Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Ricorda la storia  |      
Autore: PyromaniacAlien    18/03/2016    1 recensioni
Non ti ho scelto, Gerard, non l'ho mai fatto.
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Frank Iero, Gerard Way
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
"You said you never wanna be saved, well, that's ok because i really wouldn't know how. 
Just know that the best that I'll ever be is whatever you make me and wherever you are..."

**

Ho viaggiato miglia e miglia, lontano da quel letto ghiacciato su cui mia moglie dorme, beata e incurante del mostro che sono diventato, e sono arrivato fin qui.

E mi accorgo di essere lontano da casa, molto più di quanto pensassi fosse possibile arrivare.

Mi hanno lasciato entrare, anche se è notte, anche se invece di bussare ho suonato il campanello.
Li ho ringraziati silenziosamente, a lei ho lasciato un bacio sulla guancia, ed era più fredda di come la ricordavo e a lui ho dato una pacca sulla spalla, i miei occhi chiedevano perdono.

Ho seguito la strada del corridoio, che è sempre un po' più fredda del resto e ho trovato la porta semichiusa, così come l'avevo lasciata l'ultima volta che sono stato qui.

Con quello spiraglio di luce che ora è oscurità, e mi mette angoscia e mi ricorda cosa sono diventato negli ultimi due anni. Vorrei solo correre, a gambe levate, ma mi faccio forza e entro.

È come se me ne fossi andato solo ieri.

Il letto disfatto, i poster dei Misfits appesi al muro, pieni di scotch ai lati, perché si scollavano di continuo e non avevo cuore di buttarli.

La tua maglia, quella nera con i fianchi strappati che a te stava meglio ma che a me piaceva di più, abbandonata sulla sedia e quasi quasi mi prende un colpo, mi avvicino, l'annuso, ha il tuo odore amore mio, non ti ha lasciato, non ti ho lasciato, sei qui con me, non ti ho lasciato.

Accanto c'è ancora la tua lettera, quella con la calligrafia più ordinata del solito, quella con i bordi strappati, ché quelle parole erano troppo belle, troppo vere e un modo per distruggere tutto lo dovevi trovare sempre.

Non la voglio leggere, non ancora, dammi tempo, non ancora.

Mi siedo sul letto, nella sua parte più intatta, ché sono già disfatto io di mio e non ho voglia di sprofondare ancora di più, non ancora, non ancora.

Sto affogando velocemente e da troppo tempo che succede eppure mi serve ancora tempo, non mi basta mai, questo tempo, che scorre e non riesco a fermarlo, non riesco a fermarmi, non riuscii a fermarti.

Te ne andasti e non riuscii a fermarti.

Avevamo paura entrambi, così tanta paura, eppure la mia non la sentivi, ché la tua era più grande e non ti lasciava mai, amore mio, ti rincorreva, ti rendeva debole.

Cercavi di affrontarla e ci sei sprofondato dentro.

In quei giorni in cui c'ero sempre e nemmeno mi guardavi, e da trasparente ero diventato invisibile e il tempo ancora non scorreva, ti guardavo e tu non ricambiavi lo sguardo ed era tutto così infinito, ma anche ora il tuo sguardo dov'è?

Mi è sfuggito, amore mio, mi è sfuggito una volta e ora non riesco a trovarlo più.

Avrei voluto essere stato capace di non perdere d'occhio le cose a cui tenevo davvero.

Ci osservavano, così intensamente che era impossibile anche solo immaginare di ignorarli e potevo sentire i loro occhi trapassarci le vesti e avevo paura di non aver coperto tutti i tuoi graffi, i tuoi marchi e i segni del tuo passaggio incisi sulla mia pelle e tu non ti preoccupavi, perché la tua coscienza era intatta, perché ancora non ce l'avevi, una moglie a cui rendere conto una volta tornato a casa, non avevi nulla, Gerard, tranne me, non ti rimaneva nulla tranne me.

E avrei voluto vederti ad andare avanti, senza di me, non ci andavi avanti, ma questo non lo capivi, Gerard, non lo volevi capire.

Io tanto di te non ho bisogno, mi dicevi, e ancora non lo sapevo, non potevo saperlo quando quel tuo proteggerti si trasformava in aprirsi.

E io ridevo e facevo finta di prendermela ma mi sentivo usato e mi facevi stare male.

"Ma che, sei scemo, Frank? Non te la sarai presa! Lo sai che io senza te non faccio un cazzo, non so neanche da dove partire per alzarmi dal letto la mattina, senza te."

Quei tempi in cui quel vivere malsano, nel suo essere immensamente difficile, a volte si rivelava fin troppo semplice.

Che cosa ci è successo?

So solo che non avevo fatto in tempo a staccarmi dalle tue labbra che già stavo preparando le valigie ed ero pronto ad andarmene, a uscire, forse per sempre, dalla tua porta metaforica.

Non avevo fatto in tempo ad amarti che già mi stavi gettando via.

Né una spiegazione, l'ombra di un motivo plausibile, il giorno prima c'ero io, il giorno dopo quel letto era già stato disfatto da un'altra persona e ancora non sapevo se, una volta avuta la tua porta chiusa davanti al viso, mi aspettasse un volo di dieci metri o una caduta da un precipizio.

"Non può funzionare, Frank. Non voglio farti soffrire. Mi dispiace."

Si era rotto il meccanismo.

Ma mi avevi preparato, Gee, a modo tuo mi avevi già preparato, un po' a schiaffi, un po' a baci, alla tua assenza, e mi sentivo pronto.

Ti ho detto che mi andava bene, te l'ho detto mentre avevo un piede nel tuo cuore e uno sospeso nel vuoto e la mia voce tremava ma cercavo di non farci caso, ti ho detto che potevo capirti e tu facevi fatica a guardarmi negli occhi.

Mi hai chiesto di scordarti, ti ho risposto che per come le cose erano andate avrei preferito tenermi nella mente il ricordo di ciò che eravamo stati e tu hai annuito sconfitto.

Avevo paura, a cancellarti.

Perché ci avevo già provato, in quelle notti in cui volevo eliminare le nostre tracce, in cui mi sentivo abbastanza forte da poter tenere una gomma in mano e pochi secondi dopo già tracciavo i tuoi contorni con la matita.

E in silenzio mi arrendevo all'evidenza  che il tuo viso era tutto ciò di cui avevo bisogno per non perdere completamente la testa.

Avrei preferito un altro metodo, un altro tipo di salvagente, qualcosa di più solido, qualcosa che non avessi dovuto vedermi svanire da sotto gli occhi quando meno me lo aspettavo, eppure ci ho creduto, al momento, ci ho creduto davvero che le cose sarebbero potute andare per il verso giusto.

Ci ho creduto perché eri tu a promettermelo e io mi fidavo di te.

È stato come se le cose fossero iniziate ad andare davvero bene solamente per fare più male una volta crollate al suolo.

Mi sovvengono immagini di un te arrabbiato, con quella piccola vena che pulsava leggermente sotto al collo, in quei giorni in cui i tuoi occhi sembravano aver fatto a pugni con il cuscino ed eri più nervoso del solito.

E urlavi tanto, urlavi a tutti, ma con me non te la prendevi mai.

Avevi un modo diverso di farmi male, tu.

Mi sono reso conto troppo tardi che mi facevi sanguinare solamente guardandomi.

L'ho perso tutto, quell'amore che avevo, quell'amore malato, quell'amore sporco, quel tipo di sporco che l'acqua non può lavare via dalle lenzuola, me l'hai prosciugato tutto, Gerard, è lì, per terra, è tuo, puoi prendertelo se vuoi, ti appartiene, ti appartengo.

Quell'amore bruciante che l'acqua non può spegnere, nella mia mente, dove ancora siamo intatti, dove ancora non sono uscito dalla tua vita.

Ed è lì che sei e le cose che mi hai detto e che dici, che ripeti, nel mio cervello, mi feriscono per la maggior parte delle volte, e sono caduto, sono caduto perché mi avevi tagliato le ali e ora sto affogando, velocemente.

Ma va tutto bene.

Ho un nodo allo stomaco che non se ne vuole andare ma sono pronto per sapere come ti senti, come sei andato avanti, senza di me, ci sei riuscito alla fine ad andare avanti senza di me.

E vorrei essere l'unico a stringerti così forte, la notte, il giorno, anche se so che non mi è concesso, ma i sogni non si scelgono.

Non ti ho scelto, Gerard, non l'ho mai fatto.

Sei arrivato e basta e mi hai sconvolto la vita e ora è distrutta, guardami, mi hai distrutto, sto cadendo, mi hai distrutto.

Non vorrei mai essere salvato, dicevi, pensavo che mi andava bene, che tanto non avrei comunque saputo come fare, eppure a me chi ci pensava, Gerard, ci hai mai pensato tu, a me?

A volte sarebbe stato bello vederti tendermi la mano, ma a te non importava.

Sto affondando e ho perso di vista la riva e non ti vedo, Gerard, non ci sei, ti sto tendendo la mano ma tu non ci sei.

E sto affogando, ma tu continui a essere lì, nella mia testa, a dire che cose che mi feriscono per la maggior parte delle volte, ci sei tu, così meschino e ci sono io, così infantile, così difficile da gestire.

Ci siamo noi, che non chiediamo altro se non ciò che già siamo e siamo giovani e ingenui, e sorrido, perché ho trovato il mio posto nel mondo.

E mi va bene così, sto svanendo velocemente e nella mia testa siamo ancora lì a sorriderci, per sempre, e mi piacerebbe solo sapere se almeno ti è importato, di noi, di me, se almeno una volta nella vita ti sei sentito come se ne valesse la pena.

E non so se voglio conoscere la risposta, nemmeno ora, che sto affogando velocemente e ho bisogno di te 

ho bisogno di te,

per sapere

che sto bene.

E sto svanendo lentamente.

Ma va tutto bene.


"But once in a while, I wish you would tell me if you even care. 
Because I'm sinking fast, and I need you... I need you to know that I'm alright."


---------

Oke 
Ho riesumato una roba vecchia, - no in realtà ho l'ho solo ritrovata tra l'immensa marmaglia di vecchie note e Blade l'ha riesumata dalla sua massa informe e sgrammaticata --ciao Anita kuor te se ama-- ma ora eccoci qui.

Ci tenevo particolarmente a riaverla sul profilo perché, perché non c'è un perché, è semplicemente una delle poche cose decenti che io abbia mai scritto. 

E nulla.

Vado via sì ciao.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: PyromaniacAlien