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Autore: ailinon    26/03/2016    0 recensioni
Una gita in Grecia, è per un ragazzo italiano, la scoperta dell'età adulta e dell'incontro con la vera metà della sua anima.
Platone l'avrebbe definito Amore.
Il racconto è ispirato dalle canzoni e dalla figura del cantante greco Pantelis Pantelidis, morto prematuramente in un incidente d'auto; e dal coraggio del popolo greco, che ha continuato a invocare democrazia anche mentre l'unione europea li schiacciava sotto una dittatura fatta di tagli e tasse.
E' un mio segno di ammirazione per il popolo greco, orgoglioso e fiero, e per la sua splendida, millenaria, storia.
L'altra figura che mi ha ispirato è il coraggio rivoluzionario e l'onestà del giovane politico greco Alexis Tsipras, che ha tentato di combattere da solo (e con Syriza) per tutta la sua Grecia, contro un'Europa ottusamente gretta e inumana.
Un sentito abbraccio e un ringraziamento al gruppo di twitter che segue Tsipras e mi ha aiutato e consigliato: #greeceagapi Le Tsipreriane. GRAZIE!!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 2

Il ragazzo proseguì il viaggio con la mente bloccata su quella immagine. I compagni di viaggio parlavano e ridevano riguardo alla loro calata ad Atene, mentre lui non faceva che ripetersi le parole scritte sul cartiglio.

Tonight at 21. Here.

Stanotte alle 21. Qui. Qui.

Rivederlo. Follia. Rivederlo. Follia. Rivederlo... Poteva ucciderlo. Poteva rapinarlo o farlo sparire, ma... Theos! (Così i greci chiamavano Dio) Theos, doveva rivederlo. Doveva sapere perchè quella apparizione l'aveva sconvolto tanto. Doveva... No, bugia! Sapeva bene perchè lo voleva vedere: perchè sentiva il petto lacerarsi al pensiero di non vederlo mai più, e vibrare di gioia a quello di stargli di nuovo davanti.

Aveva già preso la sua decisione mentre scendevano dalla metropolitana.

Quella sera avrebbe dovuto prendersi del tempo per sé.

***

I suoi amici non compresero perchè volesse andare da solo per Atene, invece che cenare con loro in uno dei localini del quartiere caratteristico di Plaka.

Dovette mentirgli per fargli capire che doveva andare. Voleva vedere un qualche parente, aveva inventato.

Poi, appena allontanatosi da loro, lasciandosi il Partenone alle spalle, aveva imboccato l'entrata della metropolita, direzione Pireo.

***

Per arrivare al porto ci mise circa mezz'ora; e per ritrovare il punto del nuovo molo, quasi lo stesso tempo. Tuttavia, quando raggiunse il ritrovo, non c'era nessuno.

Il dubbio riprese il sopravvento su di lui. Forse era una trappola. Forse l'avrebbero derubato o pestato a sangue scambiandolo per un omosessuale. E lui non era gay. Non lo era mai stato, o meglio... Fino a quel pomeriggio non gli era mai capitato di provare un'attrazione simile per qualcuno. Per un uomo, e...

Il vento del mare lo spinse a voltarsi, e Lui era lì che lo guardava.

Era venuto. Era venuto! E il suo sguardo lo calamitava ancora.

Si andarono incontro, attraversando lo spiazzo di quell'angolo di porto.

Lui si era cambiato e ora indossava solo un paio di jeans e una semplice camicia a tinta unita, che pareva non riuscire a contenere le spalle larghe e i muscoli degli avambracci.

Alex si bloccò a meno di un passo da Lui. Il biglietto tra le dita.

Non conosceva una parola di greco e non sapeva come trasmettergli quello che provava. Prese fiato: «Sono qui...»

Lui non gli fece dir altro. Gli posò una mano dietro al collo, prendendogli la nuca sotto al grande palmo aperto, e lo tirò contro di sé.

Premendolo contro il suo torace, gli chiuse le labbra sotto la bocca, costringendolo a subire un bacio tutt'altro che casto.

Alex scartò come un puledro e tentò di liberarsi da quelle braccia che lo stringevano, senza riuscirci. Poi tentò di spingerlo via con le mani, ma l'uomo insinuò la lingua tra le sue labbra e allora la resistenza svanì nel calore che dal basso ventre si spandeva fino al petto.

Si aggrappò alle sue spalle e alla sua bocca, baciandolo con la stessa passione.

Follia, era follia baciarlo, baciare un uomo in mezzo ad un porto straniero.

Baciare uno sconosciuto di cui non sapeva neppure il nome. Farsi prendere per mano e farsi trascinare in una casa sconosciuta, dove poteva aspettarlo chissà chi. Follia.

Poteva essere rapito Poteva essere violentato...Voleva finire a letto con lui, per questo lo seguì in quel piccolo appartamento in uno misero quartiere della periferia di Atene.

L'appartamento era al terzo piano di una palazzina anonima, ed era piccolo e rude come quel manovale greco.

Lui lo trascinò nella sua camera da letto, bianca e spoglia, continuando a baciarlo. Spogliandolo dei pochi abiti che indossava.

Buttandolo sul letto, sotto di lui, senza mai proferir parola.

Quell'uomo era muscoloso e possente come solo un uomo abituato a lavori manuali poteva essere. I muscoli del torace, coperti da una lieve peluria scura sul petto, si tendevano e guizzavano mentre si metteva a carponi su di lui.

Al confronto di quell'antico marinaio baciato dal sole, Alex era pallido e quasi minuto, mentre socchiudeva le cosce per permettere che i loro sessi eccitati si sfiorassero nel gioco dell'amore.

Lo baciò a lungo, permettendogli di duellare con la sua lingua.

Era strano perchè era la prima volta che baciava un uomo ma, non se ne vergognava affatto. L'emozione, l'eccitazione, era troppa per riuscire a celarla.

Lo baciò mentre le loro mani esploravano tutto il loro corpo. A partire dal torace, ai capezzoli rosati, le anche spigolose da ragazzo, le cosce nervose da moderno efebo. Il sesso fremente in attesa di carezze. Lo voleva. Per quello lo aveva raggiunto. Aveva avvertito il desiderio unirli, quel pomeriggio, come in quell'istante.

Lui si chinò a baciargli il torace glabro, sfiorandolo con le sue mani rese ruvide dal lavoro.

Baciò la sua pelle, poi i capezzoli e il ventre teso, scendendo tra i peli scuri del bacino. Lasciando vagare la bocca sul sesso eccitato.

Alex si inarcò protendendo le anche, offrendosi e al contempo esigendo che quel tocco intimo non finisse.

Trattenne il fiato, insinuando le dita nei suoi corti capelli castani, mentre la bocca di Lui lo leccava.

«Dio!» gemette, cercando di non farlo smettere, ma Lui si mise in ginocchio sul letto e gli afferrò saldamente le cosce, spingendosi in avanti. Penetrandolo.

Ad Alex sfuggì un lamento. Si contorse alla sua spinta in avanti e il secondo lamento divenne un gemito sotto le carezze del greco.

Doveva aver intuito la sua inesperienza, leggendo sul suo viso quello che dalle parole non capiva, perchè cerco di muoversi con più delicatezza, aiutandolo ad eccitarsi di nuovo, massaggiandogli il sesso.

Ci volle poco prima che il dolore venisse sostituito da un senso intenso di piacere. Abbandonarsi ai voleri del corpo dell'altro, era un atto di fiducia che Alex aveva già compiuto decidendo di ritornare da Lui.

Spingendosi contro di Lui, si aggrappò a quelle spalle ampie, segnate dal lavoro e da alcune cicatrici.

«Ancora...» implorò, sciogliendosi sotto le spinte di quelle gambe tornite come colonne doriche, e nel liquido caldo che eruttava dal suo corpo e da quello del suo amante.

«Ancora...» ansimò, abbandonandosi sul umile letto, ormai senza forze.

Il suo sconosciuto uomo greco lo seguì, crollandogli addosso in un abbraccio pieno di dolcezza che convinse Alex a chiudere gli occhi e abbandonarsi al sonno con Lui.

***

   
 
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