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Autore: 365feelings    18/03/2016    0 recensioni
Sono un figlio di Roma, un discendente di Marte, centurione della Prima Corte, vivo e muoio per la legione.
The mortal instruments | Magnus/Alec | raccolta di missing moments, slice of life e au
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Autrice: kuma_cla
Personaggi/Coppia: Magnus/Alec
Rating: verde
Genere: generale
Avvertimenti: what if, ust (circa)
Prompt: what if, Alec e Magnus non si sono incontrati alla festa ma una sera, a guerra avviata, Alec ha salvato una piccola strega; Shadowhunters, Magnus/Alec "se ci fossimo lasciati così, non me lo sarei mai perdonato" (littledarkrin) 
Note: questa è l'ultima storia già pubblicata nella vecchia raccolta e dal prossimo capitolo saranno tutte inedite. Gli aggiornamenti purtroppo non saranno costanti, ma in questo periodo sono riprecipitata nel baratro di Shadowhunters quindi non sparirò credo. Se avete plot/headcanon/prompt particolari su cui vorreste leggere lasciatemeli pure e io provvederò a scriverci una fanfiction (qui c'è anche il mio livejournal con le mie challenge e i miei meme in corso).
  • Note originali: la storia è stata scritta per l'iniziativa di San Valentino del gruppo fb We are out for prompt



Nessuno lo ha mai guardato così, Magnus/Alec

Quando è giunta la proposta di un incontro tra Stregoni e Shadowhunters, Alec è stato felice (l’Angelo sa quanto le sorti di quella guerra hanno bisogno di un’alleanza) e anche piuttosto compiaciuto. La propria presenza e quella dei suoi fratelli era stata infatti richiesta e che l’invito fosse poi stato allargato anche a Clary e Simon era una cosa che in fondo poteva sopportare – come sopporta il dolore di un iratze o il fastidio della pioggia che si infila nel colletto della maglia mentre sta cacciando.
È stato con questo spirito quindi che si è preparato all’incontro, una scintilla di orgoglio nello sguardo e le spalle dritte. È però bastato l’ingresso della delegazione nella stanza per fargli perdere tutta la sicurezza.
Prima ancora di riconoscere la persona, ha infatti riconosciuto i suoi occhi e così, di punto in bianco, si è ritrovato con il battito del cuore accelerato.

Ora che le trattive sono concluse, si ripete che non ha più scuse per restare lì e che la sua assenza potrebbe, con un po’ di fortuna, non essere notata. Almeno non dalla sua gente dal momento che nessuno sembra aver bisogno di lui.
Con gli occhi che evitano ogni contatto e le spalle un po’ curve, cerca di non ripensare all’incontro (non è riuscito ad ascoltare una parola di quello che si sono detti i suoi genitori e Magnus Bane) o alle insistenti domande di Izzy («Perché il sommo Stregone di Brooklyn ti sta guardando? Vi conoscete?») e di allontanarsi.
La sua ritirata però non è destinata ad avere successo perché il motivo della sua agitazione lo affianca prima che abbia raggiunto la porta. Nonostante la situazione, Alec non può fare a meno di pensare che la figura slanciata dello Stregone sia molto elegante oltre che eccentrica e per un istante ritorna a tre notti fa, quando nella foga del combattimento è stato separato dal gruppo e le loro strade si sono incrociate per la prima volta.
«Alexander Lightwood» lo chiama. La voce è bassa, quasi una carezza.
«Alec» lo corregge, più un riflesso incondizionato che altro, e l’altro sorride.
«Alec» riprova e il brivido che lo Shadowhunter avverte correre lungo la schiena non è certo sia legato al nervosismo.
Deglutisce, le parole incastrate nella gola e lo sguardo che si sposta da Magnus alle altre persone nella stanza. Non sa precisamente perché si senta così a disagio; entrare in contatto con i Nascosti non è cosa ben vista dalla maggior parte della comunità ma non è proibito e Izzy è da anni che frequenta Licantropi, Vampiri e Fate. Perché lui non potrebbe farlo? Perché continua ad avere paura che qualcuno li noti? Stanno solo parlando, non si stannobaciando e non sa perché i suoi pensieri siano finiti proprio lì.
Ha ancora più caldo di prima e sicuramente è nuovamente arrossito. Mai come in quel momento vorrebbe avere la disinvoltura e faccia tosta di Jace. Se così fosse potrebbe chiedere allo Stregone cosa esattamente vuole da lui e uscire da quella spinosa situazione a testa alta. Ma siccome non è il suo parabatai, finisce con il balbettare congratulazioni per la nuova alleanza.
L’espressione di Magnus è imperscrutabile: dalla piega delle labbra direbbe che è divertito, ma lo sguardo continua a sondarlo come se fosse alla ricerca di qualcosa e Alec non sa più nemmeno lui di cosa sta parlando. È consapevole di star articolando delle parole, ma tutto ciò a cui riesce a pensare sono le iridi da gatto dello Stregone che lo scrutano.
L’indice dell’altro che si posa senza preavviso sulla sua bocca ha il potere di ammutolirlo e se non muore per combustione spontanea in quel momento è probabile che non succederà mai più.
«L’alleanza è indubbiamente è una cosa di fondamentale importanza ed è in parte merito tuo se mi sono convinto a richiedere questo incontro. Non capita tutti i giorni che uno Shadowhunter rischi la propria vita per un Nascosto» gli dice «Ma non è solo per questo che sono qui».
«No?» sfiata. Il dito non è più sulle sue labbra, ma gli sembra di sentirlo ancora su di sé e si trattiene dal portarsi una mano alla bocca perché è solo una sua impressione, il punto in cui l’altro lo ha toccato non scotta veramente; in più se lo facesse risulterebbe ancora più patetico.
«No ovviamente» replica Magnus con tono allegro e l’aria di chi sta sottolineando una cosa veramente scontata, però poi torna serio «Se ci fossimo lasciati così, non me lo sarei mai perdonato».
Deglutisce un’altra volta, completamente spaesato.
«Così come?» domanda e ha l’impressione di aver assunto un’aria stralunata, ma non può farci nulla – non riesce nemmeno più a pensare.
«Senza che io abbia avuto l’occasione di chiederti di uscire».
Sta ricordando il loro rapido scambio di parole la notte in cui ha salvato una bambina (una Strega, una Nascosta) dagli uomini di Valentine e lo ha incontrato per la prima volta, quindi la sua risposta tarda a giungere e quando arriva non nasconde la sorpresa.
«Aspetta, mi stai chiedendo di uscire insieme
L’altro annuisce, le labbra che si tendono in un sorriso che assomiglia tanto a quello di un predatore ma che ad Alec pare bellissimo.
Lo stupore ha il potere di ridestarlo dallo stato di spaesamento causato dalla situazione e dalla vicinanza dello Stregone, è come una scarica di adrenalina che lo risveglia e risveglia i suoi sensi da Shadowhunter.
Lancia un nervoso sguardo alla stanza per accertarsi che nessuno li stia guardando o, peggio ancora, che li abbia sentiti, quindi indugia sulla figura slanciata e tonica di Jace. Sta parlando con Clary, i loro corpi sono così vicini da sfiorarsi quasi ed è chiaro, un’altra volta, che non c’è spazio per nessuno che non sia la ragazza dai capelli rossi nel cuore del suo parabatai.
Alec torna quindi a concentrarsi su Magnus, che è lì davanti a lui in tutto il suo esotico fascino e che non sembra interessato a nessun altro in quella stanza – non a Izzy con la sua sinuosa e pericolosa bellezza né a Jace come sempre accade.
Sente il suo sguardo su di sé, lo ha percepito per tutta la durata dell’incontro e ancora prima quando salvava quella bambina (non ha fatto nulla di eccezionale, non lo ha nemmeno detto agli altri, ma Magnus era lì e lo ammirava con stupore come se non avesse mai visto uno Shadowhunter in vita sua). Nessuno lo ha mai guardato così. Con interesse. Con desiderio. Come se al mondo non ci fosse altro. E gli piace, gli piace tantissimo: potrebbe ubriacarsi degli occhi dello Stregone su di sé e non averne ancora abbastanza. 
«Sì» risponde di getto, senza pensare per una volta alle conseguenze, a ciò che le persone potrebbero dire, a ciò che tutti si aspettano lui faccia.
«Sì?» domanda Magnus senza perdere il sorriso, ma con un guizzo di sorpresa nello sguardo. Credeva che avrebbe rifiutato?
«Sì» ripete. È imbarazzato come non ricorda di essere mai stato in vita sua e vagamente terrorizzato all’idea che i suoi genitori vengano a scoprire che è gay, ma è anche terribilmente deciso.
   
 
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