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Autore: Sayurii    16/03/2016    0 recensioni
Quel dolore dilaniante che provai leggendo quei messaggi scambiati con donne di cui non si sapeva la provenienza ancora lo ricordo, ancora ricordo il singhiozzare di mia madre che si sfogava per l'evidente strazio che provava, ancora mi fa male, ancora ne ho paura.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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16/03/2016, Mercoledì,

Stamattina sono rimasta a casa per poter studiare la materia che tanto non sopporto e su cui domani dovrò fare un compito di riparazione, economia politica. Svegliatami alle 9 e mezza, ma alzatami tardi come sempre, ho iniziato a studiare mentre nella mia testa c'erano solo pensieri su quanto io non volessi farlo. È un bel po' di tempo ormai che nella mia mente balenano frasi di sconforto, ragionamenti sulla vita che conduco. Penso spessissimo che non sopporto essere una studentessa, non reggo la costante pressione di andare a scuola ed essere etichettata come una buona a nulla da qualcuno che mi vede soltanto dal lato scolastico, non sopporto il dover fare qualcosa che non mi piace, non sopporto dover studiare qualcosa che non mi piace. La scelta fatta da me ben 4 (forse 5) anni fa, al momento di scegliere la scuola che avrei voluto frequentare dopo le medie, ogni giorno mi si ritorce conto, facendomi capire quanto mi sbagliassi sul mio conto. Tralasciando questo e tornando ad oggi, nel primissimo pomeriggio sono andata a fare un trattamento da Alessandra (mia cugina) alquanto strano, sinceramente non so se faccia effetto o meno, ma tanto serve a lei per fare pratica quindi perché no. La cosa strana di questo trattamento è successa ieri però, durante le sedute di solito io dormo, soltanto che ieri non riuscivo a farlo perché accadeva che smettessi di respirare e dovevo svegliarmi per riprendere fiato. Da li ho iniziato a pensare cosa sarebbe successo se fossi morta. Non nascondo che ripensandoci mi piacerebbe sperimentare la morte, mi incuriosisce il fatto che tutti pensino sia una cosa brutta. Si, lo so, starete dicendo che se si appartiene ad una determinata religione ci si reincarna, e quindi non si muore mai, oppure che non si può morire perché si vivrà sempre nel ricordo dei cari. Tutte stronzate per come la vedo io. Si sa che quando un individuo muore, non ci sono santi che tengano, prima o poi verrà dimenticato. Ebbene io vorrei sperimentare la morte perché non si sa mai, magari si sta davvero molto meglio che da vivi, magari è tutto più tranquillo e pacifico o magari ci si ritrova davanti al nulla più totale. Dal mio punto di vista, dalla vita che conduco, da come mi trovo in questo momento, non credo sarebbe tanto male la morte in fin dei conti. Sono tornata a divagare però, stavo raccontando della mia giornata perché questo in fin dei conti è un diario, sono le mie memorie. Le scrivo ogni qualvolta mi succede qualcosa di spiacevole, ogni qualvolta ho qualcosa per cui vorrei piangere disperatamente, ma per cui non posso farlo. Qualcosa che proprio dentro mi provoca un dolore lancinante, come se qualcuno mi stesse ferendo. Ho provato a tenere un diario cartaceo, ma con il passare del tempo ho capito che non era roba per me. Qualche mese fa, o parliamo forse di quest'estate, non ricordo bene, avevo avuto uno sfogo simile a questo, ma si trattava per lo più di frasi scritte con una metrica da poesia. Riguardavano il ripetuto tradimento di mio padre nei confronti di mia madre. Quel dolore dilaniante che provai leggendo quei messaggi scambiati con donne di cui non si sapeva la provenienza ancora lo ricordo, ancora ricordo il singhiozzare di mia madre che si sfogava per l'evidente strazio che provava, ancora mi fa male, ancora ne ho paura. Si, perché ne avevo paura. Avevo sempre pensato di essere fortunata perché vedevo i genitori dei miei amici che spesso e volentieri litigavano, divorziavano, tradivano, picchiavano. Ed io mi sentivo fortunata, ero felice che andasse tutto bene. Mai dolore fu così forte come nel momento in cui lessi quei messaggi, mai avrei potuto pensare che mio padre, uomo che stimavo e a cui volevo bene, avrebbe fatto una cosa del genere. Tutto ciò in cui credevo cadde come un castello di carta, l'unica cosa che credevo mi avrebbe sorretto per sempre, anche nei momenti difficile, si era rivelata la cosa più fragile di tutte, ed avevo paura che con la rottura di questo status quo tutto sarebbe andato in rovina. Non so come, non so perché, ma in qualche modo sembra essere andato tutto apposto, anche se una cosa rotta non tornerà mai apposto. La fiducia che mia madre stessa riponeva in lui non è mai tornata del tutto. Quello di cui volevo scrivere stasera però è un fatto molto più leggero per certi punti di vista. Lo ammetto, mi fa male, non quanto il tradimento ma mi fa comunque male. Nella mia famiglia da quanto io ricordi non c'è mai stata l'usanza di lodare i progressi oppure premiare qualcosa di buono che veniva fatto, e non c'è tutt'ora. Non so cosa pensino i miei genitori quando lo fanno, non so se pensano di dire cose che potrebbero ferire, ma lo fanno e basta. Screditare, insultare, farmi capire quanto io sia una delusione, un fallimento, sono cose che fanno da sempre, e sono cose che da sempre mi fanno male. Non ho il coraggio di dire a voce alta che mi sono stancata dei continui trattamenti che mi riservano, non ho il coraggio di dire che la mia soglia di sopportazione sto per superarla. Vorrei far capire loro che non so quanto tempo potrò ancora reggere in questa situazione. Sento come se potessi rompermi in mille pezzi da un momento all'altro, proprio come si rompe un oggetto di cristallo quando lo si lascia cadere atterra. Cosa posso fare? La risposta è solo una però. Niente. Si prende ciò che ci viene dato, e purtroppo io devo tenere quello che mi è stato dato come tutti.

   
 
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