Storie originali > Commedia
Segui la storia  |      
Autore: brucSUNNY    15/03/2016    0 recensioni
Avventura estiva di quattro amici a bordo di uno scassatissimo furgoncino Volkswagen che li porterà alla scoperta della famiglia, dell'amore, della vera amicizia ma soprattutto della bellezza, unicità e, talvolta, fragilità della vita.
In fondo nell'estate delle superiori non puoi fare molto se non vivere le avventure migliori della vita
Genere: Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Avete presente quel film che inizia con la fine della scuola e tutti gli studenti, durante gli ultimi minuti, guardano impazienti l'orologio per contare a squarciagola gli ultimi secondi e poi esplodere in un urlo di gioia? Bhe, è successo proprio così. Gli studenti si riversavano nei corridoi intenti più che altro a ignorare i richiami degli insegnanti e gli insegnanti, che quel giorno lo attendono più degli alunni, dopo un po' si arrendono e al fatidico suono della stonata campana un urlo si alza dalla folla studentesca.                                                                                                                               Tutti corrono fuori da quella che per molti, è stata una prigione e che, per molti di più, è stato un luogo familiare e che sotto sotto si fa fatica a lasciare: per questo nessuno realmente scappa.                                                                                                                                                   Ci si ferma a salutare gli insegnanti, alcuni lo fanno perché gli fa veramente piacere altri perché sperano in un ultimo atto di benevolenza che faccia sparire il dubbio di debito.                                                                                                                                                                                 Poi alla fine dopo un rituale di saluti, abbracci e magari qualche lacrima si esce e tutti insieme e si fa un gesto che vuole indicare la libertà dai compiti e dalle verifiche, la voglia di goderti la vita e divertirti  perché alle superiori quello puoi fare d'estate .                                                                         E allora uno comincia e lancia dell’acqua addosso ad un amico che, indignato, si vendicherà e alla fine tutti saranno fradici, perché si saranno lavati via a vicenda il sudore lasciato sui libri, i battibecchi con i compagni e le incomprensioni con gli insegnanti e  non importa se conosci o no la persona davanti a te, se sei di prima o prossimo alla maturità, in quel momento l’unica cosa che conta è che il tuo dovere è momentaneamente sospeso e puoi lasciarti per un’ attimo i libri scolastici alle spalle e con molta spensieratezza tornare a casa e fare del tuo meglio per rendere indimenticabile ed entusiasmante quell’estate perché l’estate è il momento in cui decidi tu chi essere, cosa fare e come diventare.                                                         In mezzo a tutta questa confusione di acqua e abbracci si distinguono quattro figure, che non si stanno salutando come tutti gli altri ma si stanno dando appuntamento al pomeriggio stesso per studiare, perché loro quest’estate devono pensare molto anche al loro futuro: devono superare gli esami di maturità.                                                                                                                                                                                               In quei giorni si erano trovati molto per studiare assieme spesso in biblioteca e, a volte, a casa di uno di loro per  concedersi anche un tuffo in piscina che li avrebbe salvati dallo stress dei libri e dal gran caldo.
Arianna aveva appena terminato di pranzare quando si era messa a correre come mai in vita sua per prendere il bus e ci era appena salita quando si accorse che aveva preso quello sbagliato e poco prima che partisse era riuscita a scendere e a salire su quello giusto, che l’avrebbe portata in Piazza.                                                                                                                                                                                                              Gli esami erano finiti da pochi giorni ed erano andati discretamente sia a le che ai suoi amici, ormai era tempo di dedicarsi alle attività estive. Nei giorni dopo la fine della scuola i mezzi si erano svuotati ed erano rimasti solo alcuni studenti che prendevano ancora il bus per andare a sostenere gli esami ma, ora erano vuoti, silenziosi. La ragazza si guardò in torno e imbarazzata prese posto negli ultimi sedili del mezzo. Quei “cosi” erano sempre così straripanti di persone, chiassosi e stretti che in quel caldo pomeriggio di, ormai, luglio le sembravano anormali e quasi la intimorivano.                  Come era solita fare Arianna nei tragitti in bus si cacciò le cuffiette e fece partire una canzone molto ritmata. Era tra le sue preferite, ma non aveva mai approfondito le parole del testo. Una frase l’aveva sempre colpita : “Cuèntame como te ha ido, si has conocido la felicidad…”. Era una domanda che da sempre si poneva: conosco la felicità? A volte pensava di si, altre capiva che si era solo illusa di conoscerla, altre ancora credeva di non meritare proprio di sperimentarla e che fosse cosa destinata solo agli altri.                       
                                                                                                                                                                                                                    Terminato di ascoltare altre due canzoni si tolse le cuffiette appena in tempo per scorgere vicino alla porta del bus una ragazza, di pressappoco la sua età, con dei lunghi capelli color grano, occhi azzurri come il cielo e un sorriso che sarebbe stato capace di disarmare chiunque.                                 Dall’altra parte dell’autobus la bionda cercò con gli occhi la sua amica e la trovò lì, infondo al bus con i capelli castani scompigliati dal vento che entrava dal finestrino, gli occhi grandi e scuri puntati su di lei e la bocca curvata in un sorriso di saluto. Jennifer sorrise a sua volta e andò a sedersi vicino ad Arianna, la salutò felice e presero a parlare delle loro novità. Una delle doti di Jennifer era che, seppur timida, aveva la diplomazia e la grazie di una ‘principessa’, era raro che qualcuno ci litigasse assieme, tanto più raro era che lei ci urlasse contro. Piuttosto parlava con molta calma e fermezza. Le sue parole, però, potevano essere più dolorose di uno schiaffo in pieno viso. Era per questo che spesso il garbo di Jennifer era l’unica cosa che poteva far calmare la testardaggine di Arianna e farla tornare ‘nei ranghi’.                                                                                               Dopo una decina di minuti erano arrivate alla piazza della città e si avviarono verso il bar dove dovevano incontrare gli amici.                                     Il caldo, quel giorno, era talmente soffocante che, addirittura, corsero di ombra in ombra per non stare troppo sotto al sole cocente. Fortunatamente ora potevano indossare abiti leggeri e corti e lasciare stare pantaloni lunghi e giacche ‘richieste’ ai maturandi.                                                           Nel giro di pochi minuti raggiunsero il bar ‘Vitium’, nella parte vecchia della città. Era una vecchia osteria rimessa a nuovo e gestita dai genitori della loro amica Mia. Entrarono e con lo sguardo Jennifer cercò Marta, la madre dell’amica, e senza che parola fosse pronunciata le due ragazze capirono che Mia era, come al solito, in ritardo quindi si sedettero a un tavolo e aspettarono. Nel frattempo Marta portò loro una bibita fresca: “ Tenete, con questo caldo non può che farvi bene”.Mentre bevevano guardavano fuori dalla finestra in cerca di qualcuno e poco dopo il loro sguardo so posò su un ragazzo alto, dalla pelle abbronzata e occhi tanto blu da sembrare la continuazione dell’oceano. “Ehi, ciao” disse lui ammiccando nella loro direzione e Jennifer subito rispose: “Ciao, hai il telefono silenzioso? Perché è mezz’ora che tentiamo di chiamarti…” Proprio così quel ragazzo non era una persona a caso che camminava per la strada ma era proprio colui che aspettavano: Nicola, l’unica componente maschile del gruppo, lo sportivo, ferreo nella dieta ma goloso come un bambino, spesso anche lunatico. Nicola non ebbe nemmeno il tempo di sedersi al tavolo che un tofo assordante si udì provenire dalle sue spalle. Marta, che stava raggiungendo gli amici della figlia, sgranò gli occhi allo sentire quel rumore familiare di vetri rotti e bibite versate, si voltò e la vide, lì, distesa sul pavimento assieme a un cameriere e l’ordine che portava distrutto e versato a terra. “Ma non è possibile che ogni volta che entri qui combini qualcosa!” esclamò alla figlia esasperata, Mia se la cavò con un: “Scusa, scusa, scusa!! Perdonami, abbi pazienza tra un po’ parto e non mi avrai più tra i piedi...!” Le baciò la guancia e raggiunse i suoi amici che, ovviamente, si stavano tenendo la pancia dalle risate. “ …E voi non ridete!” li rimproverò. Mia era una ragazza alta dai capelli azzurri e grandi occhi scuri molto estroversa, ritardataria e maldestra ma allo stesso tempo leale e creativa ed era forse la più sincera e sicura confidente che un’amica potesse desiderare.                                Quel pomeriggio si erano trovati per discutere degli ultimi particolari del viaggio che avrebbero fatto assieme quell’estate; prima di iscriversi all’università avevano intenzione di divertirsi il più possibile nella località per giovani per antonomasia: Ibiza. Avevano affittato un piccolo appartamento e per risparmiare avrebbero dovuto recarsi in macchina fino a Valencia e poi prendere il traghetto per l’isola. Erano riusciti a procurarsi un vecchio furgoncino Volkswagen verde e azzurro e, anche se, era un vero e proprio catorcio avrebbero realizzato un loro sogno viaggiando con quello. Dopo aver deciso gli ultimi particolari si salutarono e si avviarono ognuno verso casa propria. Per l’avventura che stava per cominciare servivano: molta energia e soprattutto i bagagli pronti.
 Erano le quattro del mattino di cinque giorni dopo l’incontro al bar, Mia stava finendo di fare colazione mentre aspettava che arrivassero anche gli altri per partire. Dopo avergli mandato loro una decina di messaggi suonò il campanello una, due, tre volte : “Ma vi siete rimbecilliti?” urlò aprendo la porta: “Non si suona in una casa a quest’ora, svegliate tutti!" Arianna e Nicola erano rimasti pietrificati dal tono  dell’amica ma non ci badarono troppo, anzi si fecero una buona risata sotto i baffi. Mia, ancora incredula per il comportamento degli amici, li invitò dentro casa e offrì loro caffè e biscotti quelli che faceva lei, buonissimi, alla vaniglia e dopo i molti complimenti di Arianna e Nicola li ‘perdonò’ con un sorriso. Il ragazzo frugò nel suo zaino e tiro fuori il navigatore e sentenziò: “Allora, fino a Valencia dovrebbero essere 15 ore ma, considerato lo stato del furgone, saranno sicuramente di più, quindi: poche soste, brevi e ci metteremo il meno tempo possibile". “Evviva!” esclamò Arianna sarcastica: ”Pipì a comando!”. Il suo tono fece ridere i due amici e, per non svegliare la famiglia di Mia, uscirono tutti dalla porta. Nicola si accese una sigaretta ; nonostante fosse uno sportivo che necessitava di fiato per la resistenza nei momenti di relax, calma e tranquillità gli piaceva fumarsi una sigaretta, non era un vizio, era diventata un’abitudine (anche se non tra le migliori) quando si sentiva a proprio agio.                                                                                                               Caricarono le valigie di Mia nel furgone e partirono per andare a prendere la quarta amica.
Jennifer guardava fuori dalla finestra impaziente di vedere sbucare dal vialetto di casa il furgoncino azzurro; erano in ritardo. Dopo cinque minuti vide della luce provenire dalla strada, si affacciò e scorse i suoi amici. Prese in fretta le valigie, anzi ne prese solo una: per le altre aspettò che Nicola la aiutasse. Jennifer si era portata via un sacco di vestiti e dovettero riorganizzare tutto il bagagliaio per farcele stare tutte. Come c’era da aspettarsi non tutte ci stavano così Jennifer dovette, con l’aiuto della madre assonata e arrabbiata per averla svegliata, rifarla completamente.                                 Dopo un tempo che sembrava infinito, terminato di caricare il necessario, finalmente i quattro amici riuscirono a partire, uscirono dal vialetto di casa di Jennifer e si affrettarono a raggiungere l’autostrada. Non c’era traffico, ne incidenti ne lavori sulla strada tutto andava liscio come l’olio, si fermarono una volta per ‘necessità’, si turnarono per guidare e poi continuarono il loro viaggio; si sentivano inarrestabili, nulla li avrebbe fermati, quella era la loro estate, discoteche, alcol e spiagge: il mondo era ai loro piedi.
“ Si… ci troviamo circa un km dall’ uscita di Courmayeur…no, nessun incidente…il pulmino ha cominciato a rallentare e si è fermato, non è più ripartito…no, non siamo a secco…le dico che ho fatto benzina mezz’ora fa, dopo Aosta…ok, ok la aspettiamo.” Nicola era al telefono con il carrozziere. Avevano dovuto prendere una deviazione, per dei lavori e il pulmino si era rotto,  la sensazione di fortuna con cui erano partiti era sparita, ora regnava la rabbia e la frustrazione. “Se solo avessimo fatto controllare meglio questo stupido affare ora non saremmo fermi in autostrada, in mezzo al nulla, affidati a un carrozziere che non ci troverà mai!” urlò Arianna tirando un calcio alla ruota del furgoncino. “Ehi! Vuoi che oltre a rimanere senza motore restiamo anche senza pneumatici? Vatti a fare un giro va’…” le rispose a tono Nicola. “Oh non prendertela mica con lei! Se non usassi quella frizione come se fossi alla play station ora non saremmo qui!” ribadì Mia, Nicola sgranò gli occhi e la fulminò, stava per ribattere ma Jennifer li fermo: “Ora basta! Andate a sbollirvi tutti e tre e non tornate se non per scusarvi!” Disse con molta calma, forse troppa. Era rimasta in un angolo ad ascoltarli litigare e aveva agito quando la situazione era cominciata a diventare ridicola, non credeva possibile che al primo impiccio si erano messi a bisticciare come dei bambini scaricandosi la colpa l’un l’altro. Arianna se era seduta per terra vicino al guard rail e osservava il paesaggio. Con tutte quelle urla non si erano accorti di essere fermi in mezzo alle montagne e che lo spettacolo era bellissimo, in fondo, dopo la boscaglia, si vedeva anche una piccola cascata. Arianna ne rimase incantata. Nicola non guardava il bosco ma le sue mani, strette in due pugni. Era così arrabbiato con se stesso per aver urlato contro le sue amiche che non si era reso conto che doveva fare lui il primo passo e scusarsi. Si avvicinò ad Arianna e le si sedette accanto. Lei non lo guardò ma si limitò a fissare il paesaggio. “Tutto sommato non è male qui, almeno il panorama è mozzafiato…” La ragazza si girò e gli sorrise e lui capì che l’aveva perdonato, senza che lui dovesse dire nulla. Nicola si faceva spesso trascinare dalle emozioni e non riusciva mai a godersi la parte bella delle situazioni critiche. Arianna, invece, era sempre attratta e, di conseguenza, attenta a queste cose: belle e inaspettate. Era stata la prima a sentire il rumore della cascata e lo fece notare anche al suo amico.                                                                         Insieme si alzarono e andarono verso il pulmino dove Mia si era seduta e stava disegnando. “Nervosa?” Chiese Arianna notando le linee spesse e marcate sul foglio dell’amica “No, non più…” e sorrise. Nicola la prese per il polso e la trascino giù dal sedile e l’abbracciò, si aggiunse anche Arianna e il ragazzo le strinse ancora più forte in segno di scuse. Jennifer, che osservava la scena in disparte corse verso gli amici e saltò in spalla a Nicola: “Piccoli ebeti, quando la smetterete di litigare così? Non posso mica, ogni volta, piangere per queste cose…” disse la bionda staccandosi dal gruppo e asciugandosi una lacrima, poi scoppiarono a ridere, era tornata l’armonia.                                             
Nel preciso istante in cui tirarono fuori dei panini per mangiare si fermò vicino a loro un camion, il finestrino si abbassò: “Tutto bene ragazzi? Siete voi che avete chiamato?” disse un ragazzo seduto sul posto del passeggiero davanti. Era molto bello, biondo con degli occhi così scuri da sembrare quasi inespressivi: “S…Si, …” provò a parlare Arianna. Non le era mai capitato di rimanere così ipnotizzata da occhi tanto profondi, anzi era raro che rimanesse proprio senza parole. Anche le altre due ragazze rimasero a bocca aperta alla visione del ragazzo, così Nicola prese parola: “Si, siamo noi, voi siete del recupero auto? Ecco il furgone è lì…”E indico il pulmino parcheggiato. Dopo un quarto d’ora il mezzo verde-azzurro era pronto per essere trainato. L’uomo al volante, un uomo di mezza età basso, un po’ stempiato e con un forte accento francese: ”Oui, perfetto” Disse l’uomo controllando che Nicola avesse compilato bene i moduli: ”Ora avremmo solo bisogno di un'altra persona che firmi per la pratica di presa in custodia del mezzo e poi vi portiamo in paese.” Arianna si fece avanti dopo gli sguardi incoraggianti delle amiche e porse la sua carta di identità all’uomo. Stava per firmare quando il ragazzi parlò: “Arianna Vo.., ti chiami Arianna Volpato?” chiese incuriosito. Lei per timore di parlare annuì e lui continuò: “Nessuna parentela con l’assistente capo della forestale Andrea Volpato?” Arianna ebbe un cedimento alle gambe, quel assist-coso si chiamava come suo fratello, ma non poteva essere lui. Non si sentivano da anni, ma lui abitava a Milano, almeno l’ultima volta che si erano parlati era così...La ragazza guardò i suoi amici che avevano uno sguardo confuso: “Ha lo stesso nome di mio fratello ma lui è a Milano..”  “Anche l’assistente capo viene da Milano, è stato trasferito qualche anno fa…Probabilmente è solo un omonimo…”Precisò il ragazzo. Arianna ancora non poteva credere alle sue orecchie, l’uomo di cui il biondo parlava poteva essere il suo fratellone, quello che le comprava sempre le caramelle quando andavano al cinema…La ragazza si voltò verso i suoi amici: “Ehi ragazzi so che può sembrare strano ma ho come la sensazione che potrebbe essere lui, io andrei al paese a vedere, è un’occasione troppo importante per rinunciare, ripartiremo per Valencia subito dopo, sapete com’è: sono anni che non lo vedo e questa stretta allo stomaco che mi dice che ne varrebbe la pena…”  I ragazzi annuirono all’unisono. Come potevano non capirla, lei era la loro migliore amica e dovevano esserci per lei. Inoltre avevano sentito così tanto parlare di questo Andre che volevano conoscerlo. Era sempre stata la parte della vita di Arianna che non conoscevano bene, che avrebbero voluto capire maglio e quella che la faceva soffrire di più.                                                            “Mi pare ovvio che andiamo!” Rise Nicola. “Non possiamo comunque continuare il viaggio senza furgone…anzi, tra quanto sarà pronto?” chiese Mia ai due carrozzieri, mentre Jennifer abbracciava Arianna. “Non si preoccupi signorina, nel giro di qualche giorno sarete di nuova in viaggio…Prego salite che partiamo.” Disse l’uomo si mezza età aprendo lo sportello del camion. I ragazzi salirono e l’uomo li condusse per una strada secondaria dove il cartello blu indicava la via per Verrand.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Commedia / Vai alla pagina dell'autore: brucSUNNY