Film > Zootropolis
Ricorda la storia  |      
Autore: Tigre Rossa    15/03/2016    8 recensioni
‘Tu hai paura di me?’
La volpe le aveva fatto questa domanda,in quella che le sembra una vita fa. Ed ora può vedere chiaramente nei suoi occhi la risposta.
E se c’è una cosa che può far scattare una volpe, è la paura delle sue prede.
Un ultimo ringhio, e si lancia su di lei, fauci possenti che si chiudono con un rumore sordo attorno alla sua gola, mentre la bocca si riempie del sapore del sangue.
La coniglietta spalanca gli occhi color ametista, che anche in quel momento continuano a cercare i suoi.
“N-Nick...”
E’ questa l’ultima parola che Judy pronuncia mentre la vita la abbandona, ma il predatore non se ne cura.
Ormai, il proprio nome sulle sue labbra non significa più nulla per lui.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judy Hopps, Nick Wilde
Note: nessuna | Avvertimenti: Furry
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Are you afraid of me?

 

 


“E’ finita, Judy.“

Bellwether li osserva dall’altro, la valigetta al sicuro tra le sue braccia e un sorriso soddisfatto dipinto in volto.

“Cosa vuoi fare? Uccidermi?” grida la coniglietta, avvicinandosi impercettibilmente a Nick e cercando con la zampa la sua.

La pecora candida dall’anima nera ride, gli occhi pieni di malvagio divertimento. “No, certo che no.”Fa scattare velocemente la chiusura della valigetta, per poi sollevare l’arma e puntarla verso di loro. “Lo farà lui.” esclama con crudele allegria, e senza nemmeno un momento di esitazione preme il grilletto.

Il colpo raggiunge Nick prima ancora che possa rendersi conto sul serio di ciò che sta succedendo, e tutto quello che può fare è raggomitolarsi per terra, stringendosi in sé per il dolore.

“No, Nick!” urla sconvolta Judy, raggiungendolo senza pensare al rischio che sta correndo, al pericolo, a quello che sta per accadere. Lo sfiora, e sente come se fossero suoi i brividi e gli spasimi che lo stanno attraversando. Si stringe a lui, disperata, cercando di alleviare quel dolore che prova e che no, non è solo fisico.

“Nick, non farlo. Resisti!”

 L’amico non risponde alle sue invocazioni; non può. Tutto quello che riesce a fare è contorcersi ancora di più, gli occhi serrati e i denti stretti a trattenere guaiti di dolore. Qualcosa, dentro di sé, sta cambiando. Lo sente, lo avverte attraversargli le vene come un veleno, contaminare le cellule del suo corpo, toccare quella parte di sé che credeva irraggiungibile ed immutabile.

Qualcosa, al suo interno, inizia a crescere, ed ad aumentare, cancellando tutto quanto, allontanandolo da quella voce che lo invoca con tanta disperazione, mentre una parte di lui inizia a perdersi, sempre più a fondo, nei meandri della sua mente.

Un lato di sé, sopito da così tanto tempo da quasi fargli credere di non essere mai esistito, si risveglia, e tutto il resto si annulla e scompare dove mai più potrà essere trovato.

Il suo corpo si calma all’improvviso, ed i suoi occhi si spalancano sul mondo, vuoti e crudeli.

Judy sobbalza e si porta una zampa al muso.

“Nick...?” lo chiama con voce soffocata, mentre questi gira la testa verso di lei, per poi ringhiare e sollevarsi a quattro zampe, il volto attraversato solo da cieca furia e selvaggio furore.

La coniglietta inizia ad indietreggiare, spaventata da quella vista.

“Nick . . . sono io, Judy. La tua Judy.” sussurra, ma inutilmente.

Quello davanti a lei non è più Nick. Ora al suo posto c’è solo un’anonima volpe, un predatore affamato che non vede Judy, ma soltanto una coniglietta, una preda indifesa, perfetta per soddisfare il suo istinto che invoca sangue.

‘Credi che potrei impazzire e diventare un selvaggio?’

La volpe ringhia ancora e con passo felpato inizia lentamente ma inesorabilmente ad avvicinarsi all’ex poliziotta, che cerca di allontanarsi come può, trascinandosi dietro la gamba ferita.

Non si mette a correre. Non  fugge, non scappa. Forse non ne ha la forza, o forse l’incredulità le impedisce di fare altro che non sia guardare in quegli occhi inespressivi alla ricerca di un barlume del suo Nick.

“No.” geme ”Questo. . . questo non sei tu. Non sei tu. Nick...”

L’altro la ignora, mentre continua ad avvicinarsi sempre di più  ed a spingerla verso il limite massimo dello scenario, le zanne scoperte in un sorriso di tenebrose promesse.

‘Credi che potrei cercare di mangiarti?’

Non gli interessa cosa ha da dirgli. Non gli interessa se fino a poco prima avrebbe dato la sua vita per lei, o se è stata l’unica a fargli battere davvero il cuore dopo tanto tempo. Ora, niente ha più importanza, se non la sua fame.

E la sua fame, in quel momento, è davvero tanta.

La preda, perché ai suoi occhi non è altro che questo, sbatte con le spalle al muro, e sul suo viso compare un terrore primordiale, antico come il mondo.

“Nick, non farlo. Ti prego.”.

Lo supplica, il nasino che le trema e le zampine tese avanti, come se potesse in qualche modo proteggersi da lui e dai suoi artigli già sguainati.

 ‘Tu hai paura di me?’

La volpe le aveva fatto questa domanda,in quella che le sembra una vita fa. Ed ora può vedere chiaramente nei suoi occhi la risposta.

E se c’è una cosa che può far scattare una volpe, è la paura delle sue prede.

Un ultimo ringhio, e  si lancia su di lei, fauci possenti che si chiudono con un rumore sordo attorno alla sua gola, mentre la bocca si riempie del sapore del sangue.

La coniglietta spalanca gli occhi color ametista, che anche in quel momento continuano a cercare i suoi.

“N-Nick...”

E’ questa l’ultima parola che Judy pronuncia mentre la vita la abbandona, ma il predatore non se ne cura.

Ormai, il proprio nome sulle sue labbra non significa più nulla per lui.

 

“Nick, Nick!”

Nicholas apre gli occhi di scatto,  il cuore che batte come impazzito e il respiro affannoso.

Si raddrizza automaticamente, guardandosi attorno spaventato e confuso, ma senza riuscire a vedere davvero.

Gli ci vuole qualche secondo per mettere a fuoco la realtà, e quando ci riesce la prima cosa che vede sono una paio di occhi color ametista, grandi e preoccupati, che cercano i suoi.

Sbatte un paio di volte le palpebre, come per assicurarsi che sia tutto vero, e non un’illusione. Solamente quando il volto davanti al suo si fa chiaro e concreto, dalla gola serrata sfugge, in un filo di fiato, un nome che sa di sollievo e di preghiera.

“Judy. . .”

La coniglietta inclina appena la testa, mentre lui la guarda come se fosse un miracolo e divora con lo sguardo il suo viso confuso, le sue orecchie dritte ed attente, le sue labbra appena socchiuse e i suoi occhi, oh, i suoi occhi luminosi e così pieni di vita. 

“Stai bene?” domanda, la preoccupazione nella sua voce, facendosi più vicina. La volpe si ritrae impercettibilmente, mentre cerca di recuperare il controllo di sé. Con la coda dell’occhio si guarda attorno, e si rende conto di trovarsi ancora in centrale, seduto alla sua scrivania in compagnia di una bella fila di rapporti ancora da completare e una tazza piena di caffè ormai freddo.

Non era reale. Si dice. Non  era reale. Nemmeno questa volta.

Si schiarisce la voce, cercando di nascondere la tempesta che gli sta sconvolgendo l’anima. “Certo, partner. Mai stato meglio.” risponde, aggiungendo a quella piccola bugia uno dei suoi sorrisi da attore consumato.

Judy alza un sopraciglio “Nick, potrai ingannare l’intera Zootropolis, ma non me. Te lo chiedo di nuovo: stai bene?”.

Nick trattiene a stento uno sbruffo. Coniglietta testarda. “Te l’ho già detto, sto benissimo. Perché mai dovrebbe essere il contrario?” risponde, senza essersi accorto di aver appena fatto un passo falso.

La poliziotta fa una smorfia ed inizia ad elencare, contando ogni motivo sulle dita “Quando mi hai visto hai reagito come se stessi vedendo un fantasma. Le tue capacità di recitare e di mentire fanno cilecca. Stai sudando freddo e sembri sconvolto. Continui ad evitare il mio sguardo. E poi, sono stata lontana per nemmeno dieci minuti, e quando sono tornata ti ho trovato addormentato con la testa sulla tastiera del computer e . . .”

“Se vuoi farmi una ramanzina per questo, carotina, ti precedo subito.” fa il collega, cercando di cambiare subito discorso, mentre il cervello lo ricollega agli eventi dei giorni precedenti. “So che non è molto professionale addormentarsi sul lavoro, ma andiamo, sono stati tre giorni estenuanti e stiamo passando tutta la notte a finire i rapporti su quest’ultimo caso di omicidio. E’ più che normale che il corpo vada in stand bye per qualche minuto.” Ma certo. Deve essersi addormentato mentre stendeva i rapporti dell’ultimo caso, e la stanchezza e lo stress gli hanno causato quel... quell’incubo. Si, è così. Non può essere andata diversamente.

La ragazza scuote la testa “Non è per questo.” Si mordicchia appena il labbro, come indecisa se continuare o meno, per poi alzare gli occhi di nuovo ad incontrare i suoi “Quando sono arrivata, ti agitavi nel sonno ed eri pallido come un morto. Ho pensato che stessi semplicemente dormendo, ma continuavi a chiamarmi per nome, in continuazione, in un modo che ... che metteva i brividi.  Era come se qualcuno ti avesse strappato il cuore dal petto e ci stesse passando sopra con un carro armato, ecco.”

Nick rimane in silenzio, senza parole, mentre la consapevolezza di ciò che la sua amica gli ha appena detto si deposita nel suo cuore.

“Io . . .” si ritrova a sussurrare, ma non riesce a continuare. Cosa può dirle? Che, da quando hanno scoperto che tutti i predatori potevano diventare selvaggi, durante l’indagine che ha fatto nascere la loro amicizia, ha iniziato a temere di diventarlo anche lui? Che ha iniziato a sognare non solo di impazzire, ma anche di tentare di ucciderla? Che, da quando sono stati a tanto così da rischiare una cosa del genere, i suoi incubi non lo lasciano più andare e lo tormentano notte dopo notte, anche adesso, quando tutto va per il meglio e lui non potrebbe chiedere niente di più dalla vita?

Distoglie lo sguardo, mentre frammenti del suo incubo, sempre lo stesso, tornano ad annebbiargli la mente. Quella follia che gli ha stretto il cuore, Judy che indietreggiava alla sua vista, continuando a chiamarlo per nome, gli occhi viola alla ricerca dei suoi, il sapore del sangue nella sua bocca, la vita che l’abbandonava pian piano, mentre pronunciava per l’ultima volta il suo nome. E poi, la sua paura. Quella paura che tanto aveva temuto e aveva pregato di non vedere mai sul suo viso, che ora torna incubo dopo incubo a dannarlo. Quella paura che gli fa tremare l’anima, e del cui spettro non riesce a liberarsi. Paura di lui.

Una zampina gli sfiora delicatamente il braccio, mentre Judy gli si avvicina un po’, come per cercare di riportarlo alla realtà. Vorrebbe voltarsi verso di lei e cercare nei suoi occhi un po’ di luce che possa scacciare quei fantasmi che lo opprimono, lo vorrebbe davvero, ma non ne ha la forza. Teme di vedere sul suo viso il riflesso di quella paura, e sa che non potrebbe sopravvivere a una cosa del genere, non più.

“Nick.” lo chiama l’amica, la voce bassa e tesa “Sono settimane che sei strano, distante. Un momento sei qui, e l’attimo dopo sei altrove, lontano, dove nessuno può raggiungerti. Dove io non posso raggiungerti. E questo... questo non poterti stare vicino, non poterti toccare ed aiutare, mi sta uccidendo.” Le sue parole colpiscono il cuore della volpe come una pugnalata, e i suoi occhi scattano verso di lei, increduli e storditi. La coniglietta incontra il suo sguardo, e la stretta attorno al suo braccio si fa più decisa “Permettimi di raggiungerti. Ti prego.”

Nick deglutisce, preso alla sprovvista da quella preghiera e dall’intensità con cui quegli occhi color ametista stanno stringendo i suoi, come se non volessero lasciarli andare, né ora né mai.

“Judy . . .”

Non riesce a dire altro, ma in quella parola, in quel semplice nome, che per lui è tutto, è custodita ogni cosa. La sua debolezza, la sua fragilità, la sua paura, la sua supplica, il suo stupore, la sua fiducia. E, soprattutto, la sua resa.

Chiude gli occhi e resta in silenzio per qualche secondo, facendosi forza, prima di tentare di parlare. La poliziotta gli si fa ancora più vicina, in fiduciosa e quieta attesa. Sa che parlerà. Dopotutto, lo conosce davvero meglio di chiunque altro.

“A volte penso a quanto sono stato vicino . . . “ esita, mentre le mani gli tremano impercettibilmente. Le stringe a pungo, in modo che l’altra non se ne accorga, e tenta di controllare la sua voce. “Cioè, a cosa sarebbe successo se non ci fosse venuto in mente di scambiare il siero con quei mirtilli, durante il caso Bellwether.”

Judy sobbalza, incredula, le orecchie dritte per lo stupore “Cosa, dici sul serio? È questo che ti riduce così?” domanda, certa di aver capito male.

È normale che sia confusa. Dopotutto, sono passati mesi, e la loro vita è andata avanti alla grande, cambiando definitivamente e in meglio, dopo quell’avventura. Chiunque si sarebbe aspettato, beh, qualcosa di diverso.

Ma Nick non pensa a questo.  Non pensa a niente, quando ribatte quasi con stizza, le parole che gli escono come un fiume di fuoco dalle labbra, incontrollate  “Non dirlo come se non fosse niente. Se non ci fosse venuto in mente quel trucco, se quella pecora mi avesse colpito con il vero siero, io.. .sarei diventato il suo ennesimo burattino. Sarei impazzito, e sarei diventato un selvaggio, come i mie antenati. E avrei potuto fare di tutto, in quel momento. Non sarei riuscito a fermarmi. Non avrei potuto farlo. Ti avrei attaccata, avrei potuto .. avrei potuto ucciderti.”

Ecco, l’ho detto. L’ho detto. L’ho detto!

Ora ha paura di continuare, Nick. Ma lo fa. Continua a parlare, quando si rende conto che Judy, ripresasi dall’iniziale stupore, ha aperto bocca per ribattere e no, lui non vuole sentire le sue belle bugie su come questo non sarebbe stato possibile, perché non lo sopporterebbe.

“Avrei potuto ucciderti, e non me ne sarebbe importato niente, né della tua morte, né della paura nei tuoi occhi. E non dire che non è così, perché lo so. Lo sento dentro, in quella parte di me che ha ancora memoria di secoli passati da assassini.” Lo vedo ogni notte, potrebbe aggiungere, ma le sue labbra non hanno la forza di trasformare quel lamento interiore in parole “E  questo pensiero, questa consapevolezza, non riescono a darmi pace.”

“Ma non è successo!” esclama Judy con foga, stringendogli il braccio con entrambe le zampe, quasi fino a fargli male. Abbassa le orecchie, come pentendosi di quello scoppio, e la sua presa, così come la sua voce, si addolcisce “Non è mai successo. Abbiamo trovato una scappatoia, e non c’è alcun bisogno di tormentarsi su come sarebbe stato se non ci fossimo riusciti. E anche se Bellwether ti avesse colpito con il siero, tu non mi avresti mai fatto del male.”

La volpe, che da quando ha iniziato a parlare non è più riuscita a guardarla in faccia, le lancia un’occhiata dubbiosa e scettica, e subito la coniglietta si affretta a sostenere la sua affermazione, gli occhi che le brillano di convinzione e di fiducia cieca “Si, mi hai sentito bene. Tu non mi avresti fatto del male, mai. E sai perché? Perché tu non sei solo un predatore, e non sei solo una volpe. Tu, prima di qualsiasi altra cosa, sei Nick. Nick Wilde. Nick, il mio collega disgraziato pazzo dei mirtilli che ha come unico divertimento quello di stuzzicarmi e di farmi arrabbiare. Nick, che dietro un sorriso sarcastico e una manciata di battutine ironiche di pessimo gusto nasconde un cuore d’oro. Nick, il mio migliore amico che conosco meglio di quanto conosca me stessa e per cui farei qualsiasi cosa, e che farebbe lo stesso per me.  E io so che niente e nessuno potrebbe mai spingerti a farmi del male, così come niente potrebbe mai farmi avere paura di te.”

Nick distoglie lo sguardo, incapace di riuscire a sostenere ancora quello di lei. Vorrebbe credere alle sue belle parole, affidarsi a quelle rassicurazioni così forti e sincere, ma semplicemente non ci riesce. Come potrebbe, dopotutto? Lui sa cosa sente ogni notte, incubo dopo incubo.  Ed è ben lontano da quelle paroline dolci.

Judy si sporge verso di lui e gli afferra con decisione il viso tra le zampette, per poi farlo girare verso di lei prima che possa ribellarsi o sottrarsi alla sua presa. “Nick. Guardami.” gli ordina, la voce bassa in un soffio, mentre costringe quegli occhi color smeraldo a toccare i suoi “Io non potrei mai avere paura di te. Mai.” ripete, la voce forte e sincera. Ci crede davvero, a quello che sta dicendo. Peccato che la verità sia un’altra.

Il poliziotto si ritrae da forza da quella stretta, allontanandosi da lei il più possibile, la bile nel cuore. Non vuole sentire il corpo di lei a contatto con il suo, non vuole dover sopportare quella luce negli occhi quando sa che le cose stanno ben diversamente da come lei gliele sta dipingendo.

“Eppure l’hai avuta, quel giorno.” mormora, l’anima a pezzi, ma senza disprezzo od accusa nella sua voce, ma solo una disarmante e dolorosa sincerità. Non aggiunge altro. Non ce n’è bisogno.

La coniglietta si blocca, come se fosse stata pugnalata, per poi distogliere lo sguardo, deglutendo appena. “Io . . .” inizia a dire, ma le parole per continuare non vengono, e sinceramente l’altro non se la sente di ascoltarle. Si era ripromesso di dimenticare quell’episodio, quella volta in cui Judy, la sua Judy, l’aveva guardato terrorizzata ed aveva indietreggiato, pensando che l’avrebbe sul serio aggredita. Quella volta che la sua Judy aveva avuto paura di lui. Aveva promesso a se stesso di dimenticare, per non danneggiare quello che li legava. In fondo, lei era tornata da lui, scusandosi, e questo era la cosa più bella che qualcuno avesse mai fatto per lui in tutta la sua vita. Ma quello sguardo spaventato gli era rimasto dentro, nei meandri più profondi dell’anima, e nemmeno i sorrisi più belli della sua partner riuscivano a cancellarlo del tutto.

Così, perso nei suoi stessi pensieri, quasi non si rende conto che l’amica ha ripreso a parlare, la voce bassa e fragile, e gli occhi bassi, ma le parole chiare e forti.

“Sai, ho sempre voluto essere una poliziotta, fin da quando ero solo una cucciola. Tutti però cercavano di farmi cambiare idea o mi prendevano in giro per questo mio sogno.” fa la piccola, stringendosi le zampe le une nella altre.

La volpe la guarda, confusa, chiedendosi perché mai gli stesse raccontando questo, ma prima che possa dire qualcosa l’altra gli fa cenno di aspettare, e qualcosa, nel suo volto, la spinge a farlo “Tra quest’ultimi c’era anche un mio compagno di scuola, Gideon Grey. Era il bulletto della zona e rendeva le giornate impossibili a tutti, e in particolar modo a me, per quanto cercassi di evitarlo e di non considerarlo. Un giorno, però, iniziò ad aggredire alcune mie amiche. Non riuscii a restare in un angoli a guardare. Non potevo, e basta.”

Tipico si ritrova a pensare l’agente in un spontaneo moto d’affetto. Quasi riesce a immaginarsi la scena. Un gruppetto di pecorelle, coniglietti e altre cucciole spaventate in balia di uno di quei classici bulletti di campagna senza cervello, e lì, proprio in mezzo, una piccola Judy tutta dritta e fiera, pronta a impedire quell’ingiustizia nonostante fosse poco più di una marmocchia. Era da lei, in effetti.

La poliziotta continua, lo sguardo fisso in basso “Feci quello che mi venne più spontaneo in quel momento. Sono intervenuta, nonostante fossi solo una coniglietta con un cappello buffo in testa e lui fosse una volpe tre volte più grossa di me.”

Nick drizza le orecchie, stupito  da quel particolare . Judy cucciola che si metteva a discutere con una volpe?

“Cercai di fargli restituire i biglietti che aveva preso alle mie amiche, ma lui mi rise in faccia e mi prese in giro. Poi, non contento, mi spinse a terra, e io per difendermi lo colpii. Fu troppo per lui. Sfoderò gli artigli e...” esita, per poi portarsi una zampa sulla guancia e continuare in un soffio di fiato “ mi ferì sulla guancia sinistra.”

L’amico sobbalza, incredulo e scioccato “Che cosa?”. Una volpe l’aveva aggredita? Una volpe l’aveva ferita?

Lei risponde con una semplice alzata di spalle, come se non fosse niente, e riprende a parlare, lasciandosi scivolare la zampa in grembo “Col tempo, pensavo di essere scesa a patti con questo episodio, di aver dimenticato, ma non l’ho mai fatto, non davvero. Certe ferita ti rimangano dentro per sempre, anche se hai cercato di curarle. Non riuscivo a fidarmi di una volpe, per quanto ci provassi, perché tutte mi ricordavano Gideon e le sue parole velenose e i suoi artigli contro la mia pelle. Ma poi ho conosciuto te.”

Solo a quel punto, Judy solleva lo sguardo, e i suoi occhi viola incontrano quelli smeraldo di Nick, e in essi ci sono solo dolcezza, ed affetto, e luce, e troppo per essere sostenuto dal predatore. “Tu ti sei introdotto furtivamente nella mia vita, mi sei entrato sottopelle e mi hai marchiata a fuoco. All’improvviso tu non eri una volpe, ma solo Nick. Nick, che mi aveva aiutato quando nessun’altro l’avrebbe fatto. Nick, che mi ha difeso quando tutto stava crollando. Nick, che senza rendersene conto è diventato qualcosa di troppo prezioso, qualcosa che non avevo mai avuto prima. Mi sono fidata, sul serio, per la prima volta dopo anni. Mi sono fidata di te, e dell’animo generoso che nascondevi dietro quella corazza di ironia e apatia.”

La luce negli occhi della giovane scompare, anche se il suo sguardo resta incatenato a quello del collega, e le parole che seguono pesano come il piombo. “ Ma poi, quando in centrale hai finto di aggredirmi, io... non ho visto più Nick. Ho visto di nuovo Gideon Grey, con i suoi artigli sguainati pronto a farmi un’altra volta del male, e si, ho avuto paura.”ammette la coniglietta, allungandosi però per prendere tra le zampe quelle della volpe “Ma ho avuto paura del ricordo di lui, non di te. Io non potrei mai avere veramente paura di te, Nicholas Wilde. Mai di te. Sei tutto quello che di più bello mi sia capitato nella vita, e sarei disposta a sacrificare ogni cosa per te. Mi fido di te con tutta me stessa. E se, quel giorno, fossi stato colpito dal vero siero, io non avrei avuto paura, nemmeno se mi fossi venuto incontro con gli artigli sguainati. Perché so che tu non mi abbandoneresti mai, non mi lasceresti mai sola, non mi faresti mai del male, qualsiasi sia il costo da pagare.”.

Nick resta, senza parole, a guardare all’interno di quei occhi color ametista, così tesi e preoccupati, ma sinceri e seri, e nel suo cuore qualcosa torna a funzionare nel modo giusto.

Un piccolo, ma sincero sorriso si forma sulle sue labbra, mentre quelle parole si depositano nella sua anima, eterno talismano contro i suoi timori.

Vuole credere a Judy Hopps.

Nick le crede, e basta.

Dopotutto, lei lo conosce meglio di chiunque altro, e chi è lui per mettere in discussione le sue parole?

Lentamente, come per paura di spezzare un incantesimo, chiude gli occhi e poggia con delicatezza la fronte contro la sua, in un contatto che sa di rinascita, e di pace, e di casa.

“Grazie.” sussurra, e non c’è bisogno d’altro.

Può quasi sentire il sorriso di lei illuminarle il volto, ma qualcosa, dentro di lui, non è ancora del tutto a posto.

Pian piano si tira indietro, aprendo gli occhi ed osservando la sua coniglietta, che lo guarda confusa.

“Nick?” domanda esitante, inclinando appena la testa “Cosa c’è, ora?”.

Il poliziotto scioglie l’intreccio delle loro dita e allunga una zampa verso il suo volto, per sfiorarle la guancia con la punta dei polpastrelli.

“Quella volpe “ nella sua voce c’è l’accento di un ringhio, e vorrebbe davvero che non ci fosse, ma non può farne a meno, al pensiero che qualcuno abbia osato farle del male “ti ha ferita su questa guancia?”.

Judy trasale appena sotto il suo tocco delicato, gli occhi viola che guizzano verso la sua zampa.

Nick non l’ha mai toccata in quel modo, così dolcemente, come se fosse la cosa più preziosa del mondo. Non quando l’aveva abbracciata sotto il ponte, non quando si è ferita durante la fuga, non dopo che avevano ingannato Bellwether e lui l’ha tirata su con delicatezza per poi stringerla a sicuro tra le sue braccia. Non con questa stessa itnensità, almeno. È.. strano, ma non sgradevole. Anzi, forse è completamente l’opposto.

Lentamente, annuisce, senza osare parlare.

La volpe stringe i denti “Avrei voluto saperlo prima. Non avrei mai . . .” i suoi occhi si scuriscono, e a quella vista la poliziotta si sente morire.

Porta una zampa a coprire quella del compagno, mentre i suoi occhi cercano di incontrare un’altra volta quelli smeraldo di lui. “Ehi, sto bene ora.  Niente più dolore, niente più paura, d’ora in poi.” sorride “Io ho te, adesso, esattamente come tu hai me, e non ho alcuna intenzione di permettere ai fantasmi del passato di dividerci di nuovo.”

Un sorriso luminoso e felice sfugge alle labbra della volpe, mentre quelle parole leniscono le ultime insicurezze e le ferite più superficiali che proprio non vogliono andarsene via.

“Lieto di sentirlo, Carotina, perché dubito che ti libererai di me tanto presto.” scherza, ma solo a metà, la voce finalmente serena.

La coniglietta scoppia a ridere, divertita, ed a Nick basta quella risata per scacciare per sempre gli ultimi frammenti di paura incastrati nel suo cuore.

Judy.

Quel nome è tutto quello che riesce a pensare, ma va bene così.

In fondo, per lui quel nome significa tutto.

 

  
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Zootropolis / Vai alla pagina dell'autore: Tigre Rossa