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Autore: Armitrael    16/03/2016    0 recensioni
Tratto dal Prologo (I)
-Torna indietro, c’è un altro modo- disse il giovane 
-Non c’è un altro modo, non c’è mai stato un altro modo- rispose lei distogliendo lo sguardo 
-Talisa e Caleb stanno bene, possiamo aggiustare tutto, Lysa- le tese una mano come a volerla portare di nuovo con se.
Come se, mano nella mano, le cose sarebbero potute tornare alla normalità.
Lei prese la sua mano ed i due si scambiarono un bacio pregno di tristezza. 
-Fidati di me- sussurrò la ragazza staccandosi dalle sue labbra per poi voltarsi; l’espressione del ragazzo rimase perplessa, dapprima, per poi mutare in stupita quando al suo corpo vennero pian piano a mancare le forze, le palpebre si fecero sempre più pesanti
-Lysa..- ebbe solo il tempo di sussurrare prima di cadere come corpo morto cadeva.
Genere: Azione, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4 Marzo 2016 



La confusione era tale da non permettere a Lysa di potersi orientare tra le piccole stradine da percorrere, non aveva la minima idea di dove stava andando ma ciò che sapeva era che doveva fuggire.
Le lacrime le offuscavano la vista, tanto che ciò la ostacolò diverse volte facendola inciampare
-Dannazione- imprecò la ragazza facendo forza su una caviglia malridotta.
-Lysa !- si sentì chiamare, la voce le era ovviamente familiare
-Lysa fermati, ti prego !- continuava ad urlare la voce dietro di lei, sempre più vicina. 
Fece appello alle sue poche forze e prese a correre al meglio delle possibilità, sentiva il gonfiore dei lividi che iniziavano a comparire, il dolore amplificato che dalla caviglia si estendeva su tutta la gamba e si faceva sentire come un grillo nel cervello; non si era ancora accorta di avere il pendente di Talisa nella mano sinistra, stretta in una morsa di necessità e disperazione.
Non si sarebbe mai perdonata per averlo preso in un modo così meschino. 
Le poche luci che illuminavano la via verso la chiesa sembravano attenuate ed offuscate dalle lacrime, sembravano ballare al ritmo dei suoi passi frenetici. Lottava per ogni respiro ma ciò non importava, si sarebbe riposata una volta arrivata a destinazione.
Sentì una mano afferrarle la spalla.
Si girò istintivamente.
Incrociò di nuovo quegli occhi castani, quegli occhi a cui non avrebbe mai potuto dire di no, quegli occhi che avevano abbattuto il suo muro di solitudine e l’avevano salvata dall’annegare
-Torna indietro, c’è un altro modo- disse il giovane 
-Non c’è un altro modo, non c’è mai stato un altro modo- rispose lei distogliendo lo sguardo 
-Talisa e Caleb stanno bene, possiamo aggiustare tutto, Lysa- le tese una mano come a volerla portare di nuovo con se.
Come se, mano nella mano, le cose sarebbero potute tornare alla normalità.
Lei prese la sua mano ed i due si scambiarono un bacio pregno di tristezza. 
-Fidati di me- sussurrò la ragazza staccandosi dalle sue labbra per poi voltarsi; l’espressione del ragazzo rimase perplessa, dapprima, per poi mutare in stupita quando al suo corpo vennero pian piano a mancare le forze, le palpebre si fecero sempre più pesanti
-Lysa..- ebbe solo il tempo di sussurrare prima di cadere come corpo morto cadeva.
La giovane spostò una piccola ciocca azzurra di capelli e si chinò sul ragazzo per poi posare la mano libera sul suo petto e chiudere gli occhi, pronunciò a bassa voce la formula che ormai aveva imparato a memoria ed osservò l’innamorato smaterializzarsi nella brezza notturna.
Guardò fugacemente l’orologio, mancava soltanto un’ora.

 
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4 Gennaio 2016
Caleb


Le luci della discoteca non permettevano alcuna comunicazione, d’altronde l’unico modo di poter farsi notare era ballare in pista nel mezzo della folla o flirtare al bancone degli alcolici.
Caleb aveva deciso di optare per la prima possibilità, poteva sentire l’energia fluire nella discoteca al ritmo di canzoni che avevano il solo scopo di scuotere i corpi che decidevano di prestarle attenzione; magari ognuno di loro poteva avere una storia spiacevole, dei macigni sul cuore, essere sommerso dai problemi, ma di notte nell’Heaven ‘n Hell tutti lasciavano le preoccupazioni assieme ai cappotti ed entravano nel locale con il solo scopo di evadere dalla pressante realtà.
Era proprio sulle note di un famoso pezzo da discoteca che si accorse del ragazzo che gli ballava proprio dietro, si erano già sufficientemente fissati al bancone mentre bevevano qualcosa ma nessuno dei due aveva deciso di farsi avanti; poteva sentire il suo volto che gli sfiorava il collo, la camicia ad un soffio dalla sua schiena, il respiro che gli accarezzava il dorso della testa.
Senza smettere di ballare si voltò e sorrise, i due ebbero il tempo di squadrarsi meglio per apprezzare ciò che vedevano. Caleb osservò, aiutato dalle luci che lampeggiavano ad intermittenza, gli occhi neri di un probabile ragazzo sulla trentina, capelli ordinati e barba piuttosto folta, castano scuro, che incorniciavano il volto; corporatura robusta e possente coperta da una camicia nera con ghirigori bianchi ed un pantalone scuro. 
Lui, più piccolo del suo attuale “compagno di ballo” portava un semplice maglione blu e grigio, di quelli larghi, ed un jeans blu chiaro; i capelli corti neri e gli occhi di un azzurro spento.
Entrambi si guardarono negli occhi, sorridendo.
La porta del bagno si aprì violentemente mentre i due presero a baciarsi in modo passionale, se non aggressivo. Il ragazzo bloccò Caleb con le spalle al muro e prese a baciarlo nell’incavo del collo, mentre lui andava a posargli le mani prima sul petto, poi sempre più giù fino alla cintura. 
-Io sono..- ma non ebbe il tempo di finire la frase che il giovane ragazzo dagli occhi azzurri riprese a baciarlo per poi spingerlo in una delle cabine del bagno. 

-Sei stato uno dei migliori di questa settimana, complimenti- disse il ragazzo dagli occhi neri accendendo una sigaretta, erano entrambi distesi su un letto, nudi ma avvolti nelle lenzuola scure, e la luna accennava una pallida luce nella stanza da letto buia.
Al ragazzo non piaceva la sua fisionomia, certo non poteva propriamente definirsi brutto ma lo avevano sempre descritto come un orso in miniatura con una faccia innocente, un tipo tenero, e ciò a lui non andava a genio.
-Di certo non sono stato male- la buttò lì Caleb facendo un tiro della sigaretta del compagno di notte
-Sei carino, che ne dici se approfondiamo di più questa cosa ?- chiese ironico l’altro, guardando nel vuoto e ripercorrendo gli elementi della sua camera da letto che ovviamente conosceva a memoria.
-L’unica cosa che vorrei approfondire adesso è la conoscenza di casa tua, c’è un bagno ?- chiese atono il giovane, l’altro gli indicò un corridoio che si apriva oltre la porta della camera
-Ultima porta in fondo- e vide sparire il più piccolo assieme ai vestiti che aveva lasciato ai piedi del letto prima del passionale rapporto. 
Ne uscì qualche minuto dopo, vestito e pronto per andare via 
-Te ne vai già ? Pensavo saresti rimasto per la notte- ammise il più grande spegnendo la sigaretta e guardando l’orologio che segnava le tre di notte, ma rimanendo sempre sul letto.
-Non dormo mai a casa di quelli che rimorchio, scusami, la strada la conosco- e fece per andare via. 
Arrivò alla porta di casa quando si fermò nell’udire la voce dell’altro 
-Comunque, io mi chiamo David- 
Tenne stretta la mano sulla maniglia dell’uscio per qualche secondo, prima di girarla ed uscire, lasciandosi una delle tante avventure di una notte alle spalle.
Solo quando Caleb fu completamente uscito di casa, David vide che aveva il cellulare sbloccato e la pagina della rubrica aperta su un contatto registrato da poco: “Caleb”
Sorrise. 

Il giovane stava percorrendo la strada a piedi, si trovava nel centro della città e casa sua non era molto distante, anche se quell’orario dava opportunità di godersi una completa solitudine per le strade; mise le cuffie e sotto le note di un genere di musica totalmente diverso da quelle di una discoteca, un genere calmo, solitario e triste, iniziò a passeggiare verso casa sua. 
Era stato un sabato sera come gli altri: discoteca, rimorchio e sesso. 
E allora come mai non riusciva a togliersi dalla testa David ?
Era stato con diversi ragazzi, forse anche più belli, ma nessuno di loro gli era rimasto impresso nella mente come lui; la sua voce, il suo volto, i suoi occhi, le sue mani, il suo corpo, era arrivato alla concezione che di lui gli non c’era stata una parte che gli aveva fatto storcere il naso. 
Arrivò con questi pensieri fino al centro cittadino, tramite una delle quattro strade che confluivano a forma di croce, davanti al monumento, simile ad un obelisco, che regnava sovrano. 
Fu lì che accadde.
 Dapprima credeva si trattasse di un comune calo di corrente, ma poi notò un’intermittenza piuttosto insolita, seguita da uno scoppio della lampadina di uno dei pali della luce, si guardò intorno.
Stava accadendo qualcosa e lui non ne aveva completamente idea.
Non era stato catapultato nel mondo del sovrannaturale da tanto tempo, poteva ancora ricordare le sue giornate vissute nella tranquillità e nella luce del sole, ciò che ormai gli procurava più fastidio che altro.
Già, Caleb era diventato ormai ciò che si potrebbe chiamare tranquillamente un “vampiro”, più o meno; era stato morso da un vampiro ma c’era qualcosa in lui che proprio non riusciva a funzionare, come al solito.
Poteva ancora ricordare la sera della sua trasformazione: 

Si trovava quasi in uno stato di pace assoluta, mentre il sangue gli sgorgava via dal collo e diventava nutrimento per colui che credeva essere il suo compagno, aveva deciso di restare a dormire da lui e ciò aveva decretato la sua fine.
-Non ti farà niente, sarai solo un po’ stordito- disse in tono rassicurante il vampiro che inizio a mordere gentilmente
Purtroppo tutto ciò funzionava come una droga; il sangue dava alla testa, specialmente quello umano, e ti trascinava in un vortice di aggressività e passione che era davvero difficile controllare. 
Lì c’era Caleb, sul letto ormai tinto di rosso, in bilico tra la vita e la morte e con un mostro sopra di lui 
-Ti sto facendo un favore, non dimenticarlo mai- 
Sentì diverse gocce di sangue farsi strada attraverso le labbra socchiuse e percorrere la lingua, fino alla trachea; sentì la gola bruciargli da morire, come se quelle gocce fossero state fiamme.
Poco dopo arrivarono gli spasmi, la temperatura corporea che si alzava oltre ogni dire fino ad arrivare ad un punto febbrile per poi spegnersi di colpo e diventare freddo. 
Il passo per diventare un vampiro era, a quel punto, nutrirsi del sangue del proprio creatore per poter essere un figlio della notte a tutti gli effetti..Ma qualcosa andò storto.
Non ricordava cosa vedeva, ma cosa sentiva: sentì il rumore incessante della porta, sentì il rumore dei proiettili che fecero cadere il suo sire sul pavimento, e sentì le mani di un uomo che lo sorreggevano, alla fine aprì gli occhi per osservare un uomo di mezza età in abbigliamento scuro, con un fucile ed una pistola nella fondina, un paletto di legno attaccato alla cintura.
-Non preoccuparti figliolo, tutto può aggiustarsi, andrà tutto be- 
Ma nemmeno riuscì a finire la frase che l’uomo si sentì la carotide perforare da due zanne improvvisamente cresciute al ragazzo, che iniziò a bere assetato dalla gola dell’uomo.
Fu un attimo, quello in cui tolse definitivamente la vita all’uomo, a fargli capire che la sua vita era totalmente andata a puttane. 
I primi giorni li passò totalmente chiuso in casa, a temere il sole come la peste ma lui adorava le sfide, quindi provò ad esporre dapprima la mano, poi il corpo, al sole.
La sua sorpresa non fu poca quando scoprì che i caldi raggi gialli non lo bruciavano, certo non si sentiva a suo agio alla luce, ma non gli procurava un disagio incredibile.
Che non fosse diventato davvero un vampiro come aveva detto il cacciatore ? 
Eppure aveva bevuto del sangue avidamente e senza fare troppe storie, anzi, gli era piaciuto. 
Decise di fare delle ricerche, di documentarsi su ciò che era diventato; scoprì che era stato mutato, bensì non era un vampiro a tutti gli effetti, dato che al posto di consumare il sangue del suo sire, aveva consumato sangue umano e ciò lo aveva indubbiamente indebolito; era un ibrido a metà tra il vampiro e l’uomo e ciò gli permetteva i non bruciare al sole e di invecchiare, seppur molto lentamente anche se ovviamente la sorte gli aveva regalato, però, la più grande maledizione di tutti i vampiri: il sangue.
Sceglieva sempre di nutrirsi di sangue animale e ciò lo rendeva ancora più debole anche tra tutti gli ibridi umano-vampiro, ammessa l’esistenza di altri come lui; ovviava al problema mangiando carne al sangue, che gli permetteva di poter mandare giù dosi abbastanza sufficienti di liquido vitale. 


D’un tratto tutte le luci si spensero quando il ragazzo osservò una figura incappucciata poggiare una mano sul grande obelisco, la terra sotto di lui iniziò a tremare.
Un lampo squarciò il cielo, così come la vita del giovane Caleb.


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Note dell'autore:
Quindi eccoci in questa nuova avventura ! 
La storia, Yonnin, racconda delle vite di questri 4 ragazzi, esseri sovrannaturali, alle prese con una vita poco soprannaturale..Almeno per ora, tutto comincerà quando assisteranno a qualcosa che cambierà le loro vite per sempre.
Intrecci amorosi, problemi sociali e relazionali regaleranno un piccolo e personale inferno ad ognuno di loro.
Questa è la prima parte del prologo, alla quale seguirà un'altra, forse due (dipende da come gestisco la cosa). 
Spero vi piacerà questa nuova storia che ho (sto) ideato (ideando) ! 
  
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