Era un amico. Non siamo mai stati
insieme.
La chiesa è colma di
gente. Parenti, amici, compagni
di scuola, insegnanti. Jongin trova il vociare sgomento della folla
opprimente.
Tutte quelle persone, i loro vestiti scuri e le corone di fiori accanto
alla
bara gli danno l’impressione di privarlo di ossigeno
prezioso. Allenta il nodo
della cravatta, inspira ed espira; un po’ meglio. Deve
prepararsi, tocca a lui
leggere il discorso funebre. Chiude gli occhi per alcuni istanti, si
lascia
cullare dai cupi canti del Miserere scelto per l’occasione.
Non era il mio ragazzo,
né di certo un
ex.
La sua memoria va avanti e indietro
come un replay
capriccioso, ripercorrendo i fatti che l’hanno portato a
sedere sulla panca in
prima fila, quella riservata ai famigliari più stretti, al
fianco dei genitori
e dei nonni di Sehun. Al funerale del suo migliore amico.
Il loro primo incontro, il primo litigio, i pomeriggi passati a
studiare
insieme, le maratone cinematografiche del sabato sera, la sfide
all’ultimo
sangue a God of War. Sono quelli i ricordi che
Jongin vuole serbare. Sugli
altri cali pure l’oblio.
Era il mio ex-qualcosa.
Per quanto si sforzi, Jongin non riesce a piangere. E’ come
se il suo condotto
lacrimale fosse ostruito, difettoso. Vorrebbe lasciarsi andare, dare
sfogo al
proprio dolore. Forse lo aiuterebbe. Non si è mai vergognato
di farsi vedere in
lacrime da chicchessia. Qual è il problema, allora? Amava
Sehun più di un
fratello, più di un amico, persino più di un
amante. Deve onorare la sua morte,
e quello è l’unico modo. Ma non ce la fa.
Il mio ex-forse.
Del giorno fatale in cui tutto ha
avuto fine, Jongin
ricorda ogni particolare. Loro due che si salutavano, Sehun travolto da
un
camion mentre attraversava la strada, le proprie urla orripilate, la
corsa a
sirene spiegate in ambulanza; qualche goccia di sangue, parecchie
escoriazioni.
Sehun aveva preso una bella botta, ma non sembrava in fin di vita. Pur
nel suo
stato di incoscienza, aveva stretto tenacemente la mano
dell’amico. Quando
però, all’ospedale, i medici avevano tentato di
rianimarlo, non c’era stato
nulla da fare. L’emorragia interna era troppo estesa, il
cervello non riceveva
più ossigeno. Era morto di lì a pochi minuti.
Jongin ripensa al suo amore mentre attraversava di fretta le strisce
pedonali,
con un sorriso splendente stampato in volto. Perché tanta
felicità? Jongin l’ha
dimenticato. E’ stato costretto, altrimenti sarebbe
impazzito. Dimentica,
dimentica ogni cosa.
Era il mio ex-quasi.
Il prete asperge la bara con l’acqua benedetta,
profumata di incenso, e finalmente
Jongin scoppia a piangere. Il dolore si apre come una voragine e lo
risucchia. Non
è una liberazione.
“Sehun?”
Deve trattarsi di un brutto sogno.
O di uno scherzo
crudele. O di allucinazioni, un'intossicazione alimentare. Non
può essere vero.
Non è vero. Sehun, quello reale,
è morto un mese fa. Il suo cadavere è
cibo per i vermi. Da quando Jongin è stato al suo funerale
ha cominciato a
soffrire di disturbi alimentari. Fatica a deglutire, un groppo in gola
persistente
non glielo consente. Il cibo ha perso ogni attrattiva e lui
è dimagrito molto.
Spesso, la notte, si sveglia di soprassalto, tormentato dagli incubi.
Sehun è morto. Perché mai, allora, un suo
perfetto sosia si trova nella camera
di Jongin, seduto sul suo letto? Che ci fa lì, come
è entrato? Le finestre sono
chiuse, il resto della casa è immerso nel buio e nel
silenzio.
“Mi sei
mancato” il sosia lo fissa dritto negli occhi,
le spalle un po’ curve.
“Chi sei?”
Jongin si sorprende della propria
freddezza.
“Sono io”,
replica l’altro, ferito, “Sehun. Non mi
riconosci? Ti sei già dimenticato di me?” tende
una mano eburnea verso di lui,
esitante.
“Sehun è
morto” pronunciarlo ad alta voce lo strazia.
“Perciò, ti riformulo la domanda: cosa
sei? Sto sognando? Sono impazzito?”
“Jongin” gli
sfiora la guancia con dita gelide.
“Perché ti ostini a negare l’evidenza?
Lo sai chi sono. Ma se ancora non mi
credi, te lo proverò. Ti svelerò un segreto, uno
che conosciamo solo noi due”
continua ad accarezzarlo. “Ad esempio, il motivo per cui quel
camion mi ha
investito. Ero distratto, ricordi? Molto distratto e molto
felice”.
“No, ti prego”
lo supplica con voce rotta, in preda al
panico. Non dirlo, non dirlo. Non dire che è colpa
mia, non ce la faccio a
sopportarlo, voglio solo dimenticare.
“Mi avevi appena
confessato di esserti innamorato di
me, così non ho fatto attenzione al traffico. Mi sono
fiondato sulle strisce
pedonali e il camionista si è accorto di me troppo
tardi” conclude, spietato.
Jongin sta piangendo; le dita di
Sehun gli asciugano
le lacrime.
“Ti ho visto a
terra” singhiozza, straziato. “Ho visto
la bara calata nella fossa. C’ero! Ho assistito a tutto! Sei
morto, morto morto
morto MORTO!” il suo pianto diventa convulso.
Braccia forti, fredde anche
attraverso i vestiti -gli
stessi che Sehun indossava al funerale, sporchi di terra- lo cingono e
lo
tengono stretto, quasi a proteggerlo dal proprio dolore. Jongin vi si
abbandona.
“Hai ragione, sono morto.
Tecnicamente lo ero. Ma
dopo, mentre mi trovavo là sotto, mi sono svegliato e sono
corso subito qui da
te. Mi sei mancato in un modo che neanche immagini”.
Scioglie l’abbraccio e
prende l’amico per le spalle. La
sua bocca si apre in un sorriso radioso, e ciò che Jongin
vede gli raggela il
sangue nelle vene. Sehun ha dei denti strani, diversi: sottili e
acuminati come
quelli di uno squalo, i canini più lunghi del normale.
Prima che Jongin possa anche solo
pensare di
sfuggirgli o respingerlo, lo sente avvicinarsi al suo collo e la voce,
dolcissima, sussurrargli: “Sono venuto a prenderti, amore
mio”.
Capita anche ai grandi scrittori di
autocopiarsi. Io l’ho
fatto perché avevo una voglia matta di scrivere qualcosa a
tematica dark/horror
ma le idee languivano, sicché mi sono ricordata di una
miscellanea SeKai dell’anno
scorso (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3010125&i=1)
e ho cucito insieme due frammenti nati per stare insieme. Li ho un
pochino
migliorati nella forma e nello stile, spero.
Questa è la mia pagina
Facebook, se vi interessa
seguire in diretta i miei scleri una cliccatina è
d’obbligo (https://www.facebook.com/Il-Genio-del-Male-EFP-152349598213950/).
Hasta la vista.