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Autore: ombra_di_cenere    24/03/2016    1 recensioni
Continuazione della storia "Hidan in love"
Piccolo capitolo che riavvicina i nostri due protagonisti.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hidan, Nuovo Personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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~~          Attesa.
Aspettare qualcuno, o qualcosa, senza rendersi conto del tempo che passa può anche essere interessante. Non ho la più pallida idea di quanto tempo sia passato da quando sono arrivata qui. La radura è sempre uguale: uno spicchio di erba morbida, con una zona di terra al centro dove brucia da sempre un fuoco rossastro.
Appena arrivata ricordo di essermi avvicinata alle fiamme, poi, dopo aver capito che non scottavano e che quello non era fuoco vero, mi sono sdraiata a terra per osservare il cielo scuro che si estendeva sopra di me.
Non mi sono più mossa da quel momento, son sempre stata sdraiata.
Raramente sposto lo sguardo dalle stelle alla fiamma rosso scuro che danza alla mia destra. Alcune lingue di fuoco arrivano ad avere delle screziature violacee, che mi fanno riaffiorare ricordi meravigliosi. Ricordo i suoi occhi, viola, profondi e dolci. Ricordo la prima volta che l'ho guardato: nel suo sguardo c'era gentilezza, era timido. Ricordo anche i suoi occhi spaventati però, di quando ero in pericolo e li ricordo pieni di lacrime quando ci stavamo per separare.
Metto da parte questi ultimi ricordi e ritorno a quelli più felici, di quando si allenava con me o di quando ci divertivamo con lo smalto.
In quei giorni nemmeno immaginavo cosa sarebbe accaduto dopo e, se me l'avessero detto, non ci avrei mai creduto. Con la mente ritorno a quella sera, sul tetto del rifugio. Ricordo che ero un po' nervosa sentendolo così vicino, però, dopo che iniziò a parlare, mi calmai. La sua voce mi tranquillizzò, facendomi dimenticare in che situazione mi trovassi. Oh, la sua voce! Ricordo che era bellissima, che riusciva ad incantarmi; e la sua risata era anche meglio. Sembrava che avessero preso tutte le note del mondo unendole in un solo suono, che mi trafiggeva  il cuore facendomi sentire completa e felice.
Mi ricordo della sua strana debolezza: il solletico. Lui, così forte e sicuro di sé, che veniva messo fuori gioco dalle mie mani che si muovevano leggere sui suoi fianchi e sul suo collo. Non so perché ma questo suo “ dettaglio”  mi faceva impazzire. Il fatto che fosse così delicato, nonostante la sua corporatura muscolosa,mi affascinava e mi divertiva allo stesso tempo.
Delicato. Mi torna in mente il suo tocco, sempre morbido, gentile e leggero su di me. Mai una volta le sue mani, così grandi e forti, mi han fatto male. Nonostante fosse un guerriero era sempre dolce con me.
Mi ricordo dei suoi capelli, argentei, brillanti come le stelle che osservo. Poche volte li ho visti fuori posto, ma stava bene anche spettinato. Erano morbidi e lisci e mi piaceva accarezzarli.
Mi piaceva accarezzare le sue guance che ho visto arrossire, i suoi zigomi, le sue labbra. Queste ultime piene e calde, gentili e timide. Sempre alla ricerca di un contatto, seppur minimo, ma indispensabile per noi.
 Mi ricordo del suo corpo: bellissimo, perfetto, senza neppure una cicatrice. La pelle chiara e vellutata che risaltava con l' argento della sua collana e con la stoffa scura del suo mantello. Le sue spalle, i muscoli che si tendevano, la schiena ampia.
Ricordo il suo abbraccio caldo, forte e rassicurante. Il suo respiro tra i capelli e il suo profumo...
Mi lascio trasportare dai ricordi, è così che scorro il tempo: torno a perdermi in dettagli, in istanti, per poter proseguire la mia attesa. Però i ricordi, per quanto vividi e reali, non possono farmi rivivere quelle emozioni. Allora mi prende la malinconia e penso al suo sguardo pieno di lacrime su di me, di quando io gli chiedevo di fare la cosa più difficile di tutte. Mi odio per ciò che ho fatto, ma non avevamo altra scelta.
-Hidan...
Il suo nome scivola dalla mia bocca in un soffio leggero; mi sembra di sentirlo più vicino, chiamandolo.
Chiudo forte gli occhi per scacciare le piccole lacrime che stanno per scendere. Quando li riapro rimango, per la milionesima volta, incantata dal cielo stellato che vedo.
Per quanto io abbia guardato questo cielo, ancora non ho memorizzato al posizione di nessuna stella. Sembra quasi che gli astri cambino posto ogni qual volta io batta le palpebre, prendendosi gioco della mia memoria, ma rimanendo consapevoli che questa continua a funzionare e mi riporta sempre da lui.
Chiudo gli occhi  e mi concentro sul ricordo di lui. Se mi impegno lo vedo sdraiato a fianco a me, con i suoi occhi viola puntati nei miei; il suo solito sorriso ineguagliabile a increspargli le labbra.
“Io parlerei di te in quel modo per sempre...”
Ricordando le sue parole sorrido, ripensando anche a ciò che avvenne dopo.
Sospiro, mi manca da morire...
Che stupido gioco di parole! Io sono morta!
Sono morta e non sono con lui! Sono morta e l'ho fatto soffrire! Sono morta e non posso farci niente!
Mi odio per averlo abbandonato. Mi odio per averlo fatto piangere. Mi odio per essere stata così debole.
-Hidan...
Un lacrima mi sfugge e cola dall'angolo del mio occhio fino al mio orecchio.
-Hidan...
Apro gli occhi e tutto è sfuocato dalle lacrime. Ripenso alle ultime cose che gli ho detto, ripenso all'ultimo sguardo al cielo che ho dato. Mi asciugo gli occhi e torno a perdermi nelle stelle.
-Jashin, ti prego non farlo soffrire! - rivolgo una preghiera a quel dio di cui tanto mi ha parlato. Quel dio che dovrebbe ricompensare tutto il dolore che si prova in vita. Quel dio in cui abbiamo riposto tutte le nostre speranze. Quel dio al quale son stata sacrificata.
Faccio un respiro profondo e vengo distratta da un rumore.
Un rumore?! Qui tutto è silenzioso: non si sente nemmeno il crepitio della legna sul fuoco.
Non ho mai sentito il sibilo del vento o qualsiasi altro rumore che non fosse la mia voce.
Lo sento ancora: un leggerissimo tonfo, regolare e lento.
Devo essermi immaginata tutto, di sicuro sto impazzendo. A meno che io non sia già pazza.
Però le mie ipotesi vengono distrutte quando, dietro di me, sento una voce:
-Vedo che mi hai aspettato, piccola!
             


                                                                             ***
Stavo camminando verso quella luce debole da un po' quando iniziai a distinguere meglio cosa fosse: un fuoco, rosso scuro.
Appena lo vidi accelerai il passo “Fiamma, fuoco, lei!” 
La mia mente era corsa subito ai suoi ricordi.
Lei che bruciava dentro, che infiammava tutto, che mi scioglieva. Ogni volta che vedevo una fiamma o anche solo una scintilla, pensavo a lei.
Avvicinandomi vidi che, ai miei piedi, iniziava ad esserci un po' d' erba. Proseguendo notai che a fianco delle fiamme c'era una figura sdraiata ad osservare il cielo.
Mi mancò il fiato e persi un battito nel petto.  Era lei.
La riconobbi subito, nella stessa posa di quella sera: braccia incrociate e così pure le gambe.
Mi sentii un groppo in gola, non riuscivo a parlare. Avrei voluto urlare, ridere e piangere contemporaneamente, ma l'unica cosa che riuscii a fare fu rimanere fermo.
Pensai fosse un sogno; lei continuava ad osservare il cielo tranquilla.
La mia piccola... è veramente lei? Non è un'illusione?
Capii che era veramente lei quando sussurrò qualcosa : - Jashin, ti prego non farlo soffrire!
Portai subito una mano al mio ciondolo e sentii le lacrime raggiungere gli occhi. Era lei, la mia dolcezza, la piccola fiamma  che mi aveva sciolto il cuore. E aveva mantenuto la promessa: mi aveva aspettato!
La sua voce mi scaldò dall'interno, mi sentii arrossire. Era davvero lei!
Sentivo le gambe tremare e mi accorsi di trattenere il respiro.
Provai a parlare, ma la voce non voleva saperne di uscire. Allora mi avvicinai di qualche passo, sentendo l'erba frusciare leggera sotto i miei piedi.
Distavo all'incirca due metri quando finalmente, non so come, la voce mi tornò. Avevo sognato di vivere questo momento ogni giorno della mia vita; non aspettavo altro che ritrovarla, non speravo altro che riaverla con me.
Avevo pensato a mille reazioni, a mille frasi da dire a mille modi per farle ricordare quanto l'amassi e farle capire quanto mi fosse mancata. Ma quando finalmente mi trovai in quella situazione dimenticai tutti i miei “progetti” e dissi la prima cosa che mi passò per la testa:
-Vedo che mi hai aspettato, piccola!


     Subito si alza a sedere di scatto e  si gira verso di me. Mi rendo conto di non essere pronto a rivederla; appena i nostri occhi si incontrano mi sento bruciare. Mi guarda sbalordita, sorpresa; gli occhi scuri spalancati, la bocca socchiusa. La frangia è scompigliata; il fuoco fa risaltare le sottili ciocche rosse.
-Hidan...? - è titubante, forse crede anche lei di essere in un sogno. Parla quasi sussurrando, inclinando leggermente la testa come era solita fare quando era perplessa.
-Sei, davvero tu? - la sua voce, ora più forte, mi ridà lucidità; riesco ad annuire ma non a parlare.
-Hidan!- la vedo illuminarsi con uno di quei sorrisi che solo lei sa fare, talmente ampi che le si formano della fossette a fianco degli occhi.
Mi manca l'aria e l'unico gesto che riesco a fare è allargare le braccia. Lei scatta in piedi e mi si butta addosso, stringendomi.
Io la stringo a mia volta, la sollevo e inizio a roteare sul posto. Sento che non riesco a trattenere le lacrime.
-Piccola! Ti ho trovata! Io... Oh grazie Jashin!- piango, col viso nei suoi capelli. Il suo profumo mi investe, riempiendomi di ricordi.
-Hidan! Hidan sei con me! - anche lei piange, continuando a stringermi. La tengo tra le braccia come se volessi farla entrare in me, così da stare insieme per sempre. Sento i battiti del mio cuore rimbombarmi nelle orecchie. Mi sento scottare.
Smetto di roteare e mi fermo, senza lasciarla. Continuo a piangere,annaspando per cercare aria con cui parlare. Sento il suo profumo, la sua stretta calda e sicura, e le parole non arrivano.
La mia piccola, è proprio lei, sono con lei!
La sento singhiozzare, le sue lacrime mi bagnano il petto scoperto. Mi stringe forte, nonostante sia minuta; io le accarezzo i capelli, la schiena, la tengo stretta a mia volta per paura che possa sparire di nuovo. Si allontana leggermente così da guardarmi in faccia.
Sorride e piange, è tutta rossa e spettinata ed è bellissima. Le prendo il volto tra le mani, è bollente; le lacrime mi offuscano la vista, ma non riesco a smettere di piangere.
Le sue braccia sottili continuano a circondarmi e io abbasso la testa così da far toccare le nostre fronti. Le punte dei nostri nasi si sfiorano ma non mi muovo; mi sento ribollire dentro, sento come se avessi della lava nello stomaco, sono così felice che mi sembra di bruciare dalla contentezza. È fantastico, non mi è mai capitato di sentirmi così, se non quando ero con lei.
Mi era mancata questa sensazione. Sento il solletico in pancia e, piano piano, sento che le lacrime diminuiscono.
Sento il suo respiro, caldo, tremante; lentamente si calma anche lei.
Siamo lì, naso a naso, coi volti bagnati e gli occhi chiusi. Non riesco a smettere di sorridere, quasi mi fa male la faccia, ma non posso farne a meno. Lei si sposta e appoggia una guancia bollente alla mia, continuando a stringermi tra le braccia. Io la circondo dal collo e mi sento tremare; quanto mi è mancato abbracciarla, quanto mi è mancato sentirla tra le mie braccia, sentire il suo cuore battere sul mio. Mi cedono le gambe e cado in ginocchio trascinandola giù con me. Continuiamo a tenerci mentre sento che ride leggermente.
La sua risata! Quanto mi era mancata! È perfino più bella di quanto ricordassi.
Sento il cuore battere all'impazzata, credo che potrebbe scoppiare. Il sangue scorre come fosse fuoco nelle mie vene.
In un instante di lucidità riesco a chiedermi se si possa tornare a vivere morendo. Perché è così che mi sento: vivo. Da quel terribile giorno non mi sono mai più sentito reale, mi è sembrato di vivere nella foschia, in un mondo che non fosse vero e invece ora, mi sento vivo, rinato.
Evidentemente Jashin ha deciso che avevo sofferto abbastanza, gliene sono grato! Finalmente, dopo tanta solitudine e sofferenza in silenzio, sono di nuovo felice.
Sono di nuovo con lei. Anche il solo toccarla mi da più piacere di qualsiasi sacrificio io abbia mai fatto.
Continuo ad abbracciarla e noto quanto mi appaia piccola; me n' ero dimenticato. Il tempo aveva offuscato i miei ricordi, rovinandoli leggermente.
Mi sento assalire dalla paura di essermi dimenticato altre cose.
La allontano leggermente, prendendole ancora il viso tra le manie, e senza pensarci un secondo la bacio, proprio come avevo fatto sul tetto.  Quel contatto mi provoca un brivido che mi percorre da capo a piedi; sento ancora il solletico nello stomaco e vengo travolto dai ricordi. Le sue labbra sono ancora morbide come ricordavo, calde e leggere. All'inizio trattiene il respiro, come sempre, e poi si lascia andare. Sulle labbra sento il sapore del sale delle lacrime, ha le guance umide. Porto una mano tra i suoi capelli, morbidi proprio come nei miei ricordi. La avvicino ancora di più, bisognoso di un contatto più profondo. Sento che afferra i lembi del mio mantello tirandomi a sua volta più vicino. Premo leggermente sulle sue labbra finché non le schiude, lasciando che la mia lingua inizi a giocare con la sua.
Perdo al concezione del tempo, non capisco più niente. Percepisco solo che sono con lei, e so che questo potrebbe bastarmi per l'eternità. Sento il suo respiro unirsi al mio, il suo calore mi invade. Mi sento bruciare dentro, ma bruciare di quel fuoco che solo lei sa accendere in me; quel fuoco che non distrugge ma alimenta.
Ora le ginocchia mi fanno un po' male, allora la abbraccio dai fianchi e mi slancio indietro, così da arrivare con la schiena a terra. Cado di peso senza curarmi della botta contro il terreno. Lei rimane aggrappata e sento che sorride senza allontanarsi.
Quanto mi è mancata. Il suo profumo è fantastico e lo sento ovunque, mi inebria.
Non so per quanto continuiamo visto che la mia mente recepisce i messaggi, per poi concentrarli tutti in un unico grande concetto fondamentale: lei.
Quando si allontana fissa i suoi occhi nei miei, non piange più ora. È sdraiata sopra di me ma non pesa. Sento il suo torace alzarsi e abbassarsi mentre respira, recuperando ossigeno.
Inizia a giocherellare coi miei capelli, come amava fare; un sorriso meraviglioso sulle labbra.
-Non ho fatto altro che guardare il cielo... - lo dice in un sussurro e vedo che gli occhi le ritornano lucidi.
-Io ho vissuto guardando le stelle e finalmente ora ti ho ritrovato! È questo l'importante - la rassicuro, non voglio che pianga.
-Tu... Non sai quanto io sia felice! - le sfuggono alcune lacrime e, la sola vista di lei che piange, provoca la stessa reazione in me.
Non so come, ne perché, ma poco dopo ci troviamo a ridere insieme. Le nostri voci si uniscono formando una sinfonia fantastica.
Lei si alza a sedere e così pure io; è accomodata sulle mie gambe, la osservo per un po' mentre lei prende il mio ciondolo tra le mani.
-Credo che dovremo ringraziare Jashin... - mi dice sorridendo. Io annuisco in silenzio e noto che le manca il corpi fronte al collo. Subito mi ricordo che l'ho io il suo.
Lei mi guarda incuriosita mentre sfilo il mio e armeggio un po' con la parte finale della stoffa. Quando trovo l'inizio della cucitura che li unisce, tiro e li separo. Mi guarda stupita, capendo cosa ho fatto e sorride ancora di più. Però torna ad assumere un'espressione confusa quando le porgo il mio.
-Prendilo come se fosse un anello di fidanzamento... Sì lo so, ci vuole un po' di fantasia ma per ora non abbiamo nient'altro...- mi sento un'idiota ma non so che mi è preso. Lei sorride e si lega il mio copri fronte al collo, poi prende quello che spetta a me e me lo allaccia. Mi sento arrossire ancora di più, se possibile.
-Direi che sono perfetti, anche perché io odio gli anelli! - mi fa l'occhiolino. È la primissima volta che lo fa, di solito ero io a rivolgerle quel gesto, a volte per stuzzicarla altre perchè... non lo so perchè! Ogni tanto agivo senza pensare!
 Lei mi fa quest'effetto, quasi mi stordisce.
Mi sorride ; io le sistemo la frangia spettinata poi le poggio la mano sulla guancia.
Rimaniamo ad osservarci per un po', in silenzio, come abbiamo già fatto in passato. Lei mi si avvicina e mi riabbraccia, stringendomi più delicatamente di prima ma comunque con forza. La avvolgo tra le mie braccia e appoggio la testa sulla sua spalla. Respira piano.
Sento che mi sto calmando: il battito torna regolare e così anche il respiro, che si sincronizza col suo.
Per la prima volta da quando ci siamo separati mi sento calmo. Sono tranquillo, felice e “leggero”. Mi sembra di aver perso un peso che avevo sulla schiena, che mi ha oppresso per tutto questo tempo senza di lei.
Mi lascio cullare come un bambino dal suo abbraccio; muove leggermente le dita sulla mia schiena, incantandomi.
Ancora non ci credo: sono con lei!
Ho gli occhi chiusi ma all'improvviso qualcosa mi infastidisce. Li apro e noto una luce; non il fuoco, che vedo diminuire lentamente, ma un'altra luce più chiara.
Lei nota il mio movimento e segue il mio sguardo. Quando vede che il fuoco a fianco sta per spegnersi completamente, si alza, dandomi la mano per tirarmi su.
Mi guarda perplessa, io inarco un sopracciglio e faccio spallucce: non ho la più pallida idea di cosa stia succedendo.
-Dici che dobbiamo andare? - sembra insicura.
-È seguendo una lucina che ti ho trovata …
Lei annuisce in silenzio e mi prende per mano.
-Bene! Allora mettiamoci in marcia! - mi sorride e io mi sento invadere dalla felicità , di nuovo.
Le stringo forte la mano e insieme ci avviamo verso la lucina lontana.
Non so dove andremo, non so chi incontreremo, ma non mi importa.
L'unica cosa che ha importanza per me è stare con lei, e ora che l'ho ritrovata non la lascerò mia più.
Mi avvio tranquillo perchè dentro sento che ora è tutto finito, ho sofferto abbastanza in vita, ora finalmente posso stare calmo.
Sì, stiamo andando verso l'ignoto, ma ci stiamo andando insieme ed è questa l'unica cosa che conta. Le si avvicina e cammina appoggiando la testa alla mia spalla, le cingo delicatamente la vita.
La mia piccola, quanto mi è mancata!
La stringo muovendo un po' le dita sul suo fianco e  noto che ridacchia.
-Aspetta, che cosa...? - chiedo incuriosito. Muovo ancora le dita come poco prima e lei ride.
-Smettila, Hidan! - mi da un pizzicotto sulla pancia mentre continua a ridere.
-Non ci credo! Soffri il solletico e non lo sapevo!
-Ci sono tante cose che non sai di me, ma ora hai tutto il tempo che vuoi per scoprirle!
Mi sorride e continuiamo a camminare. Quante cose devo e voglio scoprire ancora su di lei.
Sorrido, beato della mia felicità.
-Sì piccola, hai proprio ragione: abbiamo tutto il tempo che vogliamo!

                                                                   FINE




ANGOLO SCRITTRICE: helà! sono tornata! ho deciso di seguire il condiglio di alcuni lettori e ho create questo capitolo aggiuntivo! spero vi sia piaciuto! sono consapevole che Hidan è completamente OOC ma io mi sono innamorata di Hidan versione tenerone! ;)
se non avete letto la storia precedenteovviamente  vi risulterà difficile capire alcuni riferimenti "al passato" dei personaggi, comunque spero che la lettura vi sia piaciuta!
grazie per il tempo dedicato!   recensioni e insulti ben accetti! ;)

p.s: so di essere stata esageratamente ripetitiva nei pensieri di Hidan come "oddio è lei! è davvero lei ! lei!" però l'ho fatto per rappresentare lo stato di confusione del protagonista causato dalla felicità!



baci Ombra :*

   
 
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