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Autore: Hanaya    26/03/2016    0 recensioni
2091 il mondo come lo conosciamo oggi è istinto. La terra sta attraversando la fase terribile che gli scienziati e studiosi avevano predetto già da tempo. Le risorse scarseggiano, l'aria è altamente inquinata e il clima impazzito. Ormai irrecuperabilmente impazzito. Come sarebbe la nostra società se i piani alti decidessero per noi? Togliendoci la libertà di scelta, la libertà di sognare e la libertà di decidere cos’è meglio per noi? L’essere umano se l’è andata a cercare... con l’obiettivo di vivere al meglio sulla terra ha finito per distruggerla e ormai è troppo tardi. Non è più in grado di decidere per sé stesso, è un lusso che non si può più permettere. E ciò che è ancora più macabro è che la nuova generazione non ha la minima idea di come fosse prima, tutti vivono nella spensieratezza. La formazione di ogni individuo avviene presso l’Accademia dove al termine degli studi, dopo aver superato faticose prove fisiche e mentali, si deciderà quale sarà il proprio ruolo nella società. Medico? Trainer presso l’Accademia? Oppure membro dei Vertici? E com’è possibile recuperare quel poco che resta del Pianeta Terra? È ovvio: eliminando gli esseri deboli.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono le ore sette e trenta. La temperatura è di dodici gradi centigradi. La temperatura percepita è di quattordici gradi centigradi. Si prevedono nubi sparse su tutta la regione, attenzione: le probabilità di pioggia sono del quaranta per cento. Buona giornata.



Mi sveglio di soprassalto. Mi passo il palmo della mano sulla fronte come per controllare la mia  temperatura. Sono sudata come se avessi corso una maratona. Mi strofino gli occhi e mi metto a sedere poggiando la schiena contro la testata del letto. Le pareti della mia stanza si illuminano e  mi avvisano sulle previsioni meteo della giornata. Le videate mostrano un cielo plumbeo che si schiarisce e si riannuvolava, al centro mostrano l’ora esatta. Le informazioni si ripetono ancora e ancora una volta, finché non mi decido ad afferrare il telecomando e spegnere tutto;  i muri della camera ritornano bianchi come per magia. Mi alzo lentamente dal letto, mi sento tutta addolorata, come se stessi portando un macigno sul petto. Infilo le pantofole e mi avvolgo la vestaglia attorno al corpo. È  la prima volta che mi capita di arrivare in ritardo per colazione, mio padre e mio fratello avevano già finito da un pezzo e a giudicare dall’orario, avevano ormai già munto tutte le mucche del paese.
Mi precipito giù per le scale ignorando il battito accelerato del mio cuore; probabilmente era stata tutta colpa di quell’incubo.
Imbocco il corridoio che porta in cucina e mi scontro con mio fratello Sam, che si rovescia addosso il latte appena munto. «ahi, per la miseria» sbotto coprendomi con la mano l’occhio destro. «fai più attenzione!»
«Sarah!» esclama lui. Appoggia i contenitori del latte e mi prende a braccetto. «ti sei fatta male?» mi domanda scostandomi  la mano che premo sulla fronte. Mi aiuta ad accomodarmi sulla poltrona in salotto e controlla il mio occhio, mi fa un male tremendo. «Non è niente. Vado in cucina a prenderti un po’ di ghiaccio, resta seduta qui.»
«Mi dispiace.» dico osservandolo mentre prende i cubetti dal freezer.
«Per cosa?»
«Per averti urtato. E per averti fatto rovesciare tutto il latte.» dico appoggiando il ghiaccio sull’occhio. Mio fratello si inginocchia davanti a me appoggia la sua mano sul mio ginocchio, mi scosta il braccio con il quale sorreggo i cubetti di ghiaccio e mi da un’ultima occhiata. «l’importante è che tu non ti sia fatta male. Per fortuna non sembra essersi gonfiato, è soltanto un po’ arrossato. Faresti meglio a fare colazione, ti sentirai meglio.» mi consiglia Sam alzandosi in piedi. Io faccio lo stesso e mi dirigo in cucina, il ghiaccio mi si sta sciogliendo in mano. Sam mi raggiunge e incomincia a travasare quel poco di latte rimasto  in dei contenitori di metallo. Lo osservo per un attimo e sento un nodo stringermi la gola.
«Mi mancherà tutto questo.» gli confesso con un sospiro. Devo sedermi perché mi sento girare la testa. Lui appoggia i pesanti recipienti di ferro e si accomoda accanto a me.
«Sarah.» mi prende la mano e mi guarda intensamente. «andrà tutto bene, ne sono sicuro. Old town attenderà il nostro ritorno. Quando torneremo, saremo persone migliori. Saremo persone che finalmente avranno capito qual è il loro posto nel mondo. Sarà tutto più semplice, ne sono certo. » La sua ventata di positivismo mi ha quasi rassicurata. Mi sorride e si rimette a travasare il latte. Io rimango per un attimo imbambolata con le braccia stese sul tavolo. Guardo fuori dalla finestra, il sole fa capolino dietro qualche nuvola.
«Per curiosità: come mai ti sei precipitata giù dalle scale in quel modo questa mattina? » mi domanda Sam sghignazzando. Mi alzo in piedi e mi avvicino nuovamente al frigorifero. Prendo due uova e un pentolino e comincio a cucinare, ignorando la domanda di mio fratello. Io e Sam abbiamo un ottimo rapporto, gli racconto praticamente tutto ciò che mi accade, ma quell’incubo mi ha un po’ destabilizzata. Quindi preferisco tacere.
«Non ho sentito la sveglia.» mi limito a rispondere sbattendo le uova violentemente con un mestolo di legno. «Dov’è papà? Non è ancora tornato dal fienile?» cambiare discorso è il mio cavallo di battaglia.  Quando si tratta di fuggire da una conversazione incresciosa non mi batte nessuno. Lo sguardo di mio fratello mi dice che sa benissimo che gli sto nascondendo qualcosa, tuttavia non fa ulteriori domande a riguardo e si limita a rispondere alla mia domanda.
«Papà è andato dagli Smith. Sembra che una delle loro mucche stia per partorire, hanno chiesto il suo aiuto. Mi ha detto che sarebbe tornato per l’ora di pranzo.»
Mi siedo e finisco la mia colazione in un sol boccone. Mi verso un po’ di latte fresco nel bicchiere e lo bevo tutto d’un fiato, mi alzo e porto le stoviglie al lavello. Sento ancora quel senso di pesantezza sul petto, cerco di ignorarlo ma non ci riesco; faccio un respiro profondo e mi costringo a non pensarci continuando la conversazione con Sam.
«Presumo che debba essere io a preparare il pranzo, o mi sbaglio?»
«Si ma non sarai sola. Ho invitato Jane a pranzo con noi. Ti aiuterà lei a cucinare.» Jane è la ragazza di mio fratello e una delle mie migliori amiche. Sono fidanzati da praticamente tutta la vita; io e papà abbiamo scommesso che sarà lei a chiedergli di sposarla quando sarà il momento, per quanto Sam possa amarla, non le chiederà mai la mano.
«Bene!» esclamo mettendo a scolare le stoviglie nello scolapiatti. «quando arriverà? Faccio in tempo a fare una doccia?»
«Direi di sì. Sono appena le otto e trenta, fai in tempo a fare qualsiasi cosa.» mi risponde ridendo. Effettivamente mi accorgo di aver perso la cognizione del tempo, è un po’ presto per preparare il pranzo. Fare un bagno caldo non può che farmi bene. Mi stringo per bene la vestaglia intorno alla vita e mi dirigo al piano di sopra. Quando raggiungo il salotto le pareti si illuminano di nuovo, le grandi videate si accendono e compare una schermata bianca con l’immagine di una busta da lettere; affianco appare l’immagine di una torre stilizzata: il simbolo della città di Old town.  L’immagine della busta si dissolve, mentre quella della torre slitta nella parte destra della videata; al centro appare questa dicitura: “nuovo messaggio in arrivo tra 10, 9, 8,...” È partito il countdown che annuncia fra quanti secondi apparirà il video-messaggio. Chiamo mio fratello con tutto il fiato che ho nei polmoni prima che il conto alla rovescia si esaurisca.
«Sam, corri qui immediatamente!» esclamo posizionandomi al centro del salotto. Quando mi giro per assicurarmi che mio fratello mi abbia sentito, noto che anche le pareti delle altre stanze si sono attivate.  Sam mi raggiunge e aggrotta le sopracciglia, se non lo conoscessi bene direi che è alquanto spiazzato. Lo sento respirare affannosamente per via della corsa, mi guarda per un istante ed entrambi ci voltiamo verso la schermata al centro della stanza. Quando scade il conto alla rovescia, l’emblema di Old town lascia spazio a quella di due grattacieli: il simbolo di New town, la nostra capitale. Un nuovo messaggio appare su uno sfondo completamente bianco.
New town è con voi.”  Il motto di New town mi mette a disagio, neanche dovessimo andare in guerra. Il messaggio scompare e appare l’immagine del nostro prefetto, Gregor McCoy. È un uomo di mezz’età alquanto bizzarro; è abbastanza in carne, pelato e porta degli occhiali da vista con la montatura rosso acceso. Indossa una camicia a quadri bianchi e neri e intorno al collo ha un papillon con i colori della nostra bandiera: rosso, verde e blu. Si sistema il papillon e comincia a parlare.
«Cari abitanti di Old town. È il vostro prefetto che vi parla.» si sistema gli occhiali con il dito indice e riprende. «Vi annuncio che il reclutamento per l’addestramento presso l’Accademia si terrà il giorno tredici marzo. Tutti i cittadini che quest’anno hanno compiuto, o compiranno, diciotto anni – come stabilito dalla nostra Costituzione – prederanno parte all’addestramento che si terrà presso la nostra prestigiosissima Accademia di New town. Qui verrete educati, disciplinati; scoprirete  l’arte del combattimento, assisterete allo sviluppo di nuove scienze e tecnologie. Scoprirete quale sarà la vostra vocazione, quale sarà il vostro ruolo nel  mondo; poiché voi siete il futuro. La nostra speranza per una società migliore e una garanzia per il nostro progresso. Mi aspetto grandi cose da voi. Mi auguro che i migliori studenti di Old town possano raggiungere i livelli più alti della gerarchia sociale; mi auguro che diventiate professori, scienziati, fisici e membri dei Vertici. Dovrete impegnarvi al massimo per raggiungere tali risultati. Detto questo, vi faccio i migliori auguri. Ci vediamo il tredici marzo a New town, buona giornata.» si sistema il papillon per l’ultima volta ed esce di scena. La videata ritorna bianca e riappare il motto della capitale: “New town è con voi.”   
Io e Sam ci fissiamo e riportiamo lo sguardo ancora una volta sulla schermata che nel frattempo  si è spenta. La parete bianca davanti a me riflette il mio malessere. Fisso la mia immagine su di essa: i miei capelli rossi indomabili sono scompigliati all’inverosimile, la mia vestaglia è completamente sgualcita, l’espressione sul mio viso ricorda quella di chi ha appena visto un fantasma. Accanto a me, mio fratello gemello non è in condizioni migliori; anche lui sembra alquanto turbato e i suoi vestiti sono ancora mezzi inzuppati di latte.

«Io non credo di essere all’altezza.» sussurro tenendo fisso il mio sguardo.
«Hey. Te lo ripeto per l’ultima volta: andrà tutto bene. Sei una delle persone più in gamba che conosca, e finché saremo insieme tutto andrà per il verso giusto. E poi la cosa peggiore che possa capitare è scoprire di essere portati per un lavoro insulso come lo può essere il mungitore di mucche, perlomeno  quello lo so già fare piuttosto bene. » scoppia a ridere come un bambino. Lo fisso a bocca aperta e mi domando come possa essere tanto ilare dopo che ci hanno appena comunicato la data del ‘giorno del giudizio’. Avremmo lasciato la nostra casa e nostro padre per un anno intero. Da un lato, sono eccitata all’idea di scoprire finalmente quale sarà  il mio ruolo nella società; fare parte dell’esercito o diventare insegnante? O forse, membro dei Vertici? I governatori del nostro paese; al momento nessun cittadino di Old town ne ha mai fatto parte. Dall’altro, l’idea di stare a lungo fuori casa senza avere notizie da parte di mio padre e di nessun altro a Old town, mi devasta.
«Vado a farmi il bagno, sempre che non arrivino altri messaggi sconvolgenti. » dico avviandomi verso le scale.
«Direi che per oggi possa bastare con i messaggi sconvolgenti. Finisco di sistemare la cucina e  andrò anche io a farmi un bagno, puzzo di latte e di mucca.» Alzo gli occhi al cielo rassegnata. Mio fratello si dirige verso la cucina e io raggiungo il bagno. Mi tolgo la vestaglia e la camicia da notte sottostante, li lascio cadere a terra ed entro nella vasca. Appena il mio piede si appoggia sulla superficie fredda di essa, i sensori rivelano la mia presenza e l’acqua incomincia a fuoriuscire, tiepida, regalandomi una profonda sensazione di benessere; avverto ogni fibra del mio corpo distendersi.
 Quando è abbastanza piena, mi immergo e mi abbandono all’acqua appoggiando la testa  sul cuscinetto dietro le mie spalle, chiudo gli occhi e cerco di non pensare al fatto che starò lontano da casa per tanto tempo. Sam e Jane verranno con me, e pochi altri amici di Old town. Mio padre non possiede molti ricordi del suo tempo trascorso all’Accademia. Poco prima di affrontare i test finali, subì un forte trauma che gli causò un’amnesia parziale cancellando così i suoi ricordi relativi agli undici mesi passati a New town. Quando tornò a casa, sposò mia madre e i Vertici gli raccontarono ciò che era successo; cioè la causa per cui non fu in grado di sostenere gli esami finali. Fu un duro colpo per lui, ma i Vertici furono alquanto clementi; gli assegnarono un lavoro non affatto male per qualcuno che non aveva completato l’addestramento: agricoltore ed allevatore di bestiame, ecco la ragione per cui abitiamo in mezzo al nulla. In realtà il suo incarico consiste in qualcosa di più: fornisce materie prime che poi vengono inviate a New town per la lavorazione. Frutta, verdura, latte e tanto altro. Ben presto scoprì di amare la natura e tutto ciò che essa offriva, così divenne anche il primo veterinario della nostra piccola città. Dopo tutto non gli è andata così male. Decido di staccare la mente, di non pensare più a nulla, l’unica cosa che voglio sentire è il gorgoglio dell’idromassaggio.
     
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