Fanfic su artisti musicali > Mika
Ricorda la storia  |      
Autore: Lizhp    25/03/2016    3 recensioni
Era fregato.
Era dannatamente fregato.
Appena chiuse la porta della cucina estrasse l’I Phone dalla tasca posteriore dei suoi pantaloni; non apri però la pagina di internet per cercare come si potesse fare quel diavolo di pane, ma aprì Whatsapp, selezionò i contatti e scrisse frettolosamente il nome di suo fratello.
Fortuné sarebbe stato più efficiente di un qualsiasi risultato di Google.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Dermanis, Fortunè Penniman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Le sue dita scorrevano lente ma decise sui tasti d’avorio del pianoforte, permettendo ad una melodia suonata ad intuito di aleggiare tra le mura del suo studio nella casa di Londra. Non sapeva ancora se quelle note avrebbero portato, alla fine, ad una nuova canzone, ma poco gli importava. Non stava suonando con lo scopo di comporre qualcosa da utilizzare per il suo lavoro; stava suonando perché, stranamente, quella mattina si era svegliato fresco e riposato e, soprattutto, di buon umore.
Tuttavia provava un’incommensurabile voglia di far niente.
La sua metà, nonostante fossero le undici e mezza di mattina, dormiva ancora beato, aggrovigliato tra le coperte e con un braccio a penzoloni giù dal letto. Sicuramente al suo risveglio avrebbe usato la ridicola scusa del jet-leg.
Mika aveva così deciso di alzarsi e raggiungere la sala con il pianoforte, spalancando immediatamente la grande finestra e permettendo ad un ben accolto sole mattutino di striare il pianoforte con i suoi raggi.
Solo successivamente, senza pensarci troppo, aveva iniziato a suonare, assicurandosi che la porta fosse ben chiusa per non disturbare il sonno del compagno.
Quando sentì il grande campanile, non molto distante dalla loro casa, scoccare il mezzogiorno, chiuse lo sportello del pianoforte e trascinò la sua non voglia di fare qualcosa al piano di sotto. Non mancò certo di sbirciare nella loro camera da letto, notando come Andy avesse cambiato posizione, spalmandosi sul letto e occupando una buona parte anche della sua zona. Sorrise lievemente osservando la bocca semichiusa del greco e il suo respiro regolare; gli occhi ancora ben chiusi e i capelli biondi, forse un po’ lunghi, che corniciavano il viso in modo disordinato.
Presto avrebbe iniziato a lamentarsi per i troppi capelli e un giorno sarebbe tornato a casa quasi rasato; ormai era pronto a questa evenienza, anche se tutte le volte si permetteva cinque minuti belli e buoni di broncio in ricordo dei primi tempi in cui stavano insieme e quelle ciocche bionde scivolavano lisce tra le sue dita.
Certo, doveva ammettere che il broncio era sempre funzionale per ricevere un po’ di attenzione gratuite.
Scese le scale e si prese qualche minuto per salutare le due ragazze, intente in una lotta pacifica sul divano; appena la regina e la principessa si accorsero della sua presenza, interruppero il loro gioco per dedicare una lunga e ben accettata serie di leccate e scodinzolii al più grande dei loro padroni.
Non ci mise molto Mika a raggiungere il divano e accendere la televisione, permettendo alle due golden di sdraiarsi accanto – e sopra – a lui.
Così come non ci mise molto il suo stomaco a farsi sentire, perentorio e rumoroso, reclamando cibo.
La fame aveva sempre la meglio su tutto, anche sulla sua pigrizia.
Lanciò uno sguardo speranzoso alla scala, sperando di veder apparire il suo compagno in tuta, maglietta e capelli disordinati, di modo da dare veramente inizio a quella giornata; ma nella casa, fatta eccezione per le voci della televisione, regnava ancora il silenzio.
Si alzò e si diresse in cucina, seguito come un’ombra dalle due cagnoline, improvvisamente incuriosite dai suoi spostamenti e ben speranzose di ricevere qualcosa da sgranocchiare, dato che la meta sembrava essere la cucina in cui, nella mensola più alta, entrambe sapevano esserci una buona scorta di biscottini. Il cantante le accontentò, lanciando loro un biscotto a testa, e dirigendosi poi verso il bancone della cucina, su cui uno strano aggeggio appena comprato era stato abbandonato un paio di giorni prima. Era un altro di quegli oggetti arrivati in quella casa grazie ad un sito scoperto da Mika mesi prima, che permetteva di fare la spesa online e far recapitare tutti gli acquisti direttamente a casa. Una bella comodità per Mika, per Andy invece una vera rottura, dato che la persona a passare più tempo nella villetta era proprio lui e a volte si trovava ad aprire la porta e a ricevere dall’uomo delle consegne oggetti improponibili che il suo ragazzo, però, aveva ritenuto fin troppo belli o utili per non essere acquistati.
Improvvisamente esaltato all’idea di cimentarsi in questo nuovo esperimento, Mika tolse l’oggetto dalla scatola e si precipitò ad affondare il naso nel libretto delle istruzioni, stando ben attento a non commettere errori.
 
Svegliato di soprassalto da un incubo che avrebbe di gran lunga preferito non fare, Andy ricadde a peso morto sul materasso del letto, infilando la testa sotto al cuscino, come a sperare che i ricordi del sogno appena fatto potessero svanire risucchiati dal copri cuscino blu e lui potesse tornare a dormire tranquillo. In quel momento si accorse che la sua gamba destra era distesa verso l’altra metà del letto e non stava incontrando ostacoli; per di più, se Mika fosse stato ancora accanto a lui, gli avrebbe sicuramente tirato un pizzicotto sul fianco, costringendolo a tornare nella sua metà del materasso.
Pochi istanti dopo un intenso profumo giunse alle sue narici. Il biondo riemerse da sotto il cuscino e squadrò la porta semi chiusa della stanza, come se proprio in quel punto potesse trovare la spiegazione di quel profumo.
Mika stava sicuramente cucinando qualcosa.
Ormai incuriosito – e a dirla tutta un po’ in pensiero per la loro cucina – scese dal letto e infilò i pantaloni della tuta appoggiati sulla sedia lì accanto, sbuffando sonoramente di fronte al piccolo termostato che gli indicava la temperatura in casa: Mika doveva essere passato da quelle parti. Scuotendo la testa e sorridendo leggermente al pensiero della sua metà che, furtivamente e senza farsi accorgere, spostava la rotellina un paio di gradi più sopra, allungò la mano sinistra per abbassare di nuovo la temperatura.
Data la temperatura alta che Mika aveva provveduto a creare in casa non si preoccupò di indossare una felpa sopra la maglietta bianca stropicciata e scese le scale, fino a raggiungere la porta della cucina.
“Ammettilo che stai usando la tattica del riscaldamento per fare in modo che io vada in giro senza…” ma si bloccò osservando ciò che Mika stava posando con molta attenzione su un piccolo vassoio color argento.
“… pantaloni” aggiunse infine, alzando un sopracciglio in direzione del pane, probabilmente la causa del profumo che aveva sentito appena sveglio.
“Mi hai scoperto” rispose Mika, rivolgendogli un sorriso luminoso e facendosi da parte per permettere ad Andy di osservare la sua ultima creazione.
“Non funziona però” aggiunse il cantante, lanciando un’occhiata ai pantaloni neri del compagno e alzando le sopracciglia assumendo un’espressione quasi indecifrabile.
“Hai fatto il pane?” domandò il greco, sorpreso, avvicinandosi al bancone della cucina e ignorando lo sguardo – decisamente fin troppo deluso – che Mika gli aveva appena lanciato.
“Sì” rispose solo, orgoglioso.
“Tu hai fatto il pane” ripeté il greco, sottolineando l’improbabilità di ciò che, però, stava vedendo con i suoi occhi.
“Grazie per la tua fiducia nei miei confronti” e il pizzicotto che Andy aveva immaginato poco prima a letto arrivò a farlo sobbalzare. Poi Mika allungò una mano verso il pane e ne staccò un pezzo, avvicinandolo alla bocca del compagno.
“È anche buono” commentò il biondo, sinceramente meravigliato.
“Grazie” rispose Mika, godendosi quei pochi attimi di complimenti prima che Andy, svegliandosi del tutto, collegasse quel pane alla macchina acquistata qualche giorno prima e iniziasse a prenderlo in giro.
In realtà il biondo, già insospettito da questa cosa – soprattutto dal fatto che la cucina fosse stranamente in ordine – stava cercando di darsi una spiegazione e passarono solo pochi secondi prima che, al di sopra della spalla di Mika che si era avvicinato per dargli il buongiorno con un bacio e poi un abbraccio, scorgesse la scatola che conteneva il vero chef di quella mattina.
Iniziò a ridere, affondando la faccia nella spalla del ragazzo. Mika alzò gli occhi al cielo, rendendosi conto che Andy aveva appena scoperto il trucco.
Idiota.
Sì, perché era esattamente da Mika iniziare a tirarsela e godersi i complimenti per qualcosa che in realtà aveva fatto quella macchinetta per il pane che aveva così orgogliosamente acquistato in internet.
“Complimenti anche a lei” commentò ancora Andy, tornando a ridere, questa volta più sguaiatamente.
“Ehi, gli ingredienti li ho messi io” si difese allora Mika, liberando Andy dalle sue braccia e allontanandosi per prendere un altro pezzo di pane, in quel momento solo parzialmente consapevole di dove li avrebbe portati quel loro gioco sul merito di qualche panino uscito direttamente da una macchina per il pane.
“Oh sì, qualcosa per cui ci vuole una scuola” e il greco marcò l’ultima parola, prendendo bene le distanze dal compagno, sicuro che una qualsiasi sorta di vendetta sarebbe arrivata a breve; magari anche un panino in piena faccia.
“Devo pur usare quello che compro, no?”.
Andy in quel momento capì che di lì a breve qualche parola poco carina – ma sussurrata scherzando – sarebbe uscita da una delle loro bocche. Tutto stava nel capire chi, in questo caso, avrebbe avuto l’ultima parola.
“Tu compri il mondo su quel sito”.
“Beh, questa macchina è davvero utile”
“Sì, fa del pane molto buono in effetti”
“Se è uscito bene è anche perché non ho sbagliato le dosi”.
“Giusto, i complimenti anche alla pesa da cucina, allora”.
“Stronzo di meeeerda”.
Un sorriso soddisfatto accompagnò l’uscita di Andy dalla cucina: miracolosamente, era riuscito a mettere Mika a tacere. Passò accanto al compagno, afferrò un panino e si diresse in sala, pronto a gettarsi a capofitto sul divano verde.
“Noto che, però, questo mio acquisto non ti dispiace affatto. E se io non avessi deciso di fare il pane, saresti ancora a stomaco vuoto, perché qualcuno ha dormito quattordici ore di fila”
Andy lanciò gli occhi al cielo: non riusciva davvero a dargliene una vinta.
“Sono rientrato da un lungo viaggio”
“Atene sta solo a tre ore di aereo, non giustifica quattordici ore di sonno”
“Stai zitto tu che un paio di settimane fa hai passato l’intera giornata a dormire”
“Tornavo dal Giappone”
“Quindi? Io torno dalla Grecia”
Si fermarono, in silenzio, ad osservarsi negli occhi.
Andy avrebbe potuto continuare ad arrampicarsi sugli specchi per sempre, solo per vedere quell’espressione esasperata mista scherzosa di Mika non sparire dal suo viso.
Tre.
Due.
Uno.
Leggere risate riempirono la sala e accompagnarono Mika nella sua marcia verso il divano, raggiunto il quale si preoccupò bene di schiacciare il greco di modo che non si potesse più muovere.
Avvicinò il volto a quello di Andy quanto più lentamente possibile.
Pericoloso.
E sì, Andy aveva ragione ad aver pensato una cosa del genere. Era ad un millimetro – un solo millimetro – dalle sue labbra quando di nuovo sentì le mani del ragazzo pizzicargli i fianchi.
“Dovresti ringraziarmi per averti fatto trovare il pane!”
“Mai!” quasi ululò il biondo, tentando di sfuggire alle lunghe e, di nuovo, pericolose, dita di Mika.
Era un gioco puerile oltre l’inverosimile, eppure nessuno dei due ci stava pensando in quel momento.
“Ringraziami!”
“NO! Non l’hai fatto davvero tu!”
Mika drizzò la schiena e decise di concedere al suo avversario un minuto di tregua.
“E se lo facessi io?” un nuovo, pericolosissimo, luccichio prese vita nelle iridi nocciola.
“Ti direi bravo” tentò di chiuderla lì Andy, ben consapevole che nell’aria iniziava ad aleggiare una possibile scommessa.
Una smorfia rese il volto di Mika ancora più irresistibile agli occhi di Andy che, dimentico di qualsiasi gioco infantile, tentò di alzare la schiena dal cuscino del divano e raggiungere quelle labbra.
“Tutto qui?” disse però Mika, tirandosi indietro e osservando il compagno con un sopracciglio alzato.
Andy sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
“Tanto lo sai anche tu che farebbe schifo” ma sì, perché non infierire arrivati a quel punto, magari preoccupandosi di sottolineare per bene quell’ultima parola?
Forse perché Mika era sopra di lui, esattamente in quella posizione, e gli bastò mezzo secondo per spostare di poco il ginocchio e…
“Ouch”.
“Ops”.
“Vaffanculo, Mika”.
Ecco.
“Dicevi?” chiese il libanese con un sorriso sornione, ben sicuro che dopo quella lieve ginocchiata nel posto giusto non si sarebbe più azzardato a prenderlo in giro.
“Che non saresti in grado di fare del pane” rispose invece Andy, un sorriso di sfida a condire il tutto. Moriva dalla voglia di vederlo alle prese sul serio con quell’impresa. In realtà, moriva dalla voglia di sedersi in un angolo a braccia incrociate e prenderlo amabilmente per i fondelli.
“Mi stai sfidando” constatò Mika, arricciando il naso.
“Perspicace”
“Okay” e in meno di un secondo il libanese aveva già raggiunto, a grosse falcate, la porta della cucina.
“Sul serio?” chiese Andy, meravigliato dal fatto che il ragazzo avesse accolto quella provocazione.
“Sì” rispose risoluto il libanese, chiudendo la porta della cucina alle sue spalle, lasciando un Andy sinceramente divertito a ridere sommessamente sdraiato sul divano.
 
Era fregato.
Era dannatamente fregato.
Appena chiuse la porta della cucina estrasse l’I Phone dalla tasca posteriore dei suoi pantaloni; non apri però la pagina di internet per cercare come si potesse fare quel diavolo di pane, ma aprì Whatsapp, selezionò i contatti e scrisse frettolosamente il nome di suo fratello.
Fortuné sarebbe stato più efficiente di un qualsiasi risultato di Google.
 
“Fort, ho bisogno del tuo aiuto, TI PREGO.”
 
Inviò il messaggio, sperando con tutto se stesso che Fortuné avesse il cellulare a portata di mano. Quando la spunta divenne blu esultò tra sé e sé, osservando poi la scritta “Sta scrivendo…” con aria impaziente.
 
“Oh, cazzo.”
 
Mika sbuffò, scuotendo la testa di fronte a quella risposta.
Suo fratello non cambiava mai.
 
“Lo prendo come un sì. Posso chiamarti?”
 
“Hai dato fuoco alla casa e devo disegnarti il progetto per una nuova?”
 
Suo fratello non cambiava davvero mai.
Sospirò, rendendosi conto che doveva sistemare quella faccenda prima che Andy entrasse in cucina alla ricerca di un caffè. Decise quindi di giocare sulla curiosità del fratello minore, quasi sicuro di riuscire in questa sua impresa.
 
“No, ma molto probabilmente gli darò fuoco presto se tu non dici come si fa il pane.”
 
Funzionò.
Apparve la spunta blu e pochi secondi dopo il suo cellulare indicava una chiamata in arrivo.
“Pronto, Fort…”
“Cos’hai combinato stavolta?” non lo fece nemmeno finire di parlare, dando per scontato che la colpa di tutto fosse sua.
“Nulla di grave, devi solo dirmi come fare il pane”
“Come faccio a dirti come fare il pane da qui? E poi a cosa ti serve fare il pane?”
Spiegargli tutto non avrebbe certo giovato alla sua posizione: era pronto a scommettere il suo pianoforte che se Fortuné avesse saputo il vero motivo per cui gli chiedeva questo favore, di sicuro si sarebbe rifiutato e avrebbe atteso con ansia il risultato di quel piccolo gioco, non mancando di sottolineare il suo sostegno al cognato.
“Ehm… così, mi va di fare qualcosa in cucina”
Non risultò convincente nemmeno a se stesso.
“E perché sussurri?”
Perché se Andy scopre quello che sto facendo sono dannatamente fregato.
“Andy dorme ancora”
Di nuovo, quel tono di voce non avrebbe convinto nemmeno i suoi cani.
“Mika” si limitò a dire Fortuné.
“Non puoi aiutarmi e basta?” sbottò allora il più grande, iniziando ad aprire le mensole della cucina per cercare l’occorrente.
“Chiaro che no, devo capire se ne vale la pena”.
Un sonoro sbuffo fuoriuscì dalle labbra di Mika, ormai esasperato dalla curiosità e testardaggine di quello che, ad un primo sguardo, avrebbe anche potuto essere suo fratello gemello.
“È solo una stupida sfida che ho fatto con Andy e…”
“Oooh, adesso si spiegano molte cose. E se perdi?”
Mika si fermò un attimo a riflettere, constatando che in effetti non erano state poste condizioni circa l’esito della sua mattinata in cucina.
“Niente, credo” borbottò, ben sicuro che comunque il compagno avesse trovato qualcosa con cui ricattarlo alla fine di tutto.
“Ma… perché lo fai?”
Quante domande.
“Orgoglio” tagliò corto “Allora, mi aiuti?”
“Mika, certo…”
Il libanese stava già per esultare, quando dopo la pausa teatrale messa in atto, il suo adorabile fratellino aggiunse: “… che no”.
“Ti prego!”
“Nemmeno morto, sarebbe una cosa scorretta e lo sai che io sono una persona leale. In più non posso tradire Andy in questo modo. Posso venire da te a godermi la scena quando sfornerai il pane?”
Ipocrita.
Mika tentò di contare fino a dieci prima di rispondere, ma alla fine decise che il suo istinto aveva appena partorito la risposta migliore.
“Vaffanculo, Fort, sinceramente” e chiuse la chiamata, ascoltando solo per una frazione di secondo la risata – in realtà quasi un ululato – che il fratello stava esibendo di gran gusto.
Si guardò intorno, ben consapevole che tra qualche minuto quella cucina non sarebbe stata più così pulita. Sospirò, aprendo finalmente Google e scrivendo pane.
 
Tempo dopo Andy, insospettito dal troppo silenzio proveniente dalla cucina, decise di affacciarsi per vedere se la situazione fosse definitivamente compromessa o se per il compagno ci fosse ancora qualche speranza.
Appena aperta la porta non poté fare a meno di provare un moto di dolcezza per il suo ragazzo dai capelli ricci e puntellati di bianco – farina probabilmente – un moto di disperazione per lo stato in cui la cucina era irrimediabilmente ridotta e un grande divertimento nel vedere il pelo di Melachi nella stessa situazione dei capelli di Mika.
La cagnolina infatti, ignara del destino a cui sarebbe andata incontro, aveva deciso una mezzoretta prima di raggiungere il cantante in cucina; quest’ultimo le aveva aperto, ma poi, sfortunatamente, ritornando al tavolo aveva picchiato con il gomito sul sacco della farina aperta che era caduta rovinosamente a terra dal lato aperto della busta.
Ovviamente.
Melachi si era divertita, lui un po’ meno.
“Ridi, che io intanto ho quasi finito” lo rimbeccò Mika, davvero poco sicuro dell’impasto che stava cuocendo in forno.
“Sei… bellissimo” riuscì a dire il biondo, sorridendo divertito ma esprimendo ciò che sinceramente provava in quel momento.
Una linea di farina tagliava a metà la testa del compagno e Andy la notò solo quando si avvicinò a lui per tentare di baciarlo. Ovviamente, quel dettaglio non colto precedentemente, lo fece scoppiare a ridere.
“Prurito alla fronte?”
Mika rimase un attimo perplesso, poi capì che probabilmente aveva l’aspetto di un clown. Sbuffò dritto in faccia a Andy e si passò la manica sulla fronte per cercare di liberarsi della farina.
Pessima idea.
La risata di Andy si fece più fragorosa e vedendo la smorfia del compagno, passò le mani sulla sua fronte e poi nei suoi capelli, scompigliandoli.
“Aaaandy” si lamentò il libanese tentando di fuggire dalla sua presa.
In quel momento il suono del timer del forno fece voltare entrambi.
“Non sono davvero sicuro di voler aprire” rifletté Mika, osservando l’elettrodomestico con aria impaurita.
“Ah, apro io” si offrì immediatamente il greco.
“No, no, ci penso io” si affrettò a bloccarlo il libanese, ben consapevole che in quel modo avrebbe solo anticipato il sarcasmo pungente della sua metà.
Quando estrasse il pane dal forno, si rese ben presto conto che non poteva nemmeno azzardarsi a chiamarlo pane.
Una risata soffocata alle sue spalle gli fece intendere che il momento tanto temuto era finalmente giunto.
“Beh…” tentò di iniziare a giustificarsi il maggiore dei due ragazzi.
“Non puoi davvero trovare una scusa anche per questo” commentò Andy, ormai in preda ad un forte attacco di risa.
“Ma magari è buono” provò a suggerire Mika, in un sussurro talmente poco convinto che Andy fece perfino fatica a capire.
“Ti sei appena offerto come cavia” decretò il biondo, sedendosi su uno degli alti sgabelli che circondavano la penisola della cucina e incrociando le braccia con un sorriso furbo ben stampato in viso. 
Mika allungò una mano, nel tentativo di assaggiare un pezzo della poltiglia che aveva di fronte.
“Ahi!” esclamò, facendo seguire una lunga serie di parolacce ben selezionate dal suo repertorio.
“Sì, le cose fatte in forno poi scottano” fece notare Andy, rimarcando per bene l’ultima parola, tentando di trattenere le risate con scarsissimi risultati.
Le parolacce che non aveva selezionato per il pane caldo le rivolse interamente al compagno, variandole anche in francese.
Prese coltello e forchetta e staccò un pezzo di ciò che aveva cucinato, mettendolo poi in bocca e sforzandosi di non storcere il viso.
Doveva necessariamente aver dimenticato qualcosa di fondamentale durante la preparazione.
“Il verdetto dello chef?” domandò Andy, che non aveva mancato di notare gli sforzi mal celati di Mika dopo aver assaggiato la sua creazione.
Bastardo.
Mika deglutì a fatica e poi distese le labbra in un sorriso.
“Talmente buono che me lo tengo tutto per me, non ne assaggerai nemmeno un pezzettino”
“Bel tentativo. No, no, ci tengo proprio ad assaggiare”
“No davvero, non ho intenzione di lasc…”
Troppo tardi, il biondo aveva già preso forchetta e coltello.
Mika fu costretto ad ammettere che, nonostante tutto, l’espressione sul volto di Andy valeva la pena di quella sfida clamorosamente persa.
“Sembra… sembra…”
Sì, Mika lo capiva perfettamente: non c’era un nome per descrivere quella cosa.
“Come primo tentativo non è malaccio” tentò di difendersi il cantante, giusto per non dargliela del tutto vinta.
“Mika… non credi manchi qualcosa di essenziale?”
“Mh?”
“Tipo il sale”
“No, sono sicuro di averlo messo”
Poi indicò con il pollice il bancone della cucina dietro di lui, su cui prima aveva posato il sale che aveva usato.
“Mika” disse Andy, costringendolo a voltarsi verso il sale che sì, era sulla cucina, ma chiuso.
“Oh”, commentò il cantante “È possibile, forse, che io abbia tolto il sale dalla mensola e che poi Melachi si sia avvicinata a me per giocare e dopo averle dato retta potrei aver scordato di mettere il sale”
“Questo uso del condizionale è interessante. Però sai, avevi ragione” commentò Andy.
“Su cosa?” chiese Mika, meravigliato di una così gentile concessione in quel momento in cui si sarebbe aspettato solo prese in giro.
“La macchina per il pane è davvero utile”
“Bastardo”
E questa volta non si limitò a pensarlo ma lo espresse ad alta voce, scandendo per bene ogni sillaba.
Un paio di secondi dopo, Andy brandiva il suo cellulare e stava scattando una foto prima che Mika avesse il tempo di rendersene conto.
“Cosa fai?” domandò, gli occhi socchiusi e un tono minaccioso.
“Fortuné deve sapere che il talento non è una questione di geni”
Mika non tentò nemmeno di fermarlo, sapeva che Andy aveva già provveduto ad inviare tutto a suo fratello.
“Bastardo” ripeté, giusto per assicurarsi che il compagno avesse capito bene, nonostante stesse soffocando nelle risate.
 

 

*coff coff*
Quanto tempo!
Ebbene si, sono tornata.
Ovviamente, come avrete potuto notare se siete arrivati fin qui, con una OS completamente senza senso. I tweet di Mika di ieri sera mi hanno fatto partire un viaggio mentale che non ho potuto non scrivere.
Nulla, non credo di aver molto altro da aggiungere. 
Ah, è la prima occasione pubblica che ho per ringraziare tutti voi che avete partecipato al contest... siete stati fantastici ed è stato un sacco divertente ;)
Alla prossima gente!
 
 
 
 
 
 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Mika / Vai alla pagina dell'autore: Lizhp