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Autore: eugeal    22/03/2016    0 recensioni
Lo sceriffo di Nottingham ha organizzato un complotto per andare in Terra Santa a uccidere il re, ma quando Guy di Gisborne si ammala gravemente prima della partenza, è costretto a partire senza di lui.
La storia inizia poco dopo l'episodio 2X11: Guy ha scoperto che Marian è il Guardiano Notturno e lo sceriffo sta organizzando il viaggio per andare a uccidere il re.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allan A Dale, Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Guy rimase immobile nel letto, girato su un fianco, troppo debole e sofferente per trovare la forza di muoversi. Sentì la porta che si apriva, ma non aprì gli occhi perché ormai si era reso conto che anche il minimo movimento avrebbe potuto scatenare un altro attacco di nausea che avrebbe reso ancora più insopportabile il dolore che gli straziava lo stomaco.
- Guarda un po', tanta arroganza e ora è più patetico di un pezzo di sterco calpestato da un branco di maiali. - Disse una sgraziata voce femminile vicino al suo letto e Guy si rese conto con orrore che doveva essere quella specie di strega guaritrice che Vaisey aveva quasi fatto affogare nello stagno di Locksley.
Non aveva idea del motivo per cui quella donna fosse lì, forse era venuta a sapere della sua malattia e aveva colto l'occasione per vendicarsi, ma non aveva molta importanza, in ogni caso lui era troppo debole per potersi difendere e non aveva nemmeno le forze per chiamare aiuto.
Quando Matilda lo toccò, mettendogli una mano sul collo, Guy riuscì solo a lasciarsi sfuggire un gemito molto poco dignitoso.
La donna lo girò sulla schiena, con più delicatezza di quella che Guy avrebbe potuto aspettarsi da lei e lo fissò per qualche tempo.
- Lo vedo che sei sveglio, sottospecie di cane rognoso. Apri gli occhi e ringrazia il cielo che quell'angelo di lady Marian mi abbia chiesto di curarti, altrimenti sarei stata ben più contenta di vederti morire soffocato dal tuo stesso vomito.
Marian? Marian aveva chiesto alla strega di aiutarlo?
Guy si sforzò di sollevare le palpebre, riuscendo solo a socchiuderle e anche Matilda si rese conto che non stava fingendo.
- Sei conciato male, eh? - Disse, in un tono meno duro e gli mise una mano sulla fronte, scostandogli dal viso i capelli bagnati di sudore. Guy rabbrividì e quando Matilda mosse l'altra mano per palpargli lo stomaco, si ritrovò a guaire di dolore, con lo sguardo offuscato dalle lacrime.
La guaritrice lo osservò per un po'.
- Questo non ha nulla a che vedere con l'epidemia dell'anno scorso. - Disse, parlando quasi tra sé e notò un guizzo di consapevolezza nello sguardo di Guy. Lo fissò negli occhi e si convinse che quell'uomo sapeva perfettamente che le sue parole erano corrette. - Questa non è affatto una malattia, non è vero? Tu sai benissimo quello che ti è successo!
Gisborne rimase immobile, come spaventato da quelle parole e Matilde scosse la testa.
- Vuoi morire, razza di imbecille? Perché se è questo il tuo scopo potevi farlo in un modo molto meno lento e doloroso. Posso porre fine alle tue sofferenze se è questo che vuoi.
- No. - Guy riuscì a pronunciare quella singola sillaba a fatica, ma Matilda riuscì a sentirlo.
- Allora se vuoi che ti aiuti devi dirmi che veleno hai preso.
Guy si irrigidì, colto da un altro crampo particolarmente doloroso e quando il dolore si attenuò, Guy si sorprese nell'accorgersi che Matilda gli aveva stretto una mano, come per aiutarlo a sopportare quella crisi. Quella donna aveva tutte le ragioni per godere della sua sofferenza, eppure sembrava che fosse veramente intenzionata a curarlo.
- Prima parli, prima posso darti qualcosa per il dolore.
Guy si sforzò di risponderle.
- Lo sceriffo? - Chiese debolmente e Matilda lo guardò come se fosse impazzito.
- Cosa ti importa di quel vecchio caprone, ora? Pensa a sopravvivere, piuttosto.
- È qui?
- Credi che se fosse al castello io mi sarei avvicinata a meno di dieci miglia da qui? No, il pelato è partito senza di te, ti ha lasciato indietro come un cane randagio.
Matilda lo guardò e si disse che qualunque veleno avesse preso doveva essere qualcosa che comprometteva anche le facoltà mentali perché, nonostante il dolore, Gisborne stava sorridendo.

Marian alzò lo sguardo nel vedere che una delle guardie del castello si era fermata davanti a lei e ad Allan e in un primo momento pensò che fosse uno dei soldati che era venuto a informarsi sulla salute di Guy. Quando lo guardò meglio, riconobbe lo sguardo divertito di Robin sotto l'elmo che gli celava il volto.
Lanciò uno sguardo ad Allan e vide che il giovane si era addormentato, perciò si alzò in silenzio e seguì Robin in un angolo nascosto.
- Hai finalmente deciso di venire a vivere al campo? - Chiese Robin, giocosamente.
- No, questa è una cosa seria.
Robin la guardò, vagamente ferito dal fatto che Marian non considerasse seria la sua proposta di abbandonare il castello, ma l'espressione della ragazza lo convinse che doveva aver scoperto qualcosa di importante.
- Dimmi tutto.
- Poco fa lo sceriffo è partito per un viaggio segreto. Allan è convinto che sia diretto in Terra Santa.
- Un altro attentato nei confronti del re?! - Il viso di Robin si indurì. - Stavolta non permetterò a Gisborne di cogliermi di sorpresa.
- Guy non è partito con lo sceriffo.
Robin la fissò, infastidito dal fatto che Marian avesse chiamato Gisborne per nome, ma sorpreso per le parole della ragazza.
- No? Non è più il suo assassino di fiducia?
- È malato.
- Questa l'ho già sentita.
- Stavolta è vero. Allan era presente e lo sceriffo non l'ha presa affatto bene, ma alla fine è partito senza di lui.
Robin annuì.
- Devo raggiungerlo, impedirgli di assassinare il re.
- In Terra Santa?!
- Sì, se non riuscirò a fermarlo prima.
- Vengo con te.
- No!
- Perché? Perché sono una donna?!
- Perché non voglio saperti in pericolo.
- E io invece devo sapere che stai rischiando la tua vita e che non posso fare nulla per aiutarti?
- Marian, non c'è tempo per questo.
- Allora smettila di opporti.
- Resta al castello. - Tagliò corto Robin e si allontanò in fretta, scorgendo altre guardie che si avvicinavano lungo il corridoio.
La ragazza sbatté un piede per terra, irritata, ma non poteva fare nulla per fermarlo senza destare sospetti. Di malumore, tornò verso il punto dove Allan era ancora addormentato sulla panca, chiedendosi se potesse trovare un modo di seguire Robin anche contro la sua volontà.
Sedette di peso, facendo sobbalzare il sedile e svegliando il giovane.
- Che succede? Ci sono notizie di Giz?
Marian scosse la testa, sentendosi in colpa.
Parlare con Robin le aveva fatto quasi dimenticare che Guy stava tanto male da rischiare di morire.
Sospirò, rattristata. Anche se lavorava per lo sceriffo e aveva molte colpe sulle spalle, Guy aveva anche del buono in sé e spesso lo aveva dimostrato. Non meritava una fine del genere.
Rimase seduta accanto ad Allan, in silenzio, ognuno assorto nei propri cupi pensieri, finché, parecchio tempo dopo, la porta si riaprì e Matilda uscì dalla stanza.
Marian e Allan si alzarono, ansiosamente.
- È vivo? - Chiese Allan in fretta e Marian si stupì nel vedere che era sinceramente preoccupato per Guy.
Matilda guardò entrambi, alzando un sopracciglio con aria scettica.
- Non so perché vi diate tanta pena con un mentecatto del genere, ma respira ancora e presumibilmente continuerà a farlo a meno che non abbia altre brillanti idee.
- Allora si riprenderà? Il medico aveva detto che probabilmente era spacciato.
Matilda fissò Allan, offesa.
- Certo, è spacciato se si affida alle sue cure. Ma se seguirete le mie istruzioni, tra qualche giorno dovrebbe tornare come nuovo.
Sia Marian che Allan sospirarono di sollievo.
- Dobbiamo mantenere una quarantena per evitare il pericolo di contagio? - Chiese Allan e Matilda scoppiò a ridere.
- Per evitare il pericolo di contagio, no. Se volete evitare che la gente si faccia troppe domande, potrebbe essere una buona idea.
- Perché dovrebbero farsi domande? - Chiese Marian. - Se Guy è malato che pettegolezzi potrebbero esserci?
- Se fosse malato, nessuno. Ma potrebbero chiedersi il motivo per cui abbia deciso di prendere del veleno.
Marian e Allan la fissarono, allibiti.
- Non può essere! - Sbottò Marian, incredula.
- Lo ha ammesso lui stesso, tesoro. E buon per lui che lo abbia fatto, altrimenti non avrei potuto curarlo nel modo migliore.
- Ma perché?! - Chiese Marian.
Allan le lanciò un'occhiata significativa e vagamente ostile, mentre Matilda alzò le spalle.
- Questo non ha voluto dirlo. Tenete. - Matilda mise un vasetto di terracotta in mano a Marian e ne affidò un altro ad Allan. - Quello gli sistemerà lo stomaco e attenuerà il dolore. Dategliene poche gocce per volta. L'unguento invece andrà bene per i lividi e le costole ammaccate. Deve essere caduto a terra di peso per ridursi così.
- Lo sceriffo lo ha preso a calci. - Disse Allan, tetro.
- Non mi sorprende, quel sacco di letame è capace di tutto.
Marian fissò il vasetto di terracotta cercando di ricacciare indietro le lacrime.
Guy aveva bevuto del veleno… a causa sua? Dirgli la verità gli aveva spezzato il cuore a tal punto da fargli cercare la morte?
Matilda interruppe i suoi pensieri riprendendo a parlare.
- Non dategli niente da mangiare almeno fino a domani, ma fatelo bere. Pochi sorsi d'acqua per volta, ma spesso e lasciatelo dormire il più possibile. Domani tornerò a controllarlo, ma dovrebbe sentirsi già molto meglio.
- Posso… Possiamo vederlo?
Matilda alzò le spalle.
- Se ci tenete…
La donna fece un cenno con la testa verso la porta della camera, poi li salutò e andò via, ansiosa di allontanarsi dal castello.
Marian e Allan spinsero la porta della camera di Guy ed entrarono senza fare rumore.
Gisborne era steso a letto, profondamente addormentato e Marian lo guardò, angosciata e inorridita: era terribilmente pallido, col viso madido di sudore, i capelli umidi e arruffati e gli occhi cerchiati di scuro. La ragazza rabbrividì nel vedere che aveva anche una ferita sullo zigomo, circondata da un livido.
Si girò a guardare Allan, sconvolta e fu stupita di vederlo sorridere leggermente.
- Però, quella Matilda sa quello che fa…
Marian lo fissò, allibita.
- Ti sembra che stia bene?
- Tu non lo hai visto prima. Credevo che sarebbe morto. - Rispose Allan, in un tono serio, insolito per lui e la ragazza abbassò lo sguardo con aria colpevole
   
 
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