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Autore: _E r i s_    15/03/2016    10 recensioni
|| RanMasa + accenni KyoTen e Shindou&Hikaru4everalone ||
Non poteva essere scritta fiction più deplorevole di questa per il RanMasa day. La odio. Non mi piace affatto eppure ho deciso di pubblicarla. Fa schifo e non scherzo, siete avvertiti.
Estratto: "Ranmaru l'osservava vagamente rapito, quasi come se fosse stato assuefatto dalla figura sottile e minuta del più giovane. I suoi occhi scorrevano sul suo profilo, come a volerlo studiare, carezzandolo.
Non aveva mai pensato a Masaki in quei termini. Ormai tutti -tranne il turchese, ovviamente- erano a conoscenza della sua presunta cotta per il difensore e aveva anche accettato il fatto di essersi innamorato di quella peste, ma non gli era mai passato per l'anticamera del cervello il pensiero che fosse bello.
E non bello fisicamente. Non solo, almeno.
Ed anche se quella voce piccata e seccata lo distrasse dai suoi pensieri, non poté fare a meno di constatare quanto fosse orecchiabile ed angelica -è ironico pensando che fino a qualche tempo prima avrebbe definito Masaki come il fratello segreto di Satana."
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kariya Masaki, Kirino Ranmaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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.: Horror story :.
[About a damn Senpai and an uncertain Kouhai]





Masaki non sapeva perché fosse seduto sul pavimento gelido.
Masaki non sapeva perché il vociare allegro dei suoi compagni lo incupisse.
Masaki non sapeva perché.
Non aveva la minima idea di come quei quattro rimbecilliti fossero riusciti a scassinare la serratura dello spogliatoio. Alle due di notte, per giunta.
E non aveva la minima idea del perché lo avessero dovuto trascinare con loro lì.
Solo i Kami sapevano con quale botta di fortuna Hiroto e Ryuuji gli avevano detto che non sarebbero tornati, quella sera.
E, mentre fissava irrequieto i suoi compagni di scuola ridere, si chiedeva semplicemente perché.
- Ora che siamo qui, che facciamo? - fece la vocetta squillante di Hikaru. Dal suo tono, Kariya intuì quanto diamine fosse eccitato alla sola idea di stare nello spogliatoio di notte.
Cosa c'era di elettrizzante, poi? Li avrebbero di certo incriminati per tentata rapina -di cosa? Dei tappetini per fare stretching?
- Io ho un'idea! - esclamò d'un tratto Tenma, attirando a sè l'attenzione dei presenti. -Raccontiamoci le storie dell'orrore!
- Oh, quanto sei scontato. - Tsurugi, seduto di fianco a lui, alzò gli occhi al cielo, borbottando. - E non capisco perché cavolo mi abbiate portato con voi.
- Me lo chiedo anch'io. - gli diede gran voce il turchese della situazione, tra Kirino e Kageyama, incrociando le braccia esili al petto. -Avevo di meglio da fare.
- Ovvero? - E quella voce così femminile e idiota fece talmente imbestialire Masaki, che il ragazzino conficcò le unghia nei palmi delle mani per impedirsi di saltare addosso a quel Confetto.
Rimase zitto: non voleva,  non doveva darla vinta al Senpai. Giammai.
- Non credo ci siano alternative. - intervenne pacato Shindou, provocando così un sorriso smagliante al patito del calcio e uno sbuffo sommesso del dark depresso.
-
Allora comincio io! - esclamò entusiasta il ragazzino dagli occhi grigi, strisciando in mezzo al cerchio che avevano formato.
Rimase in silenzio qualche attimo, scrutando curioso le espressioni dei compagni.
- C'era una volta...
- Già pare una favoletta per mocciosi.
- Zitto, tu!
Il capitano si voltò verso Ranmaru e Masaki con una smorfia in volto, pronto a riprenderli, ma non arrivò a dir nulla che la voce di Tenma lo interruppe.
- Due fratelli molto uniti. - e a quella frase l'attaccante dai capelli blu abbassò lo sguardo palesemente depresso. - Un giorno, il fratello maggiore decise di comprare una bambola per la sua sorellina. Così ne acquistò una. Aveva un bel kimono rosso e dei lunghi capelli neri.
Masaki, troppo disinteressato, sbuffò sommessamente e osservò di sottecchi il Senpai dai capelli rosa. Egli pareva essere concentrato sul racconto di Tenma, data l'espressione seria.
- Che faccia. - sogghignò il turchese, gustandosi la smorfia che fece il rosato quando gli lanciò un'occhiataccia.
- La bambina fu molto contenta di ricevere quel regalo, tanto che le diede il suo nome.
- Doveva essere davvero molto psicopatica.
- Kami, Kariya, non commentare ogni cosa. - di nuovo la voce di Kirino. Cribbio, Masaki lo avrebbe ucciso da un momento all'altro.
- Se sua Signoria Confetto chiede ciò, sarò più che gaio di accontentarla.
 Il castano li osservò perplesso qualche attimo, nel dubbio di riprenderli o meno, prima di continuare a raccontare la sua storia "inquietante".
- Ma dopo qualche tempo, la sorellina fu colpita da una grave polmonite e morì.
- Che allegria!
- Kariya, noi staremmo cercando di ascoltare, sai?
- Tsk, sei un guastafeste, Kirino-senpai.
- Alla prossima cosa che fate o direte, sarò io ad ammazzarvi. - e dopo il commento gelido e veritiero di Tsurugi, tutti tacquero. Qualche secondo dopo, Matsukaze continuò.
- Inaspettatamente, i capelli della bambola comprata dal fratello cominciarono a divenire sempre più lunghi. Spaventati, i genitori glieli tagliarono, ma poco dopo essi crebbero di nuovo. Giunsero alla conclusione che lo spirito della loro amata figlia si era reincarnato nella bambola.
Calò qualche attimo di interminabile silenzio. Il difensore più giovane scrutò con sguardo scocciato e vacuo il moro che fino a poco prima stava narrando con particolare enfasi.
- Fine .- esalò una manciata di secondi dopo il castano, sorridendo soddisfatto.
- Oh, che paura! - esclamò con voce innocente Masaki, guadagnandosi l'occhiataccia di Tsurugi e Kirino e le risate di Hikaru.
Ma la sua attenzione passò allo sguardo truce del rosato.
- Oh, che c'è, Senpai? Il racconto ha urtato la tua sensibilità? - sogghignò beffardo. Ma l'espressione seria e contrariata del Senpai si trasformò in un sorriso che non premetteva niente di buono, almeno non per il numero 15.
- Visto che ti credi così bravo, raccontala tu, una storia dell'orrore. - asserì il giovane dai capelli rosa, guadagnandosi poco dopo l'assenso di tutti i membri presenti -ad esclusione di Tsurugi e Kariya, s'intende.
E Masaki non desiderò mai più di quel momento di veder il suo senpai preferito morire dolorosamente.


***

Era lì, al centro di quel cerchio con gli occhi di Nano Viola, Piagnucolone, Punk, Psicopatico del calcio e Confetto addosso. Avrebbe preferito sprofondare sottoterra, piuttosto che rimanere al centro dell'attenzione. Che, poi, che diamine doveva dire? Fare?
- Su, Kari-kun, raccontaci una storia dell'orrore! - l'esorto Kageyama, sorridendogli incoraggiante. O almeno doveva essere incoraggiante, ma Masaki pensò che fosse tutto il contrario.
Prima che potesse anche solo pensare ad una leggenda da raccontare -nonostante lui odiasse gli Horror, il buio (ebbene si, Kariya Masaki aveva paura del buio), le bambole che emettono quella strana musichetta cantilenante, chiamate usualmente bambole assassine e i serpenti-, scrutò di striscio Hikaru, ringhiando un "Non chiamarmi 'Kari-kun'", bellamente ignorato dal ragazzino dalla chioma inusualmente viola.
- Dai, raccontaci! - Si aggiunse la voce di Tenma e Masaki gli avrebbe felicemente mollato un pugno sul naso se non fosse stato che Kyousuke lo fulminò con lo sguardo. Ma da quand'era che all'emo interessava Matsukaze?
Non ebbe il tempo di darsi risposta, poiché lo stesso ragazzo dai capelli blu lo "esortò" -"E sbrigati, idiota"- a cominciare.
Così, il povero Masaki prese a raccontare...
- Ehm... - mormorò, guadagnandosi le occhiatacce di Kirino. Oh, Codini Rosa era per caso impaziente?
- Nel periodo Edo, a Tokyo... - precisò inizialmente il turchese, senza sapere realmente che dire. - Viveva una donna molto bella e vanitosa, ma che aveva un brutto vizio...
Il tutto fu interrotto da un gridolino isterico di Tenma.
- Che cazzo fai, idiota?!
- Mi fa paura...
E, dopo aver minacciato di morte il castano nel caso avesse interrotto di nuovo, Kariya continuò.
- Tradiva il marito, un samurai, con un altro uomo. Egli lo scoprì e decise di vendicarsi...
- Sull'amante? - era una nota di speranza, quella nella voce del Nano Viola?
- Sulla moglie. - e Masaki asserì quella frase in tono talmente tombale che quasi tutti -ad eccezione di Tsurugi- rabbrividirono.
- Maschilista. - borbottò la voce di Hikaru, mentre egli incrociava le braccia al petto e gonfiava in modo bambinesco le guance.
Prima di continuare, il numero 15 lanciò un'occhiata al 3, scoprendolo a fissarlo. Ma non riuscì a sparare i quattro insulti che gli salivano per la gola, poiché venne costretto da Takuto a raccontare la storia.
Dopo aver borbottato maledizioni contro il capitano, andò avanti: -Così, una notte, sorprendendo la moglie con l'amante a casa sua, prese la katana...
Altro grido.
- Cazzo, Tenma! Statti zitto!
- Ma, Tsurugi-kun, ho paura! - il castano, preso da chissà quali emozioni, si gettò quasi letteralmente addosso al blu, abbracciandolo possessivamente e frignando su quanto gli desse i brividi quella storia.
"Tutte scuse." pensò Masaki, scuotendo il capo e lanciando un lieve sospiro che non venne udito da nessuno.
- Prese la katana e tagliò da orecchio a orecchio il viso della donna. E la passò, per qualche assurdo motivo, liscia. Lei cominciò ad indossare una mascherina per coprirsi il volto sfregiato, e, ovviamente, fu lasciata dal marito.
- Mi pare la trama di una telenovela, non di una storia dell'orrore. - asserì improvvisamente Ranmaru, lanciando un'occhiata eloquente al turchese, che istantaneamente sobbalzò.
- Sta' zitto. Non eri per caso tu che volevi che raccontassi una storia? - E riuscì a zittire il rosato.
- Dicevo... Ogni notte andava in giro chiedendo alla gente se fosse bella. Se le si rispondeva di si, lei si toglieva la maschera e diceva: "Sono ancora bella?". Se le si rispondeva nuovamente di si, avrebbe fatto alla vittima lo stesso taglio in viso. Se le si rispondeva di no, gli avrebbe tagliato la testa.
- E se le si rispondeva di no sin dall'inizio? - mormorò con voce tremante il piccolo Tenma, ancora abbracciato ad uno svogliato Kyousuke che tentava di staccarselo di dosso.
Calò qualche attimo di silenzio, spezzato poco dopo dalla voce flebile di Masaki: - Se le si rispondeva di no sin dall'inizio...
E lasciò la frase a metà, osservando il castano sudare freddo.
Vide un'espressione di puro terrore dipingersi sul suo volto, mentre deglutiva rumorosamente.
- Ka-ariya-kun... Co-osa s-succedeva?
"Oh, sono un genio." Si congratulò mentalmente il turchese, beandosi della smorfia spaventata del compagno.
- Lei...- mormorò, assottigliando gli occhi. - Ti regalava un biglietto per le Hawaii.
- Uh?- squittì improvvisamente Tenma, spalancando gli occhioni grigi e scostandosi di poco da Tsurugi. - Ma allora era una donna buona!
- Sii serio per una volta nella tua vita, Kariya.
L'interpellato, che sghignazzava sotto i baffi, voltò lievemente il capo alla sua destra, dove Ranmaru l'osservava accigliato.
Gli lanciò un'occhiata eloquente, per poi rivoltarsi verso un allegro Matsukaze, distruggendo le sue speranze come un castello di carte in mezzo alla tempesta.
- No. Ti tagliava la testa e si dice che vada ancora in giro per Tokyo a sgozzare tipi a caso. - concluse il turchese con espressione saccente, causando i brividi del castano e le leggere risate di Hikaru.
Il neo narratore saettò con lo sguardo fino ad incontrare quello color cielo del rosato di fianco a lui. Egli, di risposta, sorrise lievemente, causando il totale black out del cervello di Masaki -senza motivo, poi.
- E dopo questa assolutamente raccapricciante storia dell'orrore, direi che possiamo tornarcene a casa! - Asserì improvvisamente Takuto -nascondendo malamente il sarcasmo nella voce-, sorridendo debolmente ai presenti. Aveva in volto un'espressione terrorizzata e le pupille erano inspiegabilmente dilatate -sembrava quasi fatto, a pensarci.
"Prendi questa, piagnucolone!"
- Ma solo Tenma-kun e Kariya-kun hanno raccontato le loro storie! - si oppose il ragazzino dai capelli violacei, ricevendo subito l'appoggio del neo capitano, il quale parve decisamente infervorato dalla decisione dell'ex -"Io voglio sentire una storia dell'orrore da Tsurugi-kun!"
- Mi prendete in giro? Io me ne torno a casa. - sbottò Kyousuke, scrollando le spalle e staccandosi istantaneamente da Matsukaze, che prese istantaneamente a piagnucolare -ovviamente.
Si alzò in piedi e rimase qualche attimo fermo ad osservare i presenti che lo scrutavano perplessi.
- Che avete da guardare?
- Dì la verità, Tsurugi. - cinguettò improvvisamente Kariya, mentre Kirino, al suono della voce falsamente innocente del numero 15, alzò svogliato gli occhi al soffitto. -Non è che la mia storia ti ha fatto paura, neh?
Un "fottiti" freddo e tagliente scivolò via dalle labbra esangui dell'attaccante dai capelli blu notte, inducendo così Tenma a pedinarlo mentre usciva -i presenti cominciavano a pensare che il neo capitano fosse assuefatto dall'ex componente del Fifth Sector-, Shindou a fargli la predica per il linguaggio poco appropriato, Ranmaru a rimanere fisso ad osservarlo, Kageyama a ridere e Masaki a sghignazzare come se non ci fosse stato un domani.
Ma la 'quiete' durò ancora poco, poiché lo stesso Takuto si alzò lentamente in piedi, passando con la medesima lentezza le mani sui pantaloni nel vano tentativo di pulirli dalla polvere.
-Vado anch'io.- mormorò, osservando tutti con gli occhi e indugiando qualche attimo in più su Kirino. Circa dieci secondi, per la cronaca.
"Lui è il mio Senpai, trovatene un altro da fissare, stupido piagnucolone!"
- Ma siamo stati qui circa venti minuti... - asserì sconsolato il giovincello dalla bizzarra capigliatura viola, ma venne interrotto dall'ex capitano, che, con tono smorto e stanco, mostrò al mondo il suo costosissimo orologio di marca, il quale segnava le 03:15 del mattino.
- Wow. Forse è il caso di tornare a casa. - sibilò improvvisamente Kirino, imitando il migliore amico, alzandosi e stiracchiandosi con lentezza. - Voi che fate? - chiese, posando lo sguardo su Hikaru e Masaki.
Il primo voltò il capo verso il turchese, il quale ricambiò il gesto, scrutandolo attentamente con gli occhi dorati.
-Beh...


***


Non era possibile. Lasciarsi incastrare così facilmente non era assolutamente da lui. Eppure eccolo lì, affiancato dal Senpai che camminava lanciandogli ogni tanto qualche occhiata di troppo. Che, poi, loro abitavano da tutt'altra parte rispetto alla direzione che stavano prendendo. Ed erano in un parco -perché alle quattro del mattino i parchi erano ancora aperti?
Vuoto. Non un lampione era acceso; c'era solo la lieve luce delle stelle in cielo ad illuminare di poco le fronde dei folti alberi. Non c'era anima viva, nemmeno un animale.
Meglio così. Avrebbe evitato di incontrare bisce -e avrebbe evitato di fare figure di merda davanti a Kirino-senpai. Non che gl'importasse realmente, no.
Il freddo notturno era penetrato sotto la pelle ambrata di Masaki, il quale, percorso improvvisamente dai brividi, si guardò intorno con aria circospetta e si strinse nelle spalle.
- Non dirmi che la tua stessa storia dell'orrore ti ha spaventato! - fece una voce ben conosciuta, calma e dolce.
Dolce?
Kariya Masaki aveva pensato che la voce di Kirino Ranmaru fosse dolce? Il freddo gli aveva congelato il cervello, allora.
- Non dire stupidaggini. - bofonchiò il turchese, lanciandogli un'occhiata eloquente. -Ho solo freddo.
- Allora ti scalderò io. - mormorò in tono ironico il rosato, congiungendo le mani dietro la schiena e scrutandolo con un sorriso avverso.
- E poi sono io che invento trame degne di telenovele, neh, Senpai?
- Quanto sei permaloso...
- Me la sono solo legata al dito.
Continuarono a camminare per un'altra manciata di attimi, prima che il turchese si bloccasse e rimanesse fermo ad osservare la schiena di Ranmaru allontanarsi.
Egli, che, a causa del lieve sussurro del vento, non aveva immediatamente sentito l'arrestarsi dei passi di Kariya, lo imitò fermandosi, per poi voltarsi a scrutarlo.
Fece per aprire bocca e chiedergli cosa diamine stesse combinando, ma il kouhai lo precedette.
- Perché volevi che ti seguissi? - Kirino sussultò a quella domanda, mentre scrutava l'espressione vagamente indignata del minore.
Gli venne quasi da ridere, osservandola.
- Si può sapere che ti prende? Hai una faccia... - mormorò il giovane dai capelli rosati, lasciando ciondolare le mani guantate vicino ai fianchi.
Il più piccolo sobbalzò leggermente, socchiudendo gli occhi e trattenendo di poco il fiato.
- Sei tu che... perché ti dovrei seguire? - e la sua voce sembrava così allarmata che al numero 3 per poco non vennero i sensi di colpa.
- Kariya, mica voglio violentarti o roba così, sta' calmo...
- Tsk, come se ti lasciassi fare una cosa del genere.
- Come se io volessi fare una cosa del genere...
- Sei una spina nel fianco.
- Touché.
Ripresero a camminare con estenuante lentezza, mentre il più piccolo continuava ad osservarsi con attenzione intorno.
- Sei davvero sicuro di non esserti spaventato da solo?
- Stai zitto, Senpai. Sto cercando di capire se ci sono serpenti in giro. - si giustificò poco dopo Masaki, lanciando uno sguardo torvo al più grande, il quale ridacchiò sommessamente.
- Oh, il grande Kariya che ha paura di qualche biscia!
Stanco di dover ribattere ad ogni singolo colpo nell'orgoglio che gli procurava il difensore più vecchio, il ragazzino dai capelli celesti si lasciò cadere di peso di lato, andando a sbattere violentemente contro il rosato, che squittì per l'azione improvvisa e scivolò per terra -quale goduria.
Ma i Kami detestavano Masaki, così imposero al rosato di afferrare un lembo della giaccia sgualcita del suo aggressore, nel vano tentativo di rimanere con i piedi saldati al suolo.
Kariya squittì a sua volta di sorpresa -anche se dal Senpai se la sarebbe dovuta aspettare, quella-, ma non riuscì ad agire in tempo e si ritrovò a sua volta con il viso contro il terreno.
Gemette di dolore quando si rese conto di avere un ginocchio nella bocca dello stomaco -e sperò con tutto il cuore che non fosse il suo, di ginocchio.
- S-sei un idiota, Senpai! - ringhiò, ma quando si rese conto della consistenza del terreno rimase qualche secondo in riflessione.
Il suo volto, che era rivolto verso il cancello del giardino, dava la guancia al terreno, che distava dal suo viso una dozzina di centimetri.
E va bene che c'era l'erba, ma non pensava che fosse così soffice. E com'è che aveva un ginocchio nello stomaco?
Puntò lo sguardo sulla terra, notando qualche filamento rosa di fronte alla propria visuale.
Continuò ancora a vagare con gli occhi dorati fino a giungere a quelli piccati di Kirino.
- Kariya. - sussurrò questi, con voce incrinata. - Mi stai schiacciando.
Con uno scatto felino -e un notevole rossore sulle gote, prontamente coperto dalla folta frangia celeste-, Masaki balzò a sedere, scrutando con occhi confusi il Senpai che lo imitava lentamente, massaggiandosi dolorante ovunque.
Notò poi la mano nivea dell'altro posarsi sulle proprie cosce, mentre ripeteva tra gli sbuffi diversi "Ahia".
- Ti fanno male le chiappe, neh?
- Sei un mostro, Kariya.
-Su, alzati, che ancora mi devi dire perché diamine mi hai trascinato qui alle quattro del mattino.
Il maggiore, poco prima immerso nel mutismo, gettò un'occhiata al cielo notturno per poi issarsi sui gomiti e alzarsi in piedi.
- Quanto sei esagerato!- soffiò Ranmaru, guardandolo torvo. - Volevo solo fare una passeggiata...
- Alle quattro di notte. Con me.
- Già. Strana la vita, eh?
- Sii serio per una volta nella tua vita, Kirino-Senpai.
- Adesso mi rubi anche le battute?
- Touché.
- L'hai fatto di nuovo.
Con un lieve sospiro tra le labbra, Ranmaru si appoggiò al tronco di un albero, alzando scettico un sopracciglio.
- I tuoi genitori non si preoccuperanno se non torni? - domandò ingenuamente, inclinando lievemente il capo di lato.
Il minore scosse il capo, arricciando le labbra in una smorfia.
-Sono fuori per lavoro. E ti ricordo che tu mi hai portato qui. Io me ne sarei tornato a casa. Anzi, non sarei mai venuto se non fosse stato per Kageyama.- asserì, alzando di poco le spalle. - Piuttosto, i tuoi non saranno allarmati?
- Kariya che si interessa della mia situazione? Quale miracolo è appena avvenuto?
- Sai che c'è? Fai finta che abbia detto nulla.
Kirino rise lievemente, non riuscendo però a coinvolgere Masaki, il quale ancora lo fissava con espressione torva.
"Perché cazzo ride, il bastardo?"
- Comunque, - biascicò tra un risolino e l'altro il numero 3. - I miei pensano che stia dormendo da Takuto.
Oh, il solo sentire quel nome pronunciato dalle sue labbra, scaturiva in Masaki un'ira prorompente che si sarebbe manifestata sotto forma di parole, se non fosse stato interrotto bruscamente.
- E i suoi a sua volta pensano che lui stia dormendo da me.
- Non mi sembravate i tipi da commettere azioni simili, Senpai.
- Da che pulpito viene la predica.
Ignorando i successivi commenti del più grande, Kariya riprese a camminare piano, portando lo sguardo sul terreno erboso.
- Stai ancora cercando i serpenti?
- Vuoi fare silenzio o no?
- No.
- Allora fallo comunque.
Quando sbuffò, una nuvoletta d'aria condensata scivolò via dalle labbra di Masaki. Si fermò sotto un lampione, scoprendolo stranamente acceso, alzando il volto per scrutare il cielo. Aveva le mani congiunte al petto, probabilmente per scaldarle più velocemente, mentre la sottile luce proveniente dalla volta celeste creava un inusuale contrasto con la pelle ambrata, rendendola quasi lattea.
Gli occhi ambrati -di cui Kirino non aveva piena visuale, essendo il minore messo di profilo- brillavano particolarmente e spiccavano nel buio della notte, quasi a volerla illuminare.
Ranmaru l'osservava vagamente rapito, quasi come se fosse stato assuefatto dalla figura sottile e minuta del più giovane. I suoi occhi scorrevano sul suo profilo, come a volerlo studiare, carezzandolo.
Non aveva mai pensato a Masaki in quei termini. Ormai tutti -tranne il turchese, ovviamente- erano a conoscenza della sua presunta cotta per il difensore e aveva anche accettato il fatto di essersi innamorato di quella peste, ma non gli era mai passato per l'anticamera del cervello il pensiero che fosse bello.
E non bello fisicamente. Non solo, almeno.
Ed anche se quella voce piccata e seccata lo distrasse dai suoi pensieri, non poté fare a meno di constatare quanto fosse orecchiabile ed angelica -è ironico pensando che fino a qualche tempo prima avrebbe definito Masaki come il fratello segreto di Satana.
- Perché mi stai fissando? Non mi fissare, odio essere fissato.
Kirino scostò tempestivamente lo sguardo, colto in flagrante. Le sue gote s'imporporarono istantaneamente e ringraziò Tsukuyomi* per avergli concesso la grazia dell'oscurità permanente almeno nelle ore notturne.
- E cosa diamine vorrebbe dire quell'espressione? - borbottò il minore, incrociando le braccia al petto e voltandosi definitivamente verso il Senpai.
Era strano, pensava Ranmaru, drogarsi con una voce, ma a lui stava succedendo esattamente questo.
- Niente. Continuiamo a camminare, su. - stupendosi della propria reazione tranquilla, il difensore maggiore afferrò per un braccio Masaki, inducendolo a seguirlo -o, come avrebbe detto lo stesso Kariya, a muovere le chiappe.
- Dove stiamo andando?
- Non te lo dico.
- Sono io il mostro per la cronaca, eh.
- Oggi sei proprio in vena di ribattere. - sbuffò il maggiore, prendendolo a braccetto. Inutile dire che passò il successivo quarto d'ora a cercare di fermare le proteste, violente e non, del turchese.
Di punto in bianco, però, il rosato si fermò. Masaki si liberò immediatamente della sua stretta, reprimendo uno sbadiglio e  ringhiando.
- Sono quasi le cinque, Kirino. E qui non c'è niente di niente, vero? Magari vuoi farmi perdere così-!
- Sei tu quello degli scherzi di cattivo gusto, Kariya. - le labbra del rosato si stesero in un sorriso sinistro -dal punto di vista di Masaki.
- In realtà c'è un motivo se ti ho portato qui. - e quando vide la peste in procinto di ribattere, gli tappò la bocca con la mano guantata. Azione che durò circa cinque secondi, poiché il turchese riuscì a scrollarselo di dosso con uno spintone.
- Oh-oh, Senpai!- esclamò, ritraendosi. Kirino non sapeva come interpretare il suo tono fintamente offeso. Si limitò ad osservarlo corrucciato. - Avevi detto che non mi avresti violentato, eppure sembrava che tu stessi per fare proprio quello...!
- Sei un emerito decerebrato, Kariya.
- Ho solo molta fantasia. - ribatté, incrociando le braccia al petto e sbuffando aria condensata. - Piuttosto, che diamine volevi dirmi, eh?
La sua voce giungeva quasi infuriata alle orecchie del rosato. Forse sarebbe stato meglio rivalutare il concetto di 'voce angelica'.
- Ecco...- sussultò Ranmaru, stringendosi nelle spalle. - Sai, ho organizzato io. La serata negli spogliatoi, dico.
Beh, pensare di dirgli 'Ti amo' era un conto, ma dirlo era tutt'altra cosa.
-  E che centra?
- Niente, era per... dirtelo, si.
Il numero 15 aveva un'espressione perplessa e seccata al contempo dipinta in volto, e, nuovamente, pareva in procinto di andarsene.
Ma ormai i dadi erano tratti e Kirino non era un vigliacco, no.
- In realtà dovevamo essere solo noi due. - asserì poco dopo, gustandosi  la smorfia contrariata -meglio dire disgustata- di Masaki. - Ma Tenma l'ha saputo e ha insistito e...
Sempre colpa di Tenma, maledizione!
- E quindi sono venuti anche gli altri. Ma io volevo che ci fossi solo tu perché ti devo dire una cosa.
- Questo l'ho capito, Senpai.
Era assurdo come un semplice commento potesse far sorgere miriadi di dubbi in una persona. Aveva capito il motivo per cui gli altri erano venuti? O aveva già capito che gli avrebbe voluto parlare? O magari aveva capito di cosa volesse parlargli?
Kirino deglutì e tirò su un sorriso forzato.
- E' difficile da dire...
- Allora non dirla. - asserì meccanicamente il più giovane.
- Sei...- si bloccò prima di sputare un insulto, notando con sguardo assorto la mano del ragazzino giocare distrattamente con una ciocca di capelli celesti.
- E allora? Non ho tutto il giorno, sai? O forse dovrei dire notte...
Ranmaru rimase in silenzio per qualche secondo, prendendo fiato.
Ora o mai più, aveva pensato. Ma forse era meglio 'mai più' che 'ora', ma quando sputò in faccia al turchese quelle tre parole, non ci pensò più di tanto.
Poco dopo, Kirino era a bocca aperta e con una guancia rossa e dolorante, mentre i suoi occhi fissavano rapiti la figura che poco prima aveva davanti sparire tra gli alberi e nel buio della notte.



-Ti amo, Masaki!
- Oh, altro che storie dell'orrore! Questo si che è agghiacciante!
Che tradotto voleva dire "anch'io".










[Happy RanMasa Day <3]
15/03/2016







*Tsukuyomi: Dio giapponese della Luna e della Notte.
  
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