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Autore: Mikky    21/03/2016    0 recensioni
Un numero, una siringa e delle ragazze senza alcun legame tra di loro. L'unica pista il disegno di una delle vittime.
Un nuovo caso per la BAU e l'inizio di una nuova storia.
Genere: Mistero, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'S&M'
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Un nuovo caso


La morte trasforma ogni istante in un elemento di vuoto,
assenza di qualcosa che riempiva i tuoi pensieri, ed ora non c’è più.
(Stephen Littleword)

Spencer Rei entrò negli uffici della BAU sorridendo mentre guardava un video del piccolo Henry sullo smartphone di JJ. Il piccolo cantava una nuova canzone imparata a scuola rendendo la sua dolce mamma orgogliosa, ignara che il suo pargolo era in compagnia di circa l’85% dei bambini che erano in un istituto scolastico.
Eppure non provò minimamente il desiderio di rendere la sua bionda amica consapevole di questa informazione. Era una bella giornata e si era semplicemente auspicato che si sarebbe conclusa in modo tranquillo, senza scherzi o battute da parte di Morgan o togliere il sorriso a causa di frasi a sproposito a Penelope o a JJ. Sarebbe stato meraviglioso non avere nemmeno un caso su cui lavorare.
Con un sole così e la primavera alle porte non potevano essere commessi dei crimini così violenti da farli precipitare nell’oscurità più oscura.
Eppure il giovane dottor Reid sapeva che era una vana speranza, non era di certo un po’ di sole a fermare gli psicopatici.
Aaron Hotchner uscì dal suo ufficio tenendo in mano una cartella e, quasi a voler dimostrare quella triste realtà che era il loro lavoro, aveva uno sguardo più cupo del solito. “Riunione. Adesso” abbaiò autoritario.
Quando faceva così non era mai un buon segno.
JJ e Reid salirono le scale di corsa ed entrano nella sala riunioni dove l’intera squadra li stava giù aspettando.
Tutti avevano già preso posto intorno alla tavola rotonda, ma ve n’era uno vacante. Quello di Emily Prentiss.
Era partita per lavorare con l’Interpol a Londra, lasciandoli da soli e un po’ spaesati, come poteva succedere quando una persona che lavora a stretto contato con te per 6 anni se ne andasse di punto in bianco. Ma il direttore aveva dato l’ordine di continuare a lavorare. Un membro in meno non avrebbe compromesso le loro capacità, e di questo ne erano certi anche loro.
Prima dell’arrivo di Greenaway e poi di Pretiss si erano sempre mossi in sei, quindi non avrebbero avuto difficoltà a risolvere i casi a cui erano stati assegnati.
Penelope Garcia, appena fu sicura di avere la loro attenzione, schiacciò un pulsante del telecomando e sul maxy schermo apparvero i volti di tre giovani completamente diverse tra di loro.
“Sono state rapite” iniziò “tre ragazze e tutte nello stesso modo. Il soggetto è entrato nel loro appartamento e le ha sedate con delle soluzioni di GHB, iniettate con delle siringhe lasciate nelle abitazioni. Niente impronte o tracce di DNA, se non delle vittime”. Le immagini in quel momento mostravano in dettaglio tre siringhe abbandonate su altrettanti pavimenti, per poi essere sostituite da dei numeri disegnati con della vernice su una porta, una finestra e su un muro.
“Lascia poi questi numeri. Non sono in sequenza come potete notare, ma non ci sono altri rapimenti con questo modus operandi”.
“Cos’hanno in comune?” chiese Morgan giocherellando con la matita.
“Per ora nulla” spiegò Hotchner “E per questo che ci hanno chiamati. Non sono collegate tra di loro in nessun modo apparente”.
Garcia annuì e fece apparire il volto di una delle ragazze. Bionda dai capelli corti e dallo sguardo furbo. Intorno a lei apparvero le immagini del suo appartamento messo in disordine dall’S.I. e il numero 9 disegnato sulla porta. “Lei è Melissa Jordan, lavora in un negozio di fumetti”.
Un altro tasto e il volto di Melissa fu sostituito con un altro volto, quello che scoprirono essere di Tonia Polivsky, una ballerina di danza classica dai capelli neri come il petrolio e gli occhi azzurri. La sua finestra era stata marchiata con il numero 6, infine toccò a Molly Follia, italo-americana che insegnava in una scuola elementare. Aveva il sorriso dolce di un insegnante e i capelli rossi sistemati in un chignon scomposto. Il suo numero era il 4.
Reid prese nota di quello che stava vedendo. Nella sua mente erano già impressi in modo indelebile i volti delle ragazze e ogni particolare all’interno del fascicolo. Come aveva detto Aaron le ragazze non condividevano nulla, né aspetto fisico o una professione. Forse bisognava cercare fuori dalla sfera più ovvia, magari nel tempo libero o in una possibile vita segreta.
Garcia premette un altro pulsante del telecomando e apparve un nuovo volto, che non c’era nei fascicoli. Era una ragazza dai lunghi capelli castani e dagli occhi color del cioccolato. Sorrideva raggiante e allegra in mezzo a un prato.
“Lei” continuò l’hacker “E’ Minerva Hunter, è una studentessa di Belle Arti ed è l’unica ad essere sfuggita al rapimento 4 ore fa”.
“Come facciamo a essere certi che sia sempre lo stesso?” chiese Reid, senza staccare gli occhi dalla foto. Quella ragazza l’aveva colpito, era diversa dalle altre, era più giovane, sembrava quasi una bambina, ma gli occhi splendevano d’intelligenza e gioia di vivere.
“Perché abbiamo il sedativo. È la stessa miscela degli altri rapimenti” il maxi schermo si riempì di immagini di una stanza di un campus universitario praticamente distrutta “Ma niente numero”.
“E lei è l’unica pista che abbiamo” disse Hotch, riordinando i fogli e le foto nella sua cartellina.
Rossi si alzò e cominciò a sua volta a sistemare il fascicolo. “Fra quanto si parte?” domandò, dando voce alla domanda di tutta la squadra..
“Siamo già arrivati. Il caso è a Quantico”.
JJ guardò confusa il loro supervisore “Perché non l’ho sentito nei telegiornali?”.
“Perché l’avranno tenuto nascosto per evitare gli emulatori” propose Reid con ovvietà “La polizia potrebbe essere sommersa da false piste”.
Garcia scosse la testa “I rapimenti sono avvenuti nelle ultime 12 ore. La polizia non riusciva nemmeno a finire i rilievi nel primo appartamento che veniva denunciata la scomparsa di una nuova vittima”.
Morgan guardò i compagni di squadra cercando la sua stessa intuizione nei loro occhi“Quindi se ci saranno nuovi rapimenti saranno di qui a breve”.
“Infatti ci dobbiamo muovere”. Hotch uscì dalla stanza e con lui tutta la squadra, per entrare quasi subito nella sala conferenze successiva.
Lì dentro c’era una ragazza che dava le spalle alle porte e osservava fuori dalla finestra, mentre si arrotolava attorno al dito una ciocca di capelli castani.
Morgan chiuse la porta dolcemente, cercando di non fare rumori improvvisi e spaventarla, ma il leggerissimo scatto la fece comunque sobbalzare.
Minerva Hunter si girò di colpo, mettendosi una mano sul cuore e respirando profondamente quando vide che erano degli agenti dell’F.B.I. e non qualche pazzo omicida. Cercò di sorridere, ma non le riuscì molto bene, regalando, invece, una smorfia. “Una volta si bussava” protestò. Doveva essere una battuta, ma nessuno sembrò capirlo, nemmeno lei.
Reid notò immediatamente che, anche se erano passate meno 6 ore dal tentato rapimento, la ragazza era sinceramente provata da quello che le era successo. Sembrava che non dormisse o mangiasse da giorni, diventando l’ombra della ragazza gioiosa che avevano ammirato poco prima sullo schermo.
JJ tirò fuori immediatamente il suo lato materno e le andò vicino “Vuoi qualcosa da mangiare o da bere?”.
“No, grazie” un altro sorriso tirato le comparve sulla bocca “Io..sto bene così”.
Mentiva. Aveva pianto per tutto il tragitto e mentre era lì da sola nella stanza. Aveva bisogno di qualcosa ma il giovane dottore non sapeva esattamente di cosa.
David Rossi si fece avanti e le fece segno di sedersi sulla sedia che le stava porgendo, come un bravo cavaliere. La giovane si accomodò e incrociò le braccia sul petto, stava cercando di nascondersi, di proteggersi da loro in qualche modo.
“Sappiamo” cominciò l’italo-americano “che non è facile parlarle di quello che le è successo poco fa, ma noi vogliamo solo sapere se ha visto in faccia il suo aggressore, se le ha detto qualcosa di particolare. Solo questo”.
“Io…” Minerva si mandò indietro i boccoli castani e prese da terra una cartella porta disegni, cercò all’interno e tirò fuori un foglio. Fu in quel momento che il dottor Reid notò che le mani della ragazza erano sporche di carboncino.
“Ho già parlato con i vostri colleghi della polizia, ma non sono stata molto d’aiuto. Ho ricordi molti confusi, ma questo può esservi d’aiuto” sporse il foglio a Rossi, che lo prese subito in mano e l’osservò attentamente, insieme a tutti gli altri. La ragazza sorrise in imbarazzo “E’ l’unica cosa che mi ricordo”.
Era la figura completamente nera di un uomo, l’unica parte illuminata erano gli occhi, socchiusi per lo sforzo di trattenerla e di un intenso verde, e il braccio sinistro, segnato da una cicatrice pallida e frastagliata.
“Ne sei sicura?” chiese Reid.
La ragazza annuì vigorosamente “Memoria fotografica. Io…”.
“Sappiamo cos’è” disse Morgan sorridendole, per poi osservare il più giovane dei suoi colleghi, che non gli badò nemmeno, troppo concentrato a osservare il disegno.
“Conosce o ha mai visto qualcuno che assomigli al soggetto che ha disegnato?” chiese Hotchner con il suo solito tono severo.
“No, mi dispiace”.
Hotch annuì pensieroso. “Garcia, guarda se qualcuno in zona potrebbe corrispondere alla descrizione”.
“Vedo cosa posso fare, ma è come cercare un ago in un pagliaio”.
“Lo so, ma tentiamo” rispose il supervisore “ Morgan e Rossi andate nelle scene del crimine e cercate indizi. JJ chiama i parenti delle ragazze scomparse e digli di andare alla centrale di polizia. Li interrogherò lì” diede una pacca affettuosa al giovane dottore “Tu sta con lei”.
Tutti si misero immediatamente in moto, mentre Reid rimase fermo dov’era. Guardò la ragazza davanti a lui e non capì il perché ma si sentì a disagio.
  
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