Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: _Sherazade_    21/03/2016    1 recensioni
Molti secoli or sono, sorgeva nel Mediterraneo un'isola abitata da delle creature molto particolari.
Erano uomini e donne, non diversi da noi, ma alti non più di un fiore.
L'amicizia fra una di queste creature e una divinità, segnerà definitivamente il destino della propria gente.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La fine di un grande popolo





Molti secoli or sono, sorgeva nel Mediterraneo un'isola abitata da delle creature molto particolari.
Erano uomini e donne, ma non più alti di un fiore.
Essi vivevano in pace nella loro amata isola, e coi secoli si erano evoluti, riuscendo a superare tutte le civiltà con le quali erano entrati in contatto.
La loro grandezza non si misurava in centimetri, ma nelle loro capacità. Anche se piccoli, avrebbero potuto mettere in ginocchio le fertili civiltà greche, egiziane, sumere... Nessuno avrebbe osato mettersi contro di loro.
Non vi erano forti ostilità con le altre civiltà, ma arrivò un giorno in cui essi capirono che non avrebbero più potuto continuare a vivere in quel mare. Capirono che qualcosa stava cambiando, e che avrebbero dovuto scappare prima che fosse troppo tardi.
Uno degli scienziati era riuscito a vedere, tramite una delle loro macchine speciali, cosa sarebbe potuto accadere se loro non avessero lasciato il Mediterraneo: per salvare la loro gente, avrebbero dovuto spostare la loro isola, ben oltre le Colonne d'Ercole, lontano, nell'Oceano misterioso e inesplorato.
Le creature misteriose dell'isola, riuscirono, coi loro mezzi avanzati, a compiere quell'impresa incredibile, e iniziarono una nuova vita lontano da tutti. Soli... ma non per molto.


Dopo molte lune dal loro trasferimento, un anziano del villaggio, vide emergere dal mare una creatura umanoide, ma molto più grande di quelle con cui loro avevano avuto a che fare nel lontano Mediterraneo. Gli uomini l'avrebbero definita una gigantessa.
Alta ben oltre le chiome degli alberi e bella come il sole.
Quella creatura aveva un che di divino, e tutti, nell'isola, cominciarono ad adorare lei e i suoi simili. Non si conoscevano bene i poteri di quelle creature, ma in più di un'occasione, durante forti maremoti, e altri sconvolgimenti, la loro isola era rimasta incolume, riuscendo a sopravvivere a qualunque avversità.


Un giorno però qualcosa cambiò.


La bella gigantessa Nyanta, si addormentò in un angolo remoto dell'isola, dove, in genere, nessuno si recava. Nessuno tranne Pyntre, giovane intraprendente e gioioso.
Il ragazzo stava cacciando, e quando la vide ne rimase stupito. Salvo gli anziani, e salvo durante le cerimonie, a nessuno era permesso di avvicinarsi a loro. Agli Dei.
Gli anziani ritenevano che fosse giusto adorarli e mostrare loro la giusta devozione, senza però disturbarli troppo e senza scocciarli, senza rivolgere loro la parola. Erano Dei, e le questioni mortali rischiavano di annoiarli.
Pyntre però credeva che parlare con loro sarebbe stato bello, e che non ci sarebbero state così tante barriere dato che, per lui, nulla era più bello del potersi aprire agli altri.
Nyanta si svegliò, e quando notò il giovane si stupì, nel non vederlo allontanarsi, o prostrarsi dinnanzi a lei come spesso accadeva.
Il giovane si presentò, e i due cominciarono a parlare e a conoscersi.
Dopo quell'incontro casuale, ne susseguirono molti altri, e sempre di più crebbe una forte amicizia fra i due.
Nyanta raccontò allora al giovane della sua gente: lei era una degli ultimi giganti rimasti sul pianeta. Tutti gli altri lo avevano abbandonato per un'altra dimensione, diversa da quella che loro conoscevano e nella quale vivevano.
A Nyanta mancavano, ma amava troppo il mondo per lasciarlo, e così anche i suoi amici.
- Ma voi siete davvero delle divinità? - gli chiese lui un giorno. E lei gli rispose di no. Loro avevano particolari abilità, ma non erano divinità. Avevano però deciso di vegliare su di loro, dato che quella era una zona pericolosa in cui vivere. Molto tumultuosa.


Nyanta e Pyntre continuarono a incontrarsi, ma un giorno, un abitante del villaggio, seguì il giovane, insospettito dal fatto che Pyntre non era più attivo nel villaggio, ma spariva nell'isola senza più riportare la selvaggina come aveva sempre fatto.
Scoperto cosa stava in realtà facendo, tornò al villaggio, informando gli anziani, i quali aspettarono ansiosi il ritorno del ragazzo.
Appena Pyntre fece il suo ingresso a casa, ad accoglierlo ci furono gli anziani che lo insultarono e gli intimarono di non incontrare più la loro Dea.
- Perché? Noi siamo amici e a lei non importa chi io sia.
- Tu non dovrai più vederla. È la nostra Dea protettrice, non vorrai farla arrabbiare? - gli disse uno dei tre anziani.
- Ma...
- Basta, è fuori discussione che tu continui questa insensatezza. - gli disse il secondo.
- Devi promettere che non la cercherai più. - concluse il terzo. Pyntre non voleva acconsentire, ma l'insistenza dei tre lo fece cedere.
Per un po' di giorni, Pyntre fece come aveva promesso, ma, una notte, riuscì a sgattaiolare fuori di casa, e riuscì ad incontrare la sua amica.
Lei era molto in pensiero per lui, non vedendolo più, e quando lui le raccontò quanto accaduto, lei si indignò per il comportamento tenuto dagli anziani.
- Cerca di capirli, hanno un'altra mentalità. - le disse lui. - All'inizio ero arrabbiato anche io, ma poi ho capito che non dovevo. Ciò che conta è quello che sentiamo noi. No?
Nyanta sorrise, e concordò con lui.
I due cominciarono così ad incontrarsi di notte, non sempre però.
La loro amicizia cresceva ancora, e i due erano sempre più legati, confidandosi ogni cosa. Pyntre stava preparando un dono per la ragazza che amava, e mostrò orgoglioso il dono a Nyanta, che subito lo riempì di complimenti.
- È meraviglioso. La tua amata è davvero fortunata. - il giovane arrossì. Era molto timido, ma stava cercando di superare la sua timidezza per dichiararsi, e Nyanta continuava a incoraggiarlo.


Passarono i mesi, Pyntre si fidanzò con la sua amata Mesara, con grande gioia da parte dell'amica. Purtroppo la giovane era restia ad incontrarla, Nyanta era pur sempre una Dea agli occhi degli abitanti dell'isola. Per quanto Pyntre l'avesse rassicurata, la giovane non volle mai partecipare agli incontri dei due amici.
- Vedrai che prima o poi riuscirà a superare la sua timidezza. - lo rassicurò la gigantessa.
- Lo spero... mi piacerebbe davvero tanto se voi due diventaste amiche.
La gigantessa gli sorrise, purtroppo però, gli dovette dare una brutta notizia.
- Dovrò andare via per qualche settimana: mio fratello che vive a nord, non sta bene, e ha bisogno di me. Ci vedremo presto, te lo prometto.
Pyntre era triste e sconsolato, ma cercò di non rattristarsi troppo, e, insieme alla sua amata, decise di attendere il suo ritorno per sposarsi. Durante le cerimonie, erano le divinità ad officiare i riti, e per questo sarebbe stato un matrimonio ancora più sentito.
Dopo che Nyanta lasciò l'isola, Pyntre venne catturato da alcuni uomini della guardia, e portato al cospetto dei saggi anziani e del loro sovrano.
Mesara, ingelosita dal rapporto dei due, aveva deciso di svelare ai saggi la verità, nella speranza che così il suo amato, la smettesse di incontrare la gigantessa.
Non avrebbe mai potuto immaginare le conseguenze della sua sciagurata iniziativa. Grazie alle rivelazioni della giovane, i saggi poterono accusare e condannare il povero Pyntre a morte. A nulla valsero le obiezioni e le suppliche di lei.
- Se solo l'avessi conosciuta... - gli disse lui con delusione, accettando senza remore il destino che gli era stato riservato.
Mesara, per la disperazione e per i sensi di colpa, si gettò fra le fiamme del grande cerchio di fuoco posto nel tempio sacro della città.


Nel frattempo, Nyanta, dopo aver aiutato il fratello, era pronta a far ritorno a casa.
Lungo il tragitto capì che qualcosa nell'aria stava cambiando, e che un potente maremoto si sarebbe abbattuto proprio là dove era l'isola da lei protetta e amata.
La gigantessa si affrettò per tornare a casa, e a pochi chilometri di distanza, trovò un suo vecchio amico ad aspettarla.
Come lei, anche lui era uno dei giganti che aveva deciso di rimanere in questo mondo, e come lei, proteggeva le creature indifese. Nyanta gli corse incontro per abbracciarlo, ma l'espressione triste di lui la fece preoccupare.
- Ciao. Che cosa è successo? Cos'è quell'espressione triste?
Riazo le raccontò ciò che era accaduto nell'isola. Lei scoppiò in lacrime, e lui la consolò.
- Avrei dovuto esserci. Avrei potuto impedirlo. - mormorò.
- Non è colpa tua. - niente sembrava riuscire a tranquillizzare la gigantessa. - Ora però che cosa vuoi fare? Presto l'isola verrà investita.
Lui e lei si guardarono, e con l'espressione più triste e al contempo arrabbiata che lui le aveva mai visto in viso, lei disse semplicemente “Nulla”.
- Lascia che la natura faccia il suo corso.
Stupito, Riazo cercò di convincerla, ma lei era decisa a non fare nulla. L'isola era ormai condannata a causa delle scelte compiute dai suoi abitanti.
Essi avevano condannato un'amicizia sincera, e per punizione, avrebbero patito con la morte quella orribile decisione.


Seguirono terremoti ed inondazioni di straordinaria violenza e nello spazio di un giorno e di una notte tremenda l’isola di Atlantide scomparve assorbita dal mare


Così narrò Platone, di quell'isola misteriosa, di cui ancora oggi poco sappiamo.
Nonostante la loro tecnologia, nulla poterono gli atlantidei, contro la furia della natura.
Nyanta seguì i suoi fratelli e i suoi amici nell'altra dimensione, serbando per sempre nel cuore il ricordo del suo caro amico perduto per sempre.




 
L'angolo di Shera ♥

Eccoci di nuovo qui, dopo un mese dall'ultima pubblicazione.
Come spesso accade, da un certo tempo a questa parte, a suggerirmi il tema di questo racconto è stato il mio ragazzo. Entrambi abbiamo adorato Gulliver, e llui mi ha suggerito di prenderne spunto per scrivere qualcosa su una delle creature incontrate dal nostro amico inglese.
Io ne ho sfruttate due invece :P.
Fin da piccola misteri e civiltà antiche mi hanno affascinata, perché non sfruttare quindi anche Atlantide?
Voglio un parere sincero, troppo forzata come storia?
Col lavoro ho sempre poco tempo per dedicarmi alle mie passioni (ultimamente anche coi videogiochi non riesco a stare T_T), sono spesso presa e ho paura che il mio stile sia peggiorato. Che io ritorni ad essere ridondante e ripetitiva, pertanto mi piacerebbe avere un vostro parere.

Se riesco, domani o dopodomani, pubblicherò anche il terzo capitolo di "In bilico fra i mondi", pian piano ci stiamo arrivando al primo viaggio della protagonista, e spero che la storia possa incuriosirvi. Avrei in mente anche una nuova mini-long a tema Mitologia Romana... Vedremo se mi cimenterò in questa nuova versione del mio mito preferito dal punto di vista romano...

Un abbraccio e a presto.

 
Shera ♥
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: _Sherazade_