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Autore: giulia87    30/03/2009    5 recensioni
L’Amore può nascere da un atto di violenza criminale? Può una ragazza con una vita normale, non priva di adagi e comodità innamorarsi del suo rapinatore?.. l’amore può mettere radici in tali situazioni e sostituirsi alla paura di quel momento? Forse no.. Ginevra era di questo pensiero..fino a quel giorno, almeno. Eccomi qui a scrivere una nuova fanfiction che mi è venuta in mente di getto mentre ero in pausa dallo studio. Spero vi piaccia...al dire il vero non so ancora come andra' a finire... ma il primo capitolo mi soddisfa abbastanza...commentate!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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sSasghh

A Me gli Occhi

 

Non so se da un atto di violenza può nascere l’amore, credo di no.. forse perché l’amore è un sentimento così puro e genuino che non può mettere radici in tali situazioni, dove la paura e padrona assoluta e indiscussa del tuo cuore.

Anche io ero di questo pensiero.. fino a quel giorno almeno.

Mi chiamo Ginevra, ho quasi 18 anni e frequento l’ultimo anno di liceo.

Io e la mia famiglia ci siamo trasferiti da qualche anno a Lione, città natale di mio padre,  per seguirlo nelle sue ricerche universitarie.

Questa è la quinta città che cambiamo.. sono stata anche in Italia per qualche tempo, dove ho lasciato molti amici e anche qualcosa di più, Antonio.

Non credo ci rivedremo più, anche se è stato bello giurarci amore eterno all’aeroporto di Fiumicino, sigillando quella promessa con un dolce bacio.

Quando mi imbarcai sentii una fitta trapassarmi il petto.  Sapevo che la distanza ci avrebbe separato.  Poco più di mille kilometri..  sufficienti  però a porre fine alla nostra storia.

Ricordo ancora i primi tempi.. ci telefonavamo quasi tutti i giorni, poi con l’aiuto di skype e di msn la lontananza sembrava quasi non si sentisse. Eh, pura utopia!

La ripresa della scuola fu la nostra rovina.. qui in Francia i corsi sono totalmente differenti, iniziano al mattino e proseguono fino al tardo pomeriggio.. in compenso quasi nessun compito a casa.

Cominciammo a sentirci solo di sera, poi non più tutti i giorni.. ben presto i giorni diventarono settimane e le settimane.. mesi.

Ora restiamo buoni amici, di tanto in tanto ci becchiamo su msn e facciamo due chiacchiere. Ho saputo che si è fidanzato da poco. Sono contenta per lui.

Io invece mi godo la vita da teenager , esco con gli amici, faccio sport e da qualche mese sto anche prendendo lezioni di pianoforte.

Nessun ragazzo, per ora. Non ne sento il bisogno. Ho deciso che mi fidanzerò solo quando avrò trovato la persona che mi farà battere il cuore per davvero. Ho voglia di vivere un amore con la A maiuscola ma non ho intenzione di cercarlo. So che quando sarò pronta, sarà lui a cercare me.

Erano appena le 7 del mattino, il sole non aveva ancora fatto capolino dalle nuvole, quasi a dire: lasciatemi riposare un altro po’

Eh in quell’occasione mi trovava pienamente d’accordo con lui. Avevo poca voglia di uscire, le strade erano umide, segno che aveva smesso di piovere da poco.

Odio le giornate di fine estate. Mi mettono tristezza. Preferisco di gran lunga i mattini freddi e nevosi a quelli umidi.

C’è da dire che la Francia è un paese dal clima variato, a seconda delle regioni. Lione situata nella Rhône-Alpes ha la temperatura tipica delle zone montuose, con abbondanti precipitazioni.

E stanotte la pioggia non si era di certo risparmiata!

Il pulman, come al solito, tardava ad arrivare. Abitando in periferia sono infatti costretta a muovermi con i mezzi pubblici. La mia scuola è in pieno centro, ciò vuol dire che ogni giorno devo sorbirmi circa 20 kilometri di tragitto che spesso e volentieri, causa il caos mattutino, si traducono in 60 minuti di “sano” traffico urbano.

Di solito condivido il “calvario” con Marie e Stephan che fatalità del destino, più comunemente nota come “interrogazione a tappeto” si son beccati l’influenza.

Stranamente la fermata del pulman è deserta, di solito sembra un attracco  di bordo. Gente che sale, gente che scende.. gente che, perennemente in ritardo si fa la sua corsetta mattutina con le mani alzate verso il cielo nella speranza che l’autista li noti e non riprenda subito la sua corsa.

Oggi invece è tutto calmo, complice anche  il tempo non clemente di questo sabato di fine settembre.

Fisso i cartelloni pubblicitari, ce ne uno nuovo, proprio di fronte . E’ enorme.. “scarpe donna loka”, sarà, ma a mio avviso le scarpe restano sempre l’ultima cosa che si guarda del cartello. Sorrido divertita al pensiero dei commenti che avrebbe fatto Stephan.

Ad un tratto mi sento afferrare con forza un braccio. Mi giro d’istinto.

Dammi i soldi” mi intima  in un perfetto francese un ragazzo dal volto parzialmente coperto con una sciarpa ma apparentemente disarmato.

Aveva degli occhi magnetici, indecifrabili, illeggibili.. cosi come il colore delle iridi..un colore indefinibile tra il verde e il turchese.

Quello non era certo uno sguardo che si potesse dominare o sovrastare.  Il suo sguardo mi incantò, mi stregò,  mi rapì.  Esprimeva tutto e niente, i suoi occhi immobili eppure così vivi, sprigionavano dolcezza e passione insieme, tristezza e vitalità, malinconia e serenità, vigore e moderazione. Non riuscivo a decifrarlo né tanto meno abbandonarlo! Mi sentivo stordita, frastornata, disorientata.

 Mi colse un dolce turbamento di cui non volevo neppure liberarmi! Null’ altro esisteva intorno,tutto si era improvvisamente annebbiato,  eravamo io e lui soltanto..  e i nostri sguardi l’ uno dentro l’ altro, perfettamente uniti .

Non so per quanto restammo  a  guardarci, fu lui per primo a distogliere il suo sguardo e a tornare alla realtà di quel momento.. realtà che ci vedeva l’uno contro l’altra, lui il mio rapinatore  e io la sua vittima.

Obbedii alla richiesta. Oltre ai 50 Euro che avevo in borsa gli consegnai il mio orologio. Non so il perché di quel mio gesto.

Credo che nemmeno lui se l’aspettasse. Sul suo celato viso mi parve di scorgere un sorriso quasi divertito e anche i suoi occhi cambiarono espressione.

“Grazie”  mi sussurro.

Lo vidi voltarsi più volte mentre si allontanava e nonostante avessi preso un gran bel spavento, non smisi per un attimo di pensare a quegli occhi verdi, così  maledettamente belli che erano stati in grado di farmi perdere la testa, davanti a quella fermata, alle 7 del mattino, di un sabato qualsiasi  di fine settembre.

  
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