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Autore: icca    17/03/2016    1 recensioni
Una voce calda mi aveva fatto voltare, sull’orlo delle lacrime guardai la fonte di quel suono e mi persi in quei bellissimi occhi del colore del mare.
Forse Dio non era stato così cattivo dopo tutto..
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jenna Hamilton, Matty McKibbean, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Uno.

“Jenna se non ti alzi da quel letto giuro che vengo a tirarti giù con la forza” 

Mia madre strillava, come sempre, ma io non ero proprio intenzionata ad uscire dalla mia rassicurante tana. Non volevo assolutamente lasciare le mie coperte sapendo quello che mi stava aspettando fuori. 

“Il primo giorno di scuola è una cosa bellissima, non dovresti comportarti così” ripeté mia madre per la decima volta. Stavo pensando se tirarle un cuscino in faccia o un semplice calcio, no anzi forse era meglio di no. 

“Mamma io non ci voglio andare, ho la febbre senti” dissi tirando giù la coperta dalla faccia e cercando il più possibile di fingere un malore improvviso.

“Non ti credo, alzati” 

Mi sedetti sul letto, cercando di trovare una cosa positiva nel tornare a scuola, ma proprio non mi veniva in mente nulla. La mia impopolarità però era fantastica, nessuno che mi dicesse qualcosa, nessuno che mi tirava occhiatacce mentre passavo nei corridoi. Quest’anno sarebbe andato tutto meglio, o almeno lo speravo, e comunque finalmente l’apparecchio era sparito, i brufoli se ne erano ufficialmente andati e la mia bellissima seconda mi tirava un po’ su il petto. Forte del mio cambiamento fisico riuscii a trovare un minimo di coraggio per infilarmi dei jeans e una felpa e uscire dalla mia terra di salvezza.

E così dopo mezz’ora quell’arpia di mia madre era riuscita a parcheggiare davanti al mio bellissimo, inquietante, terrorizzante liceo senza che io fosse neanche riuscita a chiamare i servizi sociali. Sarei morta quest’anno? Chi lo sa.

“Ciao tesoro, divertiti!” sorrise mia mamma cercando di spingermi fuori dall’auto. 

“Ti odio” risposi sorridendo e dirigendomi verso Tamara e Ming, le uniche persone sorridenti in mezzo a quel cortile diffamatorio.

“Jenna! Oddio come stai?” disse Tamara buttandomi le braccia al collo. 

“Tam se non ti ricordi ci siamo viste ieri sera quando sono venuta a casa tua per vedere un film, come vuoi che stia?” risposi secca.

“Reggimi il gioco J, tutte le ragazze più popolari lo fanno, ti prego non deludermi” mi sussurrò all’orecchio a denti stretti. 

La guardai male, poi fissai lo sguardo sconsolato di Ming, evidentemente anche lei aveva dovuto sorbire le molestie della rossa. Odiavo il comportamento di Tamara e la sua voglia di essere popolare, perché non le andava bene la nostra semplicissima monotonia? Nessuno aveva voglia di andare alle feste, ubriacarsi o trovare un ragazzo che magari giocasse a football e avesse il cervello di un piccolo cricetino. Nessuno tranne Tamara.

“Quest’ anno sarà fantastico me lo sento, nuova scuola nuova vita giusto? Diventeremo le ragazze più popolari dell’intera città!” urlò Tam spingendoci verso l’entrata dell’inferno.

“Non credi di stare esagerando?” disse tranquilla Ming cercando un approvazione nei miei occhi. Le alzai il pollice, segno che era sulla buona strada per farsi uccidere dalla pazza qui presente. 

Camminavamo veloci nei corridoi e arrivammo finalmente al nostro armadietto, cioè intendevo il loro armadietto. Come il solito io ero l’unica sfigata che era capitata lontano dalle altre.

“Jenna non ti preoccupare verremo spesso dalle tue parti” disse Tamara appoggiandomi li mani sulle spalle.

“Lo dici soltanto perché sono vicino ai popolari. Perché non facciamo scambio? Guarda che è una grande opportunità” 

Avrei fatto qualsiasi cosa pur di non essere vicina alle cheerleader ma evidentemente Dio mi odiava a morte.

“Scusa Jenna, preferisco stare qui, hai visto chi è qualche armadietto più in la? Ricky non mi toglie gli occhi di dosso, credo rimarrò qui” 

Niente, ero destinata a morire di vergogna di fianco a quelle stangone tutte tette e poco cervello. Salutai le altre e mi diressi il meno veloce possibile al numero 342, sentivo le all star farsi pesanti e la mia voglia di correre via era enorme. Girando l’angolo ecco che vidi l’inferno della mia vita per i prossimi quattro anni, satana stava segretamente ridendo di me, lo sentivo.

Sadie Saxton e la sua schiera di troielle era proprio davanti a me, in mezzo al corridoio. Dovevo cercare di superarle senza farmi notare, il mio armadietto era proprio nell’altro corridoio, grazie Dio per non essere stato così crudele e avermi messo almeno a quindici metri delle modelle mancate. Azzardai qualche passo incerto, poi con mia enorme sorpresa iniziai a camminare molto più velocemente, credo che fosse la mia indole da cagasotto a guidarmi. Mancavano tre passi, quel metro e mezzo che mi avrebbe portato alla salvezza più assoluta, quando il mio sogno si infranse in mille pezzi. Diciamo mille pezzi di Jenna Hamilton sul pavimento. 

“Oh scusa Jenna, non ti avevo visto” disse Sadie ritirando il piede con cui mi aveva fatto lo sgambetto. “Stai tranquilla che il tuo fascino da sfigata è rimasto intatto” 

Rossa dalla vergogna mi alzai veloce e girai l’angolo dove finalmente trovai il mio amato armadietto, vi appoggiai la fronte e aspettai che il fiatone smettesse di corrodermi i polmoni. 

“Ei stai bene?” 

Una voce calda mi aveva fatto voltare, sull’orlo delle lacrime guardai la fonte di quel suono e mi persi in quei bellissimi occhi del colore del mare. 

Forse Dio non era stato così cattivo dopo tutto.

  
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