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Autore: ShinRan4862    25/03/2016    4 recensioni
Ran ha appena finito un incontro di karate, ma, nonostante la sua avversaria non fosse particolarmente forte, è riuscita a batterla.
Che cos'è successo alla nostra karateka?
Genere: Romantico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eri Kisaki, Kogoro Mori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Together.
 


"Allora Mouri! Che ti è successo?! Oggi non c'eri con la testa, a che stavi pensando!?" Mi urla il Sensei, e io abbasso gli occhi, mordendomi prepotentemente il labbro per non piangere.
Fisso la cintura nera della mia divisa da karate, e stringo forte i pugni.
Non me la merito, questa cintura, oggi sono stata un completo fallimento. 
Non riuscivo a schivare i colpi del mio avversario, e non ne portavo a termine uno in modo giusto.
"Allora!?" Mi ripete il Sensei, e io mormoro
"Scusi..." in un soffio quasi impercettibile, ma non voglio spiegargli il motivo del mio turbamento.
Non voglio coinvolgere il karate in questa storia, è stata solo colpa mia se non ho vinto l'incontro. 
"Non me ne faccio nulla delle tue scuse Mouri! Domani ti voglio in palestra alle otto, ma cerca di ritrovare la testa, non ho bisogno di qualcuno che non mi ascolta!" Dice, per poi sospirare, guardandomi con severità ed esasperazione e prendere la borsa.
Lo vedo mettersela su una spalla e voltarsi, diretto all'uscita dello spogliatoio.
Ora non c'è più nessuno, e io sono rimasta sola dentro questa stanza, intrisa delle parole del Sensei.
Ho fallito.
Mi dovevo impegnare di più ma non c'ero con la testa.

Papà!

Scivolo lentamente sul pavimento appoggiandomi con la schiena alla panchina.
Mi stringo le ginocchia al petto e le unisco ancora di più con l'aiuto delle braccia.
Appoggio il volto alle gambe, lasciando sfogo alle lacrime che ho trattenuto a stento fino ad ora, mordendomi il labbro inferiore con i denti fino a farlo sanguinare.
Il sapore ferroso del sangue mi scende in gola facendomi stare ancora peggio, ma non riesco a smettere di affondare con i denti nel taglio.
Questa situazione è frustrante.
Voglio parlarne con qualcuno, ma non vorrei dare peso a qualcun altro per un problema mio.
"Papà..." mormoro tra i singhiozzi, sperando di vederlo arrivare, anche se so che non succederà.
Un lento ciglio della porta arriva alle mie orecchie, ma non ci bado
Non voglio che qualcuno veda il mio volto in questo stato.
Spero che chiunque sia entrato se ne vada, a meno che non sia...lui.
"Ran!" Mi sento chiamare, e capisco di non aver sbagliato.
Alzo la testa e lo vedo.
Lì, bello come al solito, con gli occhi blu e i capelli disordinati.
Lo guardo negli occhi per un secondo, leggendo confusione nel suo sguardo, quando all' improvviso, con uno slancio incredibile mi ritrovo a piangere sulla sua spalla, stringendo convulsivamente la manica della sua giacca, abbracciandolo stretto.
Dopo un attimo di perplessità Shinichi risponde all'abbraccio tenendomi stretta a sè.
In circostanze differenti penso che arrossirei e mi sentirei a disagio in una posizione del genere, ma ora non è il caso di abbandonarmi a simili futili emozioni.
Lo stringo ancora di più, beandomi dell'aiuto proveniente da quelle braccia muscolose e quel petto dove sento un cuore battere a raffica.
Approfitto del sostegno per sfogarmi completamente, mentre nel frattempo mi lascio inebriare dal profumo di Shinichi, dolce e penetrante, che mi arriva alle narici con prepotenza, lasciando un ricordo preciso del suo passaggio nel mio cervello.
"Ran...tranquilla...non sei più sola" mi sussurra Shinichi, facendomi sentire leggermente meglio.
Mi stringe al petto, lasciandomi piangere, sussurrandomi nel frattempo alcune frasi per calmarmi.
Lo vorrei ringraziare, ma quasi non ci riesco.
Mi calmo dopo qualche minuto di pianto sfrenato, respirando profondamente e asciugandomi le lacrime rimaste sotto gli occhi e sulle guance con la manica della divisa.
"G-grazie..." dico, sottovoce, sperando che mi abbia sentita, continuando a stare con la faccia incollata alla sua spalla.
"Stai tranquilla, va tutto bene..." mi dice, accarezzandomi dolcemente i capelli con una mano.
Quanto lo amo.
Amo Shinichi in tutto il suo essere, ma amo ancora di più quando esce questo suo lato dolce e romantico, altruista e gentile, capace di aiutare dal più orgoglioso al più umile. 
Mi stacco leggermente da lui, un po' a malincuore, per ringraziarlo di nuovo, ma non appena mi specchio in quelle due iridi blu avrei voglia di riavvicinarmi per baciarlo.
Mi trattengo, non è il caso.
Lo fisso nelle pozze blu che sono i suoi occhi e lo ringrazio nuovamente.
"Non ti preoccupare, io sono sempre qui per te." Mi dice.
Sorrido tra le ultime lacrime che lui provvede a togliere dalle mie guance,  in un momento in cui riesco, per un secondo soltanto a non pensare a mio padre.

Papà!

Sento nuovamente un macigno posizionarsi tra la mia gola e il cuore, facendomi stare e sempre peggio.
Il mio sorriso si spegne all'improvviso e le lacrime premono ancora per uscire.
Abbasso il viso, riaprendo con gli incisivi il taglio sul labbro, che riprende irrimediabilmente a sanguinare. 
Quasi ne sento l'odore, che assieme al sapore e alla consistenza mi fanno pensare subito all'ospedale.
Sangue. 
Mi fa male la testa solo a pensarlo, e il suo sapore in bocca che scende lungo la gola mi da l'orribile sensazione che questa stia sanguinando.
Mi porto quasi contemporaneamente una mano sul collo.
Non sto bene.
Ho un capogiro, e mi appoggio al petto di Shinichi, davanti a me.
Lo vedo agitarsi, guardandomi preoccupato.
"Che hai Ran, non ti senti bene?!" Mi dice allarmato.
Non rispondo, premendomi le dita sul collo. 
Mi da davvero fastidio questa sensazione; ogni volta che succede, quando deglutisco ho l'impressione di mandare giù un masso, quando, maggior parte  delle  volte  è semplicemente saliva.
Respiro profondamente ad occhi chiusi, calando quell'orribile sensazione.
"No...scusa, tutto a posto..." dico forzando un sorriso, sedendomi sulla panca alle mie spalle, non credo di riuscire a reggermi in piedi ancora per troppo tempo.
Proprio come quel giorno...
Sospiro, poggiandomi una mano sulla fronte 
"Ran, che ti è successo?" Mi chiede ad un tratto, Shinichi.
"No, nulla è solo che oggi non c'ero molto con la testa durante l'incontro, e quindi il Sensei mi ha-" vengo interrotta dalla sua voce.
"No, Ran, non intendo l'incontro di oggi, ma cos'hai? C'è qualcosa che ti sta turbando, dai, cos'è successo?" Mi chiede Shin, evidentemente preoccupato, poggiando una mano sulla mia. 
La sua domanda arriva però come una doccia fredda, in netto contrasto con il calore rassicurante della sua mano, lasciandomi inizialmente spiazzata.
In pochi secondi le immagini di due giorni prima mi tornano alla mente, mandandomi in uno stato di trance sommerso dai ricordi dell'altro ieri.
Le lacrime tornano per la terza volta a farsi strada nei miei occhi, e mentre questi si perdono nel vuoto, sfogandosi completamente, io racconto a Shinichi ciò che ha tenuto la mia testa tanto impegnata in quei giorni...



Inizio Flashback


È ormai pomeriggio inoltrato e mio padre ancora non si è fatto vivo da questa mattina.
Come minimo è in qualche bar scommetto che sta sperperando un capitale in bicchieri e a giocare.
Sbuffo seccata del suo comportamento menefreghista nei confronti di tutti coloro che gli stanno intorno. Non pensa mai che forse potrebbe far preoccupare qualcuno a cui vuole bene? Mah!
Il telefono squilla, e con mia felicità è Sonoko, che mi parla del suo appuntamento con Makoto.
Sono davvero felice per lei, ma quasi invidiosa del rapporto che ha con il suo fidanzato.
Io amo Shinichi, ma credo che finché non lo ammetterò a lui, e soprattutto a me stessa non riuscirò mai ad avere il rapporto che hanno Sonoko e Makoto. Sospiro. Che dura la vita.
"RAN! MI STAI ASCOLTANDO?!" Sento una voce dall'altra parte della cornetta che a un tono spropositato mi perfora un timpano.
"Sì Sonoko, ti sento, non c'è bisogno di urlare..." le dico, spostando il cellulare da una mano all'altra, cambiando orecchio.
"...sono diventata sorda per colpa tua!" Le dico, innervosita. 
La sento ridacchiare e rispondermi
"Come mi dispiace! Ahahaha!" Dice ironica.
"Sì certo certo, come no, intanto non sei tu quella che non ci sente da un orecchio!" Le dico, con tono da finta offesa.
"Scusami, scusami. Non lo faccio più" dice, e già me la immagino con lo sguardo basso e le mano alzate, come fa di solito.
Mi scappa l'occhio sulla sveglia e leggo i numeri rossi impressi sullo schermo nero: sono le undici e mezza.
"Accidenti com'è tardi!" Esclamo, non mi ero accorta di essere rimasta al telefono così a lungo.
"Oddio hai ragione, è quasi mezzanotte! Ma scusa, siamo rimaste al telefono per due ore?!" Dice Sonoko, stupita quanto me.
"Beh, a quanto pare sì, buonanotte Sonoko, a domani!" Le dico, salutandola.
"'Notte anche a te Ran, in bocca al lupo per la gara di dopodomani!" Mi dice e io attacco, dopo averle nuovamente augurato la buonanotte.
Premo il pulsante di interruzione di chiamata e lancio il cellulare sul letto.
"Papà!" Lo chiamo, magari nel frattempo è tornato a casa...
Nessuna risposta.
Prendo il telefono di casa, e chiamo il suo cellulare.
Squilla. Nessuna risposta. Lo richiamo, squilla, nessuna risposta.
Inizio a preoccuparmi sul serio.
Dove sei papà? 
Mi torturo le mani e riprovo a telefonargli.  
Sto per riattaccare quando qualcuno risponde 
"Pronto?" È un uomo, ma non conosco la sua voce.
"Ehm...Buonasera, questo è il cellulare di Kogoro Mouri?" Chiedo, forse ho sbagliato a digitare il numero.
"Sì, è il suo cellulare, lei chi è signorina?" Mi risponde l'uomo dall'altro capo
"Sono Ran Mouri, sua figlia, come mai lei ha il cellulare di mio padre? Chi è?" Chiedo, sulla difensiva, come fa questo tizio ad avere il telefono di papà? 
"Ah, capisco. Signorina Mouri, io sono il dottor. Morikawa, lavoro all'Ospedale Centrale di Beika, e ho il cellulare di suo padre perché il signor Mouri si trova qui." Mi dice, in tutta calma, mentre io comincio a sudare freddo.
Perché papà è in ospedale?!
"Scusi, perché mio padre è in ospedale?" Chiedo, cercando di non far trasparire la mia ansia dalle parole.
"Signorina, credo che sia meglio parlare di persona di questo, non per telefono, venga domani mattina se vuole, suo padre sta bene, non si preoccupi. Ma stasera ha avuto un malore mentre si trovava in un bar, ed è svenuto. Lo stiamo tenendo in osservazione e stiamo facendo alcune analisi, ma non altro." Mi dice in tono professionale, e io mi calmo un poco, chiedendo
"A che ora potrei venire?" 
"Verso le 8.30 se può, è l'orario delle visite." Mi dice
"La ringrazio, potrei parlare con lei domani?" Chiedo
"Certamente signorina Mouri, buonanotte." Mi dice, per poi riattaccare, dopo che anche io l'ho salutato. 
Vado a dormire, ma a causa della preoccupazione per papà non riesco a chiudere occhio per le prime quattro ore, continuando a rigirarmi tra le coperte.
Sbuffo per l'ennesima volta, mettendomi a sedere e guardando la sveglia che segna le quattro e quaranta.
Mi dirigo in salotto, prendendo in mano il telefono, titubante.
Vorrei chiamare Shinichi.
Non ne ho il coraggio, e soprattutto non voglio disturbarlo. 
Decido di chiamare mia madre, per informarla dell'accaduto...però non vorrei rovinare il resto della nottata anche a lei.
Cancello il numero che stavo scrivendo e vado in cucina, dove passo il resto della notte a tormentarmi con i miei pensieri. 
Il mattino seguente sembra arrivare dopo un'eternità, e nonostante non abbia chiuso occhio non mi sento affatto stanca.
Mi preparo con calma, arrivando nonostante tutto con un quarto d'ora di anticipo.
Varco la soglia dell'ospedale e attendo l'arrivo di mia madre, che ho chiamato prima di uscire di casa, e assieme a lei mi dirigo verso la stanza indicataci da un'infermiera.
Entriamo e io vedo mio padre nel letto, che non appena entriamo ci saluta sorridente e seccato, ma si vede che non sta bene e corro subito ad abbracciarlo.
Parliamo per un po' e gli chiedo cosa sia successo.
Cerca di minimizzare, dicendo di essersi messo a tossire in un modo così violento e prolungato da aver perso i sensi.
Lo dice come se fosse normale, mentre io sono terrorizzata.
Non è affatto normale una cosa simile! 
Mia madre inizia a parlargli,  e io sto lì ad ascoltare, senza trovare nulla da dire.
Un rumore alle mie spalle mi fa voltare, vedendo la figura alta di un uomo avvicinarsi.
Lo guardo interrogativa, e lui dice
"Piacere di conoscervi, sono il Dottor. Morikawa, ho parlato con lei ieri sera, giusto signorina?" Dice sorridendo, osservandomi.
"S-si, certo" rispondo.
"Lei è?" fa, rivolgendosi a mia madre
"Piacere Dottore, mi chiamo Eri Kisaki, sono la moglie di Kogoro" dice lei, stringendogli la mano che il dottore le porge.
"Cos'ha?" Chiedo io, interrompendo i convenevoli, ansiosa.
"Andiamo nel mio ufficio, lì vi spiegherò tutto" dice e poi parla a mio padre, dicendogli di non affaticarsi. 
Camminiamo lungo un corridoio bianco, come glia altri del resto, fino ad una porta...anche lei bianca.
Entriamo, e il Dottore si avvicina ad una piccola scrivania, prendendo in mano delle lastre e dei fogli.
"Forse è meglio che vi sediate..." dice osservando me è mia madre.
Brutto segno.
"No, io sto in piedi" affermo, non voglio sentirmi schiacciata da ciò che forse il dottore sta per dirci.
"Come vuole..." sospira, per poi sedersi alla scrivania, di fronte a mia mamma.
Sento che parlano, sto attenta, ma non capisco nulla di ciò che dicono.
I termini medici mi mandano in confusione, e l'odore che c'è in questo posto mi da la nausea.
Il dottore continua a parlare, ed a un certo punto vedo il volto di mia madre sbiancare. 
Cos'ha detto?! Non ho capito!
"Scusi, non ho capito, può ripetere?" Dico mentre vedo mia mamma paralizzata su quella sedia.
"Signorina Mouri..." 
Ciò che dice dopo mi lascia di sasso, e mentre sento le palpebre pesanti e le gambe cedermi penso che forse sarebbe stato meglio sedermi, perché tanto ciò che ha detto il dottore mi ha comunque distrutta. 


Fine Flashback 



"Ran, cos'ha tuo padre?" Mi chiede Shinichi, alla fine del mio racconto.
Sento la gola secca e il mio stomaco attorcigliarsi su sé stesso.
"Ha un cancro ai polmoni" soffio, spostando li sguardo nei suoi bellissimi occhi blu.
Sento di vederlo ma senza guardarlo realmente, come se il mio cervello non volesse vedere nulla.
Lacrime. Solo lacrime vedono i miei occhi, che scendono silenziose bagnandomi le guance.
"Ran...mi dispiace" dice lui e io vorrei sorridergli, dirgli che non deve dispiacersi, non è colpa sua di certo se a mio padre è accaduta una tale disgrazia, eppure non riesco a fare nulla di tutto ciò.
Appoggio la testa sul suo petto e mi lasciò stringere dalle sue braccia, mentre sussurro 
"Anche a me..." non saprei cos'altro dire.
Mi stringe ancora di più, permettendomi di ascoltare il suono del suo cuore.
Mi rilassa, ma non del tutto.
"Shh, Ran...tranquilla...io starò sempre insieme a te...non ti abbattere insieme ce la faremo" dice e io lo ringrazio mentalmente, perché sono sicura che ciò che dice è vero...aiuterò mio padre a superare questo momento e sono sicura che nei momenti del bisogno lui ci sarà…lui starà sempre insieme a me.
 



Uff! Non sapete che fatica scrivere questa shot!
Ogni parola che scrivevo mi sembrava sbagliata per il contesto, ed anche ora non ne sono del tutto convinta, ma il giudizio qui dovete darlo voi ^.-
Allora cosa ve ne pare?
Vi piace? Spero di sì ^.^
Fatemi sapere.
Voglio ringraziare malice e Virgola4869 per aver recensito “Ora tocca a te aspettare.” e grazie a Julie05_ShinRan per averla inserita tra le preferite.
Grazie a tutti coloro che l’anno anche solo letta!
Alla prossima
Miao >.<
ShinRan4862
   
 
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