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Autore: Lady_loneliness    21/03/2016    1 recensioni
Dal testo:
" Stava fluttuando da una buona mezz’ora, Ombra, le gambe incrociate e i gomiti poggiati sulle ginocchia, il capo chino ed i lunghi capelli color cenere a nasconderle il viso.
Non era l’unica del suo paesino a cui era toccata quella sorte, quella di essere rinchiusa in una delle celle d’isolamento del carcere di Greenstone si intende.
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Stava fluttuando ancora, forse erano passate un paio d’ore, quando avvertì dei passi pesanti farsi strada verso la propria cella.
Non si aspettava una visita da parte di una guardia, ma probabilmente era ora di mangiare e non se n’era accorta. "
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stava fluttuando da una buona mezz’ora, Ombra, le gambe incrociate e i gomiti poggiati sulle ginocchia, il capo chino ed i lunghi capelli color cenere a nasconderle il viso.
Non era l’unica del suo paesino a cui era toccata quella sorte, quella di essere rinchiusa in una delle celle d’isolamento del carcere di Greenstone si intende.
Pochi mesi prima i cacciatori di streghe – avendo vinto la guerra andata avanti per milioni di anni – avevano deciso di fare razzia delle ultime streghe rimaste e di rinchiuderle per studiarle, come se fossero state topi da laboratorio.
Di solito le più anziane non resistevano per molto tempo alle torture subite, e capitava che qualcuna di esse morisse duranti gli esperimenti – e così era successo anche a Nerissa, la donna che si era presa cura di Ombra fin dalla nascita.
Ne aveva sofferto parecchio, ma non lo aveva dato a vedere.
Sapeva che, nonostante tutto, Nerissa era ancora lì, al suo fianco e dentro di lei.
Perché quando aveva respirato per l’ultima volta, la donna con uno sforzo aveva passato tutto il potere rimasto nel suo debole corpo alla sua piccola. Ombra lo aveva sentito.
Aveva sentito quel nuovo potere scorrerle nelle vene.
Aveva sorriso, ghignato più che altro, ed aveva annuito al nulla.

Stava fluttuando ancora, forse erano passate un paio d’ore, quando avvertì dei passi pesanti farsi strada verso la propria cella.
Non si aspettava una visita da parte di una guardia, ma probabilmente era ora di mangiare e non se n’era accorta.
Non aveva fame in ogni caso, quindi sarebbe rimasta a fissare il cibo nel piatto in silenzio.
Quando la porta si aprì Ombra sollevò lentamente le palpebre, rivelando così i suoi grandi occhi dalle pupille perennemente dilatate e le iridi di due colori diversi.
Ogni strega era affetta da eterocromia, era un segno di riconoscimento.
Ombra li aveva chiarissimi, uno di ghiaccio e l’altro d’ametista.
Più volte era stata scambiata per un fantasma – insomma, capelli di cenere, occhi di diamante e pelle diafana, anche lei si sarebbe scambiata per un fantasma se fosse stata al posto di qualcun altro.
E sicuramente anche la guardia in piedi sulla porta lo stava pensando.
Era una faccia nuova, non lo aveva mai visto.
Giovane, magrolino, capelli scuri e occhi chiari come i suoi, dimostrava all’incirca la sua età o forse un po’ di più.
Non parlava, troppo impegnato ad osservarla fluttuare ad un metro sopra la sua testa. E Ombra lo imitava; se ne stava zitta, ferma, il respiro regolare.
Non aveva paura di lui, ma anzi. Le trasmetteva tranquillità.
L’unico movimento da parte della strega fu il togliersi con i denti un piccolo elastico che aveva al polso destro e portarselo ai capelli, raccogliendoli in una alta coda che le lasciava libera la visuale – per modo di dire, dato che comunque c’era la lunga frangia a coprirle gli occhi.
Passarono altri minuti, il silenzio stava diventando imbarazzante ed allora la ragazza si decise a tornare con i piedi per terra.
Si avvicinò lentamente al ragazzo, lo osservò curiosa, gli sorrise innocente.
Non voleva fargli del male, non voleva scatenare un’altra guerra o più semplicemente una lite.
Lui sembrò tranquillizzarsi, ed allora la fece voltare, chiedendole addirittura il permesso prima di ammanettarle i polsi dietro la schiena.
Era gentile, diverso dagli uomini pieni di odio che lavoravano lì.
Non sapeva perché, Ombra, non sapeva nemmeno come, ma sentiva che di lui si poteva fidare.
Lo sentiva all’altezza dello stomaco – e forse fu anche Nerissa a trasmetterle una cosa del genere.
Infondo era una pazzia, fidarsi di una guardia. Con lui, però, la dolcezza della giovane tornava a galla, il calore dato dall’affetto le scaldava il cuore.
E mentre pensava questo, mentre lui la scortava lungo un corridoio a lei sconosciuto, Ombra si rese conto di una cosa.
Ghignò nel notare che un occhio di lui tendeva più al grigio che all’azzurro, e ridacchiò nell’immaginare ciò che nessun altro sapeva.
Ciò che solo lei e Nerissa potevano conoscere.

  
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