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Autore: _loveyourlife    24/03/2016    0 recensioni
Quello sarebbe stato il mio primo giorno di scuola.
Io, Sara Bianchi, avrei realizzato il mio sogno, diventare un insegnante e tutto sarebbe andato per il verso giusto se non mi fossi innamorata di Andrea Ferrara, l'unico essere umano non dotato di un cuore. Io mi sarei dovuta tenere lontano da lui, non mi sarei mai dovuta innamorare di lui, perché era un criminale, un assassino e cosa più importante un mio studente, ma si sa, al cuore non si comanda.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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<< Sara, muoviti, dobbiamo andare >>

Ero ancora seduta sulla sabbia a guardare il mare, mentre mio fratello mi chiamava. Ero persa nei miei pensieri a guardare l’alba.
Quella mattina, Giovanni era venuto a prendermi a casa mia. Sapeva che per me quel giorno sarebbe stato importante. Sarebbe cominciata la scuola e io in qualità di insegnante ero agitatissima. Ero riuscita a laurearmi a soli 20 anni. I miei insegnanti avevano sempre detto che ero un prodigio. Quell’anno avrei insegnato per la prima volta e la mia classe sarebbe stata la 5d.
Mio fratello era molto preoccupato per questo. Giovanni aveva appena preso il diploma e l’anno prima era stato in classe con un ragazzo che era stato bocciato ben 2 volte. Non mi ricordo il suo nome, ma tutti avevano paura di lui, stava sempre con la sua banda, ragazzi pericolosi. Questo era ciò che diceva mio fratello, quindi non potevo esserne certa al cento per cento, ma dentro di me questo ragazzo mi incuteva già un certo timore.

<< Sara! Insomma, muoviti! >>

Mio fratello mi risvegliò dai miei pensieri. Lo guardai solo un attimo, era bello ed era un adulto ormai, ma io lo consideravo ancora un bambino. Sorrisi per questo mio pensiero, ma poi mi rabbuiai. Io avevo cresciuto mio fratello, da sola. I nostri genitori ci avevano abbandonati quando avevo 5 anni, lui ne aveva 4. Abbiamo vissuto dentro un orfanotrofio finché non diventai non maggiorenne. A quel punto adottai mio fratello ed entrambi cominciammo a farci una vita.
Io incontrai molte persone e mi feci molti amici, lui pure. Riuscii a sistemarlo a casa del suo migliore amico, Jacopo, la sua famiglia si rivelò subito premurosa nei suoi confronti.
Io, invece andai a vivere da Lucia, che divenne la mia migliore amica. Dopo un paio di anni si aggiunse anche Marta ed infine Rosa. Noi quattro ci dividevamo un appartamento minuscolo, ma eravamo felici. Lucia faceva la commessa in un negozio di abiti, Marta la maestra d’asilo e Rosa lavorava in una bar come cameriera. Nessuna di loro si era laureata, preferivano la vita semplice e se la volevano godere senza dover studiare dietro ai libri.

Naturalmente non ero della stessa opinione, ma la vita è loro e possono decidere cosa fare.
Due anni dopo averle conosciute andai avanti a studiare e mi feci in quattro per potermi laureare in così poco tempo e ce la feci.

<< Sara, cazzo, dai, dobbiamo tornare a casa o Jacopo se ne accorgerà e poi mi ammazzerà, mi farà a fettine e io sarò solo un lontano ricordo >>

Rivolsi il mio sguardo verso Giovanni e gli feci gli occhi dolci, doveva cascarci, non avevo alcuna vogli di tornare a casa e vedere Lucia amoreggiare col suo ragazzo, no, non sarebbe stato decisamente il massimo.

<< Guarda che non mi incanti. A Giovanni Bianchi non la si fa >>

Sbuffai e mi alzai in piedi, per poi seguire mio fratello in macchina.
La scuola sarebbe iniziata fra 4 ore, quindi ebbi il tempo di tornare a casa, farmi una doccia veloce, assistere a qualche sbaciucchiamento fra Lucia e il suo ragazzo, e partire per la scuola, che non si trovava esattamente all’angolo. Era un bel viaggio, un’ora e mezza per precisione, quindi feci in tempo a ripassare la mia lezione mentalmente un paio di volte. Quando arrivai mi sentii in palese imbarazzo. Tutti gli studenti mi osservavano, probabilmente pensando:

“E ‘sta qui chi cazzo è?”

“Non è un po’ vecchia per stare qua?”
 

Le studentesse, invece, stavano probabilmente pensando:

“Oddio, ma si è mai vista allo specchio?”

“Non sapevo fabbricassero ancora dei vestiti così merdosi”
 

Diciamo che non navigavo nell’oro e vedere le facce dei ragazzi mi diede la conferma dei loro pensieri.
Decisi quindi di fiondarmi in classe, zigzagando fra i corridoi. Arrivai subito nell’aula e mi accasciai sulla sedia. Guardai l’orologio. Mancavano 10 minuti al suono della campanella e poi la lezione sarebbe iniziata.

10 minuti
9 minuti
8 minuti
7 minuti
6 minuti
5 minuti
4 minuti
3 minuti
2 minuti
1 minuto
<< Driiiiin >>

Finalmente quella maledetta campanella suonò. Così mi girai e mi volsi alla classe. Si erano tutti seduti ai propri banchi. Questa faccenda puzza. Li guardai con aria sospetta, ma nessuno di loro si scompose. Sospirai e cominciai a fare l’appello. Andò tutto bene finché non sentii la porta aprirsi e vidi sbucare dei ragazzi.

<< Raga, che fortuna. La prof non è ancora arrivata >>, disse uno di loro.

<< Scusa, ma a te che cazzo te ne frega se arriviamo in ritardo >>

A parlare fu un ragazzo moro. Lo osservai attentamente e mi accorsi che doveva essere più grande degli altri. Poi ci pensi su e capii. Lui doveva essere quel ragazzo di cui mi parlava Giovanni, non sembrava così cattivo però.

<< Prova ancora a dire una cosa del genere e ti spezzo una gamba >>

Ok, ritirai immediatamente ciò che avevo detto.
Vidi il ragazzo moro avvicinarsi a quello che aveva parlato prima con modo minaccioso così decisi di intervenire, dopotutto ero io l’insegnante qui.

<< Scusa se te lo dico, ma dovresti trattare con più rispetto i tuoi compagni e poi la lezione è gia cominciata da un pezzo, vai a sederti >>, dissi con voce tremolante.

Poi chiusi gli occhi e lo pregai mentalmente di risparmiarmi.
   
 
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