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Autore: coldnight    18/03/2016    0 recensioni
«Agli errori si può sempre rimediare, figlio mio» gli ripeteva Narcissa con fare benevolo, mentre lui le sorrideva di rimando. Le voleva così bene. Eppure sapeva che sì, agli errori si poteva rimediare, ma non ai suoi. Perché era Il Ragazzo Che Aveva Fatto Tutte Le Scelte Sbagliate, e a quello non poteva esserci un rimedio. Non poteva esistere. E la solitudine gli avrebbe fatto bene, pensò, mentre attraversava il muro di mattoni. La solitudine gli avrebbe fatto bene davvero, forse.
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Non sono una cima con le trame, né con i titoli. Ma il personaggio di Draco mi ha sempre affascinata, nonostante il muro di bastardaggine acuta. La guerra è un avvenimento indescrivibile, che spesso può straziare i cuori delle persone più strane, che meno ci aspetteremo.
Dal punto di vista di un Malfoy confuso con sé stesso e di una Hermione addolorata dalle varie perdite, vedremo il percorso di due giovani che pian piano si scopriranno per ciò che sono realmente.
É la mia prima storia, spero vi abbia incuriosito almeno un poco.
Genere: Fluff, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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1.
Grigio.
 
“Se non ci fosse il male,
il bene non risalterebbe e tutto sarebbe grigio,
senza movimento, senza vita.”
 
    I Babbani si aggiravano nella stazione di King’s Cross sempre più numerosi, quella mattina. Andavano e venivano tra un binario e l’altro, salutando gli amici e i parenti che – forse – avrebbero rivisto tra molto tempo. O che – forse – non avrebbero rivisto più. C’era malinconia, nell’aria grigia che li circondava. C’era malinconia, tristezza e tutto ciò che gli addii possono comportare. Più si guardava intorno e più lo vedeva, il grigio: nel fumo dei treni, che andava ad addensarsi sempre più verso il cielo nelle sue mille sfumature. Nei sorrisi spenti della gente, che con le lacrime incastrate tra le ciglia veniva stretta forte da braccia amiche. Nelle nuvole che coprivano il sole, nelle piccole gocce di pioggia che ora gli solleticavano il viso. Ma soprattutto in sé stesso, mentre osservava il suo riflesso in una cabina telefonica poco distante dal binario 9 e tre quarti. Avrebbe dovuto muoversi: lo sapeva. Eppure la sua figura lo teneva obbligato con i piedi per terra, a fissarsi.

    Aveva le labbra spaccate da finti sorrisi, la gola secca di parole trattenute per troppo tempo. Gli occhi più incavati del solito, contornati da occhiaie pesanti, e lo sguardo. Quello sguardo fiero, seguito dalle spalle alte e il portamento elegante. Quello sguardo che adesso sembrava essersi fatto a pezzi. Quegli occhi così maledettamente grigi che, che- Vide un ammasso di persone dirigersi verso il suo binario, i carrelli stracolmi di bagagli, gufi e civette. Sarebbe stato l’anno più difficile della sua vita? Forse. Vedeva le persone passare una davanti all’altra, febbrili. I bambini strillavano dalla contentezza, mentre lui si sentiva un punto sporco in mezzo al biancore del mondo. Il grigio tra il bianco e il nero. Persino la sua freddezza e decisione erano andate a scemare nel corso di quei mesi. Non c’era più famiglia o Casa che tenesse: era un libro aperto al resto del mondo. E il resto del mondo, a quanto gli parve, si divertiva ad osservarlo.

    Aveva pensato molte volte a voler essere un’altra persona. Delle volte era convinto che avrebbe dato tutto, tutto, pur di non essere chi in realtà era. Eppure non c’era molto da fare: il Marchio Nero pulsava al suo polso e le occhiate indifferenti delle persone che lo riconoscevano si trasformavano in occhiate di ghiaccio miste a disgusto. La parola sbaglio era sempre ferma nella mente. «Agli errori si può sempre rimediare, figlio mio» gli ripeteva Narcissa con fare benevolo, mentre lui le sorrideva di rimando. Le voleva così bene. Eppure sapeva che sì, agli errori si poteva rimediare, ma non ai suoi. Perché era Il Ragazzo Che Aveva Fatto Tutte Le Scelte Sbagliate, e a quello non poteva esserci un rimedio. Non poteva esistere. E la solitudine gli avrebbe fatto bene, pensò, mentre attraversava il muro di mattoni. La solitudine gli avrebbe fatto bene davvero, forse.

   Sentì il tipico vuoto allo stomaco ed il piacevole giramento di testa che arrivava ogni qualvolta oltrepassasse il binario, ritrovandosi davanti all’Espresso per Hogwarts. Sentì dei brividi lungo le braccia, a guardare quel treno per la sua penultima volta. Era il suo ultimo anno in quella scuola e tutto avrebbe fatto così schifo che quasi gli venne da ridere. S’incamminò tra i corridoi del treno alla ricerca di uno scompartimento vuoto, dimenticandosi della tipica riunione dei Prefetti. Ricevere la spilla era un onore, certo, ma quell’anno avrebbe piacevolmente rinunciato all’incarico, se solo sua madre non lo avesse praticamente costretto ad accettare. «Ti servirà, Draco» gli diceva. Sperava che avesse ragione con tutto sé stesso. Andò verso gli ultimi vagoni, fiondandosi dentro il primo scompartimento che trovò e sentendosi immediatamente sollevato dal fatto che all’interno non vi fosse nessuno. Sentì la stanchezza delle giornate precedenti piombargli addosso come un macigno. Appoggiò la tempia al vetro della finestra, sospirando rumorosamente. Avrebbe voluto leggere qualcosa, ma sentì le palpebre chiuse e la testa lasciarsi andare al sonno.

    «Malfoy!» Inutile dire che saltò sul posto, svegliandosi di soprassalto, dopo essersi spaventato a morte. «Andiamo Draco, ti facevo più coraggioso» la faccia di Blaise Zabini si formò davanti ai suoi occhi, sorridente come non mai e con un’espressione che nella sua mente sembrò dirgli: «Fammi una fattura in questo istante, ti prego» e lo avrebbe fatto di sicuro, se solo non fosse stato ancora in dormiveglia. La testa gli doleva leggermente ed era quasi certo di avere un crampo al collo, per colpa del cretino al suo fianco. «Si può sapere che ci fai tu qui?» Tutto si sarebbe aspettato, ma mai che qualcuno del suo anno – e della sua Casa, soprattutto – sarebbe tornato a scuola. Specialmente Blaise che, essendo l’unico ad avere salvo il culo dal ministero, ad Hogwarts non ci faceva proprio niente. Suo padre, dopo essere stato sbattuto ad Azkaban, era morto qualche mese più tardi la sua prigionia. Di fatto la sua famiglia aveva parenti un po’ ovunque, e Draco sapeva che avrebbe potuto trasferirsi da loro, scomparendo poi da Londra e non avendo più problemi con la questione-Signore-Oscuro.

   Si erano visti poco, lui e Blaise, eppure non gli sembrava cambiato per niente. «Ho anch’io dei M.A.G.O. da prendere, sai, Malfoy?» trafficò con il suo baule, per poi gettargli addosso una lettera. «È da parte di Pansy. Non te l’ha potuta spedire perché altrimenti avrebbero potuto rintracciarla. È da qualche parte in Norvegia, comunque. Insieme a tutta la sua famiglia» Draco sbarrò gli occhi a quelle parole, dopo che le mani iniziarono a tremare all’interno della giacca. Chiuse gli occhi, sospirando. «E come sta?» sussurrò, la voce tremolante. Aveva provato a non farsi vedere scosso, a fingere di non esserlo, ma la verità era che non lo voleva: non voleva più fingere. Lui era scosso e così doveva essere. Non aveva più nulla da garantire per sé stesso, né per i suoi amici. Se avesse potuto fare qualcosa per Pansy lo avrebbe fatto di sicuro, il problema era che non poteva, e questo garantiva quanto le loro vite facessero schifo. «Sta-Sta bene, credo. No. Credo stia veramente di merda. Lei nemmeno voleva farla, questa vita. Ma abbiamo scelto la parte sbagliata quindi ora sta a noi» alzò le spalle, Blaise, dopo avergli lanciato un’occhiata. «Già, siamo noi quelli sbagliati» dopo di che silenzio, e Draco giurò di voler urlare così tanto da spaccare i vetri dalla frustrazione.

    Quando arrivarono ad Hogwarts la sensazione di vuoto si fece sempre più pesante nel suo petto. Aveva letto la lettera di Pansy e aveva per sbaglio incenerito la piuma con cui stava tentando di scrivere una risposta. La rabbia era così tanta che era difficile contenerla. Avrebbe voluto tagliarsi l’avambraccio per non vedere più che abominio era diventato, agli occhi suoi e agli occhi dell’altra gente. «Ehi, senti, prima di uscire» Blaise si stava stropicciando gli occhi, dopo avere dormito per quasi tutto il viaggio. «A me non importa se hai un cazzo di marchio, va bene? Non avevamo molta scelta e-» «L’avevamo. E ora paghiamo per ciò che abbiamo fatto» «Abbiamo? Sai cos’abbiamo fatto noi, Malfoy? Siamo cresciuti. Ecco cosa. La nostra unica colpa è stata quella di crescere con questi cazzo di insegnamenti. La nostra unica fortuna è quella di non essere del tutto soli»

    Uscirono dal treno con finta disinvoltura. I sentimenti contrastanti di Draco gli erano chiaramente leggibili nel viso, sotto quella maschera di freddezza apparentemente imperturbabile.  «Poi sai cosa? Tu nemmeno ce la faresti mai ad essere un Mangiamorte. Sei troppo spocchioso» si divertiva a prenderlo in giro, il cretino. Aveva persino imitato la sua voce sofisticata e pulita. «Ma vaffanculo»

     Il vento era sempre più forte, mentre s’incamminavano verso i cancelli e le carrozze. I ciuffi di capelli che si spostavano da una parte all’altra, il freddo pungente nella schiena. Eppure a Draco non dava fastidio, anzi. Sospirò, con un poco di coraggio in più, consapevole di poter condividere con almeno una persona a lui cara quei mesi scolastici. Osservò l’aria grigia e densa accarezzarlo di nuovo e sorrise, inspirandola il più forte possibile, socchiudendo le palpebre e segnandosi nella mente quel momento, come se fosse uno degli ultimi della sua vita.













Angolo autrice:
eccomi qui, con una Dramione. Non sono per niente sicura di quello che sto pubblicando, ma spero possa piacere almeno un poco.
Come riportato nella trama, mi sono sempre interessata al personaggio di Draco come persona, lo trovo molto interessante. In questa storia vorrei far capire come - secondo me, ovviamente - i nostri protagonisti si sono sentiti.
Ovviamente questo è un capitolo di passaggio, con il prossimo vedremo l'arrivo di Hermione e piano piano tutto il resto verrà da sé. Spero che vi piaccia!
Perdonate eventuali errori.
Un bacio,
C;
   
 
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