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Autore: shana8998    16/03/2016    2 recensioni
E se un giorno qualsiasi di una vita qualsiasi, tutto cambiasse?
Se da un momento all'altro ,ogni sorta di regola , patto d'onore , sfumatura di dignità ,venisse infranta e ti ritrovassi nelle mani di un danno tanto grosso quanto stupendo?
Se quel danno così negativo potesse renderti tutta la felicità persa con il tempo?
Se quel danno fosse un uomo persino molto più grande di te?
Tu....Come reagiresti?
Genere: Avventura, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver ascoltato la semi-confessione di George, mi ero ritrovata, del tutto spaesata.
Era estremamente difficile per me, poter credere che quell'uomo, Alexander,l'unico e solo amore della mia vita, mi avesse potuta ingannare sino a quel punto.
Di una cosa però ero certa:George in qualche modo, non mi aveva mentito.
Si, era difficile pensarlo, ma tutte le prove che mi aveva fornito, erano inconfutabili.
Alexander aveva realmente architettato un piano ben articolato ed io ne ero la pedina mancante.

La stessa sera, sdraiata sul mio letto, incominciai a ragionare su quanto mi era stato raccontato.
Alexander aveva perso un fratello. Se ne era dato la colpa, poi aveva provato a guarire quello squarcio nella sua vita. Come? Creando un essere che avesse le fattezze del defunto Adrian. Aveva usato Allison, evidentemente con il suo potere di "manipolazione mentale", aveva fatto credere lei, di essere la madre e, a lui, di essere suo figlio...Perchè? Non poteva semplicemente dire a quel bambino di essere suo fratello maggiore?
 E poi...Le parole dello stesso bambino: "Mi sono ammalato. Ma da quando sei arrivata qui sto bene"..No, c'era altro sotto e sicuramente aveva a che fare con il mio sangue...

All'improvviso, la porta venne colpita ripetutamente da battiti di nocche.
-Posso entrare?-. Il cuore si fermò un istante.
Era Alexander. Come mi sarei dovuta comportare? Gli avrei dovuto dire tutto? Oppure avrei dovuto aspettare, fingendo magari anche, di provare lo stesso sentimento di qualche settimana prima?
E soprattutto, i miei sentimenti erano veramente cambiati così tanto , solo per aver ascoltato le parole di George?
-Si...-. Presi fiato.
Apparì nella stanza come una fantasma , la sua immagine. 
Era frustrata, la sua espressione. Ormai ci avevo quasi, fatto l'abitudine a vederlo stare così..
-Ana...-. Mormorò appena.
Che gli era successo? Perchè sembrava essere mortalmente afflitto? Un velo di preoccupazione mi offuscò il cuore, ed eccomi nuovamente li, a fissarlo smarrita, ansiosa di sapere cosa lo tormentasse...Pronta comunque ad aiutarlo.Come sempre...Come tante volte in passato...
Mi sollevai bruscamente dal materasso.
-Cos'hai?-. 
Mi guardò. 
-Io...-. Temeva di parlare, temporeggiava. Perchè?
-Devo chiederti un favore...Non è una cosa semplice ciò che dovresti fare e per questo , se tu ti rifiuterai, non cercherò di farti cambiare idea..-.
Sembrava estremamente serio.
-Dimmi..-. Proferii istantaneamente.
-Devi lasciare che prenda un pò del tuo sangue...-.
Il respiro mi morì in gola.
-Un po'...Del mio sangue?-. Mormorai con un filo di voce .
-Si. Sto male Ana. Dopo aver bevuto il tuo sangue, mi sembra di essere finito in astinenza...-.
Effettivamente non lo vedevo star bene. 
Mi portai fino al bordo del materasso toccando con le punte dei piedi, il pavimento gelido poi, mi alzai del tutto, raggiungendolo.
Lo guardai negli occhi. Non credevo mi stesse imbrogliando ancora. I suoi occhi sembravano così sinceri..
Forse, se ciò fosse avvenuto tempo prima, nemmeno mi sarei posta tutti quegli interrogativi, ne tanto meno, avrei studiato le sue iridi in quel modo..
Ero certa però, che lui avesse scrutato sul mio volto tutta l'incredulità che covavo, per la sua figura.
Lui, sapeva che avevo incominciato a credergli a stento.
 Sospirai distogliendo lo sguardo,lasciandolo fuggire dal suo.
-Bevi...-. Mi scoprii maggiormente il collo allontanando il fiocco del abito di raso color prugna , che indossavo. Ero comunque pronta. Ancora. E forse non avrei mai smesso di esserlo.
 Non disse nulla. Non cercò di fermarmi. Non si pose il problema di potermi uccidere come aveva fatto in passato.
Mi morse. 
Sentii i suoi denti conficcarsi dolorosamente nella mia carne. 
Il rumore della pelle mentre si lacerava era veramente terrificante, ma mai, quanto il dolore atroce che il morso di un vampiro, può arrecare.
Ti strappa il fiato. Specie perchè, quando i suoi denti penetrano sino a toccare l'ultimo strato della carne ,ogni nervo si contrae pericolosamente. In un attimo, il tuo corpo pare farsi di legno.
Non puoi muoverti, non puoi girarti, ne spingerlo via. Le tue braccia sono inutilizzabili , "legate" dall'accavallarsi dei nervi stessi. 
Soffochi anche respirando.
Ansimi ma il fiato non esce.
Piansi. 
In silenzio, mentre sentivo fluire aspirato da lui, tutto il sangue del mio corpo.
La testa incominciava a girare, come se stessi viaggiando su un peschereccio e soffrissi di mal di mare.
Tutto ruotava attorno a me e, ben presto, ai miei occhi ,i muri, il mobilio e la sua immagine, sarebbero incominciati a storpiarsi.
Stavo per svenire, lo sentivo, a breve nemmeno le palpebre sarei riuscita a tenere sollevate.
Le gambe tremavano, fragili.
Provai a tenermi a lui, quando sentii i suoi canini uscire dal mio collo.
Caddi ugualmente a terra. Sulle ginocchia, poi ancora, su un fianco.
Ero sveglia. 
Il buio di quel mancamento improvviso non mi aveva voluta con se.
Non potevo muovermi, ne parlare. Tutto in me si era fatto impossibile, pesino il più semplice dei gesti.
Gli occhi. Solo loro, ancora riuscivano , per quanto la vista fosse confusa, a muoversi.
E vidi le scarpe del vampiro allontanarsi da me.
E sentii la porta chiudersi. Compresi a malincuore cosa fosse accaduto...
Mi ero fatta usare ancora, per l'ennesima volta. Mi ero fatta abbandonare di nuovo, come per i mesi addietro.Lui era malvagio.
Non arrestai nemmeno una lacrima, finchè le forze in me, non svanirono del tutto e finalmente potei lasciarmi andare.
Finii nell'oscurità, ma ancora , nella mia mente, i pensieri si confondevano.
Perchè lo aveva fatto? Perchè mi aveva morsa e poi abbandonata a terra?
Non era da lui comportarsi in quel modo.
Forse ottenuto ciò che desiderava, realmente non gli servivo più...

Tornai ad aprire gli occhi, all'alba, il giorno seguente.
Ero nel mio letto. Strano. Non ricordavo che qualcuno mi avesse messa li.
Mi strofinai gli occhi per togliere quella sensazione di "appiccicume"che li teneva incollati e mi guardai attorno.
Le luci delle lampade sui comodini erano ancora accese. La stanza era vuota. L'esterno era muto.
Erano tutti a dormire?
Provai a sollevarmi , ma il dolore che mi partiva dal collo, sembrava avermi addormentato anche lo stesso braccio. Faceva ancora male quel morso, ma il dolore non era riuscito comunque a sovrastare quel senso di rabbia che mi bruciava il cervello.
Incominciai ad alternare odio ed amore, mentre rimuginavo su quanto fosse accaduto.
"George aveva ragione" Ruggii dentro me.
"Alexander è un manipolatore, un falso" 
Non mi sentivo più male pensando quelle frasi.
All'inizio, se poco, poco, il mio cervello le pronunciava, finivo per sentirmi terribilmente ferita.
Era atroce parlar male di lui per me.
Ma a quel punto, constato sin dove si era spinto, compreso che a lui non interessasse più nulla di me, l'unico sentimento che il mio cuore riusciva a sprigionare, era solo l'immensa rabbia verso i MIEI confronti.
Ero stata una sciocca...Un'ingenua. Non me lo potevo perdonare.
Tirai un pugno al materasso , sopprimendo un grido d'ira, trattenuto dal serrarsi dei denti.
Quale sarebbe stata la mia prossima mossa?
Cercai di riprendere possesso della calma.
Tirai un lungo respiro, gonfiando più che potevo i polmoni. A sangue caldo, di certo, non avrei ragionato.
Tornai a sollevare le palpebre, il viso ancora lo avevo rivolto al soffitto.
"Calma. Calmati Ana".
Dovevo buttar giù un piano, ma ancor prima, dovevo cercare George.
Mi alzai dal letto come potevo, raggiungendo velocemente l'armadio, sfilandovi ancor più velocemente un maglioncino , una gonna, un paio di calze di fortuna, l'intimo ed i miei stivaletti.
Poi, uscii dalla stanza rintanandomi in bagno, spicciandomi, presa da una furia cieca , a prepararmi.
In poco, pochissimo tempo, ero fuori.
"Bene". Proferii sicura, a me stessa.
Sapevo dov'era camera sua. Sapevo anche che lui era rintanato li, che la notte prima era stato a caccia.
Avevo imparato che i vampiri come loro, si nutrono un giorno si ed uno no, perchè non hanno fretta di rubare delle vite. Non come lui. Non come Alexander che uccideva quotidianamente donne innocenti.
Era disprezzabile, ripugnante...

-Svegliati!-. Esordii ad alta voce sbattendo l'anta della porta contro il muro.
Il vampiro sobbalzò sul posto , sollevandosi dal materasso spaventato.
-Come cazzarola ti viene in mente di svegliarmi così?!-. Gracchiò isterico.
Lo guardai storto.
-Dobbiamo parlare...Anzi, dobbiamo pensare ad un piano-. Proferii gelidamente.
Mi scrutò.
-Sei veramente sicura di ciò che mi stai chiedendo?-. 
-Si. Ne sono certa.-.
Si portò seduto con le braccia "morbide" fra le gambe incrociate.
Chiusi la porta alle mie spalle e lo raggiunsi al bordo del letto, prendendo posto difronte allo stesso.
Alzò appena lo sguardo e subito, notai che guardava i due fori sulla parte sinistra del mio collo.
Mi vergognai, tanto che per un attimo un gesto riflesso, portò la mia mano in alto, per coprirli. Però, mi fermai.
Lui doveva vedere. Lui doveva essere dalla mia parte e capire che io ero dalla sua. Capire che finalmente gli credevo.Che Alexander era come lui me lo aveva descritto.
-E' stato lui non è così?..-. Mormorò appena, accennando un sogghigno colorato d'ovvietà.
Bastonai lo sguardo.
Il silenzio rispose per me.
-Voglio sapere di più su quella storia.-. Cambiai discorso. 
-Credo che sia tutto vero. La storia di lui e suo fratello, di Joshua ed Allison. Credo...A tutto ciò che mi hai detto..-. Aggiunsi ancora senza permettergli di interrompermi.
-Lui mi ha nascosto così tanti dettagli, troppi, per una persona limpida come me. Adesso basta.-. 
-Hai tutte le ragioni di questo mondo a voler conoscere la verità...Ma Ana, tu sai che forse questo ti farà soffrire molto più di quanto tu non soffra già e  che, molto probabilmente...Ti porterà alla follia?-.
Captai nelle sue parole, la voglia di farmi cambiare idea. Il pericolo per ciò che avevo chiesto.
La sua immensa paura.
-No. Forse nemmeno so cosa mi aspetterà dopo, ma io , nel dubbio, non ci voglio più stare..-.
Sorrise debolmente.
-Sei una pazza...-. 
Si gettò di schiena, all'indietro.
-Avevi la possibilità di scappare...Io ti avrei coperta...-. Sembrava un sorriso immensamente triste quello che giaceva sulle sue labbra, mentre mi parlava.
Lo stesso sorriso ferito, che hanno tutti coloro che vedono fallire ancora una volta, tutte le buone azioni.
-Lui...Mi troverebbe. Esattamente come gli END ci avrebbero trovati, se fossimo rimasti in quel paesino.
E cercherebbe il mio sangue, mi cercherebbe capisci?! Da esseri come lui non si scappa. La fuga è solo una condanna a morte...-. Mormorai in un filo di voce tremante.
-Io ti avrei protetta...-. Insistette pacato.
-Tu..Non..No, infatti, non ci saresti riuscito. Per quanto forte tu possa essere la sua sete di potere è invincibile. L'ho visto combattere. So di che pasta è fatto...-. 
Si sollevò di nuovo lasciando rimbalzare le sue iridi su di me.
-Ah si? ...E me? Tu mi hai mai visto combattere?-.
Sorrisi.
-No, ma non lascerei che  nessuno mai, possa farti del male chiedendoti di farlo per me..-. 
Le sue pupille si dilatarono leggermente mentre la sua espressione si faceva sempre più incredula.
-E' la frase più bella che mi abbiano mai detto sai...-. 
-E' solo la verità. Non credere però che io ti ami. Non è così.-. Tornai distaccata.
-Ah! Lo so. Tranquilla, non mi sono mai fatto di questi film. E' solo che...Non lo so, tu sei così dolce ed ingenua, ma hai anche in te , uno spirito ribelle , guerriero...Tu sei un mix..Il mix perfetto..Ed io, mi sento sin troppo legato a te. Non ti saprei nemmeno spiegare il motivo in realtà-. Si grattò il capo, imbarazzato.
-Ed io non so spiegarti perchè...Nonostante tutto ti creda e ti voglia proteggere..-.
Con uno slancio di bacino, raggiunse me , sino a che i nostri volti, non potessero essere più lontani di due spanne.
-Sei così piccola vista così...-. Mormorò dolcemente.
Era la parte che avevo sempre cercato in Alexander, quel vampiro.
-Dimmi Ana..Perchè non hai paura di me?..-. 
-Perchè tu sei...Diverso..-.
-E se io ti mordessi?-. Lentamente le sue iridi si fecero luminescenti , circondate di uno spesso bordo nero.
Respirai appena.
-Non lo faresti.-. Dissi con un sottile sibilo di voce.
I suoi canini si allungarono lentamente, tanto che potei seguire con lo sguardo la loro crescita.
-Cosa ti rende così sicura?..-. Si avvicinò maggiormente ed il suo respiro mi increspò la pelle del collo.
-...Tu....Mi hai protetta..Tu..Non mi faresti mai del male..-. Serrai le palpebre.
Lo sentii tirarsi indietro e poi ancora, sotto di me, le molle oscillare. Si alzò.
-Ti invidio sai..Hai coraggio da vendere.-. Proferii tornando al suo solito tono di voce.
-Ma ammettilo, per un attimo hai avuto paura..-. Aggiunse , sottile, beffeggiandomi sfottente.
Lo seguii con lo sguardo.
-Si. Ho avuto paura, ma solo per il male che ho provato la scorsa notte..-.
-Ah-ah! Bugiarda!-. Dondolò la voce antipaticamente, mentre si versava del Whisky in un bicchiere.
Nuovamente l'istinto omicida tornò ad accrescere in me.
-Ok! Adesso puoi finirla con questi giochini infantili e pensare ad un piano per smascherarlo? Grazie!-. Lo freddai acida.
-Oh....Agli ordini..-. Sbuffò.
Poi afferrò qualcosa sfilandola da un cassetto.
-Questa...E' la piantina della casa..-. Mi sbatté davanti un pezzo di carta color sabbia, sgualcito. Puzzava di muffa.
-E questo?-. 
Sogghignò compiaciuto.
-Pensi che non avevo calcolato questa parte?-.
-Quale "parte"?-.
-Tu che mi chiedevi aiuto. Sapevo che saresti venuta e ...Sta tranquilla, ho già in mente un piano...-.
Mi lasciò di stucco, senza parole.
-I...I miei complimenti...!-. Ero del tutto sorpresa.
-Grazie, grazie...Ora stammi bene a sentire però..-.Si accomodò difronte a me.
-Questo è il corridoio a ferro di cavallo delle stanze da letto..-. Mi indicò un pezzetto di disegno sulla "mappa".
-Questa invece, è la rampa di scale che porta in camera tua..-. Portò il dito più in su.
-E questa...E' la porta del suo studio...-. Indicò una porticina poco distante dalla mia stanza.
Restai sgomenta. Io quella porta non l'avevo mai vista.
-No. La piantina è sbagliata. Non c'è, che una libreria in quel punto...!-.Gli feci notare portando a lui lo sguardo.
Sorrise spavaldo.
-Dici che...-. Restai sgomenta
-Si...Ana..Brava. E' dietro quella libreria che giace lo studio di Alexander...O meglio il suo laboratorio..-.
-Laboratorio?-.
-Oh beh, non mi vorrai di certo dire, che in quel posto sotto terra, lui vada a leggersi libri...!-.
-Eh no, infatti!-. 
-Ecco. Appunto. Per questo, tu andrai li sotto e cercherai la tua verità..-.
-IO COSA?-. Gettai un urlo.-. Non dovevamo essere in due?!-.
Si tappò un orecchio all'istante.
-E farci scoprire? Credi che Alex non sappia che ci parliamo?-.
Sospirai rassegnata.
-Ok. E se mi trova?-.
 Alzò le mani come per tirarsi via da ogni responsabilità.
-Dovrai tu, essere così brava, da non farti scoprire..-.
Insomma tutto il peso della questione era stato magicamente scaricato su di me!
-D'accordo. Andrò io li sotto...E lo farò questa notte!-. Mi alzai di scatto.
Venni repentinamente rigettata a sedere.
-Ehy-ehy-ehy..Non così in fretta. Lui questa notte non uscirà a cacciare. Ha già bevuto il tuo sangue e...A conti fatti, sarà proprio li sotto che si rintanerà...Aspetta domani notte, lo porterò io a cacciare..-.
Abbassai lo sguardo delusa.
-Come vuoi...-.
-Su! Adesso non appendere quel muso...-. Mi abbracciò facendomi cadere sul materasso, fianco a fianco con lui.
-Ehy!-. 
Rise.
Eccolo che nuovamente ribaltava le carte in tavola e mi regalava n attimo di sollievo.
 Non so , forse lui, se ne approfittava anche, ma infondo ,che male c'era ad essere felici in due?
-Ho paura sai?-. Mormorai in un filo di voce, coprendomi il volto con l'avambraccio.
-Tutti hanno paura delle verità...Delle conseguenze...-.
Già, le conseguenze. Quante ne avevo sopportate in vita mia?
Ogni azione, ogni evento, ogni situazione per quanto plasmabile possa essere, ne porta dietro se un'infinità..
-Io, credo di averne troppa...-.
...E sono proprio loro, a modificare il corso degli eventi.
"Ogni azione ha una reazione uguale e contraria". Il principio della dinamica, al fin dei conti non è molto diverso.
"Ogni atto compiuto ha una causa ed un effetto uguale o contrario." 
Si può litigare per un certo motivo, chiarire o odiare.
Si può amare alla follia, spegnere tutto o farlo per sempre .
Si può soffrire per un periodo e poi dimenticare o lo si può fare per tutta la vita...
Esattamente come era capitato ad Alexander.
-Hai anche "troppo" da affrontare. La tua, è solo la giusta paura...-. 
-E se sbagliassi? Se andasse qualcosa storto, oppure non fosse vero nulla? Cosa accadrebbe?-. 
Avrei perso tutto ancora..
-Smettila di farti mille paranoie. Vivi le situazioni per quelle che sono.-. Mi scoprì il volto, allontanando poi, anche una ciocca della mia frangetta.
-Sei forte...Tu e solo tu, ce la puoi fare.-.

Era arrivato il momento.
La resa dei conti. Alexander, quale mistero mi aveva nascosto? Ed una volta scoperto che ne sarebbe stato di me?
   
 
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