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Autore: Mary_loveloveManga    30/03/2009    5 recensioni
Questa è una piccola flash fic scritta ascoltando una canzone di Avril Lavigne (che non c'entra niente con quello che ho scritto). Parla di Kagome, del suo dolore e della sua felicità...
[...]
Non ci riusciva.
Perchè? Perchè? Perchè?

[...]
Quel pozzo era la sua meta, saltarvi dentro il suo scopo.
Ma non ci riusciva.
Era semplice, l'aveva fatto talmente tante volte...
Ma quella era diversa.
[...]
Spero di riuscire ad emozionare una persona e che commenti questo mio "lavoro"
Dedicato a tutti quelli che credono nei sogni.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kagome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è una piccola flash fic scritta sentendo la canzone Innocence di Avril Lavigne (che non c’entra nulla con ciò che ho scritto). Parla di Kagome. Kagome che non sa dove andare. Kagome che sa cosa vuole, ma sa che ottenerlo sarà difficile. Kagome che spera in un sogno, perché la realtà fa male. Kagome che comunque è felice, perché… se ve lo dico è inutile che io abbia scritto quello che c’è sotto^^! Spero che, con questa piccola storiella, io sia riuscita a far emozionare una persona che non ha apprezzato molto un mio vecchio lavoro, che ora è stato eliminato. E ci tengo molto al suo parere, perché voglio sapere se sono migliorata almeno nel far emozionare le persone. Sempre che questa ff faccia emozionare, comunque. Spero anche che questa persona abbia capito che sto parlando di lei, comunque! In caso contrario, pazienza. Ultimamente sono molto di buon umore! Sarà l’arrivo della primavera. Vi lascio alla lettura della storia. Un bacio! Mary-chan

 

 

 

 

 

Love is the true happiness

 

 

 

 

 

Non ci riusciva.

Non riusciva neanche ad avvicinarsi, a quel maledetto pozzo di legno.

Perché? Perché? Perché?

Se lo chiedeva, mentre continuava a correre.

Ma ogni volta cambiava direzione.

Quel pozzo era la sua meta, saltarvi dentro il suo scopo.

Ma non ci riusciva.

Era semplice, l’aveva fatto talmente tante volte…

Ma quella era diversa.

Sì.

Lui non sarebbe tornato a prenderla.

O sarebbe tornato, e la sua sofferenza si sarebbe prolungata ancora e ancora.

E lei era stanca.

Sapeva, era consapevole, di comportarsi come una bambina capricciosa. Come una bimba che vuole tutto per sé e non sopporta di non ricevere quello che non può avere. Che piange per un ginocchio sbucciato, per una parola tagliente, per una visione dolorosa.

E lei piangeva.

E lei voleva piangere.

Non sopportava più di non poterlo avere. Di non poterlo abbracciare, di non poterlo baciare.

Tanto aveva desiderato quelle sue labbra morbide, ora si malediva per averlo fatto.

E piangeva, perché era convinta che così, come ogni volta, il dolore sarebbe passato.

Perché cercava di convincersi che ciò che provava per lui, fosse solo una semplice attrazione verso qualcosa di strano, di diverso.

E forse, forse era così.

Forse immaginava soltanto, che fosse amore.

Una ragazza di quindici anni può mai capire il significato di quella parola, che per molti rimane un mistero? Non ne era sicura.

Così piangeva e cercava di rimuovere quella finta sofferenza.

Ma quella volta era diverso.

Lei voleva piangere.

Lei voleva andar via.

Lei voleva innamorarsi, ma di qualcun altro.

Così si allontanava dal villaggio, dove aveva passato tante giornate felici.

Così si allontanava dal pozzo, dove, dall’altra parte, c’era il suo passato, la sua infanzia.

Così si allontanava dall’albero sacro, dove l’aveva incontrato per la prima volta.

Così si allontanava da lui, che era parte della sua vita.

Si immergeva, in quel mondo che non le apparteneva, senza una guida, un consiglio.

Non conosceva tante cose, ma le avrebbe imparate.

Perché tornare nel suo mondo e spezzare il sigillo che lo teneva collegato al passato, sarebbe stato da codardi.

Perché forse, rimanendo in quel mondo, un giorno lui l’avrebbe trovata e i suoi sogni si sarebbero realizzati.

Perché, alla fine, lei desiderava solamente essere felice.

E sapeva che, purtroppo, la sua felicità non poteva essere lui.

Ma non riusciva ad andar via.

Così sarebbe rimasta lì, in quel tempo sconosciuto, aspettando che il suo sogno, un giorno, la sarebbe venuta a cercare.

Ed era veramente felice, in quel momento.

Perché in quel modo, quella volta, aveva veramente capito di amarlo.

E perché amare, in fondo, è la vera felicità.

  
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