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Autore: Yasha 26    25/03/2016    9 recensioni
(Cain/Setsu/Reino)
- Ma che t'importa con chi esco? Se anche andassi a letto con mezza città, a te che importa? -
- Non osare nemmeno pensarla una cosa del genere! – esclamò Cain, guardandola torvo. Lui ci provava a mantenere la calma, ma Setsu era abile nel fargliela perdere.
- Perché non dovrei? Adesso potrei anche uscire da questa stanza e andare a letto col primo che incontro! Non potresti impedirmelo! - lo sfidò, avvicinandosi all'ingresso, ormai stanca di quella lite.
Fu tutto troppo veloce per Setsu, che quasi non capì come avesse fatto a finire sul letto, con Cain su di lei a bloccarla con forza contro il materasso.
Era sorpresa da quella reazione, ma non impaurita. Le sembrava di assistere ad un attacco di gelosia e non al rimprovero di un normale fratello preoccupato. Poteva forse sperare che fossero la gelosia e la rabbia di un uomo innamorato?
- Perché ti stai comportando così? Che cosa vuoi da me? - gli chiese, sperando in una risposta diversa dal suo solito: "Sei troppo piccola e ingenua per avere un uomo”.
- Volevi andare a letto col primo che incontravi, no? Ti sto accontentando! – rispose lui, baciandola.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cain Heel, Reino, Setsuka Heel
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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- Ecco, questa è l’ultima valigia. – li informò il tassista, portando anche l’ultimo bagaglio all’entrata dell’albergo.
- Grazie. – gli rispose freddamente una ragazza dai lunghi capelli biondi sfumati di rosa, abiti neri in pelle, borchie ovunque e un piercing con una lunga catena che univa il labbro inferiore all’orecchio.
“Davvero strana la moda di oggi.” pensò l’uomo, che indugiò un po’ troppo nell’osservare le gambe della ragazza, lasciate scoperte dalla striminzita minigonna che indossava.
- Ne hai ancora per molto? – protestò, con uno strano accento, l’uomo che accompagnava la giovane, dall’aspetto poco rassicurante, viso teso e sguardo raggelante, fasciato anche lui in abiti neri, guanti compresi, che lo rendevano alquanto minaccioso.
“Che sia uno Yakuza?” si chiese il tassista, intimorito.
Dopo un veloce inchino, segno di saluto, l’uomo si precipitò in macchina, pensando che fosse meglio andarsene il prima possibile, per non scatenare le ire di quello strano individuo. Già prima, quando i due ragazzi erano saliti sul suo taxi, aveva temuto fossero due teppisti pronti a derubarlo, invece, una volta riferita la meta da raggiungere, i due avevano tranquillamente preso posto, attendendo in silenzio l’arrivo in hotel.
Rasserenato dalla lontananza, l’uomo riprese il suo lavoro, sperando, però, di non incontrare mai più il tizio con lo sguardo di ghiaccio.
 
- Ma come? Tutto qui? Ed io che mi aspettavo una camera di lusso! E poi… dov’è il letto matrimoniale che avevo chiesto? – protestò contrariata la ragazza, osservando l’arredamento spartano della camera e i due letti singoli che troneggiavano al centro della stanza, facendola irritare oltremodo.
- Evidentemente avranno pensato a un errore nella richiesta del letto matrimoniale. In fondo, due letti separati, sarebbe la scelta più logica per due fratelli, no? – commentò il ragazzo, togliendosi l’impermeabile.
- Non m‘interessa cosa trovino più logico! Voglio che ci cambino subito la stanza! Non intendo dormire su quel coso stanotte! – strepitò furiosa, indicando con sdegno uno dei due letti.
- E cosa vorresti chiedere? Un letto matrimoniale perché non riesci a dormire senza usare tuo fratello come cuscino? – la prese in giro, abbandonando la rigidità della sua espressione. Solo con la sorella riusciva a sorridere e a non essere il ragazzo asociale che era diventato negli anni.
- Non prendermi in giro Cain! – sbuffò la giovane, arrossendo leggermente.
- Basterà unire i letti, così nemmeno stanotte frignerai perché ti senti sola, sorellina. – la punzecchiò nuovamente, beccandosi il suo sguardo truce.
- Aiutami ad unirli invece di deridermi così! – sbottò frustrata, cercando di mordersi la lingua.
Trattenersi dal rispondere alle sue battute derisorie, si era fatto sempre più complicato per lei. Suo fratello scherzava, senza rendersi conto di ciò che lei provava realmente. La voglia di rispondere che “no, non voleva dormire con lui perché da sola aveva gli incubi”, si era fatta sempre più prepotente.
Fin da piccola, s’intrufolava nel letto di Cain quando aveva paura dei temporali. Poi, quel gesto, era diventato un'abitudine dopo la prematura morte dei genitori, avvenuta quando lei aveva soli otto anni. Per sentirsi protetta e amata, dormiva con il suo fratellone, che non l’aveva mai rifiutata. L’affetto che nutriva per lui, però, negli anni aveva cambiato forma e intensità, fino a trasformarsi in qualcosa che andava ben oltre l’amore fraterno. Con la scusa degli incubi, aveva continuato a dormire abbracciata a lui, fingendo di non essere sua sorella, bensì la sua ragazza.
Era diventata dipendente da Cain. Non esistevano altri che lui, nonostante le opportunità di conoscere altri ragazzi non le fossero mai mancate. Qualcosa li legava, ma non era il legame di sangue. Tuttavia non sapeva dire cosa. Forse il destino.
Cain era tutto ciò di cui avesse bisogno, del resto del mondo non le importava.
Era consapevole che i suoi fossero sentimenti sbagliati, ma non riusciva proprio a rinnegarli, anzi, a volte li esternava anche in modo chiaro, soprattutto davanti alle ragazze che giravano attorno a suo fratello, facendole scappare tutte a gambe levate. L’unico che non coglieva il messaggio era proprio Cain, scambiando i suoi gesti come capricci adolescenziali.
- Setsu? Setsuka! Mi hai sentito? – la chiamò il fratello per la terza volta, notandola assorta nei suoi pensieri. Ultimamente le accadeva spesso e lui non faceva che domandarsi cosa le passasse per la testa.
- Eh? Ah no, scusami, ero distratta. Che dicevi? – gli chiese, mentre sistemava le lenzuola.
- Ho detto che vado a fare una doccia. Tu prepara il pranzo. Nel pomeriggio incontreremo il regista e il cast. – le spiegò nuovamente, prendendo poi un cambio di vestiti. Setsu lo seguì con lo sguardo fino a quando scomparve dietro la porta del bagno. Si avviò verso la piccola cucina presente in camera e sbuffò scocciata.
“E con che diamine lo preparo il pranzo, se nel frigo c’è roba che neppure conosco?” disse tra sé e sé, osservando le confezioni ricoperte da etichette assurde ed eccessivamente colorate. Sapeva leggere i kanji, ma non capiva che alimenti fossero di preciso.

Quelli che si prospettavano all’orizzonte, sarebbero stati mesi difficili per lei. Non sapeva nulla del Giappone, nonostante la madre fosse originaria proprio del Sol Levante. Aveva sempre vissuto in California, terra natia del padre, e anche se la madre le aveva insegnato il giapponese, non aveva certo in previsione di doversi trasferire in quel luogo dalla cultura così diversa da quella statunitense.
Quando avevano proposto a suo fratello di recitare in un film che sarebbe stato girato in Giappone, aveva faticato a crederci. Lui aveva seguito le orme della loro madre, un’attrice di successo che aveva abbandonato la carriera per amore del marito, un cantante di cui si era innamorata follemente e che aveva deciso di seguire negli Stati Uniti. Di sicuro, qualcuno in Giappone doveva aver visto casualmente un telefilm con il suo magnifico fratellone, ricordando che fosse il figlio della famosa Koharu Tsukishima, altrimenti non sapeva spiegarsi come fossero arrivati a lui. Cain Heel era abbastanza famoso in molti stati americani, ma non tanto da arrivare addirittura oltreoceano, quindi, il ricordo della madre era l’ipotesi più probabile su come fossero arrivati a lui.
- Ok, proviamo questo. E’ l’unico che conosco. – borbottò sconfortata, prendendo una confezione e il necessario per prepararla.
Come se la sarebbe cavata? Sarebbe riuscita a comprendere usi e costumi di quel paese? E il cibo soprattutto. Di certo, avrebbe volentieri fatto a meno di trasferirsi per qualche mese in quel luogo dalle vie inesistenti. Aveva scoperto, infatti, che in Giappone le vie non avevano un nome, bensì numeri e codici identificativi sul quartiere da raggiungere. Spiegare al tassista dove portarli, invece di riferire un semplice nome, fu per lei davvero assurdo. Senza contare i continui inchini per salutare qualcuno.
“Ma il lavoro è lavoro!” si ripeté per la milionesima volta, come un mantra, per autoconvincersi.
- Che profumo! Che stai cucinando? – le chiese il fratello, uscendo dal bagno.
- Roba istantanea: ramen in brodo di funghi… credo. – spiegò perplessa, rileggendo le istruzioni riportate sulla confezione. – Che robaccia! – esclamò, appuntando mentalmente di andare a fare la spesa e comprare cibi commestibili.
- Per adesso andrà bene. Non stare sempre a lamentarti. Non hai fatto altro da quando siamo atterrati.  – la rimproverò Cain, sedendosi a tavola.
- Non è colpa mia se questo paese è strano! E mi piacerebbe sapere cosa ci trovino di buono in spaghetti scotti in brodo annacquato e insipido. Non li capisco! –
- Non conosci la cucina giapponese. Non giudicarla da un preparato istantaneo. –
- Vedremo. Comunque, quando finiremo di parlare col regista, mi accompagni a fare la spesa. Nella dispensa e nel frigo non c’è praticamente nulla! Che tirchi questi giapponesi! – si lamentò, pensando che il regista poteva quantomeno scomodarsi a fargli avere una camera decente, considerando che avrebbero dovuto trattenersi lì per parecchio.
- Oggi sei più capricciosa del solito, lo sai? Se proprio non ti andava venire in Giappone, potevi restare a casa. –
- Punto primo: non lascio il mio fratellone da solo! Dove vai tu, vado anch’io. Punto secondo: dimentichi che sono la tua assistente? Devo occuparmi di gestire i tuoi impegni. – gli ricordò Setsu, sedutasi anche lei per pranzare, ovviamente utilizzando le posate e non quegli stupidi bastoncini di legno che le cadevano in continuazione.
- Non ho bisogno che tu mi faccia da assistente, me la so cavare da solo. E di certo non sono il tipo che soffre la solitudine. Saresti anche potuta restare a Los Angeles se non ti andava di venire. –
- Ah sì? Beh… se non hai bisogno di me, vado subito a prendere un volo per ritornare a casa, fratellone. Certo, non vedendoti più al mio fianco, toccherà a me allontanare i ragazzi attratti dalla mia bellezza. Ma pazienza, non posso fare sempre affidamento su di te. In fondo tu stai lavorando. – rispose Setsu, con aria furba, alzandosi da tavola e fingendo di andare a prendere le valigie non ancora disfatte. – Ti chiamerò ogni sera per assicurarmi che non salti i pasti. O forse è meglio a pranzo. La sera potrei essere impegnata e non sarebbe carino stare al telefono per chiamare il proprio fratello in presenza di un ragaz… -
- Tu non vai da nessuna parte! – la interruppe Cain, che con un forte strattone la rimise seduta. - Siediti e mangia, prima che si freddi! – le ordinò perentorio, col viso contratto in una smorfia di pura rabbia.
- Ma avevi detto che… - tentò di protestare lei.
- Non importa! Non ti muovi da qui. Chiaro? – ribadì, stringendo con veemenza il braccio della ragazza, in un moto di cieca furia.
Conosceva troppo bene sua sorella e sapeva che quando faceva così, voleva solamente provocarlo. Eppure, ogni volta che pensava anche solo per scherzo che qualche idiota potesse avvicinarla, il sangue gli ribolliva nelle vene. Non l’avrebbe mai lasciata in mano a degli stupidi mocciosi, interessati solamente a una cosa. Per questo la portava sempre con sé, in ogni luogo che frequentava, sia lavorativo che non. Doveva tenerla d’occhio.
Setsu, dal canto suo, esultava per la sua piccola vittoria. Aveva vinto anche stavolta. Far leva sulla gelosia del fratello funzionava sempre. Odiava rendersi tanto infantile, ma sapeva che era l’unico modo per farlo capitolare. Da sempre, Cain teneva a bada qualunque ragazzo provasse ad avvicinarla, sostenendo che non fosse alla sua altezza e che lei meritasse di meglio. In realtà, nessuno le si avvicinava perché era lei a tenerli a debita distanza, ma gli lasciava credere che il merito fosse suo.
Dietro quei gesti, Setsu sperava sempre di poter vedere qualcosa in più di una semplice gelosia fraterna, ma ogni volta doveva forzare se stessa per tornare coi piedi per terra. Cain non le aveva mai mostrato un interesse diverso da quello di un fratello iperprotettivo, e questo la sconfortava.
- Uffa, ok fratellone. Come vuoi tu. – si finse contrariata, iniziando a consumare il proprio pasto, nascondendo la sua felicità.
Felicità che presto sarebbe stata spazzata via, cambiando per sempre la vita dei due fratelli.

 









Salve fan di Skip Beat ^.^ come avrete sicuramente notato dal prologo, questa storia è una AU in piena regola e non ha per protagonisti Ren e Kyoko, bensì Cain e Setsu, come se fossero dei veri personaggi all’interno del manga. Ho amato da subito questa coppia, tanto da desiderare che fosse realizzata una storia a parte con loro due, senza i nostri due amati attori a interpretarli.
Ecco così che nasce (dalla mia instabilità mentale XD) l’amore incestuoso tra i fratelli Heel *^*  (più una pagina Facebook che trovate qui e che ho dedicato loro ^_^  https://www.facebook.com/Skip-Beat-Italia-CainSetsu-1704418523135327/  )
Può sembrare strano visto che ho totalmente cancellato i protagonisti, ma in fondo io vedo sempre Kyoko-chan e Tsuruga-san ^_^ infatti, se vorrete leggere questa storia, troverete molte sfaccettature del carattere di Ren e Kyoko nei due fratelli, soprattutto di quest’ultima, che mi ha aiutato a creare una Setsu meno astratta.
Alcune precisazioni. Ho cambiato il luogo di provenienza dei due, un po’ perché mi faceva comodo che i fratelli fossero americani e un po’ per legare Cain a Kuon ^.^  Non solo, più avanti, accennerò al vero colore di capelli di Setsuka che è nero, esattamente come Kyoko.
Avrete notato la presenza di Reino nella presentazione ^.^ mi piace come personaggio e ho lavorato molto anche su di lui ^_^
Infine, doverosi sono i grazie alle persone a cui rompo sempre le scatole e che meritano un grazie enorme insieme alla mia immensa riconoscenza <3
A Cate dico grazie di cuore per avermi fatto conoscere Skip Beat *^* e per avermi aiutata con lo sviluppo della storia :-*
A Mary dico grazie per avermi aiutata col titolo (che nasce da una canzone su Youtube) *^* perché io e l’inglese facciamo a pugni :-*
A Marty dico grazie per avermi aiutata con Reino  *^*  senza le tue spiegazioni sarei in alto mare sullo sviluppo delle sue doti :-*
Alle Fluffers del Vanilla: Lune alias Annalisa (quanto mi fa strano chiamarti per nome XD)  Chiaruzza (non potevo non chiamarti così, scusa XD) Sere e Sesy (vi metto vicine mogli così non mi picchiate XD) dico grazie per i vostri consigli e perché sopportate i miei piagnistei sulle mie insicurezze come scrittrice, anzi chiedo venia a tutti per qualche orrore che potrete leggere T^T
Sono circondata da amiche/sorelle fantastiche e vi ringrazio soprattutto per esserci sempre ragazze :-*
Detto questo, vi saluto e ci si rilegge al primo vero capitolo se vorrete ^_^
Baci Faby <3 <3 <3 <3
 

 
   
 
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