DISCLAIMER: Ho chiesto a Masashi
Kishimoto di cedermi i diritti di "Naruto" e i suoi personaggia ma
lui ha rifiutato… chissà
perché… xD
I personaggi hanno un’età compresa tra i 17 e i 18
anni, per cui sono
maggiorenni. Purtroppo a pubblicare questa storia non guadagno una
cicca, ma se
proprio volete mandarmi dei soldi sono a vostra completa disposizione
24h su
24! XD
Capitolo
Uno
Era una
monotona e fredda mattina di fine Settembre e, come al solito, un
ragazzo dai
biondi capelli color del grano e dagli occhi talmente azzurri da far
invidia
anche al cielo più limpido e sereno, correva a perdifiato
per le vie della sua
città natia, Konoha.
«
Dannazione, dannazio- Oh, mi scusi! Permesso, permesso! »
gridò, facendosi
largo tra la folla della stazione e riuscendo per un soffio a prendere
l’ultimo
treno.
Proprio
non riusciva a capire perché, proprio quella mattina, la sua
sveglia avesse
potuto rompersi. Eppure era più che sicuro di averle
cambiato le batterie poco
tempo fa…
D’accordo,
forse il “poco tempo fa” in questione doveva
risalire a circa due, forse tre
mesi prima, visto lo stato di decomposizione in cui aveva trovato
quest’ultime,
ma perché proprio quella
mattina la
sveglia doveva porre fine alla sua esistenza? Cosa gli aveva mai fatto
di male?!
Ne era
più che certo, se fosse arrivato di nuovo in ritardo Iruka
Umino - il suo
amato-odiato professore di storia - non gliel’avrebbe fatta
passare di nuovo
liscia e l’avrebbe irrimediabilmente mandato, per
l’ennesima volta da quando
aveva iniziato il suo ultimo anno in quell’istituto, da
quella vecchia megera
della Preside… e allora si che sarebbe stato in guai seri!
Il
ragazzo ricordava ancora perfettamente quando per punizione, durante lo
scorso
anno, Tsunade gli aveva fatto pulire l’intero cortile
scolastico da solo… in
poche parole, aveva passato un intero pomeriggio in compagnia di foglie
secche
e del vento freddo che soffiava inarrestabile, facendo svanire, per
l’appunto,
come foglie al vento il suo
lavoro…
gli tornavano i brividi solo a pensarci!
Correndo
a perdifiato, il ragazzo continuò la sua corsa scatenata per
altri cinque
minuti buoni, fino a quando, tra gli spintoni e i vari insulti della
gente, non
riuscì ad arrivare davanti ad un enorme edificio che, con le
alte mura in
pietra ed il gigantesco giardino a circondarlo, assomigliava molto
più ad una
grande reggia che ad un istituto scolastico.
Eppure
quella era proprio la Konoha School of
Arts – come citava a caratteri cubitali la targa
dorata appesa vicino al
cancello in ferro battuto dell’entrata
-
una delle più importanti e famose scuole tra gli istituti
artistici del mondo e
che si vantava di avere molti degli insegnanti artistici più
prestigiosi e
importanti di tutto il globo.
Il
ragazzo rimase fermo ad osservare quell’edificio per qualche
secondo, immobile
e ansimante come ben poche volte era stato. Dopo aver riacquistato un
po’ di
fiato ed essersi asciugato la fronte imperlata di sudore,
però, Naruto riprese
quasi immediatamente la stessa corsa sfrenata di poco prima,
percorrendo
velocemente il lungo viale alberato e fiondandosi come una furia
all’interno
dell’edificio.
Dopo
essersi cambiato le scarpe ed aver posato le sue al solito posto,
salì a due a
due i gradini delle scale fino al terzo piano, rimanendo scioccato
quando,
arrivato davanti alla sua aula, trovò la porta chiusa.
« Cazzo
», imprecò tra i denti mentre estraeva
frettolosamente il suo cellulare dalla
tasca della divisa e controllava l’ora. Le otto e un quarto.
Aveva quindici,
dannatissimi, minuti di ritardo!
Ormai
rassegnato ad una nuova punizione, dopo aver pregato gli dei per una
qualche
grazia divina, il biondo cercò di sistemare alla
bell’e meglio la stravolta
divisa scolastica ed i capelli arruffati, per poi farsi coraggio ed
aprire con
un secco movimento la porta.
Non
appena ebbe la completa visuale della sua classe, Naruto rimase
incantato per
qualche minuto, gli occhi azzurri fissi sulla cattedra vuota a pochi
metri da
sé. Non poteva crederci: il professore non era ancora
arrivato!
Sospirò,
sollevato. Le foglie, per il momento, avrebbero dovuto aspettare,
pensò mentre,
spossato, si trascinava verso l’ultimo banco della fila
adiacente alle finestre
e lasciava pesantemente cadere la borsa ai suoi piedi.
« Ehi,
ritardatario! Non si saluta? » lo salutò
ironicamente un suo compagno di
classe.
«
‘Giorno, Kiba » ricambiò il saluto,
soffocando uno sbadiglio proprio nel mentre
si voltava verso l’altro, che lo guardava con un sorriso
sghembo dipinto sul
volto e le braccia incrociate sotto al petto. Kiba Inuzuka, suo
migliore amico fin
dai tempi dei pannolini, era uno strambo ragazzo della sua stessa
età, con
corti capelli castani accuratamente scompigliati e due insoliti
tatuaggi
rettangolari di colore rosso sotto agli occhi, anch’essi di
un inconsueto
colore tendente al dorato. Si erano conosciuti in tenera età
grazie ai loro
genitori, grandi patiti dell’ora del tè e delle
colazioni in compagnia, e da
allora non si erano mai separati, per nessun motivo, ritrovandosi quasi
inevitabilmente a frequentare le stesse scuole, le stesse amicizie e a
praticare gli stessi interessi.
Naruto
sbuffò, lasciandosi cadere pesantemente sulla sua sedia
nello stesso momento in
cui il suo migliore amico si sistemava al suo rispettivo posto, proprio
di
fronte al suo.
«
Vorrei proprio sapere come fai a non arrivare mai in orario, amico.
»
« Ed io
vorrei proprio sapere da dove la tiri fuori tutta questa ironia di
primo
mattino, amico…
»
« Ah ah
ah… molto spiritoso, davvero. Ad ogni modo, penso proprio
che tu oggi abbia
ufficialmente stabilito il tuo miglior record degli ultimi due anni.
Quindici
minuti di ritardo… wow. Io non ci sarei mai
riuscito. »
« Non è
colpa mia, idiota. » borbottò il biondo in
risposta, seppellendo la testa nella
borsa ed iniziando a tirare fuori tutto l’occorrente per la
prima ora di
lezione. « È colpa di quella maledetta bastarda di
una sveglia! A quanto pare
oggi dovrò andarmene a comprare un’altra, visto
che si è rotta… »
« Di nuovo?! »
« Già…
»
« Dio,
Naruto, non sai tenere una sveglia in vita per più di tre
mesi! Se continuerai
così, le toglieranno tutte dal commercio mondiale solo per
colpa tua! »
« Kiba,
ti sto odiando... »
« Si,
certo, certo, come no… » lo sminuì
Kiba, accompagnando le sue parole con un
flebile gesto della mano. Naruto lanciò
un’occhiataccia all’amico per poi
scuotere la testa, sconsolato. Lasciò che i suoi occhi
lasciassero la figura
esuberante di quest’ultimo e cominciò a guardarsi
intorno, cercando tra i vari
compagni la figura del terzo membro del suo trio.
« Ehi,
ma dov’è Shikamaru? » chiese dopo un
po’ a Kiba. « Non dirmi che ha marinato di
nuovo le lezioni per rimanere in terrazza a guardare le nuvole come suo
solito!
»
Naruto
conosceva bene Shikamaru Nara e sapeva anche della grande passione che
il suo
amico provava per il “dolce far niente”.
Semplicemente Shikamaru era solito
mettersi steso su un prato e dormire per ore… oppure passava
quest’ultime,
appunto, ad osservare le nuvole.
Una
volta Naruto ci aveva provato anche lui, così, per
curiosità, me non aveva resistito
neanche cinque minuti. In una sola, semplice parola: noioso.
« No,
oggi ha deciso di spirare sul suo banco. »
ridacchiò il castano mentre con
l’indice della mano destra indicava il soggetto della loro
conversazione che,
sentendosi chiamato in causa, alzò stancamente una mano
nella loro direzione in
segno di saluto, continuando comunque a rimanere con la testa
abbandonata sopra
la sua borsa, improvvisata a mo’ di cuscino.
«
Buongiorno anche a te, Shika! »
«
Allora, Uzumaki? » lo richiamò immediatamente
Kiba, scuotendolo per un braccio
per attirare la sua più totale attenzione.
«
Allora cosa? »
« Dio…
Oggi? Sveglia? Centro commerciale? Ti dicono niente tutte queste parole
insieme? »
Naruto
alzò gli occhi al cielo e rise, ma non fece in tempo a dire
nulla che la porta
della classe si aprì all’improvviso, lasciando
entrare il professor Umino, un
uomo che da poco sembrava aver superato la trentina e che si
distingueva tra la
folla di insegnanti per i lunghi capelli sempre legati in una bassa
coda e per
la lunga e misteriosa cicatrice che gli percorreva orizzontalmente il
volto
all’altezza del naso.
«
Buongiorno ragazzi! » salutò questo mentre si
affrettava a firmare il registro
di classe e gli alunni si sedevano ai loro posti. « Scusate
il ritardo, ma ho
avuto alcune faccende da sbrigare, ed ho una comunicazione da parte
della Preside
da riferirvi, quindi per cortesia fate silenzio. »
spiegò rovistando tra le sue
cose e tirandone fuori alcuni fogli, sospirando non appena ebbe finito
di
sistemare il tutto e riuscì finalmente a sedersi sulla sua
sedia per qualche
secondo di riposo. Osservò i suoi alunni con attenzione,
sorridendo nel vederli
guardarsi tra loro in cerca di risposte, curiosi di sapere la
novità del
giorno, e poi sospirò di nuovo, guardando quel plico di
fogli che dal tavolo
gli trasmetteva l’arrivo di un insieme di cattive notizie e
nient’altro.
« Allora,
ragazzi, mi è stato detto di riferirvi che da domani, e
molto probabilmente
fino alla fine dell’anno, avrete dei nuovi compagni di classe
e-»
Come
Iruka si era aspettato, nella classe scoppiò il caos.
« Nuovi
compagni di classe? E sono più di uno?! » chiese
sconcertato qualcuno, subito
seguito da altri.
«
Ragazzi, per favore! »
Naruto
assistette all’intera scena in religioso silenzio,
limitandosi a far vagare lo
sguardo tra i vari compagni di classe e ad assumere
un’espressione perplessa
nell’udire i commenti scocciati di Kiba, che non la smetteva
di “che gran
rottura di palle sarebbe stato avere altre persone presuntuose e
permalose tra
i piedi” e di scrocchiarsi le dita delle mani con fare
nervoso. Sospirò,
voltandosi verso la finestra ed osservando disinteressato il mondo al
di fuori,
per niente emozionato o sconvolto.
Probabilmente
sarà qualche raccomandato
figlio di papà,
pensò soltanto quando i suoi occhi
incrociarono la figura di un passerotto, che sul ramo
dell’albero vicino saltellava
da un punto all’altro.
Naruto
non aveva mai visto di buon occhio quella scuola, se proprio doveva
essere
sincero. Non di certo per la struttura organizzativa o per
l’ottimo corpo
docenti che la mandava avanti, ovviamente, ma per tutti gli odiosi
figli di
papà che la frequentavano pur non eccellendo particolarmente
nelle discipline
che con tanto impegno dicevano di studiare.
Altra
cosa che odiava, poi, era il fatto di essere costretto a frequentare
quel posto
contro la sua volontà.
Nella Konoha School of Arts,
infatti, Naruto
Uzumaki era famoso
per essere l’unico studente
a non eccellere in nessuna disciplina musicale e a non frequentare
alcun tipo
di lezione che riguardasse questo ambito e, proprio per questo motivo,
era fin
da sempre stato catalogato come “diverso” dagli
altri suoi compagni – altro
punto a sfavore per loro.
Ma
Naruto non se l’era mai presa, rimanendo sempre in silenzio
ai vari insulti e
alle voci che giravano sul suo conto. Dopotutto… cosa
potevano saperne loro?
Loro che erano lì solo per diventare
“famosi”, per diventare
“qualcuno”, e non
per fare ciò che amavano? Loro che si erano limitati a
catalogarlo come un
buono a nulla, fermandosi alle apparenze, non chiedendosi il perché della sua presenza
lì?
Poveri
stolti…
Il
passerotto volò all’improvviso, interrompendo la
linea dei suoi pensieri
proprio nello stesso momento in cui il professor Iruka richiamava la
classe
all’ordine, facendo cessare tutti quegli schiamazzi.
«
Ragazzi, fate silenzio adesso! Parleremo di ciò e
risponderò alle vostre
domande al momento opportuno. Adesso prendete i libri ed apriteli a
pagina
duecentotrentacinque. »
«
Arrivederci, signor Uchiha, ci vediamo domani. » lo
salutò una voce femminile
dalla stanza, ma il ragazzo non rispose, uscendo definitivamente
dall’ufficio
con passo sicuro e richiudendosi la porta alle spalle. Percorse
rapidamente il
corridoio e scese la prima delle quattro rampe di scale che era stato
costretto
a salire per raggiungere l’ufficio della Preside di
quell’inutile posto, non
smettendo di chiedersi come avesse potuto farsi convincere a
frequentare quella
scuola da quattro soldi in un momento così pieno
com’era la sua vita in quel
momento.
«
Sasuke-kun! »
Sasuke
Uchiha, questo era il nome del ragazzo, fece giusto in tempo a voltarsi
e ad
intercettare il fulmine rosse che come una furia si dirigeva nella sua
direzione, prima di schivarlo con eleganza e lasciare che questo si
scontrasse
con il pavimento.
« Ahi!
» si lamentò la ragazza dai lunghi capelli rossi
lunghi fino alle spalle che
aveva appena evitato, massaggiandosi il sedere che aveva appena
sbattuto a
terra. « Sasuke-kun, non dovevi evitare il mio abbraccio!
»
Certo…
così adesso avrei dovuto esserci io al
posto tuo, no?
Ironizzò tra sé e sé il ragazzo,
osservando
senza alcuna espressione quella che, per sua sfortuna, era la sua
manager
mentre, dopo aver raccolto i suoi occhiali dalla montatura nera ed
esserseli
rimessi sul naso, si alzava dal pavimento, sistemando il corto completo
nero
che fasciava il suo corpo.
«
Sasuke-kun, ho appena finito di parlare con Iruka Umino, il tuo nuovo
professore di storia, e mi ha detto che non dovrebbero esserci problemi
con le
stupide ragazzine petulanti che frequentano questa scuola. E poi ci
penserò io
a proteggerti! »
Già,
e chi mi proteggerà da te?
Sasuke
alzò gli occhi al cielo, indossando velocemente il berretto
nero ed il paio di
Ray-Ban che aveva infilato in tasca un’ora prima. «
Vado in centro, tu torna
pure da sola ed avverti il capo. » dichiarò
incominciando ad incamminarsi verso
l’uscita.
« Eh?
Che bello, abbiamo un appuntamento! »
Sasuke
strinse i denti, infastidito, e stava per mandarla al diavolo quando
delle
urla, provenienti evidentemente da qualche classe, attirarono
l’attenzione
della rossa, permettendogli di filarsela.
Quella
giornata era in assoluto da catalogare come una delle peggiori della
sua vita.
***
Tutti,
tranne due ragazzi che, camminando lentamente e senza far troppo caso
alle
strane occhiate indirizzategli dagli altri studenti, raggiunsero il
cortile ed
uscirono dalla scuola.
«
Professore del cazzo! Per colpa sua dovrò rimanere tutto il
fine settimana
rinchiuso in casa a studiare matematica se non voglio tenermi quello
schifosissimo cinquantacinque! »
« Kiba,
sapevi che oggi c’era il compito… potevi pensarci
prima a studiare. »
« Ma
finiscila, Naruto! Come potevo studiare quando in TV davano il concerto
live
dei Gazette?! E poi senti un po’ da che pulpito…
hai preso solo un punto in più
di me, non sei mica un genio. »
« Sì,
però ho pur sempre avuto un volto più alto del
tuo. In matematica. »
precisò il biondo, facendo infuriare l’amico.
« Sì
certo, come no! »
« A
proposito, come mai Shikamaru non è venuto? Se non mi
sbaglio oggi non aveva
lezione, visto che il suo professore si è dato malato.
»
« Già.
Ma a quanto mi ha detto ieri, i suoi genitori gli hanno chiesto di
tornare
prima a casa per badare a Yuko-chan mentre loro andavano a fare spese.
»
Naruto scoppiò
a ridere, mettendosi una mano sulla bocca per non attirare troppo
l’attenzione
dei passanti. « Oh mio Dio, mi immagino proprio come
baderà a lei… legherà la
poverina ad una sedia, gli metterà un cerotto sulla bocca e
poi si butterà sul
divano a sonnecchiare. Un classico! »
« Già…
povera Yuko-chan, chissà cosa avrà mai fatto di
male per meritarsi un fratello
del genere. » concordò Kiba assumendo una falsa
espressione di compatimento,
per poi cambiare completamente umore e sfoggiare un sorriso a trentasei
denti.
« Piuttosto, sbrighiamoci Naruto, dai! Il negozio di musica
mi aspetta, non posso
farlo aspettare! »
«
Scusa, ma non stavamo andando in centro perché io ho bisogno
di una svegli
nuova? »
«
Certo, certo! Come no! » rispose l’altro, e in men
che non si dica il biondo si
ritrovò arpionato per un braccio e trascinato da Kiba verso
la stazione.
Arrivarono
in centro che erano ormai le cinque passate e, dopo essersi fermati un
attimo
in un bar a mangiare un gelato, nonostante fossero a metà
Novembre, i due
cominciarono a girovagare per i negozi. Non ci volle più di
un paio di minuti
prima che Naruto riuscisse a trovare un posto abbastanza carino, in cui
venivano venduti molti oggetti decorativi per la casa ed altre cose
che, senza
alcun dubbio, dovevano essere indirizzati più ad una
clientela infantile,
piuttosto che a ragazzi della sua età.
Pupazzi
di varie grandezze, peluche, lampade dalle forme più strane,
migliaia di
portachiavi di diverso tipo… in pochi erano a saperlo, ma,
bé, lui adorava
quelle cose!
Rimasero
al negozio per parecchi minuti, finché il biondo non
trovò una sveglia a forma
di una rana verde, molto simile a quella che possedeva prima.
« Ehi
Kiba, non trovi anche tu che questa sveglia assomigli a Gama-chan?
» chiese
questo osservando con uno sguardo tra l’adorante e
l’ammirato l’oggetto che
teneva in mano.
Kiba lo
guardò accigliato. Naruto aveva dato un nome alla sua
sveglia? La sua sveglia
aveva un nome?! Ma stava scherzando, vero?
« Sì,
sì, certo… è un’ora che
salti da una parte all’altra del negozio urlando
“che
carino” ovunque! Sembri una ragazza, cazzo! Prendi quella
cavolo di sveglia e
sbrighiamoci ad andare al negozio di Cd! » lo
sgridò esasperato, voltandosi e
dirigendosi come una furia verso l’uscita.
Naruto
sbuffò sonoramente, scocciato, e si diresse a grandi falcate
verso la cassa,
dove una ragazza dall’aspetto molto gentile lo accolse con un
gran sorriso
sulle labbra.
«
Buongiorno. »
«
Buongiorno! Prendo questi. »
« Bene,
devo fare un pacchetto regalo? »
« Oh,
no, ecco… sono per me. » rispose il biondo
imbarazzato. Proprio mentre prendeva
i soldi dal portafoglio, però, la sua attenzione venne
attirata da degli strani
portachiavi colorati, ognuno dei quali era a forma di un nome diverso.
Naruto
li osservò per qualche secondo, scorrendo l’intero
espositore con gli occhi
fino a quando non trovò anche il suo, che aveva al suo
fianco una piccola volpe
.
Che strana
coincidenza,
pensò
tra sé mentre prendeva tra le mani l’oggetto e lo
porgeva alla cassiera.
« Ehm…
senta, scusi, prendo anche questo. »
«
Certamente! »
Naruto
pagò velocemente e poi si diresse fuori dal negozio, dove un
Kiba alquanto
impaziente l’aspettava battendo nervosamente un piede sulla
strada e
controllando in continuazione l’orologio. Se solo avesse
avuto una coda
vaporosa sul fondoschiena e delle lunghe e candide orecchie bianche
sulla
testa, pensò Naruto, sarebbe stato la perfetta
rappresentazione del famoso
coniglio di “Alice nel Paese delle Meraviglie”.
« Ce
l’hai fatta! Pensavo di dover chiamare i soccorsi per venirti
a recuperare,
brutto idiota! » si lamentò questo, per poi
cominciare a dirigersi a passo
spedito verso il negozio di musica in fondo alla strada.
« Ma si
può sapere cosa devi comprare così urgentemente?
E non chiamarmi idiota! »
rispose a tono, velocizzando la sua andatura per riuscire a stare al
passo con
l’altro.
Kiba
ghignò.
« Lo
vedrai quando arriveremo. »
To
be continued…