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Autore: Elsa Maria    21/03/2016    1 recensioni
“Io sono te.”
Rimango senza fiato, ancora una volta.
“Chat Noir.”
“Non chiamarmi a quel modo.”
“Non devi avere paura di quel che sei.”
“Non ho paura.”
“Hai molta paura.”
Ci fu un profondo silenzio. Alzo lo sguardo verso di lui, verso quell’immagine falsa. Era tornato a sorridere.
E mentre il suo corpo veniva avvolto dalla nebbia nera, una lacrima corse lungo il suo viso, solcando la sua pelle chiara.
Perdonami, Ladybug.
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Prima one-shot nel fandom, rappresentativa di un momento di totale noia e desiderio di scrivere su questo cartone.
1210 parole incentrata su Adrien/Chat
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Totemo Itai Itagaritai
Hurting for a very hurtful pain


Fa male.
Tutte le volte fa male.

Quando c’è silenzio si presenta come un fastidioso ronzio.
Quando c’è chiasso è come un vuoto incolmabile.
Quando sono solo lo vedo, quel dolore. È in piedi, di fronte a me, che mi guarda con un fastidioso ghigno.
Non ne hai abbastanza?- Mi chiede, sornione, attendendo senza fretta che ceda.
E il rigirarmi e rigirarmi nelle coperte permette al ronzio di penetrarmi nella mente, al vuoto di inghiottirmi.
“Smettila di fissarmi!” Gli urlo, a gran voce, facendo allarmare Nathalie che di corsa raggiunge la mia stanza. Bussa e chiama il mio nome.
“Sto bene.” Le rispondo mentre mi copro il viso con le mani, stringendo i capelli.
Smettila, smettila di sorridere a quel modo- Ripeto a quella presenza, al dolore, che continua a fissarmi. Quell’immagine che solo la mia mente può vedere.
Mi alzo dal letto e la oltrepasso, andando verso la finestra e poggiandomi sul vetro, contro il ferro della gabbia in cui sono intrappolato.
Se urlerai ti ascolterà solo Nathalie.- È ancora in piedi, ma dietro le mie spalle, immobile, glaciale.
Lei non verrà, sei solo.- Continua.
Cosa aspetti a crollare?- Non lo ascolto.
Non svanirò lo sai, sarò sempre qui ad aspettarti, ad attendere che tu ti lasci andare a questo dolore.- Sentiva il suo fiato gelido sul collo, come la morte, così vicino da sembrare vero.
Scacciami con tutta la forza che hai in corpo e poi lasciati andare, lascia che il tuo stesso potere ti distrugga.-
Ti ho detto di smetterla… Tu non sai nulla, tu non sei nessuno, sei solo un dolore che cesserà di toccarmi!- Mi giro di scatto, sento il fiato corto, la gola bruciare, una sensazione d’oppressione che sempre più forte mi vuole schiacciare.
Era svanito.
Improvvisamente.
Finalmente il ronzio era diventato silenzio.
Un respiro profondo e occhi chiusi.
Non riuscirai mai a sfuggire da te stesso.- Ora intorno a me è tutto nero, sono nel vuoto, nel centro del dolore e quell’immagine si impone ancora contro di me.
Conosco molto bene la tuta che indossa, le orecchie che sono sulla sua testa e la coda che tocca la terra di quello spazio non delineato.
Chat Noir.
Lui è me.
“Perché continui a farmi del male?” Gli chiedo, cercando disperatamente una risposta. Finalmente il sorriso dal suo viso scompare, sembra che lo abbia colto alla sprovvista.
“Tu conosci già la causa del tuo male e sai che non sono io.” Le sue parole feriscono, aumentano il dolore che continua a lacerarmi e quell’indice che ora punta contro di me non fa che bloccarmi. Sto in silenzio, lo sguardo abbassato, non voglio credergli, non voglio sentirlo, per me non esiste.
“Chat Noir, guardami.” Non lo ascolto.
“Esisto, sono parte di te, devi accettarlo.”
“Smettila!”
Mi prende il viso, lo alza, stringe la presa sul mento. Non l’avevo sentito arrivare, ma è lì che con i suoi occhi verdi mi consuma.
“Io sono te.”
Rimango senza fiato, ancora una volta.
“E tu non puoi scappare da te stesso.” Mi confida quella realtà.
Da quanto stavo andando avanti in quel modo? Miseramente, strusciando a fatica, svuotandomi giorno dopo giorno.
“Chat Noir.”
“Non chiamarmi a quel modo.”
“Non devi avere paura di quel che sei.”
“Non ho paura.”
“Hai molta paura.”
Ci fu un profondo silenzio. Alzo lo sguardo verso di lui, verso quell’immagine falsa. Era tornato a sorridere.
“Cosa vuoi Adrien Agreste?”
“Cosa intendi dire con questo?”
“Vuoi essere un ragazzo normale? Eppure hai scelto di essere un supereroe. Vuoi essere il protettore di Parigi, il paladino di Ladybug? Eppure finisci sempre per essere un peso, permettendo che lei si ferisca, che si sobbarchi di tutte le responsabilità. Vuoi essere il figlio perfetto, il supporto per tuo padre? Eppure lui si è rivelato il tuo peggior nemico.”
“Non parlare!” Lo fermo, urlo, continuo ad urlare, non voglio sentire quelle parole, le sue verità.
“Non puoi scappare! Accettalo. Ormai è arrivato il momento di prendere la tua scelta! Ladybug, Papion, Adrien, Chat Noir, chi vuoi essere?!”
Chi sono? Chi voglio essere? Non lo so, non ho una risposta, ma so che…
“Tu non vuoi più essere Chat Noir?” Quelle parole, che conclusero il mio pensiero, furono come un proiettile sparato in fronte. Lo stesso impatto, lo stesso dolore.
Il peso dell’immagine improvvisamente fu sulla mia schiena, sul mio cuore. Mi stringeva in un abbraccio.
“Quello che prima ti permetteva di essere qualcun altro, di infrangere quella maschera costretta che è il tuo viso ora, si è dimostrata l’arma più letale.” Stringe la presa. “Lasciati andare a me, ti aiuterò a scegliere ciò che è meglio. Il dolore svanirà, basta solo scegliere di essere me e abbandonare tutto ciò che è te.”
“Plagg!”
“Non può sentirti, siamo solo noi due, te e la tua parte migliore.” La sua voce si era fatta più suadente, calda, avvolgente, non più nemica.
“Chiudi gli occhi, il dolore se ne andrà, fingi, nascondi, se non penserai a quel che ti fa soffrire ti libererai… Sii Chat Noir.”
Rimasi solo, quelle parole che continuavano a ronzare nella testa. Liberarsi del dolore, mostrandosi come quello che veramente era, l’identità che nascondeva.
Accarezzo l’anello, mi trasformo, il silenzio della notte continua a far da sottofondo al vuoto che mi divora. Non è sazio, non si sazierà mai.
Va bene così, me stesso? Questo è quello che desideravi, questo cercavi Dolore?, la mia scelta, il mio essere te?- Chiudo gli occhi, ancora una volta.
È andato, non c’è nessuno, nessun dolore, nessuna avversità.
Non ci sei, sei scomparso.
L’impulso mi porta a lasciare la mia stanza, a scappare e assaporare l’aria della notte, il placido silenzio scandito dal chiarore della Luna. Sento come la quiete nel mio cuore, è come se stessi volando, nudo, su quei tetti, il dolore non è che un lontano ricordo…
Ma mi basta riaprire gli occhi per accorgermi che non è abbastanza.
Fa male.
Continua a far male.
Il ronzio.
Il vuoto. 
È questa la tua scelta, essere Chat Noir?- Mi chiedo. È sempre stata la prima scelta, la scelta più facile, eppure con il passare dei mesi si era fatta la più difficile.
I ritmi serrati, pesanti, troppi obiettivi, nessuno raggiunto.
A cosa ti porta, Adrien? Cosa è per te Chat Noir?-
Il dolore, la ferita, l’immagine da cancellare.
Con quanta facilità hai deciso di indossare quel costume? Ed ora ti mostri titubante?-
Irresponsabile.
Insoddisfatto.
Borioso.
Il dolore che sento nel petto, quel forte dolore che dovrebbe essere svanito, perché persisti, cosa sei, perché ci sei.
Lasciati andare, Chat Noir, basta le fatiche, basta tutto questo potere…- Implorava alla sua testa di tacere.
Cos’è che mi ferisce?

Perché mi sta ferendo?
Perché mi procura tanto dolore?
 
Un battito d’ali.
Una farfalla nera che si posava sul suo petto.
“Chat Blanc, io sono Papion…”
Una lacrima corse lungo il suo viso, solcando la sua pelle chiara.
La sua mente accettò l’accordo, mentre il suo cuore si tingeva di nero.
 Il dolore non c’era più.
C’era silenzio.
Un obiettivo.
Mentre il suo corpo veniva avvolto dalla nebbia nera, dalle sue labbra scivolò una domanda che mai avrebbe trovato risposta: “Perché, padre?”
Poi la sua mente si oscurò, non sentì più nulla e i dolori e le angosce coltivate sparirono d’un tratto.
 
Perdonami, Ladybug.


Angolo dell'autrice: 
Salve a tutti! Non so in quanti sono arrivati alla fine di questa trashata, enorme enorme trashata e la parola trash è la più indicata per questa Oneshot. 
La situazione sarebbe inserita in un eventuale futuro in cui Chat Noir si accorgere di non essere che un peso per Ladybug, continua ad essere akumizzato e non fa che andarle contro, e nel frattempo ha un forte sospetto di chi si cela dietro la maschera di Papion. Il fatto di dover andare costantemente contro il padre e il permettere che Ladybug venga ferita, mentre lui non sa che posizione sarà costretto a prendere durante la resa dei conti lo mette nella posizione di non saper più cosa scegliere, cosa è giusto, creando una forte lacerazione nel suo animo. 
Ho giocato quindi sul fatto di questa doppia identità. Inoltre come si è visto nelle origini, solo Marinette esita e pondera su quanto sia giusta lei nel ruolo di Ladybug, mentre Adrien accetta senza esitazioni, altro punto che prima o poi Adrien sarà costretto ad affrontare. 

Spero di aver trasmesso questo gioco d'identità nella fanfiction, per quanto neanche io abbia veramente così chiaro il carattere di Adrien. 
Vi ringrazio per essere arrivati a leggere anche l'angolo dell'autrice.
Vi prego di recensire perché non so cosa pensare di questa Oneshot.
Grazie a tutti <3 

Here we Go! 
   
 
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