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Autore: LB Shadow    22/03/2016    1 recensioni
(La Lunga Marcia) (Finale alternativo)
Dal testo: "– Mollami qua – sussurrò McVries per l’ennesima volta. La sua era diventata una supplica e più la ripeteva più il demone sembrava rafforzarsi.
− Non ti lascio – bisbigliò Garraty, in preda all’impulso di andare avanti, avanti fino a non fermarsi mai."
Presente un accenno di slash, ho cercato di essere più coerente possibile all'opera originale quindi spero non dia fastidio.
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Resta accanto a me (Stand by me)

 
Era una follia. Eppure lo stava facendo.
Dicono che il corpo, in caso di emergenza, reagisca autonomamente senza l’intervento del cervello. O forse era qualcos’altro, un demone che aveva preso possesso delle sue gambe e delle sue braccia prolungando quella tortura e costringendo McVries a sopravvivere, anche se solo per un altro po’.
Fosse stato per Pete, in quel momento Garraty sarebbe stato il vincitore della Marcia: Stebbins aveva ceduto circa due ore prima ma né lui né il compagno si erano fermati.
Tutto ciò era una dannata pazzia, soprattutto perché Garraty stava praticamente trascinando il corpo di McVries, un peso più morto che vivo. “Non ti lascio, non ti lascio, non ti lascio” mormorava tra sé in una monotona litania, il braccio destro che circondava lo sterno prosciugato dell’amico, le cui gambe non camminavano se non perché costrette. Avevano raggiunto una zona boscosa, la folla era momentaneamente superata e Garraty non sapeva che divinità ringraziare per quella piccola tregua dalle urla della gente. La loro brama di spettacolo per un po’ non sarebbe stata appagata.
– Mollami qua – sussurrò McVries per l’ennesima volta. La sua era diventata una supplica e più la ripeteva più il demone sembrava rafforzarsi.
− Non ti lascio – bisbigliò Garraty, in preda all’impulso di andare avanti, avanti fino a non fermarsi mai. “Gliela faremo vedere a quei figli di puttana, balleremo sui loro cadaveri, ahahahahahahahahaha, t’immagini, Pete? Eh? Balleremo sui cadaveri di decine di soldati e sulle loro carabine e quando ci distenderemo sul prato bagneremo del loro sangue mille margherite e...” si girò un attimo e per un attimo il demone venne a mancare, sostituito dal panico: Pete era riverso sul sentiero come un sacco abbandonato qualche metro indietro. Nel suo delirio l’aveva fatto inconsciamente cadere a terra.
− Ammonizione! Ammonizione, 61! Seconda ammonizione, 61!
La corsa verso di lui fece guadagnare anche a Garraty un’ammonizione (la prima? La seconda? La terza, addirittura? Chissene fotte, doveva recuperare Pete, non l’avrebbe lasciato morire così). Un’altra volta sollevarlo fu un’impresa titanica ma riuscì a rimettersi in cammino prima di beccare un altro di quei preludi alla morte.
− Perché, Ray? Perché? – mormorò con un filo inesistente di voce McVries.
− Perché sì e ora non sprecare fiato. Ce la faremo, non avere paura – sibilò Garraty, i polmoni sul punto di esplodere, il sapore ferroso del sangue che impregnava la lingua.
− Eh, Ray...  no I won’t be afraid… as you stand by me… stand by me…
Quel deficiente si era messo a cantare. Era una cosa talmente fuori di senno dal momento che stavano per morire che Garraty non poté fare altro che cantare anche lui.
And darlin', darlin', stand by me, oh now now stand by me, stand by me, stand by me
Il fiato venne meno a entrambi ma non importava. Da quando era morto Baker, Raymond credeva di aver terminato le lacrime ma allora cos’erano quelle che scendevano sulle sue guance, ora?
− Pete, non ce la faccio più – sussurrò come fosse una colpa.
Pete annuì e restò per un attimo in piedi da solo quando Ray gli staccò il braccio da intorno. Gli tese la mano e insieme si sedettero sul strada ricoperta di humus e foglie morte, fredda come una benedizione, i soldati che si avvicinavano non facevano più paura.
− Ce ne andremo insieme – asserì Ray. Pete sorrise.
− Sei un fottuto moschettiere, lo sai? Pensi di andare in paradiso per questo?
− Pete...
− Ti voglio bene.
Si abbracciarono. Non sentirono le bestie berciare “Ammonizione! Terza ammonizione!”. Resistettero come non mai quando i soldati cercarono di separarli. Chiusero entrambi gli occhi prima ancora che le carabine fossero posizionate.
“Addio”
Gli spari risuonarono tra gli alberi, spaventando uccelli e animaletti vari.
I corpi dei due ragazzi erano ancora nella stessa posizione.
Uno dei due si mosse.
− Ehi, McVries? – bisbigliò Garraty. Socchiuse le palpebre.
Pete era ancora lì, con lui. Almeno, il 90% di ciò che rimaneva di Pete era lì: il cranio era stato distrutto dalla detonazione dei colpi, sporcando il torace di Garraty di sangue e materia cerebrale. Il suo volto era nascosto, appoggiato al petto di Garraty come se stesse dormendo. Finalmente.
Garraty non osò smuoverlo. Restò immobile, il volto che aveva perso ogni espressione, fosse pure di dolore.
Lontani sentiva i boati degli spettatori che si avvicinavano, volevano sapere l’identità del vincitore. Primo tra tutti arrivò il Maggiore.
− Perché? – domandò Ray quando fu abbastanza vicino, senza togliere lo sguardo dal cadavere.
− Congratulazioni, ragazzo mio, per una sola, dico, una sola ammonizione, questione di secondi, hai vinto la Marcia! – Il Maggiore gli tese la mano.
Ray lo guardò.
Perché?

 
 

***
 
Uehilà!
Spero che questa fic vi sia piaciuta quanto a me è piaciuto scriverla. Adoro McVries, come a un sacco di lettori e lettrici de “La Lunga Marcia” suppongo. Quando ho letto il libro ho deciso che la sua morte coincideva con la mia conclusione personale della storia (la fine reale è a circa due facciate dopo, quindi ci sono andata vicino). Solo non volevo finisse così.
E vabbè.
Al solito, mi fareste un grosso piacere se recensiste, sia se vi è piaciuto sia che vi abbia fatto rigettare il pranzo! I consigli sono sempre graditi!
L.B.
P.s. “Stand by me”, da cui è tratto il titolo è una canzone di Ben E. King https://www.youtube.com/watch?v=hwZNL7QVJjE
   
 
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