A Me gli Occhi
Non so se da un atto di
violenza può nascere l’amore, credo di no.. forse perché l’amore è un
sentimento così puro e genuino che non può mettere radici in tali situazioni,
dove la paura e padrona assoluta e indiscussa del tuo cuore.
Anche io ero di questo
pensiero.. fino a quel giorno almeno.
Mi chiamo Ginevra, ho
quasi 18 anni e frequento l’ultimo anno di liceo.
Io e la mia famiglia ci
siamo trasferiti da qualche anno a Lione, città natale di mio padre, per
seguirlo nelle sue ricerche universitarie.
Questa è la quinta città
che cambiamo.. sono stata anche in Italia per qualche tempo, dove ho lasciato
molti amici e anche qualcosa di più, Antonio.
Non credo ci rivedremo
più, anche se è stato bello giurarci amore eterno all’aeroporto di Fiumicino,
sigillando quella promessa con un dolce bacio.
Quando mi imbarcai
sentii una fitta trapassarmi il petto. Sapevo che la distanza ci avrebbe
separato. Poco più di mille kilometri.. sufficienti però a
porre fine alla nostra storia.
Ricordo ancora i primi
tempi.. ci telefonavamo quasi tutti i giorni, poi con l’aiuto di skype e di msn
la lontananza sembrava quasi non si sentisse. Eh, pura utopia!
La ripresa della scuola
fu la nostra rovina.. qui in Francia i corsi sono totalmente differenti, iniziano
al mattino e proseguono fino al tardo pomeriggio.. in compenso quasi nessun
compito a casa.
Cominciammo a sentirci
solo di sera, poi non più tutti i giorni.. ben presto i giorni diventarono
settimane e le settimane.. mesi.
Ora restiamo buoni
amici, di tanto in tanto ci becchiamo su msn e facciamo due chiacchiere. Ho
saputo che si è fidanzato da poco. Sono contenta per lui.
Io invece mi godo la
vita da teenager , esco con gli amici, faccio sport e da qualche mese sto anche
prendendo lezioni di pianoforte.
Nessun ragazzo, per ora.
Non ne sento il bisogno. Ho deciso che mi fidanzerò solo quando avrò trovato la
persona che mi farà battere il cuore per davvero. Ho voglia di vivere un amore
con la A maiuscola ma non ho intenzione di cercarlo. So che quando sarò pronta,
sarà lui a cercare me.
Erano appena le 7 del
mattino, il sole non aveva ancora fatto capolino dalle nuvole, quasi a dire: lasciatemi
riposare un altro po’
Eh in quell’occasione mi
trovava pienamente d’accordo con lui. Avevo poca voglia di uscire, le strade
erano umide, segno che aveva smesso di piovere da poco.
Odio le giornate di fine
estate. Mi mettono tristezza. Preferisco di gran lunga i mattini freddi e
nevosi a quelli umidi.
C’è da dire che la
Francia è un paese dal clima variato, a seconda delle regioni. Lione situata
nella Rhône-Alpes ha la temperatura tipica delle zone montuose, con abbondanti
precipitazioni.
E stanotte la pioggia
non si era di certo risparmiata!
Il pulman, come al
solito, tardava ad arrivare. Abitando in periferia sono infatti costretta a
muovermi con i mezzi pubblici. La mia scuola è in pieno centro, ciò vuol dire
che ogni giorno devo sorbirmi circa 20 kilometri di tragitto che spesso e
volentieri, causa il caos mattutino, si traducono in 60 minuti di “sano”
traffico urbano.
Di solito condivido il
“calvario” con Marie e Stephan che fatalità del destino, più comunemente nota
come “interrogazione a tappeto” si son beccati l’influenza.
Stranamente la fermata
del pulman è deserta, di solito sembra un attracco di bordo. Gente che
sale, gente che scende.. gente che, perennemente in ritardo si fa la sua
corsetta mattutina con le mani alzate verso il cielo nella speranza che
l’autista li noti e non riprenda subito la sua corsa.
Oggi invece è tutto
calmo, complice anche il tempo non clemente di questo sabato di fine
settembre.
Fisso i cartelloni
pubblicitari, ce ne uno nuovo, proprio di fronte . E’ enorme.. “scarpe donna
loka”, sarà, ma a mio avviso le scarpe restano sempre l’ultima cosa che si
guarda del cartello. Sorrido divertita al pensiero dei commenti che avrebbe
fatto Stephan.
Ad un tratto mi sento
afferrare con forza un braccio. Mi giro d’istinto.
“Dammi i soldi”
mi intima in un perfetto francese un ragazzo dal volto parzialmente
coperto con una sciarpa ma apparentemente disarmato.
Aveva degli occhi
magnetici, indecifrabili, illeggibili.. cosi come il colore delle iridi..un
colore indefinibile tra il verde e il turchese.
Quello non era certo uno
sguardo che si potesse dominare o sovrastare. Il suo sguardo mi incantò,
mi stregò, mi rapì. Esprimeva tutto e niente, i suoi occhi immobili
eppure così vivi, sprigionavano dolcezza e passione insieme, tristezza e
vitalità, malinconia e serenità, vigore e moderazione. Non riuscivo a
decifrarlo né tanto meno abbandonarlo! Mi sentivo stordita, frastornata,
disorientata.
Mi colse un dolce
turbamento di cui non volevo neppure liberarmi! Null’ altro esisteva
intorno,tutto si era improvvisamente annebbiato, eravamo io e lui
soltanto.. e i nostri sguardi l’ uno dentro l’ altro, perfettamente uniti
.
Non so per quanto
restammo a guardarci, fu lui per primo a distogliere il suo sguardo
e a tornare alla realtà di quel momento.. realtà che ci vedeva l’uno contro
l’altra, lui il mio rapinatore e io la sua vittima.
Obbedii alla richiesta.
Oltre ai 50 Euro che avevo in borsa gli consegnai il mio orologio. Non so il
perché di quel mio gesto.
Credo che nemmeno lui se
l’aspettasse. Sul suo celato viso mi parve di scorgere un sorriso quasi
divertito e anche i suoi occhi cambiarono espressione.
“Grazie” mi sussurro.
Lo vidi voltarsi più
volte mentre si allontanava e nonostante avessi preso un gran bel spavento, non
smisi per un attimo di pensare a quegli occhi verdi, così maledettamente
belli che erano stati in grado di farmi perdere la testa, davanti a quella
fermata, alle 7 del mattino, di un sabato qualsiasi di fine
settembre.