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Autore: EndlessLoveeee    22/03/2016    1 recensioni
Gaia è una ragazza sbadata sempre con la testa fra le nuvole che si ritroverà molto presto a fare i conti con la realtà. Costretta a trasferirsi con sua madre e il fratello nella cittadina dei suoi nonni materni l'attende qualcosa di inaspettato, quel qualcosa ha un nome e un cognome, Alex Bartolini. Ragazzo molto sicuro di se che al primo impatto può apparire il tipico ragazzo stronzo ma dietro questa sua facciata si nasconde tutt'altro.
[...]
«Ma noi ci conosciamo?» «Non ti ricordi di me? Mi ritengo offeso.» dice lui mettendo un finto broncio. Io rifletto per un secondo e poi ricordo «Tu sei quello stronzo che non guarda dove mette i piedi?» «Esattamente!»
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La vita appartiene ai viventi,

e chi vive deve essere preparato ai cambiamenti.

- Johann Wolfgang Goethe

 

 

Do un ultimo sguardo a casa mia, quella dove sono cresciuta, ci sono così tanti ricordi impressi in quelle mura, sono sicura che mi mancherà moltissimo, ma è arrivato il momento di dare una svolta alla mia vita, a quella di mia mamma e di mio fratello maggiore, anche se lui in questo momento è in giro per l'America provando a scappare dal dolore senza però riuscirci davvero.

 

Salgo in auto, metto le cuffie alle orecchie e mi isolo dal modo, la mia mente vaga e come sempre nell'ultimo periodo, ripercorro i momenti più belli passati con mio padre.

Sono passati tre mesi, da quando se n'è andato. Ogni giorno mi manca sempre più, ricordo ancora gli ultimi istanti della sua malattia, ogni giorno io andavo in ospedale e gli leggevo dei capitoli del suo libro preferito, lui non mi poteva rispondere ma sapevo che mi stava sentendo, lo sapevo perché quando gli parlavo e gli stringevo la mano pareva accennare un sorriso, come per farmi capire che mi sentiva. I dottori ogni giorno dicevano sempre la stessa cosa: per adesso è ancora stabile, non si sa quando il cuore smetterà di battere, potrebbe accadere tra due mesi o tra 24 ore. Andò avanti così fino al giorno del suo compleanno, giorno in cui la malattia se lo portò via, quando accadde io ero accanto a lui a raccontargli la mia giornata mentre mia madre era andata a prendersi un caffè, a un certo punto sentii un rumore strano provenire da uno dei macchinari a cui era attaccato, io non sapendo cosa stesse succedendo chiamai le infermiere, ma mentre stavo premendo il bottone sentii una stretta alla mano, era lui. Quelli furono gli ultimi istanti di vita di mio padre, gli attimi che seguirono a quel momento sono molti confusi, all'arrivo delle infermiere fui sbattuta fuori dalla stanza dove nel frattempo era arrivata mia madre, un'ora dopo venne fuori il dottore e ci disse che mio babbo aveva avuto un arresto cardiaco, avevano provato a rianimarlo ma non c'era stato niente da fare.

Da quel giorno la mia vita è cambiata, io e mia madre dopo il funerale abbiamo deciso di trasferirci a Sesto Fiorentino accanto a casa dei nonni materni.

 

Finalmente dopo tante ore di macchina siamo arrivate alla nostra nuova casa, mi guardo intorno, questo è il posto dove inizierò un nuovo capitolo della mia vita. Lasciare Milano è stato difficile, perdere tutti gli amici, tutti i luoghi della mia infanzia, ma era necessario per andare avanti con le nostre vite, ci serviva un nuovo posto dove poter ripartire dall'inizio, questa è la nostra seconda possibilità per essere felici e di certo non ce la lasceremo scappare.

 

“Che ne pensi?” mi chiede mia mamma, interrompendo il flusso dei miei pensieri, mentre scendiamo dalla macchina. “Mi sembra un posto carino, si, insomma, tranquillo.” rispondo sincera. Lei sembra felice della mia risposta perché mi sorride affettuosamente abbrancandomi e stampandomi un bacio sulla fronte.

 

Mia mamma è una donna molto bella, ha lunghi capelli neri e un paio di splendidi occhi azzurri, assomiglia molto a mio fratello Ian, io assomigliavo di più a mio padre.

 

Lei è la mia roccia, senza di lei non so come avrei fatto a superare tutto. Ogni volta in cui pensavo di non farcela ad andare avanti lei era lì, ad aiutarmi a rialzarmi e a continuare la mia vita, anche se è stato difficile, grazie a lei ce l'ho fatta.

 

Durante i primi giorni dalla morte di mio padre anche i miei amici mi sono stati accanto ma dopo un po' si sono stancati di provare a consolarmi e mi hanno abbandonato. Sul momento ci ero rimasta davvero male, sapere che tutti i miei amici non riuscivano a starmi vicina in una situazione del genere mi ha fatto male, ma poi ho capito che tutti loro erano amici superficiali e quindi meglio perderli.

 

Ci incamminiamo verso la casa dei nonni, suoniamo il campanello e subito arriva mia nonna con un sorriso a 32 denti che ci apre allegra la porta, inondandoci di domande sul viaggio. Entriamo, e subito mi accorgo che qui il tempo si è fermato, è proprio come me lo ricordavo.

 

Da piccola venivamo sempre qui durante le feste, ricordo quanto io e mio fratello ci divertivamo a giocare con i trenini da collezione di mio nonno anche se lui non voleva. Ricordo anche il dolce (tronco di natale) che ci preparava sempre mia nonna, adoravo quel dolce, ne mangiavo fino a che non mi faceva male la pancia.

Poi siamo cresciuti e durante le vacanze preferivamo rimanere con gli amici anzi che andare a trovare i nonni, per questo dopo qualche anno abbiamo smesso di venirci. Solo ora capisco quante cose mi sono persa. Però sono felice di essere tornata, ahhh quanti ricordi felici ci sono in questa vecchia casa.

 

In cucina c'è mio nonno intento a preparare il the, lo salutiamo, facciamo due chiacchiere tranquilli, poi io e mia mamma ci avviamo verso la nostra nuova casa.

 

Usciamo nel vialetto, passate poche case mia mamma esclama soddisfatta “Eccola, dovrebbe essere questa! Non male eh?” Io rimango qualche secondo a bocca aperta “wow! È...è proprio come ho sempre sognato” sussurro con gli occhi incollati a quella splendida casa.“Dai su Gaia! Cosa fai lì impalata?! Aiutami a portare dentro gli scatoloni”.

 

Portato su anche l'ultimo, faccio un giro della casa. Dall'ingresso si può vedere una grande cucina moderna e più in là il salotto con due divani e un maxi schermo su un tavolino. Salgo le scale che portano alle camere, dopo averle visitate tutte scelgo quella che sarà la mia, ovviamente l'ultima, quella con il bagno all'interno.

 

Il pavimento è in parche e le pareti colorate di rosa antico molto chiaro, davanti alla porta si trova un il letto a baldacchino con sopra tanti cuscini ed ai lati due comodini. In fondo alla stanza c'è un grande divano di pelle bianca accanto un armadio e poi una scrivania con un televisore. “Questa camera è mia!” urlo per farmi sentire da mia mamma che è al piano di sotto a sistemare le cose, la sento fare un risolino compiaciuto. La raggiungo saltellando come una bambina il giorno di natale, “Ti piace allora? Ne ero sicura” commenta mia mamma notando il mio comportamento infantile, “SIII, l'adoro! Poi c'è anche il terrazzo, ne ho sempre desiderato uno.” rispondo felice. Torno di sopra a sistemare le mie cose e una volta finito vado sul terrazzo a prendere una boccata d'aria, stanca mi sdraio sulla poltrona lì fuori e chiudo gli occhi, oh si, è proprio quello che mi serviva, un momento di pausa da tutte queste novità.

 

Vengo svegliata da dei rumori al piano di sotto. Che ore sono? Mi giro verso la sveglia, cazzo sono già le otto, e infatti il mio stomaco si fa sentire, è da stamani che non mangio. Scendo le scale e mentre sto per varcare la soglia della cucina mi accorgo che mia mamma non è sola, è insieme ad un'altra donna e davanti a loro c'è uno scatolone ormai vuoto della pizza, complimenti non mi hanno lasciato nemmeno una fetta. Mi avvicino a loro, mia mamma sentendomi si gira e mi sorride “Alla buon ora! Finalmente ti sei svegliata.” mugugno qualcosa ancora addormentata. “Cosa c'è per cena?” chiedo affamata, “Tesoro, scusa non c'è nulla da mangiare pensavo di uscire fuori a cena ma Susanna è venuta a trovarmi con questa - dice indicando dispiaciuta il cartone - comunque questa è la mia migliore amica di quando andavo al liceo.” termina con un grosso sorriso. “Piacere, Ga..” non faccio in tempo a finire la frase che sento bussare alla porta. In casa entra una ragazza minuta con dei lunghi capelli rosso ramato e dei grandi occhi nocciola, è molto graziosa. “Mamma dove eri finita? Io devo ancora cenare. Ti sei dimenticata di me?” “Se ti consola si sono dimenticate anche di me - dico con un sorriso imbarazzato - comunque io sono Gaia!” “oh ciao, scusate l’intrusione, ma stavo morendo di fame. Io sono Maya” “Mi è venuta un’ idea - dice sua mamma - perché non la porti in quel ristorante che ti piace tanto mentre noi finiamo di ripercorrere il viale dei ricordi?” “Mi sembra un ottima idea.” Dico io entusiasta.

 

Pochi minuti dopo siamo all’entrata del ristorante cinese “Soho”, varchiamo la soglia e prendiamo posto al primo tavolo vuoto. Durante la breve camminata lei mi ha raccontato un po’ di se, ha diciassette anni, come me e infatti frequenteremo la stessa classe allo scientifico, abbiamo tante cose in comune come la passione per i film in bianco e nero e la musica.

 

Arriva il cameriere che interrompe le nostre chiacchere, io ordino un riso alla cantonese e come secondo l’ anatra arrosto, Maya invece prende gli spaghetti di soia e gli involtini primavera. La cena passa veloce tra una chiacchera e un’altra, il cibo è ottimo. Ad un tratto spunta accanto a noi il cameriere con un vassoio contenente due biscotti della fortuna, ne da uno a me e uno a Maya, ringraziamo e io apro subito il mio curiosa: “ti succederà qualcosa di inaspettato”, ridendo metto il messaggio in borsa e paghiamo il conto.

 

Usciamo dal ristorante, ormai è buio e la temperatura è scesa di parecchio, mi stringo di più nella mia giacca. I lampioni illuminano la strada in modo quasi poetico, sembra di stare in uno di quei film che mi piacciono tanto, con le stradine poco illuminate e semivuote “ma qui la sera è sempre così vuoto? Non passa quasi nessu…” non riesco a finire la frase che mi ritrovo col sedere per terra.

  
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