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Autore: Iaiasdream    25/03/2016    3 recensioni
Come ogni normale essere mortale, anche il mio Lys ha i suoi lati storti. Oltre alla dimenticanza, la cosa che detesto è il suo amico del cuore: quell'arrogante, sbruffone, antipatico, play boy, scontroso di Castiel..... In quel momento, ho come un flebile barlume di lucidità. quel movimento, scatena in lui il sudore, che evapora sotto forma di profumo, innalzandosi e invadendo le mie nari, dandomi una sensazione strana, come un giramento di testa, ma non dipende dall’essenza, bensì da chi la indossa, e non è Lysandro.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, Lysandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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13° capitolo: INSOLITE MINACCE
 
L'odore del deodorante per l'auto, è l'unico soggetto dei miei pensieri.
È alla vainiglia. Mi dico attaccandomi di più allo sportello. Sì, perché non mi basta la massima distanza che ho imposto tra me e questo strano ragazzo conosciuto in ospedale.
Non riesco ancora a capire perché abbia accettato il suo passaggio. Da quando sono entrata in quest'auto assurdamente profumata, è calato il silenzio; sto cercando anche di respirare piano per non udire il mio fiato, ma l'odore è talmente travolgente, che non riesco a non riempirmene i polmoni.
No, non è vainiglia, è più forte e molto più dolce... non so spiegarmelo. È un miscuglio tra patchouli e sandalo.
Certo che sono proprio una frana nel riconoscere un semplice profumo. 
<< Allora, sei tu la famosa commessa della libreria di mio zio? >> questa frase detta tutto d'un fiato spezza finalmente il silenzio durato minuti.
D'istinto, volgo lo sguardo verso il ragazzo che continua con serietà a guidare e a guardare la strada.
<< Sì >> rispondo con un sibilo, afferrando la maniglia dello sportello.
Adesso non mi verrà a dire che suo zio parla di me? Non ci crederebbe neanche una mosca. Il signor Gerard è sempre stato un tipo discreto e silenzioso, figuriamoci se si mette a parlare di una come me con suo nipote.
<< Ti vedo tesa... >> mormora lui rallentando l'andatura.
<< Davvero? >> chiedo con scherno che cerco di celare accuratamente. << Puoi fermarti. Sono arrivata >> mento spudoratamente. Non mi sento a mio agio in quest'auto, ma soprattutto, non mi sento a mio agio con lui. Lo strano profumo mi sta dando alla testa e le mia mente mi ordina di rimanere lucida, quindi la miglior soluzione è quella di continuare a piedi.
Il nipote del mio capo rallenta, scala di marcia e poi si ferma.
<< Grazie per il passaggio... >> mi affretto a dire aprendo lo sportello.
Il mio gesto, però, viene fermato da quello inaspettato del ragazzo, che mi afferra la spalla con forza, mi gira violentemente verso la sua direzione e m'inchioda tra il sedile e lo sportello. La sua vicinanza si fa estremamente pericolosa, riesco a sentire finanche il suo respiro sulla mia pelle.
I mei sensi sono tutti all'erta, il respiro è diventato più corto e gli occhi sono immobilizzati sui suoi oro fuso.
Mi sta guardando con sfida e non posso non ammettere che mi incute timore.
<< Ok, vediamo di farla finita. Veniamo al dunque, bambolina >> sussurra con voce sensuale e accenna un ghigno.
"Dunque?" mi chiedo incredula "Quale dunque? Cos'ha in mente? E... e poi... bambolina?... Dannazione, Audrey! Non dovevi assolutamente accettare il passaggio!".
Ora tremo.
<< Innanzitutto, devi dirmi che cosa vuoi da mio zio? >>
<< C-cos... >> provo a ribattere con un sibilo.
<< Soldi? Vuoi fregargli la libreria? Cosa vuoi?... Mio zio non ha mai avuto bisogno di nessuno. Perché adesso ci sei tu, qual è il vostro rapporto? >> parla tutto d'un fiato, togliendolo a me che, a dirla tutta, sono rimasta frastornata e anche incazzata.
Abbasso lo sguardo mentre lui, sospettoso per il mio gesto, poggia una mano sul finestrino per bloccarmi ogni via di fuga.
Non riesco a muovermi, ma la mia lingua prude, tanto da non poter trattenere l'amarezza che mi si è formata in bocca.
<< Lasciami andare... >> sibilo tremante di rabbia.
<< Cosa vuoi per stare alla larga da mio zio e dalla sua libreria? Soldi, o... >> s'interrompe spostando la mano dal finestrino per afferrarmi il mento e alzarlo verso il suo viso << ...sesso? >> chiede infine malizioso.
Quella parola è la goccia che fa traboccare il vaso. Gli afferro la cravatta, tirandola verso di me, avvicinandolo di più al mio viso, e sfoggiando lo sguardo più minaccioso che possiedo nella mia armeria, dico seria << Dei porci come te, io non me ne faccio nulla. Non permetterti mai più di dirmi una cosa del genere, intesi?! >>, dopodiché gli sferro una ginocchiata nello stomaco ed esco da quell'auto correndo il più velocemente possibile.
"Ma chi si crede di essere? Per chi diavolo mi ha presa?!... Non basta quell'idiota di Castiel a rovinarmi l'esistenza, doveva presentarsi anche questo pervertito!"
Ho la rabbia che mi sta attanagliando lo stomaco, per non parlare dei nervi: è come se fosse calato sui miei occhi un velo vermiglio, capace di annebbiarmi sia la vista, che la ragione.
"Al diavolo!"
Arrivo a casa come un uragano. Aisi si trova in cucina.
<< Audrey, cos'è successo? >> chiede incuriosita.
<< Non chiedermelo, ti prego! >> rispondo con voce stridula accompagnata dagli ansimi, poi senza aggiungere altro, mi chiudo in bagno e rimango appoggiata alla porta.
<< Aud, parlami per favore... a scuola hanno detto che hai picchiato Ambra. È vero? >>
La mia mente lascia perdere il nipote del signor Gerard, per ripescare ciò che è successo stamattina a scuola. Ritornano in mente alcune immagini: la mia rabbia sfogata su Ambra, l'offesa alla preside, la punizione data da quest'ultima, la pioggia, la doccia, io nuda, Castiel che mi aiuta e... l'approccio interrotto nella mia camera.
Che razza di sorella farebbe mai una cosa del genere? Ho difeso all'inizio Aisi dalle offese di quella stronza, per poi tradirla ancora una volta con il suo ragazzo.
"Vuoi che ti parli, Aisi? E cosa dovrei dirti? Che hai una sorella depravata!"
<< Aud, esci dal bagno, non farmi preoccupare! >>
Acconsento dopo qualche minuto. Non riesco a guardarla in faccia. Lei mi prende la mano e la porta alle sue labbra, sfiorandomi le nocche. Quel gesto m'impietrisce. Di scatto volgo lo sguardo su di lei rimanendo a fissarla allibita.
<< Aisi... >>
<< Rosalya mi ha detto tutto... Hai picchiato Ambra, per difendere me? >>
Mi sento stringere il cuore, mentre le lacrime minacciano di bruciarmi gli occhi per uscire. Mi mordo il labbro inferiore, deglutendo a fatica la verità.
<< Che punizione ti ha dato la preside? >>
Abbasso e scuoto la testa << Non potrò più andare all'università... >> singhiozzo disperata.
Sento che molla la mia mano, per poi abbracciarmi dopo qualche secondo. << Audrey, no! La... la borsa di studio... >> piange << Perché l'hai fatto? Non dovevi, non per me! >>
<< No, no! >> esclamo ricambiando il gesto << Non è stato a causa tua! Ho offeso la preside. Ti prego, non pensarlo nemmeno! >>
<< Mi dispiace, Audrey... >>, avvinghia le sue braccia intorno al mio corpo e affonda il suo viso nell'incavo del mio collo.
"Cosa può farmi più male di questo?"
 
***
 
La sera giunge in fretta.
Mi trovo nella mia camera alle prese con il phon. Dopo un bagno caldo e rigenerante, ho deciso di fregarmene delle minacce di quel pervertito del nipote del mio capo... com'è che si chiama?.. ah, sì... Viktor.
Voglio andare a trovare il signor Gerard in ospedale e portargli quel suo libro che desiderava leggere oggi.
Naturalmente, dovrò lottare contro la stizza per non raccontargli cosa è successo con quel bastardo.
Aisi si sta lavando. Deve uscire e, naturalmente, so benissimo con chi.
Nonostante la mia finta calma, sto cercando disperatamente di non ricordare l'evento con Castiel... "Ah! Che paranoia!"
Dopo aver finito, mi infilo il giubbino e busso alla porta del bagno. La voce di mia sorella risuona dall'altro lato interrompendo una canzoncina stonata.
<< Aisi, io vado all'ospedale! >> esclamo per domare il rumore del acqua che scroscia fuori dal doccino.
<< Ok! Ciao! >> la risposta giunge ovattata.
Prendo la borsa ed esco. L'ascensore è occupato, così, malvolentieri, decido di non aspettare e di scendere a piedi.
Non appena svolto l'angolo del pianerottolo del primo piano, sento un rumore di passi. Sta salendo qualcuno. Rallento, per non rischiare di scontrarmi, e quando giungo sul pianerottolo, la figura di Castiel si materializza dal nulla.
Mi fermo, lo guardo e sono incapace di proseguire. Lui si accorge di me dopo due gradini. Mi guarda e si blocca.
Cosa devo fare? Se non riesco a muovermi, almeno dovrei salutarlo. "Maledizione, Audrey! Fa' qualcosa!"
Paralizzata da quei pensieri, ci pensa lui a sbloccare la situazione: m'ignora completamente, come se non mi avesse vista, e salendo lentamente, mi passa di fianco, sfiorando la mia spalla con la sua.
Tremo, e per qualche istante sento le forze abbandonare il mio corpo, mentre il suo inebriante profumo di colonia, svolazza beffardo nell'aria fino a raggiungere le mie nari completamente indifese.
Scompare al piano di sopra, mentre io, senza fiato, mi appoggio al muro cercando di non cadere.
Perché? Dovrei sentirmi sollevata da questo suo comportamento, e invece non sento altro che dolore.
Mogia e come un ladro in fuga, sparato al fianco dalle guardie, mi reco al portone per uscire all'aria aperta.
Non appena fuori, i miei polmoni ritornano a respirare ed è come se fossi stata in apnea per interminabili minuti.
Mi mordo le labbra, incapace di mandar giù quel tagliente groppo che mi si è formato in gola.
"Ma che diavolo sto facendo?"
Scuoto la testa stringendomi nelle spalle inizio a camminare.
Mi sto dimenticando di Lysandro e questo va contro quello che gli ho detto tramite telefono. Devo chiamarlo, ho un assoluto bisogno di sentire la sua voce.
Estraggo il cellulare dalla tasca del giubbino, compongo il numero del ragazzo e aspetto che risponda.
Con mia sorpresa, la voce della segreteria mi avvisa che il suo numero è irraggiungibile.
Quest'ultima parola trafigge il mio cuore, infliggendomi una brutta sensazione.
"Non pensarci." Mi dico continuando a camminare per raggiungere l'ospedale.
 
***
 
Il signor Gerard sta parlando con un infermiere, sembra alquanto nervoso.
Anche se la porta è aperta, busso prima di entrare. Lo vedo mentre volge lo sguardo verso di me, e repentinamente la sua espressione cambia.
<< Audrey. Che piacere vederti! >> esclama mettendosi a sedere sul letto.
<< Signor Gerard, come vi sentite? >> chiedo entrando con aria sollevata.
<< Sto benissimo, ma a quanto pare il dottore pensa il contrario. >> risponde indicando la bottiglia della flebo con un gesto del capo.
Poggio la borsa su una sedia accanto al suo letto, l'apro ed estraggo il suo amato libro. Glielo porgo e non appena lo vede, i suoi occhi si spalancano come quelli di un bambino desideroso di dolciumi.
<< Oh, figliola, ti ringrazio! Mi stavo annoiando senza leggere. >>
<< Avrei dovuto portarvelo oggi pomeriggio, ma... ho avuto un contrattempo >> ripenso quello che è successo con suo nipote, e le ultime due parole mi escono come strozzate.
<< Non preoccuparti. Ti sto dando problemi, non è vero? >>
<< Oh, no! Ma che dite? >> scuoto la testa contrariata << Voi non siete un problema, signor Gerard! >>
<< Tu sei buona, Audrey >> sorride dolcemente. << E so che non menti >>
<< Signor Gerard, mi avete aiutata molto. Se non fosse per voi, a quest'ora non avrei neanche un tetto. >> ammetto con il cuore aperto. << Sono io che dovrei ringraziarvi... soprattutto... >> singhiozzo << ... soprattutto perché siete ancora vivo >>
<< Oh, Audrey, ti prego, non piangere. Mi fai stare male >> dice alzandosi dal letto e avvicinandosi con cautela per non farsi male con la flebo. Mi accarezza i capelli e poi mi abbraccia come fa un nonno con la propria nipote.
<< E tu che ci fai qui? >>, quella orami famigliare voce risuona nell'abitacolo in modo brusco. Gerard molla la presa, mentre io mi volto di scatto.
Viktor è sulla soglia, e regge in mano un mazzo di fiori colorati.
<< Viktor >> esclama sorpreso suo zio.
Il ragazzo ignora il richiamo dell'uomo e mantiene su di me quello sguardo torvo.
<< Come mai sei qui? >> chiede ancora Gerard ritornando sul letto.
<< Te l'ho detto oggi, no? >> risponde senza togliermi gli occhi di dosso. << Questa volta non mi manderai via. Starò con te, che tu lo voglia o no! >> aggiunge deciso, inoltrandosi nella stanza e andando a poggiare i fiori sul tavolo.
<< Non ho bisogno di nessuno! >> obbietta Gerard prendendo il libro e sfogliandolo per ritrovare la pagina da leggere.
<< Ah, sì? Allora cosa ci fa questa ragazzina? >> chiede Viktor, incrociando le braccia al petto e fissandomi dall'alto verso il basso, con una smorfia contrariata.
<< Questa ragazzina, si chiama Audrey, e che ti piaccia o no, è l'unica persona che tiene alla mia salute, per davvero >> enfatizza l'ultima parola.
<< L'avrei fatto anche io se me lo avessi permesso. >> ribatte il nipote.
<< Non ho voglia di litigare. >> dice calmo suo zio.
<< Neanche io. È solo che non sopporto la presenza di questa qui! >>
Trasalisco sentendomi nominata manco fossi il peggiore dei delinquenti.
Lo guardo in maniera minacciosa. "Ma cosa vuole questo stronzo? Dovrebbe ringraziarmi se non ho parlato con suo zio di ciò che ha voluto farmi oggi, in macchina."
Come Gerard, non ho voglia di litigare, così decido di girare i tacchi e andarmene.
<< Se non vi serve altro, io andrei, signor Gerard. >> dico con un filo di voce.
<< Non ascoltare quel che dice questo ragazzino viziato, Audrey. Non prendertela. >>
<< Non preoccupatevi, Gerard. Sono abituata ad avere a che fare con certe persone. >> rivelo alzando abbastanza il tono di voce per farmi sentire dal bastardo, il quale, irritato, punta le sue pepite d'oro su di me come a volermi strozzare con il solo sguardo.
<< Buonanotte >> concludo, ignorandolo e recandomi alla porta.
<< Aspetta, Audrey!.. Spero che penserai tu alla libreria in questi giorni. >>
Mi volto, guardando prima Viktor, che sta fulminando suo zio e poi quest'ultimo che sorride ignorandolo completamente.
<< Va bene... >> balbetto << ...come preferite >>
Esco.
Non appena fuori dall'ospedale, non ho neanche il tempo di ripensare a quel pervertito, che il mio cellulare si fa sentire da sotto la stoffa del giubbino. Con il cuore che mi martella in petto e il pensiero che possa essere Lysandro, rispondo senza guardare il numero.
<< Audrey, dove sei? >> è Rosalya e, stranamente, mi sento sollevata.
<< Rosa, sono nei pressi dell'ospedale. Oggi il signor Gerard si è sentito male >>
<< Resta lì. Ti raggiungo! >> dice sbrigativa.
<< Perché? È successo qualcosa? >> chiedo preoccupata.
Non risponde, chiude la chiamata senza neppure salutare.
Guardo incerta la schermata dello Smartphone.
“Che le prende?”
Facendo spallucce, infilo il telefono nella tasca e inizio ad incamminarmi verso una panchina vuota.
Dopo due passi, però, mi sento afferrare per un gomito.
Mi giro spaventata, e nel constatare di chi si tratta, la mia espressione cambia repentinamente, tralasciando rabbia da tutti i pori facciali.
<< Che cosa vuoi, ancora?! >> esclamo spazientita, mentre Viktor sorride malizioso.
<< Non penserai mica di potertela svignare in questo modo? >>
<< Ma cosa vuoi? >>
<< Primo: non azzardarti mai più a fare ciò che hai fatto oggi in macchina... >> esordisce stringendo la presa, << Secondo: non mi fido di te... >>
<< Nessuno ti ha chiesto niente! >> inveisco acida. Adesso mi ha davvero fatto saltare i nervi << Chi diavolo ti credi di essere? Se hai qualche problema con il tuo modo di socializzare con gli altri, beh... ti consiglio di farti visitare da qualche strizzacervelli! >>
Nel sentire queste mie parole, Viktor molla la presa e mi guarda sconcertato.
<< Non mi conosci neanche! Come diavolo fai a trattarmi in questo modo? >>
<< Certo che ti conosco... >> m'interrompe rivelando un ghigno beffardo << Io so tutto di te Audrey... >>
<< C-cosa? >> chiedo allibita.
<< Sei orfana di entrambi i genitori; vivi con tua sorella in un appartamentino comodo nelle vicinanze del parco; sei fidanzata con un certo Lysandro, che ti ha lasciata per seguire il suo sogno a Londra, anche se presto farà ritorno qui... >>
<< C-come diavolo..? >> la mia voce e soffocata, gli occhi sbarrati.
Lui continua con noncuranza << Nonostante tu lo ami, l'hai tradito con il suo miglior amico nonché tuo peggior nemico e soprattutto: fidanzato di tua sorella! >>
Il cuore mi scoppia in petto e un forte dolore si dirama in tutto il corpo. Come dannazione fa, quest'individuo, a sapere tutte queste cose su di me?
Lo vedo avvicinarsi come fa il predatore con la sua preda. Istintivamente mi trovo a indietreggiare completamente impaurita.
<< Non dirmi che hai paura? >> chiede intuendo la mia emozione.
<< Cosa vuoi da me? >> balbetto tremante << Come cavolo fai a sapere tutto questo? >>
<< Diciamo che ho possibilità che me lo permettono. Inoltre, so che desideri molto diventare insegnante di letteratura, e che purtroppo, per un offesa nei confronti della preside, ti sei giocata l'unico modo che possa permetterti di accedere all'università, senza spendere un soldo. >> rivela con una smorfia da sono-potente-e-non-lo-nascondo.
<< Ma... >>
<< Ora, mia cara bambolina, so anche che hai una fottuta paura che il tuo... tradimento, venga alla luce e che la dolce sorellina scopra tutto... quindi, se vuoi che questo segreto rimanga insabbiato e se vuoi riavere il tuo diritto alla borsa di studio, ti consiglio di fare tutto ciò che ti dirò >>
"Ma cosa diavolo vuole questo bastardo? Non sta succedendo, non a me! Queste situazioni accadono solo nei film o nei romanzi, che diavolo!"
<< Mi stai minacciando? >>
<< Non chiamarla minaccia!... Odio quella parola. Ti sto solo chiedendo un favore... >>
<< I favori non si chiedono in questa maniera! >> "stronzo!"
<< Non ne conosco altre, di maniere. >> sorride cinico.
<< Cosa vuoi? >>
<< Voglio che tu, tradisca ancora una volta il tuo ragazzo... e con me! >>
Eeeeh?!
Il pavimento sotto i miei piedi si frantuma aprendosi in un baratro.
Non riesco a credere alle mie orecchie, questo è impossibile.
“Questo maledetto mi ha davvero fatto una proposta, anzi, minaccia del genere? Ma perché mi chiede questo?”
Rimango a bocca aperta impossibilitata a poter continuare a respirare. Lo guardo con occhi sbarrati mentre lui regge il suo sorriso da bello e dannato, da io-sono-io-e-tu-non-sei-niente, e aspetta una mia risposta.
La mia reazione l'ha già avuta, ma sono le parole che non riescono a formularsi nella mia mente. Dovrei mandarlo a quel paese o ficcargli un calcio negli attributi, ma... sono impietrita e soprattutto scioccata.
Perché vuole ch'io faccia una cosa del genere. Cos'ha a che fare con quello che m'ha detto oggi in macchina?
<< Audrey! >>, sento a un tratto la voce di Rosalya  riecheggiare alle mie spalle.
Chiudo la bocca e deglutisco a fatica voltandomi verso la mia amica.
<< Menomale, mi hai aspettata! >> esclama fermandosi per riprendere fiato << Pensavo te ne fossi andata >> aggiunge guardando il maledetto.
<< Ehi, Aud... chi è questo fustaccio? >> chiede sottovoce avvicinandosi al mio orecchio per non farsi sentire.
Mi volto verso il fustaccio maledetto e mi accorgo che sta guardando la mia amica con interesse, poi senza che possa avere il disturbo di presentarlo, questo, lo fa da sé.
<< Sono Viktor, il nipote del padrone della libreria in cui lavora Audrey >> dice porgendole la mano.
<< Ah, molto piacere! >> esclama Rosa, accettando il gesto educato e volgendogli un sorriso a trentadue denti. << Io sono Rosalya, la sua migliore amica >>
<< Lo so >> risponde sbrigativo.
"Cazzo, sa anche questo?"
<< Oh! >> dice l'albina << Gli hai parlato di me? >> mi chiede.
Scuoto il capo ancora frastornata, ma Viktor mi contraddice esclamando "sì".
Lo guardo torva. Che intenzioni ha?
Si affianca a me e mi avvolge un braccio attorno alle spalle avvicinandomi a sé.
<< Audrey ed io... >>
“Dannazione devo fermarlo!”
<< Cosa volevi, Rosa? >> esclamo facendo una piroetta per distaccarmi dalla sua presa.
<< Ah, niente. Volevo discutere di oggi, a proposito della punizione... >>
Guardo di scatto Viktor, ricordando ciò che mi ha detto poco fa.
Lui ha la possibilità di farmi accedere ancora al concorso per la borsa di studio, ma ciò che vuole in cambio è a dir poco... deplorevole.
<< Torniamo a casa, Rosa. Ne parliamo lì >> mormoro, afferrandole la mano con supplica.
<< Ma il tuo amico? >> chiede lei volgendogli di sfuggito lo sguardo.
<< Non è mio amico >> rispondo riluttante.
<< Io andrei... >> interviene lui voltandosi verso l'ospedale. << ... Mi raccomando, Audrey... voglio una risposta. Pensaci bene. >> non mi guarda, ma le parole entrano perfettamente nel mio cuore infiammandolo di rabbia e anche di paura.
Dannato.
 
***
 
<< Audrey, per favore, cerca di rallentare! Sembra che stessi fuggendo da qualcosa! >>
“Non da qualcosa, Rosalya. Da qualcuno!”
La mia amica tira il braccio strattonandomi per farmi fermare.
<< Ma che ti prende? >> mi chiede poi, scuotendomi per le spalle.
La guardo e sul volto ho ancora l’espressione terrorizzata di pochi minuti fa. << I-io… >> balbetto ragionando sul dirle tutto o no.
<< Cosa è successo? >> chiede come se avesse intuito qualcosa. << non dirmi che i tuoi sentimenti sono cambiati, per quello schianto di ragazzo? >>
<< Non scherzare! >> esclamo riluttante.
<< Quando l’hai conosciuto? Non l’ho mai visto prima d’ora… >>
<< S’è per questo, neanch’io! E fidati… non avrei mai voluto conoscerlo… >> sibilo l’ultima frase fissando il vuoto al solo ricordo della minaccia.
<< Che cosa ti ha fatto? >> mi domanda allarmata.
Esito e cerco di divagare, ma so benissimo che con Rosalya non c’è storia. È talmente insistente che decido di parlare tutto d’un fiato.
<< Ok… so che di te mi posso fidare, quindi… quel fustaccio come lo chiami tu, mi ha minacciata! >>
<< C-cosa? >> scrolla le spalle e osservare la sua espressione, mi fa raccapricciare la pelle. << Una minaccia? >>
<< Quel bastardo sa tutto di me! >> esclamo disperata iniziando a camminare avanti e indietro.
<< Tutto… cosa? >>
<< Tutto, tutto! >> enfatizzo l’ultima parola per farmi capire senza che ne dessi spiegazione.
<< Con tutto, intendi anche… della festa? >> chiede azzardando. Annuisco. Mi guarda e sbarra ancora di più gli occhi << A-anche quello che successe dopo? >>
Annuisco ancora.
<< Oh, mio Dio! Ma come fa? >>
<< Non chiedermelo, perché lo sto già facendo io! >> rivelo passandomi una mano fra i capelli.
<< Audrey… cosa vuole? >> domanda seria.
<< V-vuole che tradisca… Lysandro. >> rispondo sgomenta.
<< Con… Castiel? >>
Scuoto la testa << Con lui. Se non dovessi accettare, direbbe tutto ad Aisi. E Lysandro sta tornando da Londra! >>
Vedo Rosalya barcollare, mentre le sue labbra tremano cercando di muoversi per sillabare qualche parola che non le esce.
<< Cosa faccio, Rosa. Aiutami! >> la supplico esasperata.
<< I-io non riesco ancora a capirne il motivo… ma torniamo a casa tua, vedremo sul da farsi. C’è sempre una soluzione a tutto. >>
Annuisco tirando su il naso, per scacciare via un singhiozzo presuntuoso.
Quanto vorrei avere la stessa forza di spirito che ha questa ragazza. Spero solo che abbia ragione. Devo trovare una soluzione, perché nel mio cuore sento che non voglio perdere Lysandro.
“Sì, davvero, sono confusa, ma so che stando con lui posso dimenticarmi di tutti i miei guai, di Castiel… ma… perché mi sento angosciata al solo pensiero di dimenticare quell’idiota?... ora basta! Devo concentrarmi sul da farsi”.
Giungiamo a casa mia in pochi minuti. Quando siamo davanti il pianerottolo, sento delle voci riecheggiare dall’interno. Rosalya ed io ci guardiamo. Aisi doveva uscire.
Spingo il pulsante del campanello, e dopo un po’ qualcuno viene ad aprirci.
È Castiel. Sta sorridendo, ma non appena mi vede, le sue labbra si disegnano in una linea dura e la mascella digrigna.
“Perché diavolo fa così? È casa mia! Dovrei avere io quell’espressione al solo guardarlo… mio Dio!”.
<< Cass, chi è? >> chiede mia sorella uscendo dalla cucina. << Ah, Audrey. Finalmente sei arrivata. Volevo chiamarti >>
<< Perché? >> domando chiudendo la porta.
<< C’è una sorpresa per te >>
Sono curiosa. Mia sorella mi fa cenno di entrare in cucina e non appena vi metto piede, l’immagine di Lysandro compare davanti la mia vista. Il mio cuore manca un battito e nonostante sia felice di rivederlo, sento che è ancora troppo presto. 
 
 
BAKA TIME: ciao Friends! Come vi è sembrato questo capitolo?
È il mio regalo di Pasqua!
Ringrazio tutte le lettrici/ori che mi seguono con pazienza. Purtroppo vado di fretta, quindi vi auguro Buone Feste, e vi ringrazio ancora.
Un abbraccio,
Iaiasdream
 
   
 
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