Serie TV > Black Sails
Ricorda la storia  |      
Autore: Fireflie    28/03/2016    2 recensioni
La presa è bagnata e diventa sempre meno salda, ma non vuoi mollare, la stessa urgenza che avevi sentito il giorno del vostro incontro te lo impone. E in un breve momento ti torna alla mente quando lo hai strappato dal mare, quanto la tua stretta fosse forte e sicura nell’issarlo a bordo, la luce del tramonto sul suo viso di ragazzino, e la gratitudine per non averlo abbandonato ad affogare in mezzo all’oceano. [James Flint/Billy Bones]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, James Flint, John Silver
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Beta: Cialy
Avvertenze: Spoiler seconda stagione fino alla settima puntata.
Disclaimer: I personaggi sono tratti dalla serie tv – che li ha in parte tratti dal libro di Stevenson e in parte sono persone realmente esistite, quindi sono un po’ confusa *_* – e sono quindi proprietà dei legittimi creatori. Io non traggo alcun vantaggio economico dall’uso di essi e non li reclamo come miei.
Note: • Scritta in occasione del compleanno di Eowie nel Marzo 2015 - un anno fa, yep, sono sempre scattante nel postare le mie fic in giro.

• Manco a farlo apposta è stata scritta prima che andasse in onda l'ottava puntata della seconda stagione, puntata in cui ci è stata rivelata la backstory di Billy. Peccato che io a quel punto me la fossi già inventata di sana pianta perché mi serviva, quindi questo (e molto altro) discosterà dal canon. Grazie, Black Sails, grazie. La cosa buona è che Flint lo salva comunque, quindi anche se le circostanze cambiano si parte sempre dallo stesso presupposto.
• James Flint è tutto. Questa nota è davvero molto rilevante per la fic ma mi sentivo di condividere l'amore totale che sento per lui. Lui è tutto. E vorrei sapere come farò ad aspettare la quarta stagione fino a Gennaio prossimo e coltivare insieme la speranza che la sua vita non sia ancora più miserabile.
• Per tutto il resto vi lascio alle note finali.
• Titolo fregato a Florence Welch, perché chiaramente Cosmic Love è la canzone del Flint/Billy.



And So I Stayed In The Darkness With You



I took the stars from our eyes, and then I made a map
And knew that somehow I could find my way back
Then I heard your heart beating, you were in the darkness too
So I stayed in the darkness with you




1705

James Flint, I

È così che la felicità arriva: tagliando di traverso la vita. E quando se ne va non c’è più modo di rimetterne insieme i lembi, di ricucire lo strappo.

Siete diretti verso il mare aperto, ancora qualche minuto e del porto alle vostre spalle non ci sarà più traccia, l’esistenza che hai vissuto fino ad ora spazzata via, giudicata troppo immorale, troppo scomoda.

Ti giri un’ultima volta verso le coste dell’Inghilterra e quello, quello non è un addio.


1708

Billy Bones, I

La Galatea solca il mare leggera, una scia appena di schiuma bianca dietro di sé a tagliare il blu dell’acqua.
È una nave piccola, dall’equipaggio stranamente ordinato e un capitano che mira a bottini quasi sempre certi, abbastanza per farvi vivere tranquillamente.

Nei due anni lì sopra, oltre che ad assaggiare la vita del pirata e a diventare un buon marinaio, hai imparato a prenderti cura degli altri – i tuoi compagni sono un’estensione di te stesso, ognuno di loro è come un osso del tuo scheletro che ha uno scopo nel funzionamento del corpo –, ad essere leale e, soprattutto, a fidarti, perché durante la battaglia devi avere la certezza che ci sia qualcuno a coprirti le spalle.

Ti stai dirigendo sottocoperta quando il grido arriva e ti coglie di sorpresa.

“Vele!”

Ritorni sui tuoi passi, puntando lo sguardo verso l’orizzonte dove la stoffa bianca guizza appena nel vento.
È questione di secondi e quel capitano sempre così prudente decide di provarci, senza un piano, senza aver organizzato l’attacco in precedenza come siete soliti fare, anche se avete già un carico nella stiva che potreste rischiare di perdere. Usualmente non compirebbe una manovra simile, ma l’altra imbarcazione è di dimensioni poco più che modeste, non più grande della vostra, il che la rende un azzardo accettabile, un colpo fattibile.

Vi impegnate per sistemare l’assetto guadagnando nodi in velocità e in un attimo le siete addosso, senza fatica.

Issate il nero prima di accorgervi che qualcun altro sta dietro alla stessa preda: la bandiera con lo scheletro del Capitano Flint vi dà il benvenuto mentre siete già in fase di virata per accostarvi, la sua nave celata alla vista fino ad ora da un promontorio, ed è troppo tardi per tornare indietro, troppo codardo lasciar perdere.
Per un secondo nella tua mente si affacciano le storie che hai ascoltato riportare da marinai più anziani e più esperti di te, e ti auguri che neanche la metà siano vere mentre la distanza che vi separa si riduce e in mezzo a voi resta solo una striscia di mare azzurro e il bastimento mercantile.

Poi lo senti, il colpo delle carene che si toccano, e la nave è pronta per essere abbordata, anche se non sei certo accadrà a questo punto.
L’aria sembra immobile, come gelata, e dopo. Dopo lui compare a bordo della Walrus, il sorriso più brillante che tu abbia mai visto e gli occhi dello stesso verde dell’oceano lungo le coste.

E dopo ancora c’è solo caos e sangue e la certezza che quei racconti non fossero altro che la verità.

*

James Flint, II

Tu e il resto del tuo equipaggio osservate le navi affondare, ancora agganciate tra loro. Speravi di poter evitare tutto questo: la battaglia, lo spreco di munizioni, il rischio di perdere uomini. Volevi solo un’informazione e avresti concesso buona parte del bottino alla ciurma rivale, senza pensarci due volte, senza disonore.

Dal pontile a poppa riesci a scorgere l’albero maestro di una delle due, mentre vi allontanate sempre di più e la Walrus si lascia dietro una coda di schiuma resa dorata dalla luce del tramonto.
Stai voltandoti per rientrare in cabina quando lo senti, il grido d’aiuto; scorgi il capo di un ragazzo riemergere dall’acqua subito dopo, ritornare sotto e poi nuovamente in superficie: ha il viso di un ragazzino, forse a causa del modo particolare in cui i raggi del sole morente lo colpiscono, e decidi di salvarlo, l’urgenza quasi indomabile.
Chiami Gates, urlando di gettare l’àncora, di lanciare le corde in mare, e, prima di renderti davvero conto che il giovane sta tentando di raggiungervi, lo state già tirando a bordo e tu gli stai porgendo una mano per issarlo su, evitandogli l’ultimo sforzo, la presa così salda da fare male.

È giovane, ma non quanto hai creduto fino a poco fa, eppure il suo viso conserva un’aria pulita, da bambino, nessuna traccia di risentimento nel suo sguardo chiaro, solo gratitudine.
A colpirti però è la sua altezza, una spanna abbondante più di te, e la forza che gli ha permesso di sopravvivere al risucchio prodotto dalle imbarcazioni che colavano a picco, continuando a nuotare, a lottare.

Rimani a studiarlo per un attimo, e poi gli offri un posto tra i marinai, gli offri la possibilità di restare.


1712

Billy Bones, II

È il silenzio.
Quell’attimo di silenzio che precede l’abbordaggio – sembra durare una vita ma è appena una frazione di secondo mentre tu e il resto dell’equipaggio restate in attesa del segnale per attaccare, in cui persino lo sciacquio dell’acqua contro lo scafo si ferma, e su nel cielo non c’è volo di gabbiano a scandire il tempo. E sotto, sotto solo il mare, di un blu così intenso da fare male agli occhi.
Una frazione di secondo prima che le grida degli uomini e il cozzare metallico delle sciabole riempiano l’aria, e il mondo diventi un inferno in cui schivare colpi per sopravvivere è tutto ciò a cui riesci a pensare.
È in quella calma che ti volti verso di lui, i vostri sguardi si incontrano, e sapere che conta su di te per un’altra vittoria ti dà la forza di combattere.
E ogni qualvolta ti interroghi sul perché sia così facile dare tutto te stesso quando lo chiede, ripensi al giorno in cui ti ha salvato, il giorno in cui avrebbe potuto lasciarti affogare, e confondi i segnali che ti indirizzano verso una risposta differente con la lealtà e la gratitudine.

*

Hal Gates, I

Sei in piedi di fronte al capitano che sta finendo di appuntare alcuni dettagli sulla prossima rotta. Non sembra minimamente interessato a ciò che hai da dire, né pare aver dato segno di averti ascoltato.

“Allora?” domandi qualche minuto dopo.
“Allora cosa?” arriva la risposta, il capo sempre chino, apparentemente altrove.
“Randall è stato quasi picchiato a morte, e da quello che sostiene il dottore non si riprenderà mai del tutto per via delle lesioni alla testa. Sempre che sopravviva.” Scandisci bene le parole, un po’ esasperato. “Ci serve un nuovo nostromo e io avrei già in mente un paio di nomi, ma vorrei una tua conferma prima di sottoporli alla ciurma per la votazione.”
“Billy andrà più che bene, è apprezzato dall’equipaggio e non ci saranno obiezioni di sorta.”
“Si, ne sono convinto anche io. L’ho già fatto chiamare.”

A quella affermazione Flint emette uno sbuffo un po’ annoiato, e tu ridacchi mentre un lieve bussare alla porta dà segno che il ragazzo è già arrivato.

Billy si ferma a pochi passi da voi, ancora sporco di sangue e con un taglio non medicato sul braccio.
“Ti avevo detto di farti vedere dal dottor Howell,” sospiri, mentre sfogli distratto il diario di bordo dell’imbarcazione appena assaltata, con una certa nota di rimprovero nel tono.
“È ancora impegnato con Randall e la mia ferita non è grave, ho preferito venire subito,” risponde semplicemente, mentre sposta il peso del corpo da un piede all’altro e lancia occhiate di sottecchi al capitano.
Gli sorridi bonariamente, sai già che riterrà un onore essere scelto. Non ti stupisce nemmeno che Flint abbia fatto il suo nome, eppure non immaginavi lo stimasse tanto da proporlo come unica alternativa.

Il giovane sta guardandosi intorno incuriosito, lasciando scorrere lo sguardo sui libri che adornano le pareti, quando Flint ti passa il foglio che ha finito di compilare. Si appoggia allo schienale della sedia e resta ad osservarlo per un po’, per poi spezzare finalmente il silenzio.

“Viste le condizioni di Randall,” inizia, “c’è da supporre che, una volta guarito, non potrà più svolgere i suoi doveri come nostromo. Quindi abbiamo pensato che sia ora per te di avere più responsabilità, Billy. Se sei d’accordo, alla prossima assemblea Gates proporrà il tuo nome per la posizione.”

Il ragazzo si limita ad un cenno col capo, ringraziando impacciato, come se non si fosse aspettato di essere considerato per il posto vacante.
Poi James gli sorride, come non lo avevi visto fare da secoli, prima di congedarlo e continuare a parlarti del nuovo itinerario da seguire.


1714

Billy Bones, III

Li senti discutere spesso, gli altri membri della ciurma, quando Gates è impegnato in qualche faccenda e non è lì per partecipare attivamente. Gates è ‘l’uomo di Flint’ e alcune delle chiacchiere non arrivano più alle sue orecchie.
Davanti a te discutono liberamente, invece, sei il nostromo ma sei anche uno di loro. ‘Il fedele Billy’ ti chiama De Groot, e la tua lealtà non viene messa in dubbio.

Però riporti alcune delle chiacchiere a Gates, perché si fanno via via più preoccupanti e, una parte di te che sfugge alla razionalità, ti mette a disagio: perché tu questo malcontento non lo senti, c’è qualcosa di magnetico che ti tiene ancorato lì e ti tira verso il fondo. E forse non te ne libererai mai.


1715

Billy Bones, IV

Il dipinto è disturbante.
Stai tentando di vederne la bellezza – qual è lo scopo dell’arte se non rappresentare proprio ciò che c’è di più splendido al mondo? –, di scovarla nonostante tutto, ma il senso ti sfugge. La donna sembra così tranquilla, dai tratti così morbidi e puliti. E poi c’è la testa.

“Cosa pensa di me l’equipaggio, Billy?” la voce di Flint interrompe la tua contemplazione e ti coglie di sorpresa.
“Chiedo scusa?” domandi, incredulo.
“Sei il nostromo della nave, sei a conoscenza di cosa parlano alle mie spalle,” replica, avvicinandosi così tanto da essere a poco più di un soffio da te, bruciando tutto lo spazio nel mezzo, e da quella distanza riesci a vedere le lentiggini sul suo viso, sentire l’odore della sua pelle.

“So che mi hanno sempre trovato distante, troppo istruito, ma ora sembra che mi considerino...” fa un pausa, come se stesse cercando la parola giusta.
“Troppo debole,” prosegui al suo posto – senza riflettere, sempre troppo onesto, convinto che quella fosse la naturale conclusione della frase.
“Stavo per dire sfortunato,” ti corregge lui. Mandi giù un boccone di saliva e ti maledici per aver parlato. Gates ti aveva pregato di contenerlo, non di fomentare la sua già leggendaria irascibilità.
“Quindi è questo che pensano. Attacchiamo navi con carichi leggeri perché sono troppo debole per fare altrimenti,” prosegue tra sé e sé, come se stesse meditando su una dura verità.
Poi si avvicina di mezzo passo e ti punta addosso quei suoi occhi verdi come l’oceano lungo le coste e ti manca un po’ il fiato. “La pensi così anche tu?” domanda, con fare inquisitivo.

“Io...” mormori appena, frugando nel retro della mente a caccia di una risposta qualsiasi che ti tolga da quell’impiccio, ma niente sembra pervenire. È solo l’apparizione di Guthrie che interrompe la conversazione a salvarti. E benedici quella fortuna che non ti saresti mai sognato.

*

Billy Bones, V

La mano gli trema per lo sforzo fisico appena fatto mentre ti allunga il pezzo di pergamena.
Lo osservi: il viso sporco di sangue, i capelli madidi di sudore, e non sei sorpreso, solo incuriosito, una marea di domande si affastellano nella tua mente.
Prendi il foglio che ti porge un po’ esitante, lo apri parzialmente, quel tanto che basta per controllarlo. È spietatamente bianco.

Posi lo sguardo su di lui e Flint lo contraccambia – e ti rendi conto che vuole che tu menta per lui, che ti sta spingendo al largo lontano dal resto dell’equipaggio, su una scialuppa che può metterti in salvo ma che, allo stesso tempo, può decretare la tua condanna a morte.
Vuole vedere se sei pronto a rischiare tutto per lui, con la promessa di un futuro, superando una guerra che nemmeno vedi arrivare all’orizzonte.

“È la pagina rubata,” dichiari, perché sospettavi fin dall’inizio che avresti mentito, e forse lo aveva intuito anche lui: il suo era un azzardo calcolato, era il gesto sicuro di un complice.
Ed è solo nel momento esatto in cui quella bugia esce dalle tue labbra che realizzi fino a che livello ti tiene in pugno. Non sai se Gates si trovi nella stessa situazione, se avere potere sulle persone sia semplicemente la sua forza, il suo modo di vincere, ma la presa su di te è forte e salda e forse lo sarà per sempre.

Ti guarda, mentre la folla esulta al suo discorso, e il suo sguardo è uno schiaffo, un pugno dritto in faccia. Ti ha usato, ma quel che è peggio è che glielo hai lasciato fare.

*

Billy Bones, VI

Lo odi.
Anzi, non è che lo odi, è che non ti ispira fiducia con i suoi continui sorrisi, l’aria amichevole e un’idea scaltra sempre pronta a salvargli la pelle nei momenti più disperati.
Quello che odi davvero è quanto Flint lo consideri utile, come la sua sagacia e la sua furbizia sembrino divertire il capitano. Quindi non è che lo odi, però lo vuoi fuori dai piedi. Subito.

E invece il capitano lo fa entrare nell’equipaggio nonostante le tue proteste, come una volta aveva accettato te. Solo che era diverso, perché tu hai lottato per sopravvivere dopo che Flint ti aveva tolto tutto ciò che avevi, mentre Silver ha rubato ciò che l’uomo stava inseguendo da mesi e nonostante questo si è ritrovato tra le mani più di quanto avesse mai sperato.
La vita è strana così, ingiusta così.

Allora lo sbatti a pelare le patate con Randall, una piccola vendetta futile che sai non servirà a niente, che non arresterà il corso della cose, il processo ormai già avviato di entrare nelle grazie di Flint.
Ed è una punta di gelosia quella che ti afferra alla bocca dello stomaco, anche se fingi il contrario.

*

Billy Bones, VII

Morley te lo aveva detto, e ora puoi incolpare solo te stesso per aver chiuso gli occhi. Te lo aveva detto e ridetto che tipo di persona fosse Flint, di come le sue parole abbiano sempre il potere di spingerti oltre, e non ci hai voluto credere. Ti sei fidato, ti sei aggrappato al ricordo di quando ti ha salvato dal mare, alla gentilezza con cui ti ha accolto, all’aver riconosciuto il tuo valore e averti eletto nostromo.
E adesso Morley è morto, schiacciato sotto il peso della Walrus e solo l’oceano e la sabbia come testimoni.

Le parole di Gates seduto al tuo fianco ti appaiono futili, persino fastidiose mentre ti invita ad essere cauto, mentre tenta di risollevarti il morale.
È che lui nemmeno immagina, non può comprendere cosa ti ha spinto ad ignorare gli avvertimenti di De Groot, e una strana frustrazione ti scoppia dentro mentre l’altro sta cercando scuse razionali ad azioni che di razionale non hanno nulla.
“Non è per questo che-” sbotti spazientito, e poi ti fermi, prima di dire troppo, prima di sbilanciarti. Anche se forse Gates lo ha già intuito, forse ci è persino arrivato prima di te.
“È perché ho paura di lui,” concludi.

Ed è vero, in parte, ma hai molta più paura di ciò che sei incline a fare per lui, e di quanto oltre ancora saresti disposto ad andare se solo te lo chiedesse. Se Gates sapesse questo, se lo sapesse il resto dell’equipaggio non ci sarebbero ulteriori scuse, alcun punto di ritorno.
Te ne rendi conto in quel preciso istante, con la mano dell’uomo che prova a consolarti sulla spalla, che ‘il fedele Billy’ non esiste più. Che tutto ciò che resta siete tu e Flint e nessun altro al mondo.

*

James Flint, III

È sempre così che succedono le cose: in un attimo.

È di fronte a te quando il colpo di cannone deflagra contro la nave, lo vedi girarsi nella direzione opposta alla tua per pararsi il viso dalle schegge, dal fuoco, e il suo piede affondare nel vuoto.

Sbilanciato a quel modo perde l’equilibrio in un lampo; ti sporgi per afferrarlo mentre lui cerca a sua volta la tua mano, ma è troppo distante da qualsiasi appiglio e la sola forza del tuo braccio è niente in confronto a quella del vento che tira, alle onde che si infrangono sulla fiancata della Walrus.

La presa è bagnata e diventa sempre meno salda, ma non vuoi mollare, la stessa urgenza che avevi sentito il giorno del vostro incontro te lo impone. E in un breve momento ti torna alla mente quando lo hai strappato dal mare, quanto la tua stretta fosse forte e sicura nell’issarlo a bordo, la luce del tramonto sul suo viso di ragazzino, e la gratitudine per non averlo abbandonato ad affogare in mezzo all’oceano.
E poi pensi anche, mentre le sue dita scappano via a poco a poco, a come sarebbe più semplice acquietare il suo dissenso, quanto sarebbe più semplice lasciarlo andare, permettere al mare di prenderlo con sé; pensi al peso del suo corpo che vi sta trascinando entrambi fuori bordo e dritti giù nell’acqua; al tuo polso incastrato nella cima per sorreggerti che sta cedendo.
E rifletti su quanto non vuoi mollare, che lo vuoi salvare ancora, che lo vuoi salvare per sempre.

Ma è davvero solo un attimo, e di lui non c’è più traccia nel fondo di quell’acqua nera. Ed è una vita che niente fa più così male.

*

Billy Bones, VIII

“Quarto giorno, marinaio,” annuncia il capitano della Scarborough, e si allontana diretto alla tenda, verso il verde delle palme, al riparo dalla vampa e dalla luce cocente.

Il sole è impietoso sulla pelle. Brucia e scava nel fondo, fino ad arrivare alla carne, alle ossa.
Nonostante ciò che Hume ti comunica ogni mattina, a cui non sai se credere perché ti pare di aver trascorso ancorato alla sabbia una vita intera, hai perso il senso del tempo che scorre mentre la notte sussegue il giorno e il tuo respiro si fa sempre più breve, ogni boccata d’aria trapassa i polmoni come una lama.
Entri ed esci da uno stato di incoscienza in cui i sogni si confondono ai ricordi e ti sembra di sentire le voci di persone che la parte ancora funzionante della tua mente ti assicura non essere lì.

La bocca è riarsa ma implorare sai che non servirà a nulla, così ti lasci andare, cadendo in uno stato di torpore dietro l’altro, ognuno sempre più lungo del precedente, senza fine.
Ti risvegli d’un tratto, con i tuoi vecchi compagni della Galatea che ridono seduti di fianco a te.

“Mi sa che ci incontreremo presto,” dice il tuo capitano, la gola aperta in due da una lama. Dopo svanisce, quando la ragione riemerge in superficie.

“Sto diventando pazzo,” mormori, le labbra secche incollate tra di loro.
Poi c’è di nuovo il buio e altri fantasmi che danzano attorno a te.

*

Billy Bones, IX

“Quinto giorno, marinaio,” è la voce di Hume, la sua sagoma che si staglia netta contro la luce abbagliante del mattino. Un sorso d’acqua appena per tenerti in vita e la morsa del cuoio secco in cui sei rinchiuso sempre più forte, sempre più letale.

Soltanto quando cala la sera ti giunge un po’ di sollievo e il dolore si fa meno intenso. Eppure gli spettri sono ancora lì con te: c’è Gates che sorride e ti dà una pacca sulla spalla; tua madre che ti stringe a sé; Joji che affila una sciabola; i capelli biondi di Eleanor Guthrie che sembrano contenere lo splendore della luna e di tutte le stelle al loro interno; il blu del mare aperto; l’odore del vento; la sensazione della sabbia bagnata sotto la pianta dei piedi.
Ma, soprattutto, c’è Flint. Flint che ti tira fuori dall’acqua; che si avvicina così tanto a te da poter sentire la fragranza della sua pelle, una traccia appena di una spezia sconosciuta e qualcosa di inafferrabile ma familiare mentre ti assicura che non c’è niente di interessante nel suo mettere su casa con una brava donna; la tua mano che sguscia via dalla sua un milione di volte di seguito, senza che l’esito sia mai differente, sempre con la paura che sia stato lui a lasciarti andare.
E le sue bugie e i suoi sorrisi e i suoi occhi dello stesso verde dell’oceano lungo le coste.

Sono solo ricordi, ti dici quando esci dal torpore, anche se sono così vividi da riuscire a percepire il suo profumo come se ti fosse accanto. La sensazione delle labbra fresche del capitano sulla tua fronte, però, hai la certezza di non averla mai sentita e allora la tua sicurezza vacilla un po’ mentre cerchi di mantenerti calmo, di appigliarti alla realtà.
Sono solo ricordi. Solo ricordi e pazzia.

*

John Silver, I

Billy potrebbe essere un problema. Però, nonostante la minaccia che hai lanciato in aria, non è il caso di liberarsene, soprattutto con Randall presente. Non si sa mai, in fin dei conti. E benché tu abbia avuto la certezza fino a poco prima che Flint lo avesse spinto in mare, a quanto pare non è così. La vera follia è che sembra ancora riporre fiducia nel capitano, sebbene tu l’abbia informato della morte di Gates e degli eventi che hanno condotto ad essa. Quando si parla di stupidità.

Lo raggiungi alla locanda, gli comunichi la notizia con aria grave e i dettagli del racconto di Billy mentre rientrate all’accampamento.
Non sai bene cosa aspettarti da lui perché, nonostante tutto, la sua arguzia riesce ancora a sorprenderti, a coglierti impreparato.
E succede, in un modo che credevi impossibile, non sei nemmeno in grado di capire se sia genuino o meno, ed è questo a metterti in allarme, perché potrebbe esserlo. Potrebbe esserlo.

Avevi immaginato una stretta di mano calorosa e un ‘ben tornato’ a beneficio della ciurma.
Invece, l’abbraccio e quelle parole sussurrate lasciano intendere che considera Billy più prezioso di quanto avesse fatto pensare. E che è davvero contento di rivederlo, di riaverlo indietro sano e salvo. E questo sì che è davvero preoccupante.

*

James Flint, IV

Billy fa il suo ingresso senza bussare poco dopo che Miranda ed Abigail sono uscite per andare sul ponte a godersi il sole del pomeriggio, come se avesse aspettato il momento giusto.
“Stai evitando la ragazza?” domandi, alzando il capo nella sua direzione.
Lui annuisce mentre attraversa la cabina in tre grandi falcate, dopo aver richiuso la porta alle proprie spalle, e la desolazione sul suo viso ti strappa un sorriso.

“Hai un minuto?” chiede poi, in un moto di educazione quasi sorpreso, come se si fosse reso conto solo ora che è entrato senza permesso. Con un gesto vago della mano gli indichi di sedersi, accantonando per un attimo ciò che ti preoccupa sulla via per Charles Town.

“Vorrei parlarti del cuoco,” dice, con la solita schiettezza che lo contraddistingue. La sua espressione però sembra preoccupata e questo ti impensierisce.
A Billy non è mai andato giù, sin dalle prime battute si è dimostrato diffidente e ostile nei suoi confronti, benché Silver ce la metta tutta per piacere alla gente.
I due, comunque, non potrebbero essere più differenti, di questo sei perfettamente a conoscenza.

Cerchi di dissimulare la tua inquietudine davanti a lui. “A che proposito?”
“Sta combinando qualcosa,” afferma, senza perdere tempo.

Ti appoggi allo schienale della poltrona. Sei quasi certo che abbia ragione, è la questione dell’oro ad impensierirti: senza quel bottino è difficile garantire la sua fedeltà alla ciurma e, soprattutto, a te, che hai così bisogno di lui, per via del suo acume e del suo ascendente sull’equipaggio. E vorresti poterti fidare, credere alle sue parole, ma sembra sempre più difficile. È come una strada alla cui destinazione non si arriva mai.

“L’ho visto bofonchiare con i due di guardia al tesoro nei giorni scorsi,” aggiunge subito, sapendo di catturare la tua attenzione in questo modo.
“Cosa intendi?” domandi allora, lentamente, scandendo ogni sillaba, il corpo che involontariamente si protende in avanti, verso di lui.

Siete entrambi piegati sullo scrittoio, le voci il più basse possibile.
“Anche dopo la morte di Irving hanno continuato a scambiarsi occhiate strane e li ho sorpresi a bisbigliare nelle cucine,” replica.
Resti a fissarlo per qualche secondo e ti domandi di nuovo perché lo stia facendo. Perché è ancora qui quando avrebbe potuto andarsene, imbarcarsi su un’altra nave, e non vivere col dubbio che lo hai lasciato cadere, anche se ti ha detto che è nel passato e che ormai non importa.

Sospira dopo quel lungo silenzio, come se avesse rinunciato a farsi ascoltare. “Solo… non ti fidare di lui,” conclude, ma, prima che possa alzarsi per uscire dalla cabina, Miranda rientra. È istintivo per te spostarti indietro di colpo, allontanandoti da Billy. Lei lo nota, nota quel gesto, te ne accorgi dal secondo di pausa nella sua camminata, dalla sorpresa, dallo sguardo che posa sul ragazzo.
Poi guarda te, per un attimo che sembra un’eternità, prima di afferrare il libro che aveva dimenticato e risalire in coperta, seguita poco dopo dal giovane.

E ora potresti raggiungerla, provare a spiegarle che stavate parlando di una faccenda importante, che non credevi fosse lei ma Silver, però non avrebbe senso. Sarebbero giustificazioni inconsistenti a cui nemmeno tu crederesti.
Lei può vederti, può vederti veramente.

*

John Silver, II

“Allora, Randall,” inizi, sedendoti e afferrando un tubero dall’enorme cesto al tuo fianco, “visto che abbiamo del tempo per noi mentre sbucciamo quintali di queste deliziose patate, perché non mi racconti un po’ come il nostro caro amico Billy si è presentato per unirsi alla ciurma?”

Se qualcuno sulla nave può crearti dei problemi, quello è Billy, lo hai capito già da tempo. È attento abbastanza e intelligente abbastanza per fare due più due, soprattutto valutando il comportamento delle persone con cui agisci. Quindi ottenere informazioni su di lui può solo esserti utile per l’avvenire. Come ti ricordi sempre da anni: non si sa mai.

“Non si è presentato,” risponde, il tono sospettoso come al solito, “stava su una nave, che si è trovata in mezzo mentre cercavamo di abbordarne un’altra, e le abbiamo affondate entrambe. Billy è sopravvissuto al risucchio.”
“E Flint lo ha… pescato?” domandi, incredulo.
Randall accenna un assenso col capo, lasciando passare qualche secondo. “Ha fatto gettare l’àncora e ci ha fatto lanciare delle cime e lo ha tirato su. Poi gli ha chiesto se voleva entrare nell’equipaggio e Billy ha accettato.”

E vissero tutti felici e contenti. È peggio di quanto avessi creduto, ma questo spiega la fiducia incrollabile che nutre nei suoi confronti. Come potrebbe essere altrimenti se gli ha evitato una morte certa?

“C’è altro?” chiedi poi, aspettandoti qualche ulteriore prodezza del genere.
“A volte parlano, sul pontile della nave all’alba.”

Resti ad osservare l’uomo mentre continua a sbucciare e pensi che probabilmente la tua è una battaglia persa.

*

James Flint, V

Metti piede sul molo di Charles Town con Miranda ed Abigail al tuo fianco, osservi il profilo delle case, la terra battuta delle stradine e poi ti giri verso la nave, solida in mezzo al blu del mare, le vele bianche che splendono sotto la luce del sole.

Ripensi a dieci anni prima, quando volgendoti verso le coste dell’Inghilterra ti sei ripromesso che quello non sarebbe stato un addio, che non era nemmeno passato.

Adesso sei ad un soffio dall’ottenere ciò per cui hai lottato, per cui hai sacrificato tutto.
E davanti, per la prima volta, ti si apre la possibilità concreta di un futuro, che ti dà speranza ma fa anche un po’ paura.


1718

James Flint, VI

Non importa quanto ti sei battuto, quanto hai perso lungo la via – parti di te stesso che non riavrai mai indietro, le decine di vite che hai spezzato per un sogno, il sogno di Thomas, un’idea per un avvenire migliore –, Nassau è comunque finita, l’illusione infranta, nessun domani all’orizzonte.

Forse il problema è che non sei in grado di mollare, non hai saputo lasciare andare lui nello stesso modo tenace con cui hai inseguito suo padre per mesi, con cui hai spinto il tuo equipaggio sempre più oltre.
Combattere per quell’obbiettivo comune era solo un modo di placare il senso di colpa, la vergogna di averlo abbandonato in quell’ospedale, a morire. Hai scelto di salvarti invece di lottare, e combattere troppo tardi è come non aver combattuto affatto.

Allora rifiuti il perdono che il nuovo governatore ti offre perché, ancora una volta, non c’è assoluzione che l’Inghilterra ti possa concedere.

*

Billy Bones, X

Lo segui fino in capo al mondo, perché non c’è altro che tu possa fare. Lo segui nella sua disperazione, nel suo andare avanti senza meta.
Solo l’idea di allontanarsi da lui è impensabile. Il tempo in cui credevi di doverglielo perché ti aveva salvato è appena un ricordo: rimani perché lo vuoi, perché non c’è alcun posto in cui vorresti essere se non al suo fianco. Non conosci altri modi di vivere se non con lui.
E la grazia offerta non significa nulla.

*

James Flint, VII

“Cosa ci fai qui, Billy?” gli domandi. È ancora così giovane, potrebbe ricostruirsi una vita, una meno dura, meno aspra. Con più gioia che dolore. Lontano da te, che ormai sei solo rimpianto e sofferenza, e ti privi di ogni briciolo di speranza, di ogni granello di amore.

Ci siete soltanto voi due sul pontile, l’alba è quasi alle porte mentre il silenzio della notte stagna nel cielo. Vi incontrate così da anni, e parlate di cose che non riguardano la nave e le rotte da seguire e i mercantili da assaltare.

Lui non ti risponde, ti osserva soltanto dando le spalle al mare. E “ho scelto di stare qui,” dice, come se di scelte non ne avesse avute affatto. “Vorresti che accettassi il perdono?” chiede poi, cogliendoti alla sprovvista. Dalla sua espressione ti accorgi che è una domanda che si è posto più volte, che ha paura della risposta ora che è riuscito a darle voce, ma anche che deve sapere, a tutti i costi.

Allora replichi onestamente, perché il rischio per una volta non lo vuoi correre, e l’aria è ancora così scura attorno a voi, cela il tuo viso vulnerabile nella verità.
“No,” dici. E ce ne vuole di coraggio, più di quanto avessi immaginato. “Vorrei che restassi.”

Poi lo guardi, mentre il sole sorge appena in lontananza. Ed è un attimo, un solo attimo mentre lui si sporge in avanti, verso di te, in cui tu avresti il tempo di fermarlo, di spostarti. Invece vai incontro a quel bacio.
Ed era una vita che non ti sentivi così.


1719

James Flint,VIII

“Non mentirmi, ti conosco,” ti dice Miranda, dopo l’ennesima scusa, dopo l’ennesimo viaggio in mare durato mesi. “Ti senti in colpa verso Thomas, lo so, ma devi andare avanti. Ti devi dare un’occasione perché è questo che lui avrebbe voluto.”
“Di cosa diavolo stai parlando?” le chiedi, già sfiancato da quella conversazione. Solo il pensiero di dover affrontare nuovamente la questione del perdono che hai rifiutato ti annienta le forze.
“Di Billy, James, sto parlando di Billy. Stai trascinando questa situazione da anni e non riesci nemmeno più a guardarmi in faccia,” il tono è esasperato, sfinito. “Non è giusto,” aggiunge poi, con un sospiro stanco, “non è giusto nei suoi confronti. E nemmeno nei miei.”

E non era ciò che ti aspettavi, non credevi sareste finiti lì, a quel punto, a discutere di un possibile futuro di cui non farete parte insieme, ma non c’è accusa nella sua voce. È che per così tanto tempo siete stati solo voi due e il fantasma di Thomas sempre ad un passo, sempre a gettare ombra sulle vostre vite, che ai tuoi occhi solo pensare a Billy appariva come un tradimento.
Ti sei aggrappato al passato, e lo hai tenuto così stretto che non hai visto la strada davanti a te, ma solo quella già percorsa.

“Ti meriti un’altra possibilità di essere felice,” conclude, poggiando le mani ai lati del tuo viso mentre ti sorride. “E anche io.”
Non sei pronto a lasciarla andare, vorresti poter esprimere a parole quanto è importante, quanto è vitale, quanto hai bisogno di lei. Invece l’abbracci soltanto, più forte che puoi.

“Lui illumina la mia oscurità, Miranda,” mormori contro la sua spalla, semplicemente. Perché avete attraversato insieme troppo per mentirvi ancora. “Da tanto tempo non sono più una brava persona, ma lui mi rende migliore.”
“Lo so,” replica lei, mentre le prime lacrime iniziano a cadere.

E hai paura che finisca così, adesso, in una casa lontano dal mare, nel dolore. Poi ripensi a ciò che vi lega e realizzi che non finirà mai.



Note finali:

Scrivere su una serie in corso è sempre un po’ la morte. Scrivere su una serie in corso come Black Sails è sinonimo di sciagura. Il problema sta sicuramente nel fatto che non si sa che strada decideranno di prendere i creatori al di là dei rapporti interpersonali - intendo quindi ciò che concerne il futuro di Nassau, la guerra e quindi come cambieranno dinamiche e alleanze tra i vari personaggi.
Fatta questa premessa, ci sono da dire un paio di cose:

1. La fic è un regalo di compleanno e in quanto tale ha una conclusione molto positiva (ad esempio, non credo che Flint rinuncerebbe mai a combattere contro l'Inghilterra dopo che gli ha rovinato la vita e gli ha tolto tutto ciò che aveva e amava) che sicuramente non avrà coerenza con le serie successive - e non è in linea nemmeno con questa serie ma who cares?
2. Probabilmente Miranda e James non si lascerebbero mai di comune accordo, sono tutto ciò che resta di una vita ormai finita e sono tutto l'uno per l'altra. Per farli separare avrei dovuto uccidere Miranda, cosa che non mi sentivo di fare (anche perché avrei dovuto gestire le conseguenze della sua morte e il Flint/Billy non sarebbe mai più accaduto, statene sicuri, oppure veniva una fic di sette milioni di parole). Tanto ci penserà già Black Sails e far fuori gente nel canon, io li voglio fare felici e basta.
3. Prevedere cosa succederà è impossibile quindi godiamo delle piccole cose. Grande filosofia di vita questa. Nel complesso spero sia una fic almeno decente. XD

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Black Sails / Vai alla pagina dell'autore: Fireflie