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Autore: Euridice100    22/03/2016    7 recensioni
"Ma l’altra rialza il capo e lo fissa con odio.
È allora che Gold la vede.
Arretra di un passo con la certezza di avere dinanzi a sé un fantasma.
'No, non può essere.'
Ma è allora che il passato torna a essere presente."
(Victorian!AU RumBelle
Seguito di "Cleaning all that I've become" e "All of the stars".)
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Your dream is over... Or has it just begun?'
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Grazie.
2/01/2014 - 22/03/2016
 
 
 
Epilogo - Rivedersi era come rinascere ancora una volta
 
 
 

Come quando io ti ho visto per la prima volta,
tra milioni di occhi la vita si nascose,
come fissare il sole in una notte,
far sparire tutti gli altri in un secondo

come niente.

 
 
 
Scozia, 24 dicembre 1894
 
Gli alberi spogli si stagliano contro un cielo di ardesia. Ancora non nevica, ma le nuvole non lasciano presagire nulla di buono: a breve nuovi fiocchi candidi sostituiranno la fanghiglia sporca ai bordi del sentiero.
Sul nastro serpeggiante della strada, una donna cammina in fretta. Al villaggio le hanno indicato con precisione il percorso, e il suo senso dell’orientamento non è dei peggiori, ma presto calerà il buio e lei non intende farsene sorprendere in un luogo sconosciuto.
Non può mettere in pericolo il carico prezioso che porta con sé.
Belle sistema le pesanti coperte attorno alla bambina che ha in braccio. Helena è stata così brava, così ubbidiente durante l’intero viaggio: mai un capriccio da quando hanno lasciato Londra, mai una protesta di qualsivoglia genere. Ha seguito la madre lesta e attenta, incuriosita da un viaggio tanto lungo e impaziente di giungere alla meta; è rimasta incantata dalle infinite distese di campi che hanno preso il posto dei palazzoni, dall’aria pura che ha reso l’atmosfera umida e fuligginosa della metropoli inquinata un ricordo, e ha strabuzzato gli occhi udendo il fragore tonante dei treni, stupefatta e intimorita da quei mostri sferraglianti. Anche stamattina ha percorso il non breve tragitto previsto senza lamentarsi; è naturale che, malgrado l’ora, sia esausta.
- Ti porto io per un po’, Belle ha anticipato la muta richiesta della figlia.
- Solo per un poco, però, sono grande! ha subito replicato lei, piccola orgogliosa.
La donna ha sorriso e annuito, pur sapendo che non avrebbe svegliato la bimba se si fosse addormentata… Cosa che, prevedibilmente, è presto stata.
Però ora, dinanzi ai primi sputi di ghiaccio che le fanno lacrimare gli occhi, Belle si chiede se abbia preso la scelta giusta.
No: non è pentita di aver acquistato due biglietti di sola andata, non è pentita di averli usati, non è pentita di aver finalmente deciso, dopo mesi di riflessione e ripensamenti, cosa fare della loro vita.
C’è ancora spazio per noi.
Saremo – siamo ancora – famiglia.
Ma intraprendere un simile viaggio in inverno e con una bambina di appena cinque anni è un altro discorso. Nonostante tutto, finora non hanno incontrato particolari disagi; nell’ultimo tratto, invece, anche la furia degli elementi sembra cospirare contro di loro. Sarebbe stato più saggio lasciare Helena a Londra e tornare a riprenderla con la bella stagione; ma questo viaggio, questo, devono compierlo assieme.
Perché alla fine di tutto saranno di nuovo in tre.
E allora, anche se ogni passo è una scarica tanto si gela, anche se respirare è doloroso, oggi bisogna andare avanti.
Bisogna andare da lui.
Già una volta Belle ha affrontato un’avventura più o meno simile, per lo stesso motivo e nello stesso periodo dell’anno. In quell’occasione non percorreva viottoli sperduti nella brughiera, ma i vicoli di un East End ancora sconvolto da efferati delitti; in quell’occasione andava incontro a un destino labile e incerto, in cui la sua era una speranza retta solo da sparute prove; in quell’occasione non era altro che una ragazzina ancora immatura, convinta di essere più grande della sua età, intoccabile dal male perché ancora intoccata. Non aveva ancora dovuto prendere le decisioni più difficili della sua vita, non aveva ancora dovuto far urlare e non solo parlare l’amor proprio, non aveva ancora dovuto scegliere tra due strade, due possibilità, due destini. Cosa sarebbe successo se, a uno di quegli innumerevoli bivi, avesse scelto un percorso anziché un altro?
No, Belle non ne prova curiosità, in fondo. Porta la sua vita tra le braccia, e sta per raggiungere l’altra metà della sua anima.
Non è stato semplice senza Robert. Quella mattina di settembre non ha neanche finito di leggere la lettera ché già è uscita di stanza con indosso la prima cosa che le è capitata tra le mani, nel tentativo di fermarlo. Non poteva andarsene così, non poteva lasciare righe che spiegavano niente e pretendere lei le accettasse. Perché, poi? Perché la sottovalutava a tal punto? Avevano così tanto da raccontarsi, da urlarsi contro e da sussurrarsi, ed Helena forse sarebbe rimasta segnata a vita dalle conseguenze del giorno precedente, e lei non era in grado, no, non era in grado di reggere tutto questo da sola, e lui…
L’ha odiato quando ha capito che era troppo tardi. L’ha odiato tanto da ripromettersi un sacco di cose cui, nel momento stesso in cui ha giurato, ha saputo non avrebbe tenuto fede.
Ma non c’è stato il tempo di crogiolarsi nel dolore: Helena ha avuto bisogno di sua madre, ed è stata lei la priorità assoluta. La piccola ha a lungo sognato i momenti vissuti solo poco tempo prima, ma che continuano a ripetersi e ripetersi, e forse si ripeteranno sempre finché vivrà. Tante notti si è svegliata urlando, e solo la vicinanza di Belle, di Regina o di Ruby e Granny le ha lentamente restituito la capacità di sorridere al mondo; quella, e sentire rileggere le parole che il padre le ha dedicato ogni giorno.
Robert ha indirizzato innumerevoli lettere alla figlia: la bambina ha iniziato a compitare proprio su quelle, e ora è in grado di leggerle da sola, lentamente ma con successo. In quei fogli Robert descrive il luogo in cui vive, la sua nuova casa, la sua nuova vita. Per il 10 novembre l’ha sommersa di regali, e soprattutto le ha annunciato che a fine gennaio verrà a Londra e perciò, se lo vorrà, potranno stare assieme.
In ogni lettera c’è sempre una frase.
Di’ alla mamma che, qualunque cosa io faccia, la porto sempre nel cuore. Ricordale che l’amo, e che vi aspetto ogni giorno.
Gold sa che le parole raggiungono la loro reale destinataria: Helena le legge con l’aiuto della madre, e le risposte sono scritte sempre con la calligrafia di Belle.
E la donna ha ogni volta aggiunto una postilla.
Mamma sa che tu l’ami. E tu devi sapere che anche lei ti ama – com'è stato semplice scriverlo, il problema è stato dirglielo – Vorrebbe solo riuscire ad abbracciarti e non farti andare via.
Belle si è impegnata tanto per riuscirci; ma il carattere di Gold è rivestito da così tanti strati di difese che capirlo davvero è quasi impossibile: è ancora un gatto randagio, ancora bisognoso di tempo per avvicinarsi, per fidarsi. Ogni volta che hanno avuto la presunzione di avercela fatta, sono stati smentiti. Se Belle guarda indietro, tutto sembra avere a che fare con lui: quanti anni di sforzi, di vittorie e di fallimenti, di emozioni e di dolori…
Ma forse è giusto così. Un amore non può lasciare illesi, o non sarebbe amore; un sentimento simile cambia le anime che investe: le travolge appieno, le trascina via palesandosi quando ormai è troppo tardi – quando ormai ha lasciato il segno. Se Belle avesse provato a soffocare quelle emozioni confuse, contraddittorie, ed eppure così belle, probabilmente la sua vita sarebbe continuata molto più serena e tranquilla, ma anche molto più vuota, e lei ne avrebbe avuto consapevolezza. Forse avrebbe rimpianto in eterno di non avere scoperto il vero Robert, la sua cocciutaggine e la sua fragilità, l’ombra elusiva nel suo sguardo e il suo sorriso rotto, il suo essere equilibrista delle parole e amante sincero a un tempo.
Il suo modo impacciato di abbracciarla.
I suoi silenzi, i suoi perché.
La notte insieme a lui non faceva paura.
E senza lui non ci sarebbe stata Helena. La loro arruffata, distratta, luminosa Helena.
A volte le scelte giuste sono sbagliate, e quelle sbagliate le uniche che contano davvero.
E stavolta Belle non ha dubbi.
- Sto tornando, Robert, – mormora scorgendo la casa in collina – Sto tornando da te.
 
 
 
Il cottage sulla collina è identico a come Robert lo ha descritto: piccolino, dalle pareti spesse e dalle finestre un po’ storte che lui stesso ha sistemato. Sembra la dimora delle fate: Helena impazzirà di gioia appena se ne renderà conto. Non è poi molto distante dal paese, ma è immerso nella campagna ora brulla. Tra qualche mese sembrerà un posto magico.
Degli arbusti si sviluppano lungo le mura. Sono gelati, ma con le giuste cure in primavera torneranno a fiorire.
Belle sa come fare. È brava in queste cose.
Non perde ulteriore tempo: inizia a bussare con forza alla porta, pregando che Robert sia in casa, che non sia uscito per qualche motivo, che non le lasci al gelo di questo dicembre scozzese.
Che torni da loro, come loro sono tornate da lui.
Hanno avuto il tempo per riconciliarsi con se stessi, per ricucire i lembi di una vita e tornare uno e non più due. Non per dimenticare: spazzare via il cammino che li ha condotti sin qui è impossibile. Le esperienze accumulate li hanno resi chi sono, come sono l’uno nei confronti dell’altra; senza, sarebbero sconosciuti legati da nulla, che hanno lottato per nulla.
Iniziare daccapo sarebbe semplice; scegliere di continuare da dove si sono interrotti molto meno.
Ma ne vale la pena.
Belle ha deciso di tenere i ricordi, tutti, nessuno escluso. Anche il dolore.
Hanno nuove cicatrici ora, tanto lei quanto lui.
Ma lei amerà – lei ama – anche le loro nuove cicatrici.
Dopo minuti infiniti, l’uscio si schiude. È un uomo ad aprire, un uomo più magro e dalla barba più lunga di quanto Belle ricordi, ma è lui: è l’uomo contorto cui sei anni fa come oggi ha consegnato se stessa, il suo passato, il suo presente e il suo futuro, la gioia e il dolore, le lacrime e i sorrisi, l’amore e l’odio, le grida e i sussurri, ogni parola e ogni silenzio, ogni verità e ogni bugia.
Cui ha consegnato la sua vita.
Il suo cuore.
Belle lo guarda dritto in volto.
Cui sta ancora consegnando il suo cuore.
L’uomo la fissa in silenzio, un’espressione incredula negli occhi castani così simili a quelli della loro bambina. Tace, perché di parole ne ha dovute usare troppe prima di capire che le più importanti lui non sa usarle affatto. I mille discorsi che ha preparato osando sognare questo momento gli si accavallano in testa, un caos senza rumore prima della realizzazione suprema.
Lei è qui.
Lei è tornata.
La sua Belle così amata, così tante volte perduta e ritrovata, l’ha davvero fatto.
È tornata da lui.
Solo questo conta.
Nell’aria immobile regna la quiete assoluta. I primi fiocchi di neve cominciano a turbinare nel cielo
Belle sorride.
- Buon Natale, Mr Gold.
È tornata a casa.
 
 
 
Dopo un lungo inverno accettammo l’amore, 
che meritiamo di pensare

o pensiamo di meritare, 
per questo a volte ci facciamo così male
 ”
 
 
 
Cinque anni dopo
 
Una ragazza arranca per la salita, biascicando ingiurie tra i denti.
Lo zio doveva scegliere proprio una casa in collina? Si vede che non è mai stato costretto a percorrerla con una valigia…
Neanche il tempo di concludere il pensiero e il suddetto bagaglio si apre, sparpagliando per terra il variegato contenuto.
A quel punto nulla trattiene Regina Mills dal rivolgere una lunga serie di epiteti assai poco eleganti al Creato intero.
- Sei la solita, – una voce dall’accento oramai molto più scozzese che cockney interrompe la litania oscena – Papà ti ammazza se ti sente dire certe parole davanti a noi.
Regina si volta: incurante della sua presenza, una ragazzina continua tranquilla a sedere su un ramo del melo, le gambe a penzoloni.
- E tua madre ammazza te se ti scopre ancora sugli alberi come una scimmia. Romperti un braccio non ti è bastato?
Helena spicca un salto che fa trattenere il fiato all’altra.
Razza di incosciente.
- Nahhh! – fa la più piccola, sana e salva sul prato – Merida mi ha insegnato il trucco. Ora non cado più.
- Merida sarebbe?
- Una mia amica. Sa un sacco di cose, te la devo presentare! E poi, – aggiunge rapida – Da quando sono guarita disegno persino meglio, sai? Non mi fa più male, – quasi a provare l’affermazione, agita la mano davanti a Regina prima di chinarsi e aiutarla finalmente a raccogliere le vesti e i libri.
- Sei stata fortunata, – la più grande le ricorda cupa, anche se l’espressione risoluta le si raddolcisce d’istinto. Nella sua pratica per la Scuola di Medicina e da Tink ha visto casi di incidenti apparentemente banali rivelatisi poi mortali: Helena avrebbe potuto farsi molto più male cadendo dall’albero l’anno precedente, o la frattura avrebbe potuto non rinsaldarsi, o...
La sola idea che sarebbe potuto succedere anche a Helena fa irrigidire Regina. Niente di male dovrà più accadere alla creaturina chiassosa e scapestrata che da cinque anni le è cara quanto una sorella. Perché è così – Helena è sua sorella, e non per qualcosa di casuale come il sangue, ma per scelta. Lei è stata la sola capace di farla sorridere quando si sentiva una banderuola, spinta da un vento vorticoso che la trascinava ovunque tranne dove lei sarebbe voluta essere. Aveva quindici anni e si sentiva caricata di un peso estraneo alla sua età; ma Helena, ha scoperto presto, non è un peso.
Helena è una delle poche persone cui riesce a voler bene in un modo che è impossibile definire. E per questo Regina ha giurato di proteggerla dal mondo intero.
- Ma tu non sei brava a proteggere chi ami. Accettalo, – le ha detto Cora l’ultima volta che si sono incontrate.
Al pensiero, la bocca della ragazza si storce appena.
Non è vero, mamma.
Ha fatto pace col suo ricordo – o forse, col suo ricordo non ha mai litigato. Solo i primi tempi, vedendo Belle ed Helena insieme, spiando quel legame sconosciuto tra loro, si è chiesta perché a lei invece fosse stato negato, perché lei e la contessa Mills fossero sempre state così distanti, rette parallele destinate a incontrarsi mai.
Ma alla fine lo ha capito: comunque sia stata sua madre, lei non è costretta a seguirne le orme.
Non sono stati i discorsi di Belle o la sua vicinanza a farglielo accettare; è stato il tempo. Le settimane prima, i mesi e gli anni poi sono trascorsi lenendo le ferite, un balsamo dolce che non le ha fatto dimenticare, ma capire. Nel suo perverso modo, Cora desiderava il meglio per sua figlia; ma Cora non ha mai accettato che ciò che lei reputava il meglio per sé non lo era anche per la sua erede, che Regina era sua, ma non le apparteneva.
A Regina dispiace che sua madre se ne sia andata senza capirlo.
Però una cosa che la donna le ha detto si è rivelata vera: il solo ostacolo tra Regina e il suo lieto fine, era Regina stessa. Perché da quando l’ultima Mills ha iniziato a fare le cose per sé e non per gli altri, ha scoperto che anche per lei – sì, anche per lei che per tanto tempo si è sentita perseguitata dal Fato – può arrivare la felicità.
Una felicità che non è fatta necessariamente di abiti firmati, feste e scuole esclusive, ma di pazienti spesso intimiditi dai suoi modi bruschi, di nuove scoperte che la mettono in discussione e di impegni che la riempiono di soddisfazioni; una felicità fatta anche di una mascella orlata di barba scura, due occhi color bosco e del sorriso forte di chi sa distinguere il giusto dallo sbagliato.
L’esordio con Robin non è stato dei più pacati – “Con te nulla è mai pacato”, la prenderebbe in giro lui se la sentisse – anche a causa dell’indole di Regina. C’è voluto tempo prima che si fidasse di lui, che gli permettesse di avvicinarsi: quel ragazzo qualche anno più grande che già aveva conosciuto l’amore, la paternità e il dolore le piaceva, ma pensare a lui era come tradire Daniel. A lungo l’ha evitato e respinto per questo, sorda ai consigli di chi la circondava: non è facile aprire di nuovo il proprio cuore a una persona se si teme che una catastrofe la porti via all’improvviso. Ma infine, il giorno in cui è tornata a sorridere è arrivato; e il merito, prima ancora che dell’uomo che ama, è di se stessa.
Regina ha imparato che ciò che distingue è il fuoco, la passione con cui persegue gli obiettivi che intende raggiungere. Annullare la sua energia significherebbe annullare se stessa: non scaccia più i propri demoni, li doma. Non permette loro di avere la meglio; è lei, ora, a dominarli e piegarli ai proprio scopi.
Ma, come Robin non ha dimenticato Marian, Regina non ha dimenticato Daniel – non succederà mai.
Daniel non è stato solo il suo primo amore: è stato il suo primo e per tanto tempo unico sostegno, colui che le stringeva la mano mentre correva per le strade del West End per porre rimedio allo sbaglio più grande. Non lo dimenticherà mai; può amare anche Robin, ma ciò non significa che ami di meno Daniel.
Può amare entrambi – in modo diverso, ma entrambi.
- Guarda chi sta arrivando!
La voce allegra di Helena riporta la Contessa alla realtà.
L’amore non si divide, si moltiplica, dicono.
Regina è ancora all’inizio, ma la vita glielo sta già insegnando.
E lei seguirà attenta questa lezione.
 
 
 

Il mestiere dell’amore al tramonto nei tuoi occhi,
il coraggio in una frase che fa paura,
il rancore nelle storie maturate nel silenzio,
il sorriso che sconvolge mesi di tormenti,
la bellezza che stringo, io geloso del tuo cuore 
che proteggerò dal male.”

 
 
 
- Henaaa! – il bambino cerca di sfuggire alla madre che prova a pettinarlo – Dov’è Hena?
- Helena è qui fuori, sta aspettando Regina. Ricordi Regina, eh, Jamie?
Il piccolo guarda incerto la donna prima di scuotere il capo.
- Non fa niente se non la ricordi, tesoro, – Belle lo consola – L’ultima volta che è venuta qui eri ancora piccolo piccolo. Però ti piacerà – e non preoccuparti, le piacerai anche tu.
Un ampio sorriso rallegra il visetto del bimbo. A Belle batte più forte il cuore. Quando Jamie ride gli si illuminano gli occhi, proprio come accade al suo papà. Hanno la stessa personalità padre e figlio, sono l’esatto opposto di Belle ed Helena: tanto esuberanti, dinamiche e vitali le une quanto laconici, pazienti e riflessivi gli altri, con quella timidezza che chi non conosce scambia facilmente per alterigia. Jamie è stato desiderato, cercato, atteso, ed è arrivato due anni dopo il trasferimento in Scozia: un bambino piccolo e delicato, con due enormi occhi castani e un attaccamento tanto viscerale quanto ricambiato a quella sorellina che pure all’inizio è stata immensamente gelosa di lui; un bambino che, come Helena, porta anche il nome di chi non c’è più, ma ha lasciato un segno indelebile nell’esistenza di chi lo ha conosciuto.
James Neal Gold.
Inizialmente suo padre non voleva chiamarlo così. Sosteneva che quel nome avrebbe rievocato una vita spezzata e incompiuta, che avrebbe addossato a un bambino non ancora nato il fardello di realizzare la vita che Neal non aveva potuto vivere.
- Quando sarà abbastanza grande da capirlo, penserà di non essere chi dovrebbe e se ne farà una colpa, – l’ha messa in guardia più volte.
Belle accettava la spiegazione, ma qualcosa le suggeriva sempre che la questione era lungi dal risolversi.
Il secondo nome del figlio lo prova.
- Vojo ‘ndare da Hena! – Jamie ripete con forza, con l’ostinazione ereditata da entrambi i genitori.
- E allora va’ da Helena, – s’intromette Gold, fino ad allora assorto in un incartamento e ora avvicinatosi. Fa appena in tempo a pronunciare la frase che già il bambino caracolla fuori come una scheggia.
- Lo controlliamo da qui, – l’uomo posa una mano su una spalla di Belle – E lì ci saranno Helena e Regina.
I due vanno alla finestra: a riprova di quanto detto, il piccolo ha già percorso il viottolo e raggiunto le ragazze. Come intimorito dalla sconosciuta pur gentile che torreggia sopra di lui, si stringe alle gambe della sorella, fingendo di non essere allettato dagli inviti che Regina gli rivolge.
Alle volte, la timidezza connaturata in Jamie e nei suoi gesti preoccupa Belle. Se da una parte il suo carattere lo rende più guardingo di Helena – il che, stante certe esperienze del passato, è un bene –, dall’altra rischia di impedirgli di godere appieno della spensieratezza dell’infanzia.
- Speriamo che crescendo diventi più estroverso, – Belle conclude ad alta voce – Se ha la tua testa, è spacciato.
- Non sapevo trovaste la mia testa tanto labirintica, Mrs Gold, – fa Robert, fingendosi risentito.
- Conoscendovi, Mr Gold, labirintica è poco.
Si sono sposati tre mesi dopo l’arrivo in Scozia. Questa volta non hanno stilato piani e progetti, quasi non ne hanno parlato: già due volte ci hanno provato, e già due volte tutto è finito nel peggiore dei modi.
C’è stata una domanda da parte di Gold, una domanda semplice che pure una parte di lui avrebbe voluto porre in modo migliore, in un’occasione migliore; e c’è stata la risposta di Belle, la risposta che non sarebbe cambiata qualunque fossero state le circostanze.
La risposta che finalmente ha suggellato il loro amore davanti al mondo.
Ma al di là delle firme e dell’ufficialità, ciò che conta da sempre è la realtà che li unisce, il fiore riuscito a germinare là dove la vita ha lasciato sale e cenere. Ma forse è proprio quel terreno distrutto, una volta curato, a lasciar sbocciare le gemme migliori.
Non è facile vivere insieme, l’hanno scoperto presto. Messi a contatto, due temperamenti tanto diversi e ugualmente volitivi fanno scintille: le discussioni non sono sconosciute in casa Gold. Ma, quando Robert e Belle litigano, guardano in basso e pensano che si sono dati due bambini cui non interessa chi ha torto o ragione, ma solo che i loro genitori ci siano 1; e dinanzi a questa verità, ogni altra cosa scompare.
E poi, fare la pace è così bello.
Prima della festa che ha cambiato tante cose, Gold ha promesso a Belle ed Helena che sarebbero andati in Scozia e non solo, ovunque avessero voluto; che ogni giorno sarebbe stata un’avventura. Ha mantenuto la promessa, forse non letteralmente, ma nel senso più vero: perché ogni giorno della vita in famiglia è un’avventura, una nuova scoperta, un viaggio più impegnativo di quelli degli esploratori che sfidano picchi invalicabili. Perché ci vuole coraggio a lasciare entrare qualcuno nella propria vita, a camminarci fianco a fianco, a non arrendersi alla prima difficoltà e lottare per rendere bella la vita di chi si ama. È impegnativo starsi appresso, tenere in equilibrio tutti i pezzi; ma ne vale la pena.
Conservano ancora i cocci della tazzina. Belle non è mai riuscita a gettarli: anche quando pensava fosse finita, li ha riposti in un sacchetto, lontani dagli occhi ma non dai pensieri. Li ha portati con sé in Scozia, pur sapendo che solo un miracolo avrebbe ricomposto la loro tazza sbeccata.
- Mi dispiace averla rotta, – una sera ha confessato a Robert – Significava tanto, e ora è davvero inutilizzabile.
L’uomo l’ha guardata stranito.
- Inutilizzabile? No, – ha risposto fermo – La useremo per ricordare gli errori che abbiamo compiuto.
No, Robert e Belle non sono perfetti, e forse non lo saranno mai.
Ma stanno imparando.
La bellezza sta nel viaggio.
Sono molte le lettere che partono da casa. Quando Belle si è trasferita, si è scoperta una grafomane senza ritegno: vivere lontana da tutti non significa certo dimenticare chi, in tanti modi e in tanti momenti diversi, le è stato accanto, sostiene con convinzione.
L’amicizia con Ruby supera miglia e miglia per raggiungere la tenuta svizzera in cui la più giovane vive col dottorino divenuto suo marito e coi due gemellini avuti da pochi mesi.
Ho realizzato il mio sogno”, la Lucas scherza sempre nelle lettere che restano sgrammaticate ora come allora. “Ho impalmato un uomo ricco che mi compra tutti i vestiti che voglio!
Ma Belle conosce il reale significato di quelle parole, sa che delle mise all’ultima moda a Ruby importa ben poco. A quella giovane dall’animo gentile, quasi timido, mascherato ancora spesso da abiti provocanti, importa solo di Granny che non ha voluto seguirla tanto lontano da casa, che la pensa come il primo giorno, ma che non è stata in grado di abbandonare la metropoli in cui vive da decenni. Non avrebbe mai potuto lasciare la taverna cui ha dato tutta se stessa: la conduce ancora, aiutata da cameriere “mai brave quanto le mie nipoti”, come non manca di precisare, e da Marco, che oramai ci lavora a tempo pieno.
Due cuori e una locanda”, una volta Belle ha scritto a Ruby. “Prima o poi quei due ci faranno una sorpresa e si sposeranno in gran segreto”.
La replica non si è fatta attendere.
Proprio come qualcun’altra.”
Frau Whale è ancora piccata per non essere stata avvertita delle nozze – “e soprattutto per non essere stata coinvolta nell’organizzazione. Cos’è un matrimonio senza festa?”; una reazione non tanto diversa da quella di Tink e Graham, sempre impegnati a rendere il mondo un posto migliore, di Mary Margaret tornata nel natio Galles, di Kathryn, Aurora e Archie che lavorano per altre famiglie, e di Killian, il quale quando è convolato a giuste nozze con Emma prima di trasferirsi nelle colonie lo ha annunciato al mondo intero.
Belle ride rispondendo a Gold, e anche se è in casa lui si sente baciato da un raggio di sole.
Quando l’ha scorta sulla porta, con la loro bambina in braccio, ha pensato di essere morto. Quante volte nella vita ha sognato un momento simile, per poi risvegliarsi solo, in un letto troppo grande e troppo vuoto; non reggeva un’altra speranza delusa, non più.
Ma quando ha capito di essere vivo e sveglio, di aver davvero dinanzi agli occhi lei, bellissima e saggia con quegli occhi limpidi che lo leggono dritto nell’anima, ogni altra cosa ha perso importanza.
Da quella notte, con Belle a fianco, riesce ad addormentarsi; con lei, che è il centro del suo mondo. Ogni mattina si risveglia aggrappato a lei, come se nel sonno tema gli sia strappata via: un timore che mai l’abbandona.
Guarda sua moglie e i loro figli, e alle volte l’intensità dell’amore che prova nei loro confronti ancora lo terrorizza. Come fa Belle a restargli accanto, pur avendo sofferto tanto a causa sua? È un buon padre per i suoi amatissimi Helena e Jaime, stanno crescendo sereni accanto a lui o sarebbero più felici con un uomo più giovane, più solare, più forte? Riuscirà a vederli adulti? E Neal, oh, se ci fosse il suo Neal…
Ci vuole così poco per far risorgere i suoi fantasmi.
- Se solo ti amassi quanto ami noi… – commenta Belle quando lui dà voce ai timori.
Forse non riuscirà mai ad amare se stesso. Se ripensa alla sua vita, Gold non può ignorare gli innumerevoli sbagli con cui ha distrutto, o rischiato di distruggere tutto ciò che di buono ha. Ha perso tanto, ha guadagnato altrettanto; non merita chi lo circonda e non ha lottato per loro quanto avrebbero meritato, si redarguisce sempre. Il Destino gli ha concesso una famiglia bellissima, ma il Destino, si sa, è beffardo: in un nulla potrebbe togliergli tutto, farlo sprofondare di nuovo nel limbo in cui l’unico scopo delle giornate era aspettare il momento di andare a letto, anche se la notte da attraversare era troppo vuota.
Da suo padre in poi, ha dovuto imparare a convivere col rischio di svegliarsi e ritrovarsi solo; ma l’esperienza non gli ha fornito armi per prevenire il futuro, per impedire che l’ennesimo pezzo di cuore si perda per strada.
Però – ed è questa la differenza –, da cinque anni Gold ha deciso di provare ad ascoltare Belle.
È vero, forse non può fare nulla per riparare; ma, gli suggerisce lei, può fare qualcosa per prevenire. Può essere spaventato; ma la paura non deve indurlo a tirarsi indietro, a rinunciare al presente per il futuro.  Non deve giustificare menzogne e complotti, perché Belle è forte abbastanza da conoscere la verità, conoscerla e accettarla; non deve fargli inseguire l’affermazione, il denaro, il potere a tutti i costi, perché basta guardare accanto a sé, vedere sua moglie e i loro figli per capire che la magia mondo esiste, ed è tutta nelle sue – nelle loro – mani.
Ha tutto ciò che ha sempre sognato. Non se lo lascerà sfuggire più.
- Dobbiamo chiamarli, – Belle interrompe le sue riflessioni – O il pranzo si raffredderà.
- A pomeriggio andrai a scuola?
Gold vorrebbe che sua moglie conducesse vita da regina: non c’è bisogno che lavori, con tutti i soldi che hanno. Ma è di Belle che sta parlando: in tutta onestà, lui proprio non riesce a immaginarla inoperosa, servita e riverita. Il giorno in cui è tornata entusiasta dal villaggio al grido di: – Sono la nuova maestra! –, non è rimasto minimamente sorpreso.
- No, ieri ho avvertito gli alunni. Quando siamo tutti insieme bisogna festeggiare.
Ora Belle sa dei dubbi su Regina. Lo ha ascoltato mentre li esprimeva, senza commentare, senza arrabbiarsi.
- Avrei preferito me lo dicessi tempo fa, certo, – ha ammesso – Però capisco la situazione, tanto più ripensando a quando era viva Cora... Non sapremo mai la verità, ma una cosa è certa, – ha decretato infine – Tu vuoi bene a Regina, e Regina ne vuole a te. Lei è parte della nostra famiglia. Questo basta.
Se non avesse già sposato Belle, Gold l’avrebbe fatto in quel momento. La sua Sweetheart non ha dimenticato il passato, ciò che sarebbe potuto succedere se Ruby Lucas non l’avesse salvata – lui non vuole neppure pensare alla possibilità, quando lo fa il mondo diventa buio –, ma sa che, le volte in cui tornano a Londra, suo marito passa da Highgate 2 a deporre un fiore sulla tomba di Cora Mills. Gliel’ha scritto prima di andarsene – malgrado tutto, Cora non può essere un’estranea per lui. La pensa, non con affetto o nostalgia, ma con rimpianto: se la Contessa avesse accettato il legame tra Robert e Belle, ora forse Regina avrebbe ancora sua madre…
Ma Regina è cresciuta bene anche se sola. È orgoglioso di lei tanto quanto lo è di Helena e di Jaime.
- Andiamo a recuperarli, allora, – Gold annuisce – Anche se difficilmente Helena ci darà retta, ora che ha di nuovo la sua compagna di confabulazioni preferita.
- Ho domato bestie ben peggiori di una ragazzina discola, – Belle ghigna.
- Per esempio?
- Per esempio suo padre.
Fa per sfuggirgli, ma lui è più svelto: l‘agguanta per un braccio e l’attira a sé.
- Ti amo, – le sussurra, sfiorandole una guancia.
Belle sorride mentre lo bacia.
- Ti amo anch’io.
 
Il sole bagna i capelli di sua moglie, miniandoli d’oro e rame.
Quando li chiama, tre paia di identici occhi castani si voltano a guardarlo.
Belle gli stringe la mano.
 
Mr Gold ha tutto.
 
 
 
Quando posi la tua testa su di me, 
il dolore tace.
“Incanto” - Tiziano Ferro
 
 
 
FINE
 
 
 
1 Questa è la didascalia di una foto della pagina Facebook “Humans of New York”. Si tratta di un post vecchiotto che non trovo più; se lo rintraccio lo condivido su “Euridice’s World”!
2 Highgate è uno dei più noti cimiteri monumentali del Regno Unito e del mondo intero. Sono sepolti lì Karl Marx, Christina Rossetti, George Eliot e moltissimi altri personaggi storici – https://it.wikipedia.org/wiki/Cimitero_di_Highgate.
 
Il titolo del capitolo viene da “Farewell” di Francesco Guccini.
 
 
 
Come sempre, commenti e critiche di ogni sorta sono benvenuti! :)
(Visto che ho dato il lieto fine, MALPENSANTI? Poi sarei sempre io la cattiva, eh!)
 
 
 
N. d. A.: (Premetto che sarò sentimentale, perciò leggete le note a vostro rischio e pericolo.)
Oddio, mi viene da piangere! Siamo alla fine di questo viaggio iniziato più di due anni fa e se mi volto quasi non riconosco la ragazza che una sera d’estate ebbe un’idea – che dimenticò quasi subito XD – e che provò a metterla per iscritto a fine dicembre 2013, senza avere un titolo, un piano, un progetto… Nulla!
Negli ultimi due anni sono successe molte cose che mi hanno cambiata – in meglio o in peggio? Sembrerà un’esagerazione, ma in alcuni brutti momenti tra le poche costanti rimastemi c’è stata questa storia. Per questo mi ci sono affezionata tanto e ci ho messo tutta me stessa, tutto il mio cuore e il mio impegno: sarà anche sprecato per una fanfiction, ma così è stato e non me ne pento.
La saga di “Your dream is over… Or has it just begun?” è parte della mia vita e mi ha dato tanto sotto ogni punto di vista, portandomi anche a conoscere persone che, seppur lontane fisicamente, sono vicine nel cuore. VOI che avete sostenuto e mantenuto viva questa storia mi avete ricordato che sono in grado di portare a termine progetti anche con scadenze piuttosto ferree, che se mi impegno riesco e che devo credere in me stessa; le mie risposte alle recensioni, i grazie che tanto spesso vi ripeto non sono formalismi, ma quanto di più onesto possa dirvi. Grazie per aver seguito con tanto calore la fanfiction, per esservi appassionat*, per avermi bersagliata di domande cui raramente ho risposto, per aver espresso il vostro parere anche quando discorde dal mio, per avermi fatta tornare in carreggiata quando ho rischiato di snaturare qualcosa, per avermi fatta ridere, commuovere e mai arrendere.
GRAZIE per aver reso questa storia possibile, vi dico solo questo. :***
Le vostre +184 recensioni – cui risponderò presto, promesso –, le 34 persone che hanno aggiunto la storia alle preferite, le 10 che la vogliono ricordare, le 53 che l’hanno seguita e i lettori/le lettrici tutt* mi emozionano in un modo che non so descrivere.
Una menzione speciale va a B., che mi sopporta anche se sono notoriamente insopportabile, che innumerevoli volte mi ha impedito di uccidere i protagonisti in improvvisi incendi e che ha dispensato autentiche perle di saggezza del tipo “È un ragionamento cretino, quindi Gold lo farebbe”, “Io tifo per Hulme” e “Nella seconda parte hai citato poche volte le alzatine”; all’ormai leggendaria V., che dovete ringraziare per ogni scena anche solo vagamente hot e che spera pazientemente nel giorno in cui una sbronza colossale mi indurrà a scrivere una NC17 – BegbieXLacey, ça va sans dire – come si deve; alle adorabili fanciulle che ormai da tempo non sono semplici colleghe di fangirlaggio, ma autentiche confidenti e amiche che mi intasano WhatsApp, Facebook e Skype rincuorandomi sempre con la loro allegria e il loro sostegno; e a S. e V. che mi hanno onorata con le splendide fanart ispirate a “Coming back as we are”. ♥ ♥ ♥
Circa eventuali nuovi lavori, sarò onesta: da un mese a questa parte trascorro più tempo a lavoro che altrove, perciò non ho il tempo materiale per nuovi progetti impegnativi. Tuttavia non voglio abbandonare un mondo per me tanto importante: come lettrice ci sarò sempre e chissà, magari anche come autrice. Mai dire mai nella vita… :)
E in ogni caso, la mia pagina Facebook “Euridice’s World” resta aperta e attiva: se non l’avete ancora fatto, cliccate “mi piace” e seguitemi nella mia folle vita da fangirl che si finge praticante seria e ammodo. Troverete le recensioni delle puntate di #OUAT, i miei deliri, il #quandomivaèilgiornofeels, le mie passioni… Mi spiacerebbe perdervi di vista, perciò non eclissatevi!
Giunta a questo punto, non posso far altro che salutarvi: a presto, spero, e grazie ancora di tutto, Dearies! E ricordate: Rumbelle on sempre e comunque! ♥ ♥ ♥
Euridice100
 
   
 
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