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Autore: AllisonObriens_    24/03/2016    0 recensioni
Haruka Nanase è un ragazzo normale, anche se molto silenzioso. La sua vita è abbastanza monotona, finché non nota una luce rossa a scuola e incontra un essere infernale che gli farà provare, per la prima volta, emozioni diverse mai sentite prima.
[RinHaru; AU: Incubus!Rin]
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Haruka Nanase, Rin Matsuoka
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Era autunno, gli alberi avevano già iniziato a perdere le foglie e il vento si faceva più frequente e freddo. Tra le foglie cadenti, sulla strada per la scuola superiore Iwatobi, un ragazzo dai capelli scuri camminava, con le mani in tasca e il viso nascosto nella sciarpa di lana.
Quel giorno era solo, il suo migliore amico si era preso un forte raffreddore e aveva preferito non venire a lezione.
Haruka Nanase aveva 17 anni, era un ragazzo molto riservato e apatico e solo pochi sapevano leggere le sue espressioni.
Arrivato in classe cercò di seguire la lezione, ma molto presto scostò lo sguardo alla finestra, perdendosi nei suoi pensieri, che andavano ben oltre quel vetro e quelle nuvole. Benché avesse cercato di rimanere concentrato, la sua attenzione venne attirata da una luce insolita che proveniva dal cortile della scuola. Giurò di aver visto una luce rossa, provenire dal basso e alzarsi fino al piano della sua classe.
Ne rimase colpito: cos’era? Uno spirito? E perché si trovava lì?
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
Non sapeva chi fosse la sua vittima, dovette partire subito, quel giorno, appena gli fu ordinato. Il suo nome era femminile, quindi pensò che sarebbe stato come tutte le sue missioni: una ragazza verginella avrebbe avuto un incontro ravvicinato con un Incubo dall’anima rosso fuoco. Sarebbe finita come al solito: la ragazza si sarebbe svegliata nel suo letto e avrebbe dovuto dire “ciao-ciao” alla sua verginità violata, e lui se ne sarebbe tornato agli Inferi assicurando un posto anche a lei.
Rin si ritrovò nel cortile di una scuola, completamente vuoto, e in pieno giorno.
Il che era abbastanza strano, visto che di solito lavorava di notte.
Si grattò la testa, da cui partivano dei capelli rossi, quasi color magenta, e un paio di corna non troppo grosse. Era insolito, per lui, trovare una vittima in una scuola: non sapeva né l’età, né l’aspetto, e controllare tutte le classi lo stancava solo al pensiero.
Entrò dalla porta principale e si guardò in giro. Passò tra gli armadietti, finché la sua attenzione non venne attirata da un nome già sentito: Haruka Nanase.
Volteggiò davanti all’armadietto per un po’, per poi sedersi, incrociando le gambe, sopra di esso, e aspettò l’uscita delle ragazze.
Quando finalmente finirono le lezioni, Rin alzò lo sguardo verso la massa di ragazzi che scendeva dalle scale, rendendosi invisibile alla loro vista. I suoi occhi scrutavano ogni ragazza che si a avvicinava a lui, ma nessuna si fermava, o lo notava.
Soltanto quando ebbe perso la speranza vide un piccolo gruppo avvicinarsi. C’erano tre ragazzi, uno di questi sorrideva e ridacchiava, tirando il braccio di quello più alto e salutando il terzo. Il più silenzioso ricambiò, avvicinandosi all’armadietto dov’era seduto Rin.
Doveva esserci uno sbaglio: lui prendeva le donne, non gli uomini, come facevano le Succube in altre occasioni.
Il ragazzo l’aveva raggiunto e, con la mano appoggiata alla porta di ferro dell’armadietto, portò il suo sguardo all’altezza di Rin.
Merda.
Era lui.

 
I suoi occhi scrutarono il corpo e poi il viso del rosso, rimanendo con la bocca semi-aperta e le sopracciglia alzate. Rin sapeva che non c’era modo di rendersi invisibile all’anima della vittima. Ma, al contrario, non sapeva come attrarre un uomo... Era differente da ciò che lui definiva “usuale”, giusto?
L’Incubo strinse i denti, mettendoli ben i mostra e spaventando il ragazzo.
Erano appuntiti e affilati, sembravano animaleschi, quasi quelli di uno squalo.
Si sentì tremendamente osservato e in imbarazzo, per qualche secondo. Forse era dovuto ai pochi vestiti che indossava, che mostravano il suo bel corpo e rendevano più semplice il suo lavoro. Ma a lui, che era una creatura demoniaca, i sentimenti quali imbarazzo, pietà, amore... Non erano permessi, né se ne conoscevano le conseguenze.
«Cosa sei?» dopo un lungo silenzio si sentirono queste parole, provenienti dalla bocca di Nanase, in un tono serio, ma sicuramente non troppo calmo.
Rin spostò la sua coda bordeaux da dietro di lui alle sue gambe, sorridendo maliziosamente alla domanda.
«Io sono un Incubo. E tu sei la mia preda»
Le emozioni iniziarono a spuntare sul volto di Haruka, che cercava di rimanere rilassato: sapeva che infastidire un demone non portava ad una bella fine.
Rin, nonostante non avesse mai flirtato con un ragazzo, cercò di comportarsi nel modo più sensuale possibile.
Si sporse in avanti, seguendo il viso del ragazzo che si allontanava preoccupato, posando le dita della mano sotto il suo mento. Le sue unghie graffiarono leggermente la pelle di Nanase, che strinse i denti e socchiuse gli occhi, e lanciò un piccolo gemito soffocato e infastidito.
L’incubo sorrideva malizioso, sussurrandogli qualche parola che lo fece arrossire.
Gli occhi di Rin erano fissi in quelli di Haruka, e il suo respiro era forte e caldo sulla pelle del moro.
Era sempre più vicino.
Mentre Rin mostrava la sua lingua sottile tra i suoi denti, ogni briciola di sicurezza che c’era solitamente sul viso di Nanase era scomparsa. Il suo metodo stava facendo effetto.
Il moro riuscì appena ad alzare il braccio per bloccare il volto dell’altro, prima che si avvicinasse fin troppo, ma appena il rosso se ne accorse non fece altro che schioccare le dita, prendere il ragazzo e portarlo a casa, rilasciando un grande bagliore rosso in tutta la scuola.
In pochi secondi, si ritrovarono nella camera da letto di Haruka.


Erano abbracciati, e le mani di Rin erano aggrappate al fondoschiena di Nanase che, una volta capita la situazione in cui si trovavano, cercò di allontanarlo spingendolo dal petto.
Il rosso aveva capito che per metterlo in imbarazzo non serviva comportarsi diversamente dal solito, ma era certo che ciò che seguiva lo era, e anche molto.
Per qualche motivo, forse collegato alla sua natura demoniaca, il respiro di Rin era sempre più caldo. Resistendo al moro che lo allontanava, si spinse in avanti, guardandolo con una sguardo divertito, per poi abbassarsi sul suo collo e morderlo. A Nanase scappò un piccolo lamento che non riuscì a trattenere, e le sue guance si tinsero di un leggero rossore.
Quando le mani di Rin arrivarono al suo sedere, non poté fare altro che sobbalzare, mentre l’altro si faceva strada tra la camicia e i pantaloni del moro. Il rosso rialzò lo sguardo, fissando gli occhi di Nanase.
«Se collaborassi, faremmo molto più in fretta e potrei andarmene prima»
Di certo l’esperienza sessuale di Rin era molto evidente, e non ci mise molto a piegare Haruka ai suoi voleri. Bastò togliergli la camicia, accarezzarlo sul petto e sui fianchi, lasciando qualche morso qua e là e accompagnandolo al letto, per farlo eccitare.
Rin sapeva cosa doveva fare: non era stupido. Ma qualcosa non lo lasciava procedere, forse la paura di fare qualcosa di sbagliato. Tra le lenzuola ormai disfate di quel letto Haruka aveva completamente perso il controllo della sua mente, che iniziò ad agire da sola, ricambiando parte delle attenzioni ricevute da Rin. Lo guidò, per buona parte di quel rapporto che sembrò durare un’eternità, molto più di quanto il rosso avesse mai fatto. Fu un po’ violento, ma piacevole, ed entrambi ne rimasero estasiati.
Quando Haruka arrivò al limite si mosse inconsciamente, aggrappandosi al collo di Rin, ansimando.
Mentre Haruka si distendeva sul fianco, nudo e stanco, Rin si avvicinò a lui, lasciandogli un breve bacio a stampo e regalandogli un lieve sorriso.
Avrebbe dovuto andarsene: la sua missione era finita e l’aveva tirata anche fin troppo lunga.
Ed invece rimase lì, a guardarlo, nel silenzio totale di quella stanza. Lo lasciò riposare e, mosso da non si sa quale pensiero, gli lasciò un piccolo bacio tra i capelli.
Si sdraiò di fianco a lui, per quanto potesse starci in un letto a una piazza e mezza, e lasciò passare il tempo.
Si guardò intorno, notando la semplicità di quella stanza, dei costumi appesi all’armadio, della scrivania un po’ in disordine.
Doveva andarsene, sapeva di doverlo fare. Ma dentro di lui qualcosa lo costringeva a stare lì, a guardarlo qualche volta, a seguire la sua schiena che si muoveva con il suo respiro.
Per un attimo pensò che tutto ciò fosse stupido, che si sarebbe alzato e si sarebbe teletrasportato via, per non tornare mai più.
Mai, che parola crudele. In una vita di eternità come quella di Rin era una parola ricorrente: non era mai rimasto, non era mai tornato.
Ma quel ragazzo dai capelli corvini l’aveva come catturato, durante il loro rapporto. Lo faceva sentire come se non potesse utilizzare nessuno di quei modi spavaldi a cui ricorreva per dominare le sue vittime.
Ricordando quel semi-abbraccio che Haruka gli aveva dato alla fine di tutto, forse nel cuore di Rin si era acceso qualcosa. Qualcosa che per una volta, lo aveva fatto sentire voluto.
 

Nota d'autore:
I personaggi di Free! non mi appartengono e questa fanfiction non ha scopro di lucro, ne fini promozionali (?)

Ciao a tutti! È da una vita che non scrivo e che non posto qui, e questa è addirittura la prima volta che scrivo in questo fandom. Ero molto indecisa se postarla o no, spero di non aver scritto boiate e di non uscire dai personaggio. È un'idea un po' insolita, quella dell'incubus!AU, ma spero vi sia piaciuta ♥
  
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