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Autore: Canemily    20/03/2016    2 recensioni
E se Tristan non fosse morto? Come sarebbe stato il rapporto con la nipotina Esperanza? Lo scopriamo attraverso il sogno di uno dei dei personaggi che più amavano Tristan.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Maria Castañeda, Martin Castro, Tristán
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nel grande salone de el Jaral non c’era nessuno, solo un grande silenzio: strano per una casa abitata da tanta gente. Quel silenzio venne ben presto spezzato da un pianto proveniente da dietro il divano, sì, proprio lì infatti c’era la carrozzina della piccola Esperanza; ma come mai nessuno andava a calmarla?  Si sentirono dei passi veloci lungo il corridoio, ed ecco  qualcuno entrare di fretta nella stanza, era un uomo di mezz’età ma di bell’aspetto, alto, forte, dai capelli un poco ricci e chiari, barbuto, sguardo profondo e saggio di chi ha vissuto una vita intensa, sorride: era lui, era Tristan Castro.                                                                                                                                                                                                                 - Eccomi, ora c’è qui tuo nonno, puoi stare tranquilla piccolina, che finché sarò al tuo fianco non avrai motivi per piangere. Shhhhh….                   L’amore per quella bambina trasformava le forti e grandi mani di Tristan in petali di rosa e così le asciugò le lacrime con una carezza. Il pianto della nipotina si placò e la bimba si mise a ridere: il dentino di davanti che spuntava dalla boccuccia suscitò la risata anche di Tristan. La piccola poi rivolse le braccia in avanti le agitò.                                                                                                                                                                                 – Vuoi essere presa in braccio, birbantella? Ai vostri ordini maestà!                                                                                                                        L’uomo aveva perso gran parte dell’infanzia dei suoi due figli, ed era consapevole che la vita gli aveva dato un’altra possibilità con quell’angioletto, perciò non aveva intenzione di perdere minuti preziosi da passare con lei.                                                                                                                           – Allora, credo proprio che passeremo insieme tutta la mattina oggi, ci hanno lasciato soli. Vediamo, cosa possiamo fare, tu che dici?                  Tristan si guardò intorno in cerca di ispirazione, quando vide una ciotola e un bigliettino sul tavolo, e si avvicinò: “Caro zio Tristan, volevo ricordarvi di dare la pappa ad Esperanza non appena si sveglia, io e vostra moglie saremo di ritorno per pranzo. Grazie mille, vi voglio tanto bene.”                         - Che mamma ruffiana che hai, proprio come te. Bene, vorrà dire che prima faremo colazione poi andremo a fare una bella passeggiata lungo il fiume, che te ne pare?                                                                                                                                                                                                  La bimba continuava a sorridere, tra le forti braccia del nonno si sentiva al sicuro.                                                                                        

-Ohhhh, l’aereo sta per atterrare soldatessa Castro, preparatevi a riceverlo!                                                                                                      All’iniziò  Esperanza seguì attentamente con i suoi occhi vispi il percorso del cucchiaino finché non entrava nella sua bocca e poteva gustarsi soddisfatta il paté di Rosario, ma ad un certo punto mostrò il suo desiderio di giocare, svelando la sua natura di bimba vivace.                              Tristan non riusciva più a dare da mangiare alla nipotina: Esperanza si divertiva tantissimo ad infilare le manine nella ciotola e a schizzare pappa dappertutto, il viso del nonno non faceva eccezione, e mentre lei continuava a ridere e ad agitare mani e piedi,  l’uomo non sapeva più che cosa fare di fronte ad una tale forza della natura                                                                                                                                                                      – Non sapevo di essere diventato così poco abile con i bambini, non voglio pensare alla ramanzina che mi faranno tua madre e tua nonna, per non parlare di Rosario. Andiamo Esperanza, stai buona … Avanti … Insomma Esperanza!                                                                                               All’ ultimo richiamo Tristan alzò un poco il tono di voce e aggrottò le sopraciglia. La piccola si fermò all’improvviso e guardò il nonno  con gli occhioni spalancati e la boccuccia aperta.                                                                                                                                                                           – Ah ah ah, ci sei cascata, mascalzona! Ora vedrai!                                                                                                                                              Tristan iniziò a fare il solletico ai piedini e al pancino della piccolina e la ciotola con la pappa rimanente cadde per terra, mentre la bambina rideva a crepapelle e le sue risa si univano a quelle del nonno: le mura di quella casa avevano udito poche melodie pure e nobili come quella.                         -Ora dobbiamo fare pulizia o meglio, sarò io a fare pulizia, non è vero furbona?  
Quando Tristan finì di pulire si accorse che la bambina ogni tanto sprofondava nel sonno e la sua testolina ciondolava, perciò fece per slacciarla dal seggiolino.                                                                                                                                                                                                         – La mia bambina si è stancata, credo proprio che dovremo rimandare la passeggiata.                                                                                            L’uomo la prese e la cullò tra le braccia mentre si dirigeva verso il divano, si tolse le scarpe e si sdraiò.                                                                      – Così, chiudi gli occhietti … Bene, ora dormi e fai sogni d’oro.                                                                                                                             Pronunciate queste parole l’uomo fece un lungo sbadiglio e, contagiato dal sonno della nipote, si addormentò insieme a lei.

Quando si svegliò sua moglie Maria dormiva ancora tra le sue braccia, sul suo petto, accanto al suo cuore: era una gioia immensa per lui poterla ammirare ogni mattina al proprio risveglio. La baciò sulla fronte e la scostò delicatamente, si alzò dal letto e andò alla culla della figlioletta Esperanza. Anche la bimba era già sveglia, e le sue guanciotte erano messe in risalto dal suo sorriso.                                                                                      -  Ma non è che abbiamo fatto lo stesso sogno io e te? Credo proprio di sì.
 
                                                                                 
   
 
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