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Autore: _unknown_    25/03/2016    1 recensioni
approdo alla sezione fairy tail con la mia prima storia!
in questo racconto vedremo i pensieri e le angosce di Lyon durante il buio dei sette anni!
TRATTO DAL TESTO
"Sherry non aveva ancora neanche terminato la frase, ma Lyon aveva già capito, e, avrebbe potuto giurare di aver sentito la terra aprirsi sopra di sé pronta a inghiottirlo in un sol boccone."
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gray Fullbuster, Lyon Bastia, Ul
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Breath.

 
C’è una calma quasi surreale in quella radura che circonda la Gilda dei maghi di Lamia Scale; l’aria è ferma, non scompiglia più gli alberi che lasciano le loro foglie quiete e mute in un gelido e solenne silenzio.
Fin troppa quiete regna in quella natura, va a creare un’atmosfera turpe, angusta, rarefatta, in una sola parola agghiacciante. Nessuno si aspetterebbe mai di trovarci qualcuno, un uomo capace di immergersi così a fondo in quell’atmosfera così statica.
Eppure, così facendo si farebbe un grosso errore, perché in mezzo alle fronde è possibile scorgere ogni giorno un ragazzo, forse un giovane mago, seduto in terra al centro tra due grandi alberi , avvolto nel suo candido cappotto, la mascella serrata, lo sguardo perso nel vuoto e i capelli argentei a sfiorare quei lineamenti così severi. Ogni giorno, stava lì, solo zitto e perfettamente immobile ,quasi assente come per conformarsi a quella natura che lo ospitava che appariva come morta,  bloccata in una sottile patina di ghiaccio perenne. Lì solo e in silenzio a fondersi con quel luogo che “riesce a contenere i miei pensieri” diceva senza troppe cerimonie a chi, nella gilda, gli facesse notare quanto bizzarro fosse quel suo comportamento.
Pensieri, beh quella testa argentatane stava facendo a bizzeffe. Si sedeva lì quel ragazzo, solo e in silenzio, e pensava, alcune volte, piangeva, altre sorrideva teneramente, altre si incupiva, si poneva milioni di domande, ora trovando risposte, ora restando senza.  Rivolgeva la mente al passato, quel giovane ragazzo, e rifletteva su quello che era, su quello che aveva perduto, sul modo in cui aveva agito e sui motivi del suo stesso agire, spinto dal desiderio disperato e irrefrenabile di essere ricordato, di lasciare la propria impronta nel mondo, di avere qualcuno pronto a volergli bene fino in fondo.
 E anche quel giorno, seduto tra i cespugli, combatteva una dura battaglia contro un nemico all’apparenza invincibile, se stesso.
Non avrebbe saputo dire da quanto tempo  fosse lì, ma era sicuro che ci sarebbe rimasto volentieri ancora molto, se non che un rumore , uno scricchiolio  di foglie secche ruppe e distrusse quel solenne silenzio e quell’atmosfera così rarefatta; il giovane mago voltò di scatto il capo e “passi” realizzò. Attese qualche altro secondo ancora prima di vedere davanti a sé la figura di Sherry – quella ragazza  che fin da subito aveva creduto in lui- stremata per la folle corsa e con gli occhi ricolmi di lacrime. Il ragazzo si voltò per guardarla meglio cercando inutilmente di darsi un contegno-da quanto aveva smesso di  respirare?- e fu solo allora che la maga si concesse di parlare: << Lyon-sama …è…è successa una cosa terribile…Gray e gli altri di Fairy  Tail… >>
Sherry non aveva ancora neanche terminato la frase, ma Lyon aveva già capito, e, avrebbe potuto giurare di aver sentito la terra aprirsi sopra di sé pronta a inghiottirlo in un sol boccone.
***
<< È impossibile che siano davvero morti tutti quanti>> tuonò con ira  il mago della creazione di fronte ai compagni delle altre gilde impegnati in quella disperata impresa di salvataggio.
<< Purtroppo, è possibile, Lyon, Acnologia è un mostro troppo potente >> replicò Jura tenendo gli occhi bassi davanti a sé.
E questo, Lyon lo sapeva benissimo; aveva già sentito parlare di Acnologia, sapeva quanto spietato potesse essere, ma c’era qualcosa, che non avrebbe saputo spiegare,  che lo spingeva a credere che ancora da qualche parte vi fosse qualcuno, che vi fosse ancora vita.
Per questo motivo, come colto da un impeto,  corse senza esitare verso il ponte della nave su cui erano a bordo, si spogliò velocemente dei propri abiti e si lanciò in quella grande distesa azzurra  dove fino al giorno prima sorgeva l’isola di Tenroujima. E allora i compagni, sapendo di non poterlo più fermare si unirono a lui, affiancandolo in quella folle impresa.
Le ricerche stavano proseguendo da tanto e ormai  il giovane mago non avrebbe saputo dire con certezza quante ore aveva passato in mezzo all’oceano. L’unica idea che si imprimeva cupa come una condanna era quella del fallimento: falliva miseramente Lyon Bastia, non stava trovando nessuno, aveva sbagliato. No! questo non poteva accettarlo: non poteva permettere che quel senso di impotenza che lo aveva assalito quando era poco più che un bambino si riappropriasse, ancora, di lui. Quella frustrazione che lo aveva dilaniato da piccolo aveva significato dolore, scelte sbagliate e non poteva permettersi proprio adesso di incrinare quel già precario equilibrio che tra i mille stenti si era finalmente costruito.
Per questo motivo, con i muscoli che tiravano per il dolore e il sole che consumava gli occhi, decise di andare avanti e, immergendosi completamente, si addentrò negli abissi alla ricerca di un qualcosa, di un segno che gli facesse capire che non si era sbagliato che aveva avuto ragione. Tutto quello che trovò, tuttavia fu acqua che bruciava le iridi e consumava la forza e gli arti. Non mollava, però, Lyon e si spingeva sempre più a fondo come a voler controllare in ogni angolo del mondo. Il tempo, però dal canto suo, aveva continuato a scorrere portandosi via il vigore del corpo e l’ossigeno. Si sentiva mancare, sapeva che non avrebbe resistito ancora per molto, ma neanche la prospettiva di morire lì da solo e soffocato dalla sua stessa testardaggine riusciva a scuoterlo. Si arrestò ,sentendosi perso, con la testa che vorticava e il corpo dilaniato dai crampi. Era finito, lo sapeva anche lui, ma neanche gli importava. Fallito, aveva fallito. Fallito, era un fallito. Pronto ad accogliere il suo destino spalancò le braccia: era la fine, mancava così poco ormai…
Ma a un tratto, sentì l’acqua attorno a sé scaldarsi un poco come a volerlo proteggerlo, a volerlo inglobare in una corazza accarezzandolo con le mani calde e amorevoli di una dolce madre.
 Poté giurare, nonostante fosse sott'acqua, di sentire un profumo impregnargli le narici. Un odore così familiare, da riscaldargli appena il cuore, rinvigorendolo.
 Poi sentì vibrare nell’acqua un suono indistinto ; si guardò attorno, ma non vide nessuno, si voltò ancora e ancora, poi sentì di nuovo, stavolta più chiaramente:
<< Va via, Lyon…non è qui…non con me >>.
Quella voce…l’avrebbe riconosciuta tra mille, l’aveva sentita infinite volte, mentre lo riprendeva perché “Devi usare tutte e due le mani!”, mentre gli spiegava con pazienza l’arte del ghiaccio e l’arte del vivere e mentre, con le lacrime agli occhi, gli aveva confessato di essere stato per lei una parte irrinunciabile della sua felicità.
Gli si strinse il cuore al solo pensiero che, nonostante quello che le aveva fatto, lei aveva continuato a vegliare su di lui. Semplicemente, obbedì  e allora si voltò e ,bracciata dopo bracciata, iniziò la propria risalita verso la superficie.
Uscì la testa fuori dall’acqua inspirando profondamente, poi si guardò attorno: non c’era nessuno, solo acqua da ogni parte, i suoi compagni erano lontani intenti a cercare altrove.
Solo allora se lo concesse.
Colpì con un pugno l’acqua attorno a se, poi portandosi una mano al volto si sciolse in un pianto disperato. Si concesse di crollare da solo e su se stesso come un castello di carte, solo per quella volta. E  pianse. Amaramente. Per sé, per Gray, per Ur. Quelle lacrime bruciavano le guance come fossero fatte di lava e si mescolavano con la gelida acqua dell’oceano.
Doveva tornare, Lyon, doveva tornare alla nave. Non poteva fare più niente. Non per quel momento.
***
Quel giorno si scolpì nella memoria del giovane mago.
Ne uscì come segnato nell’anima. E non c’era giorno in cui non gli tornassero in mente quegli occhi tristi e curvi all’ingiù di quel bambino ritrovato tra le macerie, o quello sguardo pieno di rabbia-o forse tristezza malcelata- che gli era stato serbato ai tempi in cui il desiderio di onnipotenza lo divorava. Più di ogni cosa però gli tornava in mente il volto che quel ragazzo aveva quando gli aveva chiesto aiuto, si era fidato di lui, della sua idea e, tacitamente, lo aveva perdonato.
Si trovo a realizzare- sorridendo amaramente al solo pensiero- che nonostante tutto, Gray fosse stato alla fine quanto di più vicino a un amico che egli avesse mai avuto. E fece male-più di quanto pensasse- essere riuscito a capirlo solo in quel momento.
Dopo quel giorno, Lyon tornò nell’oceano altre tre volte, poi semplicemente smise. Gray non era lì. Non era sepolto sott’acqua. Era ancora vivo. Nascosto, salvato da qualcosa più grande di lui che non poteva conoscere. Con questa certezza, egli andò avanti, semplicemente continuò a vivere.
Ma mancava qualcosa, in verità. Da quel giorno aveva iniziato a sentirsi sempre un po’ più solo: c’era ancora Sherry a cui si sentiva legato come un fratello, c’era anche la piccola Chelia che tentava di rallegrargli le giornate e c’era ancora Jura a cui si ispirava come incantato dalla sua potenza, ma tutto questo sembrava non bastare: c’era sempre un piccolo spazio vuoto all’interno del proprio cuore che lo rendeva ogni giorno più triste.
Diventava forte di giorno in giorno, perfezionava la propria magia del ghiaccio, acquisiva fama aiutando tutti coloro che lo richiedessero, ma era tutto un diversivo, una distrazione, per non pensare a quando era stato misero, a quando non era stato forte abbastanza, veloce abbastanza, a quando non era semplicemente stato abbastanza.
Aveva continuato a isolarsi in quella radura a qualche metro da Lamia Scale. Ma quel luogo non sembrava più ai suoi occhi così ospitale come un tempo. I pensieri non ci stavano più e anziché distendersi uno dopo l’altro delicatamente, cozzavano tra loro creando confusione e smarrimento. Quella natura che lo aveva tanto ascoltato, adesso sorbiva i suoi sfoghi e le sue ire con i propri arbusti che si congelavano d’un tratto e le proprie foglie che scricchiolavano sotto un pugno chiuso con rabbia. Poi, esaurita la rabbia, il mago si alzava in piedi  braccia conserte e stava in silenzio guardando verso il mare, quel mare che nonostante tutto, gli nascondeva qualcosa .
***
Anche quel giorno, come tutti gli altri era trascorso per inerzia e Lyon come sempre si era trascinato stancamente tra i mille resti di rami spezzati e di foglie appassite , testimoni del suo dolore . Il cielo era terso, come se stesse per piovere, ma era come se il sole lottasse con tutto se stesso per uscire allo scoperto tra le nuvole plumbee. Osservò incuriosito, Lyon; quel cielo, lo fissò a lungo fino a che gli occhi non gli lacrimarono, poi distolse lo sguardo e si appoggiò ad una rupe cercando di dare tregua alla sua anima: si respirava un’aria nuova, che non si sentiva da tempo-forse sette anni-.  Provò a non pensarci; faceva troppo male illudersi, le sue ferite non si erano mai richiuse e lui non poteva permettersi di slabbrarle ancora.
Per questo, rintanata la testa tra le gambe, si accartocciò su se stesso e rimase così per chissà quanto tempo.
E sarebbe rimasto così per molto altro tempo ancora se solo il rumore di rami che scricchiolavano non lo avesse destato dai propri pensieri. Si mise sull’attenti pronto ad attaccare, erano passi quelli che sentiva e poteva benissimo immaginare a chi appartenessero, ma sapeva anche molto bene che chiunque a Lamia Scale avesse ben chiaro il concetto che, in quella radura, non voleva essere disturbato per nessuna ragione al mondo.
Se glielo avessero chiesto però egli avrebbe risposto che tutto si sarebbe aspettato di vedere tranne una Sherry, con i capelli arruffati e il fiatone, con gli occhi pieni di lacrime, ma messi in ombra dall’enorme sorriso che aveva stampato sulle labbra che aveva fatto passare tutto il resto in secondo piano. La ragazza prese per sé qualche istante per riprendere il fiato e poi :
<< Lyon-Sama …>>
E non ci fu bisogno di dire altro: i loro sorrisi erano più che eloquenti . Sherry allora si voltò e corse via da quel posto così angusto adatto solo a un’anima sanguinante.  Lyon fece per seguirla, avanzò di pochi passi appena, si volto e guardando verso il mare con una lacrima solitaria a solcargli il volto, illuminata da un coraggioso raggio di sole uscito allo scoperto, sussurrò: << Ne ero sicuro…>>
Poi voltatosi nuovamente se ne andò
Era tempo di respirare.
 
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE CREATRICE DI QUESTA COSA
Ciao a tutti  *fa ciao con la manina*  irrompo sullo scenario di fairy tail con questa storia (se così possiamo chiamarla) su uno dei personaggi che più amo in assoluto, Lyon Bastia!
Ho sempre amato il modo in cui Hiro lo ha trattato (forse un po’ meno nei Dai Matou Embu ) e mi sono sempre uhm…immedesimata in lui. Ho provato a descrivere il suo stato d’animo, cercando diciamo di rendergli giustizia…beh spero di esserci riuscita!
Ringrazio infinitamente  tutti quelli che hanno avuto il coraggio di arrivare fino a qui ( cuori di leone ahahah)  e se vi va potrete dirmi cosa ne pensate, sia cose belle che cose brutte tranquilliJ
Beh,direi che per ora è tutto !
A prestissimo
_unk_
   
 
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