fece e alla fine abbassò lo sguardo. Vederlo compiere quel gesto mi parve un abbaglio. Eppure lo aveva fatto. Per la prima volta sembrava che l’orgoglio e la fierezza del cercoterio più potente di tutti fosse venuto meno di fronte agli occhi azzurri che lo fissavano in attesa di una risposta. Non credevo di poterlo vedere così vulnerabile.
 
“Si può dire che ho fatto un incontro che mi ha schiarito un po’ le idee...”
 
“Che vuoi dire?”
 
“Eh eh eh” rise sottovoce il demone, scuotendo un poco la testa “ sai, fino a poco tempo fa ero convinto di star facendo la cosa più giusta. Di aver trovato il modo di recuperare di nuovo la mia antica forza. Quella che mi apparteneva una volta e che da un po’ di tempo mi ero reso conto di non possedere più.
 
Le parole dei miei fratelli mi hanno persuaso del fatto che mi ero reso debole per mia mancanza. Quindi mi hanno indotto a riflettere sul fatto che mi fossi lasciato davvero plagiare perdendo così la mia vera identità. Anche se non l’ho mai ammesso, come potevo dar loro torto? Sono cambiato davvero.
 
Nessun dubbio aveva mai fatto presa su di me. Non avevo mai conosciuto alcuna vacillazione. Tutto questo...prima di imparare a conoscere te.”

 
“Per questo te ne sei andato allora...” constatò con rammarico Naruto “...perché ti ho reso debole...”
 
La sua vacillazione mi preoccupò. Provai un sincero risentimento nei confronti del demone che sembrava tornato solamente per sbattere in faccia al mio amico quanto la sua stupida forza avesse risentito a causa sua. Ero pronta a intervenire ma l’inquietante sorriso di Kurama mi fermò.
 
“Proprio così” confermò quello, fronteggiandolo a pochi centimetri da lui “Me ne sono andato perché non ho mai sopportato di sentirmi debole. E non lo tollererò mai. Per questo...”
 
“Allora perché? PERCHE’ SEI TORNATO?!” tuonò perdendo il controllo “VATTENE!! E STAVOLTA FA CHE SIA PER SEMPRE!”
 
In preda a quel momento di collera, Naruto si scagliò contro il muso del cercoterio spingendo, prendendolo a pugni incapace di spostarlo di un millimetro, sfogando tutta la sua frustrazione tra grida e insulti. Kurama accolse quei colpi senza vacillare minimamente. Io stavo avvicinandomi per fermarlo ma il braccio di Kaiza mi intimò di non intervenire.
 
Non durò a lungo. Ben presto le sue forze vennero meno e Naruto crollò in ginocchio, ansimante ma continuando a stringere forte il pelo di Kurama. Lo sentivo respirare raucamente cercando di recuperare un po’ di lucidità.
 
“Sei sempre così impulsivo...” commentò sospirando Kurama “...mi lasceresti finire prima di accanirti contro di me?”
 
Non ricette alcuna risposta, così prese quel silenzio come un permesso a continuare.
 
“ Ho deciso di andare via perché volevo essere di nuovo forte. Rivolevo indietro il me stesso di una volta. Non sono e non sarò mai un essere umano, i dubbi e le incertezze non fanno per me. L’unica cosa di cui non ho mai dubitato è la mia identità. Ma negli ultimi giorni sono arrivato a chiedermi più volte chi sono o meglio chi sono diventato...hai idea di quanto questo possa essere stato frustrante?
 
Così sono partito, convinto che così si sarebbe risolto tutto. Tagliati i miei ponti con il passato, sarei tornato il cercoterio più forte e temuto di tutti. Nessuno dei miei fratelli avrebbe più avuto il coraggio di insinuare nulla. Sarei tornato alla vita di un tempo, nel luogo a cui appartengono a trascorrere il resto della mia eterna esistenza a battibeccare con quell’idiota del Monocoda.
 
Questo era quello che volevo. O almeno era quello che pensavo.”

 
Naruto risollevò finalmente il capo per poterlo guardare negli occhi, e lui continuò.
 
“Ho capito che si trattava solo di un’illusione. Ho pensato così a lungo a quello che gli altri si aspettavano da me che non ho fatto altro che percorrere una strada e prendere delle decisioni che non erano veramente mie. La mia natura interiore non potrà mai mutare, sono un demone che si nutre dell’odio e delle emozioni più negative e oscure. Sembra che alla fine mi sia lasciato sopraffare dalla mia stessa rabbia e dal mio odio, altrimenti non mi sarei lasciato mai condizionare da qualcuno che non fossi io.
 
Non ho mai permesso a nessuno di sottomettermi ai suoi voleri volontariamente. Prestando quindi ascolto a una voce che non mi apparteneva, non ho fatto altro che rimetterci: la mia forza, la mia identità...la libertà stessa. Li ho persi uno dopo l’altro e ho cercato disperatamente qualcuno a cui addossarne la colpa. Ma non è stato a causa né tua né dei miei fratelli... ho fatto tutto da solo.
 
Però sembra che alla fine io abbia capito. Anche le parole che il Vecchio Eremita disse una volta a noi demoni finalmente ha assunto un significato concreto. Lui sapeva. Lui continua sempre a sapere ogni dannatissima cosa,” sogghignò “anche se dubito che qualcuno lo comprenda prima di aver terminato il proprio percorso eheh . Ciò che conta adesso è che sono riuscito  ad aprire gli occhi, comprendendo di cosa ho veramente bisogno e ciò che IO voglio veramente.”

 
Allungò lo sguardo andando a incontrare quello di Kaiza che increspò le labbra in un sorriso.
Avevo già pensato che tra quei due doveva essere successo qualcosa di cui non ero a conoscenza. In qualche modo il medico sembrava essere entrato in qualche modo in intimità con il cercoterio, che nonostante l’atteggiamento che aveva usato nei suoi confronti nei giorni in cui li avevo visti insieme, nutriva verso di lui senza dubbio un grande rispetto.
 
“Quella volta Vecchio...tu lo avevi capito. Hai cercato di farmi capire che non ero più io ma io ero troppo dominato dal risentimento per accorgermene” poi tornò a prestare la sua attenzione a Naruto “Dopo che abbiamo parlato Moccioso, ho creduto che tu non riuscissi più a comprendermi. Che quello che ti è successo avesse toccato troppo a fondo il tuo essere e quindi non fossi più quello di prima.  Anche se devo ammettere che le tue parole di commiato mi hanno convinto poi del contrario.
 
Ti sei dimostrato diverso dagli altri per l’ennesima volta lasciandomi andare. Gli altri erano solo egoisti avidi di potere. Tu invece non hai dato nemmeno voce al tuo turbamento interiore, se non per darmi il tuo ultimo saluto. Mentre io ho avuto il dubbio se partire senza averti detto addio, tu...tu...”
le labbra nere del cercoterio sembrano contrarie nella formulazione delle parole successive “...accidenti a te, Moccioso che non sei altro! Non sono mai stato così melenso in tutti i miei secoli di vita!
 
Quante parole inutili. Credo che sia più che sufficiente ciò che ho detto prima per rispondere alla tua domanda. Ora so veramente cosa voglio. Per questo sono tornato a Konoha.”

 
“E cos’è che vuoi, Kurama?” gli fu chiesto a quel punto.
 
Il demone puntò le quattro zampe per potersi alzare, alzando la testa per ultima in modo che il mio compagno di squadra aggrappato al suo muso riuscisse a rimettersi in piedi. Una volta sicuro che riuscisse a tenersi in piedi, indietreggiò di qualche passo drizzandosi in una posa solenne, con una zampa in avanti e il petto gonfio.
 
“Naruto Uzumaki, figlio del Quarto Hokage e di Konoha,” poi abbassò appena la testa e sollevò la zampa avanti “ sono qui per chiedere il permesso di tornare nuovamente ad essere tuo compagno del Villaggio della Foglia. Ti sto chiedendo se vuoi diventare ancora una volta la mia Forza Portante!”
 
“Come hai detto?”
 
                                                                                                               ***
 
Sicuramente Kurama non si aspettava quella risposta. Non so di preciso cosa come immaginasse la reazione di Naruto ma sembrava alquanto deluso. Lo guardò stranito ed ebbi come l’impressione che tentasse di impedire che una reazione impulsiva prendesse il sopravvento.
 
“Cosa – precisamente - non hai capito?”chiese molto lentamente, nascondendo malamente un principio di irrequietezza.
 
“Tutto,” rispose semplicemente Naruto “non capisco il senso di quello che hai detto.”
 
A quel punto Kurama digrignò i denti e i suoi occhi si riempirono di una scintilla di furore. Pur sapendo che non gli avrebbe fatto del male, in quel momento ebbi la bruttissima sensazione che fosse sul punto di divorarlo in un sol boccone.
 
“Vuoi che usi un altri lingua per spiegartelo? Magari mi capisci meglio, forse?” lo provocò con tono sibilante “Ti ho solo chiesto se vuoi esserne ancora la mia Forza Portante! Cosa cazzo c’è da capire?!”
 
“Ogni cosa”.
 
La frustrazione e l’incazzatura del cercoterio si smorzarono poco a poco. Il modo in cui aveva pronunciato quelle due parole avevano cambiato tutto, erano riuscite persino ad allentare la tensione che si poteva leggere nel corpo della Volpe, la quale a quel punto tornò una maschera di profonda serietà priva di qualsiasi emozione.
 
“ Ci sei arrivato, vero?” gli chiese gentilmente Naruto “ Dopo aver lottato per anni per ottenere la libertà...ora mi vieni a dire che vuoi tornare a essere rinchiuso nel mio corpo. E allora? Che ne è stato di tutto ciò di cui mi hai parlato fino adesso? Il voler ritrovare te stesso, l’essere quello di una volta, recuperare tutta la forza? Non ha alcun senso...”
 
Kurama socchiuse gi occhi prima trarre un lungo respiro per poi tendere gli occhi al cielo.
 
“Hai detto bene non ha alcun senso,” convenne lui stesso “quale idiota rinuncerebbe a tutto questo? A ciò che ha cercato di recuperare per così tanto tempo per tornarsene in luogo chiuso e oscuro? Nessuno con un po’ di senno in zucca. O almeno...” si sospese per riabbassare lo sguardo  “...nessuno che non abbia da guadagnarci qualcosa di più.”
 
“Aspetta...come sarebbe?” stavolta Naruto sembrava parecchio confuso.
 
“Cooperazione,” proseguì “questa è la vera forza. Ciò che l’Eremita ci ha intimato di non dimenticare mai con le sue ultime parole. Lo stesso motivo per cui ci ha creati...nove entità diverse che insieme ne formano una sola. Separati ma uniti indissolubilmente. Voleva che ci ricordassimo di questa forza che non ci sarebbe mai mancata...e che avremo potuto trovare con qualcun altro.
 
Siamo cercoteri, dovremmo essere le creature più invincibili di questo mondo. Eppure perché siamo più forti se abbiamo una Forza Portante a gestire la nostra forza? Perché è la collaborazione a generare l’energia più potente che è in grado di spingersi a limiti estremi. E di questo me ne sono accorto quando, dopo averlo sperimentato, quella forza mi è venuta meno. Ecco perché mi sentivo così diverso, così vulnerabile... perché avevo perso la forza più grande a cui potevo attingere. Tu, idiota.”

 
“Fammi capire... torneresti segregato solo per riottenere quella forza?”
 
“Ancora non hai afferrato il punto è? Non sei un’idiota per nulla dopotutto. Non si tratta di una mera condivisione di chakra. C’è molto di più. C’è intesa, fiducia... un legame. Qualcosa che gli altri cercoteri non potranno mai capire perché nella loro ignoranza continueranno a rifiutare ogni rapporto con gli umani. Se non li avessi seguiti al termine della guerra assecondando le loro motivazioni, chissà che le cose non sarebbero andate in modo diverso. Ma ciò che conta davvero è questo,” proseguì “io so che per noi due esiste un altro modo. Per questo sono tornato. Insieme possiamo fare qualsiasi cosa perché abbiamo la forza di farlo!”
 
Il demone respirava velocemente preso dalla frenesia di quello che stava dicendo. Cominciai finalmente a comprendere le sue motivazioni. Mi domandai invece cosa ne pensasse Naruto. Dopotutto adesso toccava a lui dire qualcosa. Lui aveva chinato il capo e muoveva distrattamente il piede, riflettendo sicuramente sul da farsi.
 
Facendo appena cenno a Kaiza, cominciai a camminare verso destra portandomi alla loro destra seppur a distanza. Volevo guardare Naruto negli occhi, capire cosa stesse provando. Kurama mi seguì con lo sguardo ma non disse nulla, aspettava invece una risposta dal ragazzo davanti a sé. Lui alzò lo sguardo quel tanto che bastava per accorgersi che poteva vedermi. Lessi sul suo viso una certa afflizione, era triste perché combattuto. Non sapeva proprio che cosa fare.
 
“Dì qualcosa almeno!” sbraitò il cercoterio, seccato da quel silenzio “Rendi giustizia a questo smieloso monologo!”
 
“Cosa ti fa pensare che sarà diverso?”
 
“Come?”
 
“Che prima o poi non vorrai tornare ad essere libero? Che non ti stuferai di restartene sigillato nel mio corpo? Che...che...” si interruppe cominciando ad ansimare “...io non posso farlo, lo capisci? Tu non hai idea, non puoi sapere...” si portò una mano sul petto “...non di nuovo...”
 
“Sei un emerito Idiota!” ruggì, spingendolo bruscamente a terra “Sì che lo so! Cosa credi abbia parlato così tanto altrimenti?! Eh?! Sul serio sei convinto che uno come me faccia un discorso del genere senza un motivo? Davvero pensi che non sappia come ti ho lasciato quando me ne sono andato?!”
 
Lui si tirò su appena con le braccia, non distogliendo un attimo lo sguardo  dal cercoterio che in fondo non sembrava fissarlo con biasimo, anzi tutt’altro.
 
“Lo sai perché stavolta sarà diverso?” lo interrogò.
 
“Non riesco a capire come potrebbe esserlo” confessò sinceramente.
 
“Perché stavolta abbiamo una scelta,” rispose “ ce l’abbiamo tutti e due. Cazzo, credevo di essere stato abbastanza chiaro quando ti ho fatto la proposta! Il mio non era un ordine. Ti ho chiesto se vuoi esserlo ancora. Questo cambia tutto.”
 
Calò qualche istante di silenzio prima che ricominciasse a parlare.
 
“Questa volta siamo NOI a scegliere! E non gli altri al posto nostro!
 
Tu sei stato scelto come Forza Portante dai tuoi genitori, i quali nonostante lo abbiano fatto per proteggere te e il Villaggio non ti hanno permesso di vivere un’esistenza serena... che tu probabilmente avresti preferito. Dall’odio e il disprezzo degli abitanti del Villaggio, al dover crescere da solo, all’essere braccato come una bestia da chi voleva appropriarsi solo del mio potere. Sei quasi morto per questo. Questo è stato il destino che sei stato costretto ad assecondare e a cui ti sei dovuto adattare.
Io invece sono stato imprigionato e soggiogato contro la mia volontà, reso uno strumento di guerra a causa della maledetta abilità innata dello sharingan e confinato a marcire all’interno degli stessi umani che si sono procurati il mio odio! E come se non bastasse il mio essere è stato completamente annullato! Non sono mai valso più di un qualsiasi oggetto o bestia per quelli, nessuno ha mai neanche conosciuto il mio vero nome!
 
Ora puoi scegliere. Se non te la senti, non ho intenzione di costringerti. Moccioso, fino a questo momento hai dovuto assecondare un destino che è stato deciso prima di te. E se hai voluto fare qualcosa che gli andasse contro beh, sei stato lasciato da solo. D’ora in poi non sarà più così.
Posso capirlo, se preferisci non essere più una Forza Portante. Soprattutto adesso che le Cinque Grandi Terre sono in pace, la presenza di un solo demone potrebbe creare uno squilibrio. Per di più potresti nuovamente cadere nell’obbiettivo di qualche pazzo come Madara... oltre a tutto questo poi naturalmente sta a te. Anche se non ci uniremo nuovamente in qualche modo mi stabilirò nei dintorni senza dare nell’occhio. E ogni tanto verrò a scassarti le -...”

 
“Perché?”
 
“Uhm?”
 
“Perché è questo quello che vuoi, Kurama?” si spiegò “Insomma...io cosa...”
 
“Tsk! Certo che sei proprio deficiente...” lo rimproverò “Ancora non hai capito? Devi proprio farmelo dire?!”
 
Naruto a quel punto rise. Poco ma ero certa che fosse una risata sincera, dovuta a quella messa a nudo del demone che mi resi conto fino a quel momento aveva girato intorno allo stesso punto senza però mai arrivarci.
 
“Non ti umilierò più di quanto tu abbia già fatto da solo, tranquillo,” lo rassicurò Naruto strofinandosi un occhio “solo che davvero...mi sembra così assurdo che tu sia tornato per farti sigillare e restare qui per sempre...”
 
“Per sempre è un concetto incomprensibile per voi umani,” lo corresse l’altro “ io non ho intenzione di restare per sempre.”
 
“Come sarebbe?” esclamò Naruto, nuovamente tesissimo “Quindi pensi di andartene di nuovo?!”
 
“Tsk! Idiota!” ringhiò. Poi però acquietandosi, aggiunse: “Non resto per sempre...resterò per te. Bè certo, solo se tu lo vuoi...”
 
Poi lo guardò come se avesse appena detto la cosa più naturale del mondo. Gli occhi azzurri di Naruto erano sbarrati invece, colmi di una grandissima incredulità. Lo vidi deglutire mentre assimilava quelle parole mentre l’altro era scocciato che ancora non fosse riuscito ad ottenere qualcosa di più concreto.
 
“Insomma!! Che altro devo dirti per farti capi-”
 
Non riuscì a completare la frase che Naruto lo stava già abbracciando. Si era dato una spinta da terra per riuscire ad alzarsi e a braccia aperte, gli aveva preso il muso e adesso lo stringeva a sé. Kurama era abbastanza spaesato, da un parte perché per le sue dimensione il mio compagno di classe a mala pena riusciva a circondarglielo, dall’altra perché probabilmente non si aspettava una reazione del genere. Lo stava minacciando velatamente di staccarsi ma d’un tratto si interruppe. Poi compresi il motivo. Con il viso affondato nel suo pelo, Naruto stava piangendo. Ma stavolta, forse per la prima volta, le sue erano lacrime di gioia. Lo vedevo strofinare le guance sul morbido pelo del demone, singhiozzando e accarezzandolo come se avesse tra le mani qualcosa che per tanto tempo aveva sperato di toccare. E mentre lo faceva sorrideva. Sorrideva e lo ringraziava di essere lì.
 
E nei grandi occhi della Volpe a Nove Code, il mondo forse per la prima volta vide la commozione prendere il sopravvento. Si abbandonò docilmente a quel gesto, senza muoversi e non insistendo ulteriormente affinché il mio amico si allontanasse.
 
“Lo sai vero,” sussurrò dopo un po’, cercando di non apparire turbato “che non succederà mai più?”
 
“Sì” confermò Naruto.
 
“E che se uno di voi ne farà parola con qualcuno, vi ucciderò?”
 
“Certo” garantì un’altra volta con una piccola risata.
 
“Bene”.
 
“Comunque è sì”.
 
“Cosa?”
 
“Voglio essere la tua Forza Portante. Voglio combattere ancora a fianco del mio compagno. Voglio che resti qui con me, Kurama. Questo è ciò che voglio io.”
 
“Okay” disse. Poi si affrettò ad aggiungere: “Adesso però basta Ragazzino, non aggiungere altro. Credo di essermi turbato al punto che mi basterà per tutta l’eternità.”
 
La sua era una supplica accorata, sfinita perché probabilmente si sentiva incapace di trovare la forza di rinnovarsi più di una volta. Non guardava direttamente Naruto, farlo gli doveva essere difficile perché così vicino gli occhi si incrociavano. Il suo sguardo era perso nel vuoto. Naruto aveva gli occhi chiusi. Ma per me che li osservavo, era come se si guardassero reciprocamente scrutandosi l’anima.
 
E la conferma la ebbi quando un’unica singola goccia salata lasciò un solco umido sulla guancia del cercoterio, segnando un varco di colore più scuro sul suo pelo prima di cadere al suolo. Anche se non lo avrei mai più visto piangere e quel segno ben presto sarebbe scomparso, un’immagine indelebile avrebbe continuato a restare impressa nella mia mente. Quella di un demone che proprio come la sua Forza Portante si era dimostrato forte troppo a lungo e alla fine esausto, si era lasciato andare.
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: Ebbene sì alla fine ce l’ho fatta. Ormai in molti avevano perso davvero la speranza o sbaglio? Non vi do tutti i torti, dopotutto non aggiorno da veramente molto tempo. Ma, come ho già scritto in passato, non ho alcuna intenzione di abbandonare questa storia quindi non so quanto ci vorrà ma leggerete la parola fine e non rimarrete in sospeso. Dunque vengono al capitolo proprio, nonostante lo avessi in mente c’è voluto il suo tempo per metterlo insieme nel modo giusto, in modo che rendesse come lo avevo immaginato. Dopo tanto questo è il risultato. Spero sia stato di vostro gradimento! Dovevo inserire anche un extra ma niente alla fine ho deciso di rimandarlo al prossimo. Devo ancora inserire quello con Sora...prima o poi riuscirò a scrivere tutto, promesso! Detto ciò, non mi resta che ringraziare tutti coloro che sono arrivati fin qui con la lettura e che continuano nonostante le lunghe attese i miei aggiornamenti. E grazie soprattutto a coloro che mi sostengono e incoraggiano con i loro messaggi in questi tempi di blocco dello scrittore! ^^
 
Un saluto a tutti e alla prossima! :D  (spero davvero di non farvi attendere tanto a lungo!)
  
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