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Autore: SnixxAnatomy    28/03/2016    2 recensioni
Santana ultimamente è sempre più sfuggente, e a Quinn ciò non passa inosservato...
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Quinn Fabray, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Santana!" Mi richiamò Quinn, mentre uscivo dallo sgabuzzino di tutta fretta, cercando di sistemarmi i capelli alla bell'e meglio.
Accelerai il passo, speranzosa di riuscire a sfuggirle anche quella volta, per poi usare l'indomani la scusa del "Non ti avevo sentito."
Pregai di essere stata abbastanza scaltra mentre uscivo dalla porta di quella stanzetta e di non essermi fatta notare, ma era ovvio che Quinn era già da quelle parti se era stata così pronta da corrermi dietro appena messo piede nei corridoi.
Mi destreggiai in mezzo agli altri sudaticci e disgustosi studenti che popolavano quella scuola, e mi diedi della stupida per essere uscita al suono esatto della campanella, e per non aver aspettato quei cinque minuti che mi avrebbero fatto evitare la Fabray per l'ennesima volta. E mi sarei risparmiata quel broncio che mi aveva fatto sentire terribilmente in colpa.
'Magari uno di questi idioti mi ha vista' Mi balenò in mente per un istante, come succedeva ogni volta, poi mi ricordai di quello che era successo qualche mese prima.
Il coming out forzato a cui ero stata costretta aveva cambiato tante cose, prima fra tutte il mio posto nella piramide sociale. Con mia grande sorpresa, le prese per il culo e le frecciatine di quegli ergumeni della squadra di football erano durate solo pochi giorni, le Cheerios non mi guardavano con disgusto, bensì con più rispetto e alcune si erano mostrate molto più che interessate a me, se capite cosa intendo. In più, la Coach per farsi perdonare mi aveva nominata Head-Cheerleader.
Finalmente potevo essere me stessa, e dopo cinque mesi quando qualcuno mi vedeva uscire da uno stanzino con le labbra gonfie e la coda non perfetta da cui qualche minuto prima era uscita una Cheerio con gli stessi 'problemi', non si scandalizzava per nulla. Si erano tutti abituati, e non chiedevo niente di meglio. Da decine di ragazzi ai miei piedi, ero passata a decine di ragazze, senza dubbio più dolci e profumate.
Il problema era sorto solo tre mesi prima, da quando avevo cominciato a stare attenta quando uscivo dalle varie stanze un pò incasinata, come preoccupandomi che qualcuno vedesse chi altro c'era dentro, da quando non flirtavo più con nessun'altra, da quando stavo ben attenta a camuffare il mio mignolo incastrato in quello di un'altra bionda. E Quinn l'aveva notato.
Stavo cercando di scappare da quella razza di suora lesbica (Ebbene si, anche la Fabgay si era unita alla mia squadra) in tutti i modi, ma lei ormai aveva capito le mie mosse. Facevo sempre la stessa strada, prendevo sempre gli stessi corridoi per sboccare, tramite un'uscita secondaria, vicino le gradinate del campo. E alla fine, quando uscii fuori sugli spalti, non mi sopresi di sentirmi afferrare per un braccio da una bionda incazzata nera. E che stava persino saltando l'ora di biologia per me, che onore.
Mi girai rassegnata, cercando qualche scusa che non avevo già usato.
"Devi dirmi qualcosa, Santana?" Comincia l'interrogatorio, pensai. Si era piantata per bene coi piedi per terra, a braccia conserte e testa leggermente inclinata.
"A-assolutamente no, Lucy Q." Tenni il mio portamento sicuro, cercando di non far vacillare la voce. Ci sarei anche riuscita, se solo avessi davvero voluto. La verità era che quella situazione era davvero troppo da reggere. Le dovevo nascondere tutto, e parlavo solo il minimo indispensabile per evitare di farmi sfuggire qualche frase compromettente. E lei, che era praticamente mia sorella, era diventata più una compagna di 'Buongiorno' e 'Buonanotte'. Non mi ubriacavo nemmeno più con lei, sempre con la solita paura di parlare troppo.
"Dammi il cellulare." Ordinò, mettendo la sua mano destra davanti a me.
"Perchè dovrei?" Feci una risatina nervosa.
"Non hai mai avuto problemi a lasciarmi il tuo cellulare, non vedo perchè dovresti averne ora se non devi dirmi niente, no? Quindi, dammi il cellulare."
Sapevo che con una Quinn incazzata non c'era niente da fare, quindi estrassi mollemente il mio iphone dalla tasca esterna dello zaino per porgerglielo.
Armeggiò per un secondo con il blocco schermo, per poi guardarmi con sorpresa.
"Hai cambiato PIN, Santana?"
"Sì, Lucy, l'hai visto da sola."
Sapevo che l'avrebbe scoperto, quindi pensai di provare a portare avanti quel giochetto solo per farla ammattire un po’. Certo, Quinn fuori di sé poteva essere davvero pericolosa, ma era anche uno spasso vederla dare di matto perché nonostante l’evidenza non le davo ragione.
"Fammi capire. Da quando hai ricevuto il tuo primo cellulare hai sempre avuto lo stesso codice, e dopo sei anni l'hai cambiato?"
"Beh Quinn, che devo dirti, mi ero stancata di quei numeri." Tentai, insicura.
Mi guardò dura, non credendo minimamente a quello che stavo dicendo.
"Dimmi il nuovo PIN."
"1610." Dissi, con poca enfasi.
Digitò immediatamente, e sentii il solito suono dello sblocco.
"16 Ottobre. E cosa sarebbe successo il 16 Ottobre?"
Aprii la bocca per dare una risposta a caso, ma mi bloccò.
"Non è il tuo compleanno. Nè il mio. Non è nessuna festività importante, niente di niente."
Oscillai sui miei piedi, a disagio, borbottando un "Non entrare nei messaggi, per favore."
"E invece ci entro eccome, Santana."
Cliccò la solita icona col fumetto, e la sentii scrivere qualcosa sulla tastiera.
"E Brittany? Come mai non è salvata?"
Stetti zitta.
Dopo qualche secondo alzai lo sguardo e parlai.
"Non è salvata 'Brittany'. È salvata 'Bae.' "
Fermò i movimenti delle sue dita solo per alzare lentamente lo sguardo e fissarmi con il tipico sopracciglio alla Fabray.
Lo riportò al cellulare, e dopo qualche secondo disse molto tranquillamente, senza staccare gli occhi dallo schermo "Sicura di non avere un'emorragia interna sul collo, Lopez?"
Arrossii violentemente ed estrassi uno specchietto dal mio zaino, notando solo in quel momento l'enorme segno violaceo in bella mostra. "E meno male che avevo detto 'niente segni'"
“E i numeri di quelle puttanelle che ti scopi regolarmente?”
“Li ho cancellati.”
“E perché?”
Non risposi.
Stavo cercando di sistemare la mia felpa in modo da non far notare troppo il succhiotto, quando Quinn parlò improvvisamente.
"Ascolta, non voglio fare il gioco della mamma ficcanaso che scopre le cose sbirciando. Dimmela tu la verità, Santana."
Bloccò il mio cellulare e me lo lanciò, riprendendo la sua tipica posa a braccia conserte.
"Cosa vuoi sapere, Fabray?" Domandai, ormai rassegnata a parlare.
"Da quanto state insieme?"
"Dal 16 Ottobre."
Uno scappellotto preciso e potente mi arrivò sulla nuca.
"STATE INSIEME DA TRE MESI E IO NON NE SO NIENTE?!"
"TU SEI FUORI DI TESTA FABRAY!"
"SI PRESUPPONE CHE IO SIA LA TUA MIGLIORE AMICA!"
"SI PRESUPPONE ANCHE CHE IO NON SIA UN PUNGIBALL!"
Facemmo silenzio entrambe per qualche minuto, lei per realizzare meglio la cosa, io per carezzarmi la mia malmenata nuca.
"Come hai fatto a capirlo?"
"È palese, Santana."
"In che senso?" Chiesi, confusa
Fece un piccolo sorriso, che non mi passò inosservato.
"L'altro giorno, quando è uscita dagli spogliatoi aveva i tuoi pantaloni della tuta. Quei pantaloni buttati nel fondo del tuo armadio, che usi come pigiama una volta tanto. E quando l'hai vista hai sorriso come un'ebete."
Cercai di sopprimere un sorriso.
"Oggi aveva addosso la tua felpa preferita. La stessa felpa che non lasci mai a nessuno e che quando Puck l'ha gettata a terra si è beccato un bel calcio li dove non batte il sole e una consistente dose di insulti."
Abbassai lo sguardo, cercando di capire se era più incazzata o felice per me.
“E poi, San, non credo che sia di tendenza mettersi il rossetto per tutta la faccia.”
Scoppiò a ridere, e io le tirai un pugno sulla spalla.
“Ah, ti stai rammollendo, Lopez!”
“Senti da che pulpito. Che mi racconti della nana, Fabray?”
Fu il mio turno di ridere, mentre lei arrossiva.
Mentre eravamo intente a prenderci in giro per i nostri atteggiamenti sempre meno da “Stronze della scuola”, i nostri cellulari suonarono contemporaneamente.
Leggemmo il contenuto dei messaggi, per poi dire all’unisono “Devo andare.”
Scoppiammo di nuovo a ridere.
“Dio, Lopez, ci stiamo facendo comandare a bacchetta!” Scherzò Quinn, mentre raccoglieva il suo zaino da terra.
“E non potrei esserne più felice, Lucy Q! Ma adesso devo davvero scappare, o Britt mi uccide, o peggio.”
E si, con ‘peggio’, intendevo ‘astinenza’.
Afferrai in fretta e furia le mie cose, correndo verso la porta da cui prima ero uscita. Mentre stavo per entrare, la voce di Quinn mi richiamò.
“Corri da lei, Lopez, prima che ti metta a dieta!”
Risi, urlando di rimando.
Che Dio me ne scampi, Lucy!”
   
 
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