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Autore: AlnyFMillen    15/03/2016    1 recensioni
|| Io di te vorrei sapere in cosa sai mentire
Tu di me non avrai mai segreti da scoprire ||
Tengo gli occhi chiusi aspettando che i nostri respiri si regolarizzino. Come posso resistere? Come posso non farlo? Non posso allontanarmi, non posso avvicinarmi. Perchè lui è mio ed io sono sua. Non si può aver paura di qualcosa di cui si è certi
Genere: Sentimentale, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Four/Quattro (Tobias), Tris
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io di te non ho paura
 
«Vogliamo forse parlare di te? Oh, ma no, é sempre Tris quella che sbaglia, Tris quella che mente, Tris che non é più la stessa, Tris! Mi sembra giusto, in fondo cos'altro ci si può aspettare da una ragazzina incosciente come me?! Mi domando il perché tu stia ancora qui ad ascoltarmi, Quattro!»
Ci risiamo. Non so bene quando abbiamo iniziato e non ho la minima idea di quando finiremo- se finiremo- ma recitiamo le solite battute da un'ora e passa ormai. Questa volta stiamo dando davvero spettacolo, ad urlare istericamente nel mezzo del corridoio. Se vogliamo entrare nello specifico, io sto dando spettacolo, ma é chiaro che non posso per certo litigare da sola.
Diversi Candidi si voltano nella nostra direzione mentre riprendo fiato, altri ci ignorano bellamente, limitandosi a tenere una certa distanza da noi. Ho sentito qualcuno bisbigliare frasi poco carine sul mio conto ma, anche se non hanno nemmeno lontanamente il diritto di giudicare, mi accorgo di star gratuitamente provando loro che i Divergenti sono persone instabili e pazze. Forse lo siamo veramente.
 
Io di te vorrei sapere in cosa sai mentire
Tu di me non avrai mai segreti da scoprire
Io di te non ho paura

 
«Sto cominciando a chiedermelo anche io, mi stai urlando addosso davanti a tutti senza il minimo motivo. Tu pretendi che rimanga a guardare mentre fai l'idiota votata al suicidio e se cerco di farti ragionare non perdi l'occasione per dimostrare quanto sei immatura! E non pensare di usare quel nome come un'arma contro di me, ti stai comportando da stupida» sbotta lui alla fine. Sono sollevata dal fatto che finalmente abbia parlato, quel silenzio asfissiante di soli pochi minuti prima mi stava dilaniando. Ciò non vuol dire che mi piaccia quel che ha appena finito di dire, ma é comunque un buon segno se continua a rispondere e non mi ignora. Seguo la curva che assumono le sue labbra mentre pronuncia parole che potrebbero risultare persino dolci se non ne conoscessi il significato. Le sue soffici, calde, meravigliose labbra... Che cercano di portare la mia attenzione altrove, da cui non posso lasciarmi distrarre. Ricordo nuovamente a me stessa che lui mente in continuazione -mente a me-, di piú ogni secondo che passa ma pretende io faccia il contrario: non capisce.
Questi corridoi sono molto più ampi rispetto a quelli del quartier generale dei Pacifici e persino di quello degli Intrepidi. E questo sarebbe un bene, dato che ci permette di restare ad una debita distanza l'uno dall'altra. Tobias é attaccato -sembrerebbe sotto l'effetto di una calamita invisibile- alla parete di fronte a me, rigido e teso come una corda di violino, i nervi tirati, le braccia muscolose incrociate ostinatamente al petto, gli occhi blu notte impenetrabili.
Sarebbe tutto più facile se solo... Se solo non avessi tra le dita l'impulso irrefrenabile di gettarmi tra le sue braccia e restarvici fin quando il mio cuore smettesse di battere. E colpire il suo petto come una bambina prossima al pianto per fargli capire almeno in parte la frustrazione che mi divora.
Invece stringo i pugni, trattenendo la mia mano dal tirargli un violento ceffone in pieno volto, magari in memoria dei vecchi tempi, mentre le lacrime pizzicano gli occhi più insistentemente.
«Tu...» inizio, ma un singhiozzo fa incrinare pericolosamente il tono di partenza e costringe le parole a fermarsi. Cerco di controllare la rabbia ma tremo dalla testa ai piedi e quando parlo della voce resta solo un denso sussurro, tanta é grande l'ira che mi scorre nelle vene. Fa male, il sangue pulsa troppo velocemente, raschia le pareti delle arterie. O magari non é la circolazione, forse questo é solo dolore. «Tu che cosa ne sai, eh?! » gli punto l'indice contro quasi fosse una pistola anziché un dito.
Faccio per aprire la bocca nuovamente ma lui mi blocca, prendendomi completamente alla sprovvista.
«Adesso basta» sibila tra i denti, il tono di voce calmo. Troppo calmo. E un Tobias tranquillo non é mai un buon segno. Non riesco a richiamare alla mente il ricordo di un lui così scuro in volto, sembra l'eco amplificato di quel vecchio insegnate che tempo fa mi salvò da Peter, Al e Drew... Ma era diverso, in quel caso. Non ero io colei che voleva prendere a pugni, mentre ora sembra aver tutta l'intenzione e la voglia di farlo, così arrabbiato con me, sul punto di esplodere. Un secondo dopo aver formulato quel pensiero, seppur solo passeggero e frivolo , dettato dalla rabbia, già me ne pento, il senso di colpa mi attanaglia lo stomaco. Mi vergogno anche solo di aver potuto pensare una cosa del genere.
 
Io di te una foto da bambino in cui non sei tuo padre
Tu di me un biglietto per il treno e le mie coordinate
Io di te non ho paura

 
Mi strattona di malagrazia per il braccio sinistro, trascinandomi di peso.
Cerco di liberarmi dalla sua stretta ma, anche se sembra non sfiorare nemmeno la manica sgualcita della mia maglia nera, é deciso a tener salda la presa. Dopo una breve lotta, mi arrendo risentita, fin quando non ci ritroviamo in camera sua. É posizionata in una sezione più isolata rispetto al resto delle camerate, leggermente più lontana. Immagino che belle risate deve essersi fatto chi l'ha visto portarmi così di peso fino alla parte opposta dell'edificio rispetto alla nostra posizione iniziale.
Appena dentro sottraggo il braccio con astio, un po' troppo energicamente forse, perché cado sul letto dietro di me, non mancando comunque di lanciargli un'occhiataccia. Cerco di risultare seria anche dopo il volo che ho appena fatto, di cui lui non si é minimamente curato. Sarei potuta sprofondare in una voragine e finire dritta dritta negli inferi ma, oh, tanto che cosa potrebbe mai importargli? Si comporta come se fossi una recluta da mettere in riga e non la sua ragazza. Alla fine di tutta questa storia é molto probabile che mi citerà per insubordinazione.
«Che diamine ti é saltato in mente?! Come ti permet-» gli urlo contro sedendomi e stringendo le coperte con rabbia. Ho davvero voglia di accanirmi contro un povero sacco da boxe, ma non ne vedo molti nelle vicinanze. Prima che possa finire mi interrompe, di nuovo, scatta e si avvicina a me. Posa pesantemente i palmi della mani sul materasso in modo da ingabbiarmi, piega le braccia ed avvicina il suo viso al mio. I nostri nasi si sfiorano e mi sorprendo ad indietreggiare.
«Smettila con queste scenate e parliamo civilmente per una volta» afferma serio, scrutandomi.
«Non credo ci sia più qualcosa di cui parlare...» sussurro. Improvvisamente mi sento così fragile, dannazione. Il peso di tutte queste settimane mi crolla sulle spalle, lui squote la testa con fare condiscendente. Quanto odio quello sguardo.
«Niente? Io dico di si»
Sposto lo sguardo a terra, sulle mattonelle bianche laccate di lucido. Quel'é l'ultima volta che l'hanno verniciate? Non sono forte come tu credi, penso, ma vorrei urlarlo fino ad avere la gola in fiamme.
«Tris»
Sussulto ma non lo guardo, quando sento le gote bagnarsi di acqua salata senza il mio consenso.
«Tris» ripete.
Dev'essere una specie di nuovo tic per lui, non é la prima volta che mi chiama due volte di seguito, non é la prima volta che tengo la testa ostinatamente girata.
Sento un pressione leggera sul mento e i suoi polpastrelli costringermi ad annegare in due occhi blu, quegli occhi che mi portano a casa ovunque io sia. Mi sbagliavo, non é pena l'emozione che aleggia sul fondo dei pozzi neri che ho davanti. Odorano ancora di metallo, le sue mani, e riportano involontariamente a galla il ricordo della prima volta in cui le mie labbra si sono posate sulle sue, le nostre mani allacciate.
 
Tu di me hai queste spalle
Io di te ho la tua schiena
Io di te non ho paura
 
Restiamo così per qualche secondo, semplicemente a fissarci come se ci incontrassimo per la prima volta dopo tempo. E so di essere arrabbiata con lui, so di non dover lasciarmi distrarre dalle emozioni , so... sono fin troppo consapevole della distanza che ci separa. Tre centimetri e mezzo, forse, sento il suo respiro infrangersi sulle guance accaldate. Sono rossa di rabbia?
D'un tratto anche lui sembra accorgersene. Vedo i suoi occhi dardeggiare dal mio mento alla bocca poi al naso.
Poco dopo lo sto baciando, le braccia ancorate dietro il suo collo e le gambe strette attorno al bacino. Non ricordo com'é successo, né tanto meno il perché gli fossi così restia. So che non ho paura.
Mi prende il viso tra le mani e con i pollici asciuga meccanicamente le lacrime che hanno ormai smesso di scendere. Sento le sue dita stuzzicare un lembo della mia maglietta e la sua pelle entra in contatto con la mia. Un contatto così minimo provoca una scarica elettrica, mi percorre la spina dorsale da capo a piedi. Rabbrividisco.
Le sue mani scendondo giù per la vita fino ad infilarsi sotto la piega delle ginocchia.
Faccio scorrere le dita sulla sua schiena e passo in rassegna ad una a una ogni linea  d'inchiostro nero da cui é tracciata. Non solo una fazione ma tutte e nessuna. É forte, bello, coraggioso ma anche intelligente. Mi sento piccola tra le sue braccia, una delle poche volte in cui non percepisco questa come una brutta sensazione, anzi. La superficie sotto di me sparisce ma mi accorgo a malapena di essere stata sollevata -con tanta facilità da sembrare una piuma- e faccio delicatamente combaciare i nostri corpi, prendendo coraggio ancora una volta.
La paura torna a stringere gli artigli attorno al mio petto. Ho paura di ciò che desidero, perché non mi basta mai, perché voglio sempre di più, perché desidero lui. Lo voglio così intensamente che mi spaventa.
Le sue labbra si spostano sulla clavicola per poi tornare sulle mie, questa volta più lentamente e con meno foga.
Piano ci dividiamo. Tengo gli occhi chiusi aspettando che i nostri respiri si regolarizzino. Come posso resistere? Come posso non farlo? Il mio cuore batte ancora a mille, tanto che ho paura lo possa sentire, quando lui porta la fronte a combaciare sulla mia, la mano libera tra i miei capelli scompigliati. Due pezzi di un puzzle perfettamente coincidenti.
«Ti amo» mormora, nel tono una nota di disperazione. Non posso allontanarmi , non posso avvicinarmi. Perché lui é mio ed io sono sua. Non si può aver paura di qualcosa di cui si é certi.  
Faccio scivolare le mani sul suo petto.
«Ti amo» ripeto.
 
 
Io di te
E tu di me

 
 


















 
 
 
 
 
 
 
 
A(l)n(y)golino:Grandixximi ciao a tutti i poveri martiri che sono arrivati a leggere fin qui(verrete ricordati persempre nel mio cuoricino^^)Ok,ammmetto che é una FF un po scrausina,ma volevo proprio scrivere qualcosa aqui.Mi rifiuto di finire Allegiant da circa due mesi,dato che un lurido babbano mi ha spoilerato il finale,e così,dato che non posso scrivere sul post della saga,dato che ci sono comunque molte fanfic al riguardo...Beh ecco qui.Ringrazio chiunque si prenda la briga di recensire,ho scritto dal cellulare,durante l'orario scolastico per di più e non so che diamine sia uscito fuori.Solo stavo ascoltando "Io non ho paura" di Emma e puff.
Salutoni
AlnyFMillen
   
 
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