Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: paneenutella    21/03/2016    9 recensioni
Fedez capisce, probabilmente solo in quel momento, perché lo sguardo del riccio lo abbia sempre messo in soggezione.
Mika lo guarda come se lo vedesse davvero.
« Quando sono nervoso mi sudano le mani » confessa il ragazzo, parlando troppo velocemente. Forse è colpa dell'alcool o forse è solo euforico.
« Non mi disturba » risponde Fedez.
« E mi vengono i crampi allo stomaco » continua l'altro, come se Fedez non lo sapesse.
« È carino ».
« E- E poi inizio a parlareparlareparlare e arroscisco spesso ».
« La trovo una cosa adorabile » ammette Fedez e gli sorride perché è vero. È così dannatamente adorabile.
« Sono un ragazzo » sussurra Mika, come se non fosse già abbastanza ovvio.
« Non mi importa ».
E poi succede tutto velocemente. Oppure a rallentatore.
Fedez non lo sa.
Non capisce più nulla dal momento in cui Mika, alto, elegante, snello, con i capelli sempre incasinati e quegli occhi enormi, si china verso di lui e lo bacia.
MikaXFedez // Urban Strangers
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Fedez
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«No regà, non potete capire » sta dicendo Giò, mentre Fedez si avvicina al suo tavolo con le ordinazioni.
« Allora, due caffè macchiati e un decaffeinato ».
« Il dec è mio » chiarisce Davide, mentre avvicina le altre due tazzine a Giovanni e Alessio.
« E poi… il cornetto al cioccolato e il succo alla pesca » continua Fedez, porgendo l'ultima ordinazione a Gennaro, con un sorrisino. Il biondo lo fulmina con un'occhiataccia.
« Gennà, se vuoi ti facciamo portare anche un bavaglino, che dici? » lo prende in giro Giò, allungando un braccio e stringendoselo addosso.
Genn cerca di scansarlo, inutilmente, fingendosi offeso.
Fedez scorge la mano di Alessio poggiarsi sopra la coscia del biondo e picchiettare un paio di volte, per richiamare la sua attenzione, forse.
O per marcare ciò che è di sua proprietà.
Gennaro guarda il bruno, allontanandosi piano da Giò e schiarendosi la voce. « Andate a quel paese. Non è colpa mia se il caffè mi fa schifo, la mattina».
Giò ride, stringendo gli occhi, sguaiatamente come solo lui sa fare.
« Dicevi, comunque? Sull'altra sera? » gli domanda Alessio, mentre aggiunge una bustina di zucchero al suo caffè.
« Ah sì » risponde Giò, come se improvvisamente si fosse ricordato qualcosa di fondamentale. « L'altra sera, io e Davide siamo andati a ballare e, quando stavo tornando a casa, stavo così male- ».
« Ma così male » precisa Shorty che, a giudicare dalla sua faccia, deve aver ascoltato questa storia almeno una decina di volte.
« Che mi sono dovuto aggrappare al prato, per non cadere dalla terra ».
Gli altri ridono, Fedez decide di allontanarsi dal tavolo prima che il disagio raggiunga livelli vergognosi.
Questa settimana, però, sembra non passare mai. Un po' perché i clienti sono numerosi anche nei giorni lavorativi – e, di conseguenza, lui e il riccio non hanno il tempo di fermarsi un attimo – un po' per colpa di Mika che, da quando lo ha scoperto, non fa che stressarlo su quanto non veda l'ora che arrivi domenica.
Perché domenica, infatti, “c'è una cosa troppo fantastica, Fedè”.
La cosa fantastica, si è ben presto rivelata essere una festicciola di paese e, nonostante le proteste di Fedez, alla fine il riccio era riuscito a convincerlo con frasi come “ma ci sono i giochi”, oppure “guarda che si esibiscono Gennaro e Alessio, zio Zack ha convinto il sindaco”.
Anche se, Fedez pensa, la più efficace è stata la frase detta quel sabato sera, dopo aver finito il turno, quando un Mika un po' fatto ed esagitato gli aveva sussurrato all'orecchio “se vieni ti faccio un pompino”.


Domenica sera, dopo la doccia, Fedez è già convinto che quella sarà una bellissima giornata. E non lo dice solo perché è con le spalle al muro, con Mika spalmato addosso che lo sta baciando con quella dolcezza e strategica calma che lo fa andare fuori di testa.
Ti amo.
Ed è diverso. Con Mika è diverso perché con lui non è solo sesso. Lo sa e non gli importa. A volte, gli piace anche solo stendersi accanto a lui sul divano, stringerselo addosso e dormire. Niente scopate da pornofilm. Niente di niente. Solo dormire, nel senso più innocente del termine.
Tiamotiamotiamo.
Glielo sta per dire, è solo una questione di minuti. Si stacca da lui, lo guarda, il cuore sbatte forte nel petto.
Ed è buffo, perché quando si è così vicini, i nasi che si sfiorano, i respiri che si mischiano, sembra quasi che gli occhi dell'altra persona siano uno solo.
Fedez potrebbe ridacchiare e dire a Mika che, da quella distanza, sembra quasi la mini copia di Polifemo. Ma la verità è che l'unica cosa a cui riesce a pensare è che non ce la può fare, perché lo vede bellissimo in ogni caso.
Mika struscia il viso nell'incavo del suo collo, la barbetta incolta di Fedez probabilmente lo sta pizzicando dappertutto, ma il riccio non sembra farci caso.
« Ti voglio » piagnucola quasi, le labbra che si muovono sulla spalla tatuata di Fedez.
Se non fosse una cosa stupida anche solo da pensare, il ragazzo tatuato potrebbe giurare di aver sentito il suo cuore fermarsi, in quella manciata di secondi.
« Ti voglio così tanto che fa male » continua Mika, allungando il braccio sinistro e avvolgendoglielo intorno al collo.
Fedez respira forte dal naso, mentre si spinge il riccio ancora di più addosso, avvolgendogli le braccia intorno ai fianchi, come a fargli capire che, per lui, anche averlo così vicino non è comunque abbastanza.
« Anche io » sussurra, inclinando piano la testa e poggiandola sui capelli morbidi di Mika. « Ma non ora, okay? Gli altri, stanno per venire a prenderci » gli ricorda, muovendo piano le dita sulla sua schiena.
Mika grugnisce, facendolo ridacchiare. « Li odio » dice, e Fedez si rende conto di avere una cattiva influenza su di lui.
« Io sono stanco, potremmo non andare » tenta di convincerlo il ragazzo tatuato, che non sembra intenzionato a mollare la presa e a lasciarlo andare. Metaforicamente parlando e non, sia chiaro.
« E come mai sei stanco? » gli chiede il riccio. Fedez sente le sue labbra distendersi in un sorriso.
Gli verrebbe da rispondere qualcosa tipo “io sono nato stanco” però si morde la lingua e dice: « Non lo so, ieri notte stavo parlando con una persona...».
« Davvero? E chi era? » gli chiede Mika, divertito. Fedez non sa quando esattamente abbiano iniziato a fare questi giochini da dodicenni dementi, ma ha capito che al riccio piacciono, per cui.
« Forse non la conosci ».
Mika gli pizzica piano un fianco, Fedez sobbalza. « Dev'essere una persona molto simpatica, se riesce a tenere te sveglio il sabato notte ».
« Mah, ancora non lo so. Gli piacciono le feste di paese e vuole sempre portarmi ovunque, non so ancora se fidarmi » lo prende in giro Fedez.
« Io non mi fiderei. Sembrate molto diversi » dice Mika, il viso ancora nascosto nell'incavo del suo collo.
Fedez lo conosce abbastanza da sapere che c'è anche un filino di insicurezza, ora, dietro le sue parole, perciò non esita prima di rispondere: « Però sembra una persona con cui vale la pena spendere il proprio tempo ».
Sente Mika trattenere il respiro, prima di sollevare la testa e guardarlo negli occhi. Le loro labbra stanno di nuovo per sfiorarsi, quando il bussare insistente alla porta dell'appartamento li costringe a slegare quel groviglio di braccia in cui sono stretti e andare ad aprire.


« Voglio vomitare » si lamenta Gennaro, una mano sullo stomaco, il volto ancora più pallido del solito.
Alessio lo ha costretto – li ha, per l'esattezza – a fare un giro su una montagna russa che non sembrava poi così male, quando erano lontani e avevano i piedi ancora piantati per terra, ecco.
Fedez non ha mai urlato così tanto in vita sua. Davide si lamenta perché dice che gli ha sfondato un timpano, Mika, invece, continua a massaggiarsi il bicipite, che Fedez non è riuscito ad impedirsi di artigliare durante la discesa della morte.
« È stato un macello! » esclama invece, Giò, completamente su di giri. « Rifacciamolo » cerca di convincerli, ma neanche Alessio, nonostante la foga iniziale, sembra essere particolarmente entusiasta di ripetere questa “esperienza mistica, ragà, dai andiamo”.
Quindi decidono di ignorare Giò e le sue manie suicide e di curiosare in giro, lontano dal palco di legno, montato al centro della piazza per l'occasione.
« Ho cambiato idea » commenta Gennaro, mentre osserva il palco e la band che si sta esibendo in questo momento (i Landlord, o qualcosa di simile, Fedez non ricorda con esattezza). « Non voglio più vomitare ».
« Meno male! » sospira Davide, anche lui ormai abituato alle continue lamentele e paranoie del biondo.
« Ho deciso che voglio morire » dice infatti, angosciato, pettinandosi il ciuffo con le dita.
Fedez soffoca una risata, guadagnandosi un'occhiataccia di Mika.
« Gennà, dite sempre così eppure spaccate sempre i culi » lo rassicura Giò, con una pacca sulla schiena che quasi gli fa perdere l'equilibrio.
« A che ora dovete esibirsi? » chiede il riccio, gli altri decidono di ignorare il suo errore e lasciar perdere.
« Alle undici dobbiamo essere là » taglia corto Alessio, poggiando una mano sulla spalla di Gennaro e accarezzandogli, in quello che sembra essere un gesto spontaneo, il petto.
Le tre ore successive le passano facendo il giro della piazza. Gennaro si ferma davanti ad una bancarella e compra un sacchetto di caramelle colorate, gli altri decidono di non commentare.
E non è solo Fedez l'unico che nota come Alessio tenda a prendere il biondo da parte e sussurragli cose all'orecchio, forse per rassicurarlo.
Gli altri hanno il buon senso di non commentare neanche questo.
Ormai, hanno imparato che quando Gennaro è in preda alle sue paranoie dev'essere lasciato da solo. O con Alessio.
Poi, succede tutto abbastanza in fretta. Arrivano davanti ad uno stand più grande degli altri, di quelli in cui devi buttare giù più lattine possibili con una pallina e, se riesci al primo colpo, vinci un premio (che, nella maggior parte dei casi, è un pupazzetto di peluche di merda, ma pazienza).
Mika gli afferra un braccio, la tacita domanda che vuole fargli Fedez gliela legge in faccia.
« Mi rifiuto, Mik » dice, un sorrisino dipinto sulle labbra, anche se l'idea di vincere qualcosa per Mika lo fa tremare dentro.
« Dai, provaci! » lo incoraggia Gennaro, parlando a bocca piena. Nel farlo prende l'ennesima caramella e imbocca Alessio, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Fedez non sa se rimanere più turbato da ciò che ha appena visto o da Giò e Mika, che già scelgono il peluche che il ragazzo tatuato dovrà impegnarsi a vincere.
« Secondo me l'orsetto è più carino » dice il riccio.
« Io voto per la tigre. Carina ma aggressiva allo stesso tempo, ti regalerei quella » ridacchia Giò, grattandosi la barba scura.
« Aw, e cosa farete ora? Vi farete le treccine a vicenda mentre litigate su chi, secondo voi, è il più carino degli One Direction? » si intromette Fedez, leggermente infastidito.
« Le treccine le facciamo solo a Genn » chiarisce Alessio, guadagnandosi un pugno sulla spalla dal biondo.
« Il più carino è senza dubbio Louis » inizia Mika, fingendosi serio.
Fedez è scioccato che il riccio conosca addirittura i loro nomi.
« E quello riccio? Che mi dici di quello riccio? » continua Giò, dandogli corda.
« Eh, anche Liam merita, ora che io ci pensa ».
« Il biondino suona la chitarra, perciò ».
« Ma Zayn fa degli acuti impossibili, Giò, dobbiamo riconoscerglielo ».
« Ma chi sono questi One Direction? » interviene Davide, visibilmente confuso, e Fedez vorrebbe gettargli le braccia al collo e creare una nuova religione in suo onore solo per aver interrotto quel delirio.
« Quante lattine devo buttare giù per vincere quell'orso? » chiede, poi, Fedez, in inglese, avvicinandosi al proprietario dello stand e indicando il peluche a forma di orsetto che Mika stava osservando poco prima.
L'uomo lancia una rapida occhiata a Fedez e agli altri, soffermandosi sul sorriso accecante di Mika.
Fedez nota la sua espressione cambiare, farsi più dolce, quasi, entrando in contrasto con il suo aspetto burbero e rozzo.
Si sistema la canottiera scura che indossa e parla, con una voce talmente cavernosa che Fedez a stento lo capisce.
« Quindici lattine ».
Fedez paga il primo giro e aspetta che l'uomo gli dia la pallina. È verde, un po' ruvida al tatto, e sembra essere stata creata apposta per le sue mani, pensa, un po' come Mika, in fondo.
Non può sbagliare, si ripete, mentre cerca di concentrarsi e assottiglia lo sguardo.
Il primo lancio colpisce la lattina in pieno, facendola precipitare per terra. Sente Giò, al suo fianco, fischiare. Ma è un suono che percepisce lontano, non gli presta veramente attenzione.
Sente solo il rumore dei suoi respiri e dei battiti del suo cuore e si sente abbastanza stupido, visto che non era così nervoso neanche il giorno della maturità.
I successivi quattro lanci sono buoni, ma non il quinto. Il tiro non è stato sufficientemente forte, evidentemente, visto che la lattina si sposta di poco, però, senza cadere.
Fedez grugnisce. Ora non può davvero più sbagliare.
Mika, alla sua sinistra, gli sfiora piano il braccio, facendolo rabbrividire e rilassare allo stesso tempo.
Fedez continua a buttare giù lattine e sembra quasi averci preso la mano. Si sente potente quasi quanto un campione di atletica. Gonfia il petto e deglutisce per l'ennesima volta, prima di lanciare.
È come se vedesse le immagini a rallentatore, ora. La stupida pallina che colpisce la stupida lattina che lentamente si sposta verso il bordo della mensola di legno su cui è sistemata.
Rimane in precario equilibrio e Fedez si morde le labbra, trattenendo il fiato, poi, dopo un tempo infinito, cade.
Gli altri urlano ed esultano neanche avesse vinto davvero la Coppa dei Campioni. Normalmente, Fedez si sentirebbe in imbarazzo, se non fosse così felice. Si accorge solo ora della musica. I Landlord stanno suonando un pezzo che non conosceva e decide che gli piacciono perché riescono a rendere elegante anche una potenziale canzone da discoteca.


If we need to say goodbye I do
If staying here could save your life I would



Mika lo guarda, raggiante, con quel sorriso che a Fedez piace pensare rivolga solo a lui.

I would make you happy
There is nothing I won’t do


Ma è un attimo, un attimo solo, maledizione, prima che tutto si spezzi.
« Non vorrei farmi gli affari vostri ma siete troppo carini e non riesco a mordermi la lingua » commenta l'uomo di fronte a Fedez, mentre gli porge l'orso che il ragazzo tatuato dà automaticamente a Mika.
« Da quanto tempo siete fidanzati tu e lui? » chiede, curioso, sorridendo genuinamente prima a Fedez, poi al riccio.
Il ragazzo rimane pietrificato per un momento. Il suo primo istinto è quello di mettersi a ridere, ma qualcosa nel suo cervello gli impedisce di farlo.
Guarda Alessio, Gennaro, Giò e Davide, senza vederli davvero.
Cosa potrebbero pensare?
Non gli serve voltarsi verso Mika, per immaginare la luce divertita nei suoi occhi, magari con la speranza che Fedez faccia una delle sue solite battute ad effetto.
Ma lo sguardo del ragazzo tatuato è distante e la battuta non arriva.


So I’m losing you


« Non siamo fidanzati » dice, serio, il tono di voce più duro di quello che avrebbe voluto e la paura di tutto a colpirgli forte la testa, il cuore, ovunque.
L'uomo si acciglia. « Guarda che va benissimo, mio fratello è sposato con un uomo da tre anni, ormai, e- ».
« Tuo fratello è gay » sputa, come se questo fosse sufficiente ad accantonare l'intera discussione.


So I’m losing you


Il silenzio che cala dopo le sue parole è agghiacciante. Fedez abbassa lo sguardo, combattuto tra il cercare di rimediare alla stronzata che ha appena fatto e lo scappare via.
Ha rovinato tutto, ha lanciato la bomba e il suo respiro dovrebbe tornare regolare, ora, ma non lo fa.
Non lo fa quando l'uomo si scusa, imbarazzato, o quando Alessio lo trascina via, dicendo che lui e Gennaro devono esibirsi tra poco.
Alex aspetta che gli altri li superino e, quando è sicuro che non possano sentirli, si gira verso Fedez, con uno sguardo carico di rabbia, frustrazione e qualcos'altro che il ragazzo non riesce a percepire.
« Sei un coglione » lo insulta, ed è strano perché Alessio è come Mika, non insulta mai nessuno.
Fedez incassa il colpo, senza dire niente. Vede il riccio camminare veloce, davanti a lui, stringendo spasmodicamente il pupazzetto tra le dita della mano destra.
« Non lo so cosa stia succedendo tra te e Mik » continua Alessio, il fatto che sia furioso non fa che rendere ancora più palese il suo accento. « E non mi interessa. Non interessa a nessuno, hai capito? » dice, puntando i suoi occhi scuri in quelli di Fedez.
« Lo so » bisbiglia l'altro, abbassando di nuovo lo sguardo. Sa che questa conversazione non ha senso, non vuole discutere con Alessio di cose che lui per primo non riesce a spiegarsi.
Non ora, soprattutto, quando il groppo che gli stringe la gola gli rende difficile anche solo respirare.
« Di cosa hai paura, allora? » sbotta Alessio, « Di cosa cazzo hai paura? » dice, a denti stretti, afferrandolo per il bavero della giacca leggera.
Fedez non si era accorto di essersi fermato. Il respiro irregolare di Alessio gli colpisce il viso e, per un secondo, il ragazzo tatuato è convinto che voglia prenderlo a pugni. Non opporrebbe resistenza, in ogni caso.
Poi, Alex sembra ricomporsi. Lancia una rapida occhiata agli altri, che hanno continuato a camminare, ignari. Gli afferra le spalle con entrambe le mani e Fedez sente gli occhi pizzicare.
« Non è giusto, okay? Non lo sai cosa darei io, per avere la certezza che la persona con cui voglio stare ricambi, non lo sai. Lui ti vuole e ti accetta per quello che sei. Pensa a questo, la prossima volta che ti viene in mente di fare una cazzata come quella che hai fatto oggi » gli dice, la rabbia iniziale completamente scemata. Tentenna, indeciso se aggiungere qualcos'altro. Poi scuote la testa e riprende a camminare, raggiungendo gli altri e lasciandolo indietro, lanciandogli un'ultima occhiata indecifrabile.
Fedez l'avrebbe dimenticato difficilmente, quello sguardo.


« Questo è un pezzo importante » inizia Gennaro, schiarendosi la voce e rischiando di inciampare nei fili del microfono.
Quando riesce ad arrivare al centro del palco senza spaccarsi l'osso del collo, aggiunge: « L'abbiamo scritto io e Alessio qualche anno fa, speriamo vi piaccia. Si chiama “Should envy us” ».
Il pubblico applaude, educato, mentre a Fedez manca il respiro. Si è ritrovato spiaccicato contro i corpi di altre persone, e il braccio destro, a contatto con quello di Mika, sembra andare a fuoco.
Il riccio l'ha evitato per tutto il tragitto, ignorando le sue occhiate, i suoi patetici tentativi di porre rimedio a tutto quel casino e lasciando che Giò tenesse il suo peluche, almeno per il momento.
Ho esagerato.
Una goccia d'acqua precipita sul naso di Fedez e lui a mala pena se ne rende conto.


The cold wind
Roads are still wet
All seems shine
A few people in the square
The trees, now bare
Have created a carpet of leaves



Fedez ha un brivido. Si stringe la giacca addosso ma non cambia niente.
Gennaro continua a cantare e il ragazzo non lo sa, se si stia spezzando più lui o Mika, al suo fianco.


Should envy us, should envy me


Fedez sfiora la mano di Mika, ma il ragazzo la chiude in un pugno.
Ti prego.


We don't need the snow
Remain all the time in the bed
Under the duvet
With our smiles
With our bodies
That are very close
Your breath warms me



Le voci di Gennaro e Alessio si completano a vicenda, un po' come loro due. Un po' come Fedez e Mika.
Dovrebbero invidiarci, dovrebbero invidiarmi.
Il ragazzo vede Mika mordersi le labbra, poi il suo corpo trema leggermente e il riccio si allontana, facendosi spazio tra la folla.
Fedez non pensa davvero, quando decide di seguirlo. Forse dovrebbe lasciarlo solo, aspettare che gli passi e poi parlare, nella speranza di sistemare tutto. Le gambe di Mika sono più lunghe e sicuramente più agili di quelle di Fedez, che arranca alle sue spalle.
Fedez sente un'altra goccia di pioggia colpirgli la testa.
Neanche a farlo apposta, in quel momento Alessio canta


The rain is our soundtrack
Your hand in my hair
I hug if I feel you're shaking



Fedez grugnisce. Da quando è finito in una stupida puntata di una soap opera trash?
« Mik » urla, quando sono vicini ad un vecchio parcheggio. Il riccio continua a camminare, anche se a Fedez sembra più che stia correndo. « Mik, cazzo, fermati » lo implora.
Ed è in quel momento che Mika si ferma. Fedez lo guarda e gli sembra di vederlo strofinarsi la faccia con le mani, prima di girarsi. Non dice niente, rimane solo immobile, ad aspettarlo.


I love you, I miss you now
I wish we could repeat it again
I need it



Quando Fedez gli è abbastanza vicino, può notare i suoi occhi rossi e la consapevolezza di averlo fatto piangere gli fa venire il voltastomaco.
« Perché » inizia Mika, il tono di voce talmente basso e rauco quasi irriconoscibile. « Dimmi perché, perché ogni volta che le cose sembra andare bene, devi sempre fare così » indica tutta la sua figura, mentre lo dice, come a dire “sei tu il problema”.
Fedez non risponde. Non proferisce parola neanche quando Mika lo afferra per il colletto della maglietta, quasi sollevandolo da terra.
« Non ti importa niente? » dice, e a Fedez sembra di essere tornato indietro a qualche minuto fa, quando Alessio lo strattonava e lo accusava di essere un codardo.
« Mh? » continua Mika, sputando parole che lo feriscono più di tutto il resto. « Farci seghe, pompini, è tutto okay, ma se si tratta di prendere seriamente in considerazione l'idea di stare insieme fai scenate da psicopatico. Per te è tutto un gioco? » chiede, la voce quasi stridula.
Fedez scuote la testa, Mika stringe la presa sulla sua maglia. « E allora perché? Cazzo ».
Perché ho paura di te, di stare con te e di stare senza di te.
« Federico, vaffanculo, rispondimi ». Mika continua ad infierire e Fedez lo sa che sta cercando di far scattare una molla – una qualsiasi – che possa farlo reagire.
« Io non- ».
« Tu cosa » lo interrompe, piantando gli occhi chiari nei suoi, cercando di leggergli dentro. « Dillo. Dillo e basta, che ti piacciono gli uomini e che sei gay ».
Eccola.
Fedez fa un respiro profondo, allontanandolo bruscamente da sé. « Smettila di psicoanalizzarmi » dice e sa di essere in torto, ma adesso non gli importa. « Non sono gay ».
Mika si avvicina di nuovo, lo spintona, e quando parla di nuovo, sta urlando: « Lo sai anche tu che non è vero. Ammettilo. A te stesso e agli altri ».
« No » ribatte Fedez, restituendogli la spinta, che a mala pena sposta il riccio. Mika lo tiene fermo, ora, stringendogli gli avambracci.
Potrebbe fargli male, ma, per l'ennesima volta, non lo fa.
« Possiamo affrontare questa cosa insieme, io ci sono dentro quanto ci sei tu… » lo incoraggia, la sua presa sicura in contrasto con la sua voce, che minaccia di spezzarsi da un momento all'altro. « Quando in terza ti ho detto che mi piacevano i ragazzi, tu mi hai- »
« Mik, è questo il problema! Io non sono come te » annaspa, non si era reso conto di aver trattenuto il respiro fino a quel momento. Non si era neanche reso conto della pioggerellina leggera, se per questo, che bagna lentamente i loro vestiti leggeri.« Non li guardo neanche, gli altri ragazzi, non me ne frega niente. Non mi piacciono ».
Ed è come se nel suo cervello tutti quei tasselli disordinati avessero finalmente trovato il proprio posto. Lo sapeva, certo che lo sapeva, ma è comunque strano dirlo ad alta voce, urlarglielo in faccia che « a me piaci tu, porca puttana. Solo tu. Sei sempre stato solo tu ».
L'espressione sul volto di Mika cambia. Da arrabbiata diventa ferita e poi sorpresa, mentre l'unica cosa a cui Fedez riesce a pensare è l'aver passato così tanti anni della sua fottutissima vita con il riccio senza averlo mai capito davvero.
È talmente sopraffatto da questa sua confessione da non rendersi conto di aver iniziato a singhiozzare.
« Fedè » balbetta Mika, e Fedez non sa quando la stretta prepotente sulle sue braccia si sia trasformata in una carezza.
« No » lo ferma il ragazzo tatuato, allontanandolo e indietreggiando sempre più velocemente.
Odia farsi vedere così vulnerabile e odia che Mika lo veda in questo stato.
« Ho bisogno di stare da solo, per favore » gli dice, ed è palesemente una supplica, mentre abbassa lo sguardo perché non ce la fa.
Sono un cazzo di codardo.
« Ti amo » sussurra Mika, e Fedez, anche se non lo sta guardando, lo sente lo stesso. Lo sente come se glielo avesse urlato addosso, ma quando alza il capo è troppo tardi, perché il riccio è già lontano.
La pioggia ha cessato di cadere, la sua giacca è fastidiosamente umida. « Anche io » dice, a nessuno in particolare, mentre si stropiccia gli occhi con una mano e si impone si smetterla.


My tears replace the rain
I'm closing my eyes



Smetterla di avere paura, smetterla di cercare di nascondere questi sentimenti e, sopratutto, smetterla di immaginare lui e Mika insieme, quando qualcosa, insieme, potrebbero esserlo per davvero.

And start to imagine us
Again.



Angolo dell'autrice
Sono di nuovo qui dopo settimane. Inutile scusarmi per il ritardo e inutile dire che questo periodo è un po' una schifezza perché non riesco a trovare il tempo per fare niente.
Questo capitolo è triste, ma ci doveva essere.
Le canzoni che ho scelto sono Losing U, Klingande ft Daylight e Should envy us degli Urban Strangers.
Spero che questo capitolo non vi deluda troppo, anche perché è passato del tempo dall'ultimo aggiornamento e quando passa troppo tempo la mia ansia da prestazione aumenta vergognosamente.
Per cui nulla, aspetto i vostri commenti mentre mi impegno a rispondere alle recensioni, UNA VOLTA PER TUTTE.
(Shame on me, davvero).
Ovviamente ringrazio le persone che continuano a seguire questa storia, le ragazze del gruppo Midez di Whatsapp che non mi cacciano anche se sono giorni che non mi faccio viva, Morgana che è un tenero cucciolino e mi fa da seconda mamma - a distanza - quando mi trasferisco nell'appartamento e, last but not least, akimcarlo, che mi ricorda costantemente quanto io sia una personadimmmerda modificando le sue recensioni e invitandomi (sempre cortesemente perché lui è una persona gentile) ad aggiornare.
Sappi che il capitolo di oggi è nato anche grazie a te.
Al prossimo aggiornamento

 

  
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