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Autore: AliceMiao    16/03/2016    2 recensioni
Cosa può succedere se il vampiro più temuto del mondo litigasse con la moglie e quest'ultima decidesse di andarsene? E se lei conoscesse un ragazzo? Cos'ha in servo il destino per loro?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aro, Jane, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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~~Il rumore dei tacchi rimbombava per tutto il corridoio, mentre andavo nella sala principale. Dovevo parlare urgentemente con mio marito. Questione di vita o di morte? In quel caso sì.
"Devo parlarti. Subito". Lui alzò lo sguardo verso di me. Sorridendo fece uscire tutti i vampiri dalla stanza, rimanendo solo con me.
"Di cosa devi parlarmi mia cara?". Mi avvicinai a lui e allungai la mano, che lui afferrò subito.
Pensai a quello che era successo nel pomeriggio. Mentre stavo leggendo tranquilla nella mia stanza una guardia mi aveva chiamato dicendo che mio fratello aveva bisogno di me. Subito lo avevo raggiunto e lo avevo visto in piedi, immobile, davanti ad un umano morto, probabilmente la persona dalla quale si era nutrito.
"Che succede?".
Lui mi guardò e nei suoi occhi lessi disperazione, ma anche paura. Mi porse un foglio, che capii dopo essere una carta d'identità. L'occhio mi cadde sul paese di residenza: Volterra.
No. No. Non era vero.
"Lo hai ucciso?". Lui annuì e il tempo si fermò. Sapevo bene cosa gli sarebbe successo una volta che i Signori lo avrebbero saputo: lo avrebbero condannato a morte.
"Vedrò cosa posso fare. Ne parlerò con Aro, ci sono delle possibilità che mi dia ascolto". Non ero certa al 100% che lo avrebbe perdonato, ma dovevo almeno provarci.
Ed è per questo che quella sera mi trovavo in quella sala, sola con lui. Dalla sua espressione si vedeva che era arrabbiato. Molto arrabbiato.
"Sono venuta a chiederti di risparmiarlo".
Lui scosse la testa. "Non posso farlo. Se lo facessi darei un'immagine sbagliata su di noi, ovvero che a volte siamo tolleranti. E non voglio dare questa immagine".
"Ti prego, è mio fratello!".
"Non ha importanza".
Non so descrivere la rabbia che mi avvolse in quel momento, so solo che un attimo dopo mio marito era a terra dolorante.
Lo liberai solo dopo un paio di minuti e non ero per niente pentita.
"Quando fai così mi chiedo perchè ti ho salvata e non ti ho lasciata morire bruciata. Mi dico che è per il tuo potere e infatti è per quello. Sappilo, se non avessi avuto il tuo potere saresti cenere da secoli".
Quella frase mi colpì in pieno. Aveva davvero detto quello che aveva detto? Lui mi aveva salvata solo per il mio potere? Non gli importava nulla di me. E io mi ero illusa che forse diversamente. Mi aveva sposata è vero, ma iniziavo a pensare che fosse stato solo un passatempo per lui.
"Comunque punirò tuo fratello. Lo farò stare a digiuno per due mesi, ma non lo ucciderò. Non voglio perdere una guardia così forte".
"È vero che sei un mostro senza sentimenti". Le parole mi uscirono senza che io gli avessi dato il permesso di farlo.
Detto questo uscii di corsa, diretta in camera mia. Corsi per tutto il corridoio, senza badare agli sguardi degli altri. Volevo solo chiudermi in camera da sola.
Evidentemente passai davanti a Felix e Demetri, perchè una volta arrivata in camera me li ritrovai accanto, che cercavano di consolarmi.
Ma niente poteva consolarmi. Le sue parole mi rimbombavano in testa e non volevano smettere di tormentarmi.
"Dovresti cambiare aria per un po'", disse Felix.
Annuii. "Dopo quello che gli ho detto mi caccerà via di sicuro, tanto vale che me ne vado da sola".
"Dove andrai?", chiese Demetri.
"Ho una casa a New York. Andrò là". Quella sera iniziai a preparare le valigie. Cercai di farci stare più roba possibile, non sapendo se e quando sarei tornata. Presi anche la collana di rubini che Aro mi aveva regalato per il nostro centesimo anniversario di matrimonio. Non so perchè la portai con me, ma lo feci lo stesso.
Partii quella notte, senza avere la possibilità di salutare mio fratello. Di certo non avrebbe reagito bene alla notizia della mia partenza. Chiesi a Felix e Demetri di non dire a nessuno dove fossi diretta a meno che non fosse strettamente necessario o a meno che non fossero costretti.
Con le lacrime agli occhi mi diressi in aeroporto e dopo alcune ore di viaggio arrivai a New York. Avevo comprato alcuni anni prima un loft in centro, a Manhattan.
All'ingresso c'era un piccolo atrio, e poi una cucina moderna, che dava sul soggiorno, con divani rosso porpora e un tavolo bianco con sedie nere. Una parete era bianca, mentre le altre erano vetrate che davano sulla città. Il bagno era moderno, con pareti nere e bianche.  La camera da letto aveva le pareti bianche e un'enorme finestra sul fondo. Al centro c'era un letto bianco e marrone, con a lato degli armadi e una scrivania con un computer. Accanto alla finestra c'erano delle mensole piene di libri. Sopra il letto c'era un quadro bianco e viole, moderno. Dalla finestra si accedeva anche ad un piccolo balcone con vista sulla città.
Non c'ero stata quasi mai in quella casa. Nemmeno con lui. Pensarlo mi fece tornare in mente quello che era successo quel pomeriggio. Una lacrima iniziò a scendere. Poi una seconda. Poi una terza. E mentre tutti continuavano la loro vita di sempre, mi appoggiai alla porta e scivolai a terra, scoppiando a piangere.

Note: dopo tanto tempo eccomi con una nuova storia. Spero vi piaccia!
Baci AliceMiao

   
 
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