Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: PeterPan_Sherlocked    17/03/2016    0 recensioni
Criminale, pedina, logica, fisica, Agente. Il corpo della Polizia Temporale non è come ci si immagina. Sono ragazzini quelli che ne fanno parte, automi o persone, uomini o dei?
I segreti sono le fondamenta, gli intrighi le mura, la logica ciò che fa funzionare la macchina perfetta dell'Agenzia.
L'allievo più promettente della Scuola conoscerà la leggenda.
Lei ha salvato il mondo, ma chi salverà lei?
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Call Trilogy'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
"Che cosa significa?" chiese ancora Thomas. L'uomo non replicò, solo indicò le sedie, di nuovo. I due Agenti si avvicinarono lentamente e si misero a sedere su quelle vecchie sedie di legno. "Il mio nome non è importante, molti lo hanno dimenticato. Dovrei opporre resistenza ma voi siete due superuomini e io solo un sapiens. Non sarebbe saggio e questo momento sarebbe dovuto arrivare, è stato scritto il giorno stesso in cui voi due siete arrivati all'Agenzia. Illusa Headstrich che sperava di tenermi segreto." Poi iniziò a raccontare. Partì da lontano, dalla prima macchina del tempo. All'inizio c'erano solo le macchina, non si conosceva nulla del continuum, della Storia, del Tempo; venivano solo utilizzate le macchine del tempo per esperimenti scientifici. Quando si scoprì come trasportare le persone, tutto cambiò, un po' in meglio, un po' in peggio. Le persone iniziarono a viaggiare nel tempo per fare i propri interessim nacquero i Criminali Temporali ma non c'era nessun corpo di polizia adatto a fermarli: loro erano scienziati, conoscevano la fisica, la chimica e le armi nucleari, erano anni luce avanti a chiunque altro. Per un periodo nel continuum il caos regnò sovrano, bisognava addestrare dei soldati per la pace tra le epoche. Dopo i primi fallimenti si capì che i sapiens non erano adatti a questo, che dei soldati non potevano nulla contro degli scienziati e forte si sentì il bisogno di creare dei nuovi militari. Non potevano essere uomini, dovevano essere dei super - uomini senza legami con nessuno, senza paura di morire, qualcosa che il mondo non aveva ancora visto. "Io vi creai." continuò il fabbricante. "Io decisi le vostre caratteristiche in un laboratorio di genetica." Fu creato un virus e fu rilasciato nelle epoche dal 1900 in poi e infettò tutta la popolazione mondiale femminile, senza dare sintomi. Si attivava solo in un momento: una settimana prima del parto: attecchiva anche nell'embrione e se trovava una predisposizione genetica poi nel feto, iniziava a riprodursi e a prendere il posto delle cellule del bambino. Non era un semplice virus, era un sostitutore di cellule, portava a un'evoluzione forzatandel genere umano, creava degli dei, degli essere umani che non erano più uomini. Non era un'evoluzione naturale e di conseguenza c'erano delgi effetti collaterali, il virus alterava anche il colore degli occhi e dei capelli. "No." era stata Lea a parlare, la voce tremante. Era figlia di un virus, erano tutti figli di un virus. Orfani più di quanto immaginassero. Le sue cellule erano state sostituite, il suo DNA cambiato. Non c'era rimasto più nulla dei suoi genitori. Prese la mano di Thomas e la trovò fredda come la morte. Evoluzioni forzata. Virus. Effetti collaterali. Erano un insieme di una patologia e dei suoi effetti collaterali. Chissà che persone sarebbero state se non fossero stati colpiti dal virus. Magari lei avrebbe avuto una predisposizione per le lettere, avrebbe avuto una vera famiglua, sarebbe andata a scuola e avrebbe dovuto faticare per studiare. Lui magari si sarebbe innamorato di un'altra ragazza e non di una dea che veniva da un'altra epoca. Casualità, errore, probabilità. "No." ripeté. "Fatemi finire." l'uomo alzò i suoi occhi freddi verso le sue creature. Era naturale quella reazione ma si sarebbero ripresi subito, era scritto nel loro genoma. Capacità di razionalizzare istantaneamente. Fu costruita l'Agenzia, comandata da sapiens e grazie ai nuovi dei furono perfezionate le tecnologie. I bambini venivano addestrati dai quattro anni per creare un esercito di bambini senza sentimenti. C'era paura però, paura dell'altro, del diverso, di quel super-uomo che era così più forte dell'uomo da poterlo schiacciare, le nuove creature venivano cresciute insegnandogli a obbedire, inserendoli in una gerarchia che potesse soddisfare la loro fredda logica. Non avrebbero mai dovuto fare domande, non avrebbero mai dovuto scoprire le loro origini. "Vi ho dato anche un nome, in fondo sono vostro padre. Homo alius, è un termine latino, vuol dire altro. Naturalmente non avevo preso in considerazione una cosa. C'è sempre una cosa, un dettaglio che sfugge, il soffio che fa crollare il castello di carte." l'uomo socchiuse un attimo gli occhi, sospirando. "Ora vi racconto." FLASHBACK La donna aveva le labbra serrate in una smorfia di disapprovazione, quella smorfia che mai sarebbe cambiata negli anni. I capelli biondi erano raccolti in una coda stretta e tirata, lo unghie dipinte di un rosso intenso che faceva contrasto con tutta la smorta figura. "Vanno eliminati." il fabbricante si sporse sulla scrivania. Era venuta da lui naturalmente, dal creatore. "Sono bambini." "Sono mutazioni, Headstrich. Il virus è mutato dentro di loro, sono imprevedibili." "Io non uccido dei bambini." rispose ancora la donna. "Abbiamo profezie su di loro." "Sei diventata una mistica?" l'uomo rise, appoggiandosi allo schienale della sedia. "No, ho solo incontrato la Storia..." Il volto del fabbricante scattò in alto. "Cosa? E' pericoloso ascoltarla, vuole la nostra distruzione, è nella sua natura. Tutta la sua anima anela all'anarchia, al caos." "Però non vuole la distruzione del mondo." L'uomo assentì con la testa, questo era vero. "Chi sono? Voglio sapere i loro nomi." Headstrich alzò stupida le sopracciglia, quasi sarcastica. "Voglio ricordarmeli quando verranno a reclamare la verità." "Non lo faranno." assicurò la donna. "I nomi, Headstrich." "Sarah e Raffaele. 3547 e 1279." fu la lapidaria risposta della donna. "loro vivranno." Detto questo se ne andò, sbattendo la porta. FINE FLASHBACK "Lo sapevo che avreste portato solo problemi. Anche Headstrich se ne rese conto molto presto, ma speravo che voi sareste finiti prima dell'arrivo di questo momento. Solo quaranta anni e la vostra minaccia sarebbe stata debellata. Avete mai visto Agenti anziani?" chiese poi davanti agli sguardi confusi dei due ragazzi. Dopo i quaranta anni gli Agenti vengono resi inattivi. Come i bambini che non passano il test. Headstrich pensa che li rimandiamo a casa ma a noi basta un'iniezione. Uccisi, anche se non è il termine esatto. Non siete vere e proprie persone voi, siete i numeri di un esercito. Non possiamo rimandare i soldati difettosi a riprodursi nel mondo. Se passate il test per il mondo non esistete più, il farvi scegliere nuovi nomi è per illudervi di avere un'identità, è farvi pensare di essere persone." Aveva finito il racconto dell'orrore. Perché quello era l'orrore, era l'inferno, era il bruciare costantemente, era essere condannati a sopravvivere con quella consapevolezza. Erano un errore quindi, o erano un orrore? Ironico come queste due parole si differenzino per una vocale, in fondo sono strettamente collegate tra loro, se ci si pensa bene. Un orrore non viene forse da un errore? E gli orrori non possono far altro che errori, forse... Ci fu un minuto di silenzio, un minuto lungo una vita, mentre Thomas e Lea cercavano di accettare la cosa, di capirla, di farla propria. Non erano considerati nemmeno persone da quello che si definiva loro padre e che aveva parlato di omicidio a sangue freddo di bambini, di adulti nel pieno delle loro forze, che aveva parlato di automi e di numeri, di addestramento e di virus. Thomas si passò una mano tra i capelli e guardò fisso l'uomo. Non sentiva più nulla, nulla, come se avesse finalmente accettato di rinunciare a quella umanità, come se per una volta fosse fiero di essere il mostro. Non il mostro, il dio. Lea lo sentiva, sentiva la fredda calma del ragazzo, l'odio calcolato e i battiti regolari del suo cuore. Si impose lo stesso, si impose la sua stessa calma. Loro non solo erano prodotti di un virus ma anche prodotti sbagliati di un virus. Eppure questo non le fece male, anzi sorrise impercettibilmente ricordandosi le parole di quel Crirale, Gaabriel. Forse loro erano la cura, e una cura a volte deve essere mortale. "Quanti anni hai?" chiese il ragazzo. "Centotredici. Sono stanco ormai." "Immortale." constatò Lea. "Dove sono le altre due?" "Come fai a sapere che sono tre le fiale?" l'uomo era sorpreso. "Il virus ha alterato le mie cellule neuronali conferendomi un'intelligenza superiore alla norma, non ti interessa sapere altro, sbaglio?" il pensiero di Lea andò un attimo ad Alexander, così senza motivo. Un'altra vittima. Il fabbricante si alzò in piedi. Era alto, la sua figura era elegante, la camicia andava a definirgli i muscoli. Era un bell'uomo, terribile e bello, di quel fascino che hanno solo i potenti. Si girò di spalle per andare a prendere un cofanetto di plastica disposto con noncuranza sopra un'antica cassettiera in legno intarsiato. Quella piccola scatola stonava con il resto dell'ambiente. Tirò furi due semplici fiale di vetro e le poggiò sulla scrivania. "Contrattiamo." "Prima analizzo le fiale." lo interruppe Lea. "Avete fatto saltare qualsiasi cosa." "Non questo." la ragazza mostrò il bracciale. Non era solo un trasportatore, lo aveva analizzato in un attimo, aveva molte funzioni. Prese le fiale e le scannerizzò. Genoma. Non letale. Queste furono le parole che apparvero sullo schermo illuminato. "Contrattiamo." ripetè l'uomo. "Potremmo ucciderti e prenderci le fiale." osservò Lea. "Potreste. Voi però siete eroi, non chiedo molto. Solo la vita salva." Thomas prese le fiale e annuì prima che Lea facesse qualcosa di terribilmente avventato. "Affare fatto." poi prese la ragazza per mano e la trascinò via da quella stanza. Una volta fuori, la ragazza si liberò con uno strattone dalla presa. Le lampaggiavano gli occhi di rabbia e di odio. "Non sarebbe stato saggio. Pensa a lungo termine Neumalea." "Sono incazzata." rispose la ragazza. "Voglio ucciderlo perché sono incazzata." "Lea!" La ragazza si calmò, almeno sembrò farlo. "Sento l'impellente bisogno di rendere inattivo quel sapiens a causa di una alterazione nervosa molto forte. Va meglio?" Thomas scoppiò a ridere. "Ascoltami, non possiamo far sapere a tutti del fabbricante, sarebbe l'anarchia..." "Uccidiamolo!" "Lea!" "Rendiamolo inattivo?" propose lei. Il ragazzo la ignorò. "Sarebbe un insieme di superuomini che distruggono il mondo, ma Headstrich deve pensare che noi siamo disposti anche a questo." "Perché?" ora nella voce di Lea c'era curiosità. "Perché la ricatteremo. Prima dovrà far ritirare il virus, poi dovrà creare una città dove far vivere gli Agenti fuori servizio e le famiglie perché si, creeremo Agenti di seconda generazione. Non più nati da un virus ma nati da due Agenti con già il genome modificato, quindi i bambini che nasceranno saranno sempre superuomini. Pensaci, una nuova generazione, una società diversa. E a capo dell'Agenzia ci sarà uno di noi." Mentre parlavano correvano fuori dall'Agenzia per andare a nascondersi dietro a un blocco di cemento. Thomas prese la sua chiavetta e disattivò il programma. Piano piano le luci iniziarono a riaccendersi, gli auricolari a funzionare e i computer a ronzare. "Homo alius." sorrise Lea. Thomas riusciva sempre a fare del bene. "Homo alius. Guardati intorno. Qui nel continuum c'è spazio per un altro mondo, non sarà un problema costruire la città." "E noi?" Il ragazzo tirò fuori due siringhe e le due fiale. "Noi saremo la minaccia." Detto questo inserì il Dna nel suo organismo. All'inizio il dolore fu lancinante, fu come se ogni cellula stesse implorando pietà e allo stesso tempo respingesse quello che aveva subito riconosciuto come non - self. Thomas riprese il controllo del suo respiro, del suo battito cardiaco, di ogni sua minuscola cellula che opponeva resistenza. Fece entrare la modificazione, poi il dolore passò. Lea era davanti a lui, le mani ancora strette a pugno e la bocca deformata in un'espressione di dolore. Le bastarono cinque secondi ed era di nuovo normale. "Ti rendi conto di quello che ha passato il fabbricante per diventare immortale?" chiese Thomas. "Mhh, peccato. Noi prodotti del virus sappiamo anche controllare le nostre cellule, a differenza dei sapiens." Lea scrollò le spalle. Erano passati cinque minuti da una notizia che avrebbe dovuto distruggerla e lei ci faceva del sarcasmo sopra. Guardò Thomas e il ragazzo annuì. Gli piaceva il fatto che riuscivano a capirsi senza parole. Era una cosa un po' stucchevole e smielata, eppure si stava rivelando utile. Gli diede un piccolo bacio a stampo. "Chiedo colloquio con Headstrich." disse attivando uno dei tanti microfoni disseminati per l'Agenzia.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: PeterPan_Sherlocked