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Autore: jo17    28/03/2016    0 recensioni
L’artista rimase turbata dalle sue parole, non era la prima volta che le sentiva, ma dette da lei, con quella naturalezza e sincerità assumevano tutt’altro valore rispetto a vederle scritte su una rivista da qualche critico che nemmeno conosceva. Si accorse che Ruth la stava osservando e cercò di celare quel piccolo disagio che sentì avvenire in lei.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Nei giorni successivi Ruth aveva ripreso la sua vita abituale, divisa tra lavoro, amici e le sue innumerevoli passioni. Con il passare dei giorni l’avventura di quella sera era andata affievolendosi ma quando si ritrovava a ripensare a quei momenti si sentiva in imbarazzo con se stessa, per come l’aveva fatta sentire quella donna,  forse esagerava ma il fatto che non fosse più riuscita nemmeno a guardarla l’ aveva lasciata con l’umiliante sensazione di essere stata usata. Forse esagerava, era stata lei stessa a cedere, ma c’era stato qualcosa dopo, nel suo atteggiamento che la faceva sentire a disagio.
Ma dopo qualche settimana quel ricordo venne semplicemente archiviato tra le innumerevoli e variegate esperienze avute nel tempo.
In quel periodo il lavoro la teneva molto impegnata, era una curatrice di mostre d’arte indipendenti, i progetti seguiti da lei, specialmente quelli legati ad artisti emergenti, avevano spesso un buon riscontro di pubblico e  critica, e per questi motivi nel suo settore la sua società e lei stessa era abbastanza conosciuta.
  • Allora andiamo?
Era immersa nella lettura di una biografia di un artista che avrebbe voluto inserire in  un personale progetto a cui teneva molto, incentrato sulla street-art di un gruppo di giovani artisti, e l’organizzazione di questa mostra la impegnava veramente tanto, quando Harry, il suo socio nonché amico, la fece trasalire.
  • Lo sai che la mia mogliettina si arrabbia quando la facciamo aspettare per la cena.
Ruth si tolse gli occhiali che indossava solitamente quando utilizzava il pc e si massaggiò gli occhi.
  • Si scusa, ho perso la cognizione del tempo.
  • Sai che novità.
  • Fai meno il sarcastico, conviene anche a te se il lavoro mi assorbe tanto.
Si alzò prendendo il cappotto e la borsa e insieme si diressero alla porta.
  • Sbrighiamoci più tosto, sono sicuro che Beth è già arrivata e quelle due insieme mi fatto paura.
Ruth si mise a ridere.
In effetti quando arrivarono a casa di Harry le sue previsioni furono corrette, sua moglie e l’amica erano comodamente sedute sul grande divano della sala a sorseggiare un drink e a scambiarsi confidenze che che sarebbero state usate contro di lui nei momenti meno opportuni.
  • Finalmente siete arrivati. Muoio di fame!
  • Beth prenditela con Ruth, è lei che non riesce a staccarsi dal lavoro.
  • Non avevo dubbi.
  • Iniziate a stancarmi voi due.
Internevve Hanna.
  • Che ne dite di andare a sederci a tavola?
Quella cena era una tradizione, almeno una volta al mese Hanna si impegnava a cucinare per i suoi amici e a riunirli tutti intorno ad un tavolo. Si rendeva conto di come a volte la vita di ogni giorno li alienasse talmente tanto da perdere di vista le cose importanti come gli affetti di vecchia data.
L’unica cosa di diverso quel mese era l’assenza di Lexie.
  • Ruth, dimmi come va? So che non è semplice per nessuna delle due questa nuova situazione.
Intervenne Beth
  • Di sicuro non lo è per Lexie.
  • Non lo è nemmeno per me. A volte mi sento in colpa, forse avrei dovuto lottare un po’ di più invece di rinunciare così.
Harry si schiarì la voce prima di intervenire
  • Ti ricordo che l’ultimo periodo eravate un continuo litigare ed era una cosa insopportabile per voi e per le persone che vi stavano attorno. Per non parlare poi in ufficio.
  • La tua franchezza a volte mi raggela.
  • Lo sai che cosa intendo. Non potevi fare diversamente, hai fatto un favore ad entrambe.
  • E soprattutto a me, ho riavuto indietro la mia amica!
Harry e la moglie sorrisero all’uscita di Beth.
Per Ruth quell’aperta esposizione di ciò che pensavano era qualcosa a cui era abituata. Beth era stata la sua prima e unica compagna di stanza al college. Ricordava ancora quando aveva incontrato questa ragazza dalla pelle di mogano, un sorriso aperto e gli occhi lucenti che non si vergognava mai di qello che pensava e lo diceva senza aver paura del giudizio altrui. Lei era stata la prima vera amica che avesse mai avuto in vita sua, una persona che la conosceva realmente per quello che era e che accettava ogni parte del suo carattere e della sua vita. All’inizio della loro amicizia le era stata fondamentale, le aveva aperto strade e opportunità che non conosceva aiutandola a superare gli anni del college. Harry lo conobbe subito dopo la laurea, un brillante economista appassionato di arte, cosa che li accomunava, così come la voglia di affermarsi nella vita e nel lavoro. Così decisero di mettere su una società che fiorì nel giro di qualche anno regalandogli quelle soddisfazioni che si erano meritati dopo lunghi periodi di difficoltà e di porte chiuse in faccia.
Il cellulare di Harry iniziò a squillare. La moglie lo fulminò con lo sguardo quando capì che stava per rispondere
  • Scusami amore ma questa chiamata devo proprio prenderla.
  • E poi sono io la stacanovista
Quando terminò la telefonata ritornò al tavolo raggiante.
  • Ok Ruth, so che sei super impagnata con il tuo progetto ma ti devo mettere a lavorare anche su qualcos’altro. Non sai chi era prima al telefono.
  • Spara, sono tutta orecchie.
  • Era Katrin Cox!
Ruth lo guardò perplessa
  • Perdonami ma non mi dice nulla questo nome.
  • Stai parlando della famiglia Cox?
  • Meno male che ci sei tu Beth a darmi soddisfazioni!
  • Beh si occupano di alta finanza da generazioni, sono molto influenti in città. Il mio studio pagherebbe per averli come clienti.
  • E invece a noi questa fortuna è capitata!
La curatrice dopo aver assistito allo scambio di battute tra il suo amico e Beth si decise ad intervenire.
  • Ok, gente influente…e che cosa vorrebbero da noi?
  • Mi ha detto che vorrebbe rilanciare un artista, qualcuno che qualche tempo addietro aveva fatto parlare di se ma che poi è sparito. Insomma vogliono che ci occupiamo della mostra che dovrebbe riportarlo sulla cresta dell’onda.
  • Va bene, ma non ti ha detto nient’altro su chi sarebbe questo artista?
  • No, ma poco importa, domani alle 10 vi vedrete nel luogo che hanno scelto per contenere l’evento.
  • Adoro quando mi metti davanti al fatto compiuto.
Dopo un po’ Hanna riuscì a riportare la conversazione su qualcosa di diverso che non fosse lavoro e la cena e il resto della serata si concluse in argomenti più faceti, così quando si salutarono i loro animi erano più leggeri e felici del tempo trascorso insieme.
 
L’indomani  Ruth si ritrovava immersa nei suoi pensieri a bordo di un taxi che la conduceva all’appuntamento annunciato la sera prima. Di solito prima di un incontro preferiva studiare con attenzione le opere dei clienti, il tipo di corrente artistica, acquisire informazioni che l’avrebbero fatta arrivare preparata al primo colloquio ed esporre da subito la linea che avrebbe voluto prendere. Quella volta invece non fu così, Harry l’aveva presa così di sorpresa da non aver avuto nemmeno il tempo di riorganizzare le idee, ma questo non la preoccupò molto, anni di esperienza le avrebbero permesso di gestire comunque molto bene la situazione.
L’incontro si sarebbe svolto nel luogo scelto dall’entourage dell’artista per organizzare la mostra, si trovava nel Queens,  Routh conosceva quel posto e lo trovava molto interessante, era un vecchio spazio industriale, un tempo vi era stata una fonderia che aveva chiuso agli inizi degli anni 70, e che successivamente era stata ristrutturata egregiamente, almeno secondo il suo parere, mantenendo la struttura originaria. Entrando ci si trovava in un ampio spazio interno con un soffitto molto alto formato da una struttura metallica e con un grande lucernario che si estendeva per tutta la sua lunghezza, le pareti erano state mantenute con i mattoni giallo ocra con la malta a vista, ed erano formate da una ripetizione di ampie nicchie a volta, vi era una lunga passerella che percorreva tutto il perimetro dello stabile e che lasciava libera la vista del soffitto, ne  divideva in due l’altezza e ne aumentava lo spazio espositivo, e infine si poteva intuire la presenza di una terrazza.
Per Ruth quel posto racchiudeva infinite potenzialità, e questo bastò a metterla di buon umore. Un uomo ed una donna le vennero incontro, il primo le era ben noto la seconda immaginò fosse qualcuno appartenente al team dell’artista, era una donna dalla corporatura media, vestita in maniera molto casual ma con una certa ricercatezza, aveva una folta chioma rossa, occhi verdi e un incarnato molto chiaro, a Ruth venne subito in mente Klimt.
Salutò il primo con una stretta di mano
-              Tony, era da un po’ che non ci incontravamo.
-              Già, ma tu sei sempre impegnata in mille iniziative, è diventato difficile soltanto incrociarti. Lascia che ti presenti miss Katrin Cox è la..
Ebbe un attimo di esitazione che fu subito colmato dalla donna al suo fianco
-              Sono la promotrice di quella pittrice che spero mi aiuterà a tirare fuori dal suo guscio.
-              Perdonatemi, “Pittrice”? Devo ammettere che sono un po’ impreparata, mi era sembrato di aver capito che si trattasse di un uomo..
Rimase gelata quando vide la terza persona che era a qualche metro da loro, stava scendendo le scale dopo aver fatto un giro lungo la passerella che circondava le pareti.
-              Oh bene, si è decisa a raggiungerci
Non fecero caso al fatto che le morirono le parole in gola e si mossero per andare incontro alla nuova venuta. Quando furono l’una di fronte all’altra l’uomo si fece carico di fare le presentazioni
  • Ruth ti presento Victoria Reyes.
E così alla fine era riuscita a conoscere il nome della donna che l’aveva tormentata per lungo tempo.
Esitò un attimo ma poi le porse la mano e si presentò.  Victoria la fissò stringendo leggermente gli occhi, come per metterla a fuoco, ma fu soltanto un attimo, lasciò andare la presa e le sorrise semplicemente.
  • Piacere di conoscerla Mis. Devis.
Dopo un primo momento di sorpresa Ruth riuscì a gestire la situazione,si rifugiò dietro al suo lavoro e alla sua competenza riuscendo a fingere una calma che in fondo non aveva.  Non sapeva decidersi se sperare che la riconoscesse o pregare invece affinché fosse svanita nei meandri dei suoi ricordi insieme a chissà quante altre donne abbordate come aveva fatto con lei. Entrambe le possibilità le davano fastidio in egual misura.
  •  Quindi, oltre alla certezza del luogo dove tenere la mostra avete altri punti fermi che dovrei conoscere e tenere in considerazione?
Mentre lo diceva avevano iniziato a spostarsi all’interno del grande spazio, rispose Victoria.
  • Veramente molte poche, anzi quasi nessuna, a parte il luogo e la presenza di un dipinto che ancora non è terminato,  per il resto può parlare direttamente con Katrin, credo che a lei interessi più che a me.
  •  Vic.. ti prego..
Fu la risposta un po’ imbarazzata dell’amica. Ruth le venne in soccorso ignorando l’atteggiamento dell’artista e concentrandosi sulle questioni pratiche.
  • Un dipinto essenziale e non terminato può esserci utile, possiamo prenderci il tempo che occorre a entrambe per portare a termine i nostri lavori, siamo a Maggio e organizzare un’esposizione in piena estate non è il massimo a New York, a parte i turisti non credo che ci sia nessun’altro in città.
  • Quindi che cosa suggerisci?
  • Ottobre sarebbe il mese ideale e avremmo cinque mesi per organizzare come si deve l’evento. Fermo restando che in questo periodo avrò bisogno di raccogliere la maggior parte delle informazioni e del materiale per poter mettere su la cosa e soprattutto…
E qui fece una breve pausa, cercando di attrarre l’attenzione della pittrice.
  • Ho bisogno di capire che tipo di artista sei e di vedere le tue opere, perché devo ammetterlo, non ne ho la più pallida idea.
Fu volutamente pungente, e dallo sguardo che le lanciò la sua interlocutrice capì di aver colto nel segno. Poi guardò l’orologio.
  • Perdonatemi, adesso devo andare, ho un altro impegno e direi che qui abbiamo finito.
Si rivolse prima all’uomo.
  • Tony dovresti farmi avere la planimetria di questo posto, e  magari vorrei ritornare a fare qualche foto, e  Katrin, visto che sarai tu la mia persona di riferimento ti farò contattare inizialmente da un mio collaboratore  in modo tale da pianificare alcune cose. Approfittatene per riflettere su quello che volete comunicare alle persone e se avete in mente un tema, su quest’ultima cosa potrei pensarci io, ma dovrei vedere qualche suo lavoro.
  • Ok è tutto abbastanza chiaro
  •  Bene, credo che non ci sia nient’altro da aggiungere, a presto.
Strinse la mano a tutti e se ne andò con passo sicuro. Una volta fuori riuscì a fermare al volo un Taxi, diede l’indicazione all’autista .
  • Dannazzione!  Victoria Reyes! Come diavolo ho fatto a non riconoscerla!
  • Come scusi?
Si rese conto solo in quel momento che i suoi pensieri erano venuti fuori ad un volume troppo alto
  • No niente…
Victoria rimase ad osservare la porta chiudersi alle spalle di Ruth dopo che l’aveva seguita con lo sguardo dirigersi verso l’uscita.  Ritornò a prestare di nuovo attenzione a quello che stavano dicendo la sua amica e il proprietario dello stabile sulla curatrice appena andata via.
  •  Miss Cox non poteva trovare di meglio, se si vuole avere la certezza che una mostra abbia un’ottima riuscita non potevate che affidarvi a lei.
  • Si ne ho sentito parlare molto, sembra una che sa il fatto suo. Tu che ne pensi Vic
  • Che mi fido di te
Tagliò corto, non le disse che non era la prima volta che la incontrava, quando la vide entrare si trovava ancora al piano superiore, dalla sua andatura fiera e sicura aveva avuto subito l’impressione di conoscerla,  aveva i capelli raccolti in uno chignon ma lasciati morbidi sul davanti, indossava un tubino grigio a maniche corte ed un morbido e ampio collo e dei tacchi vertiginosi, stringeva al petto un’agenda e alcuni libri e infine aveva un paio di occhiali da vista dalla montatura scura, la osservò mentre li sfilava prima di stringere la mano alla sua amica, in un gesto che definì semplicemente sexy, e così la riconobbe, era  bella esattamente come la ricordava anche se aveva un look del tutto differente e non sapeva decidersi quale dei due le si addicesse di più, se questo chic e ricercato o il casual della sera del loro primo incontro, anche se allora indossava un semplice vestito dalla gonna morbida appena sopra il ginocchio e un lungo cardigan,  traspariva una certa ricercatezza e gusto nel vestire.

Impiegò un attimo a realizzare che sarebbe dovuta scendere e incontrarla, così finalmente si mosse, era curiosa di vedere come avrebbe reagito la nuova arrivata nel vederla, lei comunque era decisa a mostrare indifferenza, come del resto ormai gli riusciva bene su qualsiasi piano della sua vita. Vide passare un’ombra sul viso di Ruth ma che durò soltanto un attimo, ammirò molto il suo sangue freddo, sul fatto che  l’avesse riconosciuta non aveva alcun dubbio ma non lasciò trapelare nessun imbarazzo o tentennamento. 
Si ritrovò a sospirare guardando la porta dalla quale era appena uscita l’oggetto dei suoi pensieri, aggrottò la fronte ritornando in se e chiamando l’amica per andar via.
 
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  • Ally portami tutto quello che riesci a trovare su Victoria Reyes
O almeno era quello che era riuscita a capire la segretaria di Ruth vedendola passare ed entrare come un razzo nel suo ufficio.
Ebbe appena il tempo di sedersi alla sua scrivania, fare un profondo sospiro e girare la sedia verso la vetrata dando le spalle alla porta e guardando il panorama che si stagliava in lontananza sotto di lei, le rive dell’Hudson e dello skyline di Manhattan quando fu raggiunta dal suo socio.
  • Allora com’è andata?
  • Sai Harry, mi domando perché non posso dirti di occupartene tu.
  •  Perchè io sono qui solo per far quadrare i conti e a stimolarti trovandoti i clienti migliori… è andata così male?
  • No
Harry fece una strana espressione
  • E allora cos’è un’altra impossibile artista con l’ego più grande del suo talento?
  • Di ego ne ha molto, e del suo talento ho vaghi ricordi, ma purtroppo ne aveva.
  • Purtroppo? Non ti capisco.
  • Niente, lascia stare, solo una crisi passeggera.
Si guardarono e sorrisero.
  • Curioso di sapere che ti passa per la testa ma abbiamo altro di cui parlare.
Harry andò a sedersi comodamente sul morbido divano grigio dando il via ad una lunga conversazione sull’organizzazione degli impegni nuovi e da concludere, su chi dei due sarebbe dovuto andare a presenziare qualche evento e su quale, e infine come ultimo argomento iniziarono a parlare del discorso vacanze.
  • Harry, sei tu l’uomo sposato che deve prendere in considerazione i bisogni della famiglia, fa come meglio credi. Anzi come Hanna crede. L’unica cosa lo sai,  ci sarà il lancio della nostra creatura, ti chiedo solo di tener conto di questo.
Mentre lo diceva si era alzata rivolgendogli un sorriso e sciogliendo i capelli che si raccolsero davanti sul lato destro . Andò verso il mobile bar e versò sia a lei che al suo amico due dita di scotch. Quando andò verso di lui per porgergli il bicchiere si accorse che la fissava trasognato.
Inclinò la testa leggermente di lato
  • Qualcosa non va?
  • Sai, se io non fossi felicemente sposato avremmo un problema.
  • E tralasciando il trascurabile dettaglio che sono gay.. Harry..
  • Ovviamente trascurabile. Grazie a te vivo immerso nel bello e nell’arte, e a volte tu sai essere entrambe le cose.
Scoppiarono  a ridere.
  • Ho fatto male a preparati da bere, mi sembri già abbastanza alticcio.
  • Forse, ma preso atto del tuo fascino innegabile è deciso che andrai tu al party del senatore e vedere se riesci a spillargli qualche contributo per noi e le nostre cause perse.
  • Ah ecco, dovevo immaginarlo che la tua sviolinata aveva un secondo fine.
  • Non è affatto così, ma tornando alle nostra creatura, a che punto siamo? Riusciamo a rientrare nei tempi?
  • Si, meno di un mese per far terminare agli artisti le loro opere e decidere chi sarà il live-paint durante l’inaugurazione, il resto ormai è fatto. Riusciamo a guadagnare un mese in più di esposizione.
Quello che definivano la loro creatura era rappresentato da un progetto che Ruth aveva ormai in mente da anni. Aveva preso in affitto un vecchio stabilimento industriale a 4 piani che sarebbe stato demolito da lì a qualche mese, aveva messo insieme degli artisti, graffitari principalmente, era sempre stata attratta dalla forza di comunicazione della Street art, ma anche pittori che avrebbero realizzato affreschi su quelle pareti degradate  e  scultori che avrebbero realizzato opere cercando di utilizzare principalmente i materiali trovai all’interno di quel posto.
Era molto eccitata e preoccupata, non sapeva se sarebbe riuscita a far passare il messaggio che rappresentava nell’insieme la sua opera, la sua creatura appunto, composta da centinaia di altre opere messe insieme e realizzate da altri artisti, e soprattutto l’evento finale, cioè la demolizione rappresentava il messaggio più grande, più forte e violento.
  • Brava ragazza! Abbiamo affittato quello stabile fino a dicembre, dopo sarà solo un ricordo, un po’ mi dispiace, tutta questa fatica.
  • Ma è il bello di quello che abbiamo messo su, l’effimero dell’arte associata alla modernità, all’era del consumismo e del poco durevole tipico dei nostri tempi.
  • Si si, lo so già, non lanciarti in spiegazioni, conservale per i giornalisti.
  • Certo, non vorrei mai annoiarti.
 
Vennero interrotti dalla segretaria che portava il materiale richiesto da Ruth.
Alcune erano riviste di settore di qualche anno addietro, altre articoli stampati da internet.
Ruth iniziò a sfogliarle e fu  travolta dai dipinti di Victoria, molti erano un inno ai colori e alla vita. Per alcune iconografie ricordavano l’arte messicana, tele bianche inondate da rossi caldi, verdi brillanti e da un azzurro tipico del cielo di quei luoghi, donne e uomini ritratti su alcune tele sembravano essere stati intrappolati dallo sguardo limpido e attendo dell’artista nelle loro attività di svago, altri  erano di natura politica, ma quelli più toccanti erano quelli in cui aveva immortalato nel suo stile del tutto particolare i soggetti nelle attività lavorative, erano squarci di vita contemporanea all’interno di scenari antichi. Poi ne vide alcuni che erano un misto tra lo stile di Frida Kahlo e il periodo polinesiano di Gaugin. Ma erano solo un vago ricordo, perché la sua tecnica e i soggetti dipinti erano del tutto originali. Soprattutto la tecnica era molto materica, guardandoli nel particolare si rendeva conto che alcune parti erano realmente pezzi di stoffa di un vestito tradizionale o il sasso su cui un vecchio appoggiava il piede in attesa alla fermata dell’autobus era realmente fatto da scaglie di pietra incastrate tra di loro in modo tale da sembrare vere e proprie pennellate.
Doveva ammettere che come già un tempo era rimasta colpita da questa artista lo era nuovamente, e forse oggi con più forza per la competenza che aveva acquisito nel tempo e non soltanto, come all’epoca, dal punto di vista di una giovane ragazza che frequentava il corso d’arte alla Columbia, ancora alla ricerca della sua strada e facilmente impressionabile da quelle persone che possedevano quello che lei non aveva, cioè talento artistico.
Fu riportata alla realtà da Harry, anche lui aveva iniziato a dare un’occhiata a quel materiale, soltanto che si era soffermato sul primo piano dell’artista che accompagnava l’articolo.
  • Però
Ruth si avvicinò per vedere cosa aveva suscitato la sua reazione, si ritrovò a fissare il bel sorriso di una Victoria raggiante. Aveva la bocca leggermente aperta in un sorriso che lasciava intravedere i denti regolari, aveva delle piccole fossette sulle guance e il suo sguardo era luminoso, i suoi occhi sorridevano anche forse più delle labbra. Il volto era incorniciato dai capelli scuri e lucidi che scendevano su entrambi i lati del viso. Era bellissima, e capì perché non l’aveva riconosciuta, quando anni addietro aveva avuto modo di incontrarla era sempre molto disponibile e quel sorriso aperto e cordiale aveva il potere di mettere a proprio agio la persona che aveva davanti. La ricordava anche come una persona di spirito e partecipava attivamente alle attività del campus, specialmente se si parlava di libertà di espressione o di aiutare qualche minoranza.
La persona che aveva avuto modo ci incontrare la mattina e la sera di qualche mese prima di certo non la ricordava affatto, se non per la bellezza rimasta immutata.
  • Facciamo che mi metto a studiare e me ne occupo io, voglio assecondare i tuoi desideri..
  • Facciamo che chiamo tua moglie e le dico che suo marito dev’essere rimesso in riga.
  • Dov’è finito il tuo senso dell’umorismo?
  • Io ho senso dell’umorismo, infatti ti dico che con il tuo fiuto non credo che il tradimento rappresenti realmente un pericolo
  • Cosa intendi dire.
Lo sguardo e il sorriso dell’amica fu illuminante
  • No! Maddai! Ora capisco! Tu la conosci già…e magari nel senso più stretto del termine! Ora capisco la tua reticenza!
  • Harry…
  • Certo, hai avuto sempre un gran gusto, stavolta mi devi raccontare…
  • Ma non credo proprio, funzioniamo perché ci teniamo fuori dalle rispettive vite private
  • Che cavolata, tu sei amica della mia cara mogliettina, e sai fin troppe cose della mia vita privata.
  • Forse, in effetti  so cose di te che magari era meglio non sapere.
Dopo averle lanciato un’occhiata di fuoco ritornò improvvisamente serio.
  • Aspetta, non ci procurerà problemi vero? Cioè tu e lei, non è che mi devo aspettare qualche dramma sentimentale e soprattutto finanziario?
  • Non temere non ti spezzerei mai il cuore o il portafogli,  non so cosa ti farebbe più male vista la loro vicinanza.
  • Fai pure la sarcastica, sarà anche come dici tu ma è quello che ci fa fare una bella vita ad entrambi. Quindi cosa mi devo aspettare?
  • Proprio niente, perché non è stato niente.
Furono interrotti dall’ingresso della segretaria di Ruth.
  • Miss Davis, una chiamata per lei. E volevo dirle che io sto andando via.
Ruth alzò lo sguardo sul grande orologio  della parete e si domandò chi potesse essere a quell’ora della sera, fece un cenno di assenso alla donna alla porta,poi  associò proprio la svista della sua segretaria nel non averla informata su chi fosse al telefono alla stanchezza generale che si respirava in ufficio in quel periodo.
  • Telefonata propizia mia cara, io me ne vado, concludiamo la riunione domani.
  • Ok, passa una buona serata.
  • Anche tu, e non fare tardi come al tuo solito, questo posto non esploderà se ti dedichi un po’ anche a te stessa.
Gli rispose con un sorriso e prese la chiamata.
  • Miss Davis mi scusi per l’orario, a dire il vero non speravo di trovarla
  • Con chi parlo?
  • Sono Katrin Cox, mi scusi di nuovo.
L’espressione sorpresa di Ruth fece esitare sulla soglia Harry che si trovava indeciso se uscire o restare ad assistere a quella telefonata che sembrava essere interessante vista la reazione della sua socia. Lei però se ne rese conto, chiuse con il palmo della mano il microfono.
  • Ti serve qualcosa?
  • No..no, a domani
Lo vide uscire incerto e ritornò alla sua interlocutrice.
  • Non mi sarei aspettata una sua telefonata così presto, quant’è passato un paio di ore?
Il suo tono di voce era divertito così dall’altra parte l’ascoltatrice si rilassò grazie a quella frase che aveva rotto il ghiaccio e l’agitazione in cui si trovava, sapendo quanto fosse inopportuna quella chiamata.
  • Mi scusi ma è andata via così di corsa e volevo solo sapere se fosse ancora dell’opinione di accettare il lavoro.
  • Credevo di essere stata chiara.
  • In verità mi volevo scusare per la mia amica, è stata scostante e potrebbe sembrare poco interessata, e credo che di telefonate  come questa gliene dovrò fare molte altre se decide di confermare la sua decisione.
  • Non mi incentiva così lo sa?
  • Penso solo che forse è bene preparala, ci tengo molto che sia lei a curare quest’evento, conosco il progetto a cui sta lavorando in questo periodo e mi lasci dire che lo trovo molto interessante
Ruth se ne restava in ascolto, perdendo volutamente l’occasione di inserirsi nella conversazione datale dalla sua interlocutrice.
  • Ma sto divagando, mi scusi, voglio solo avere la certezza che lei accetti l’incarico
Il silenzio che si era nuovamente creato fu interrotto dalla voce di Ruth
  • Katrin, sta tranquilla, ho abbastanza esperienza da riuscire a gestire le situazioni che si verranno a creare. Ho avuto già a che fare con artisti scostanti.
  • Non volevo mettere in dubbio la sua preparazione.
Nonostante Katrin avesse trovato piacevole sentire il tono confidenziale che aveva usato la curatrice non riuscì a fare altrettanto.
  • Ma per quanto riguarda Victoria, non è come le altre persone con cui lei ha avuto a che fare, le sue motivazioni sono differenti
Per un attimo Ruth si domandò se quelle scuse o il sincerarsi delle sue intenzioni  fossero perché era stata informata dell’incontro che lei e Victoria avevano avuto qualche tempo prima ed ebbe un profondo imbarazzo e disagio. Forse qualche ripensamento iniziava ad arrivare.
  • A tutti piace pensare di essere unici o c’è qualcosa che elegantemente stai omettendo?
  • Mi perdoni ma non capisco. Volevo solo dirle che non sarà per niente facile lavorare con Victoria.
Non avvertì nessuna malizia ne imbarazzo nel tono della risposta.
  • Sta tranquilla ribadisco che non ho ripensamenti. Se può farti stare tranquilla domattina dirò al mio socio di inviarti il contratto di collaborazione.
  • Perfetto sono contenta, allora la smetto di farle perdere tempo e a presto
  • Katrin, un’ultima cosa
  • Si?
  • Chiamami Ruth.
Ci fu un breve silenzio
  • A presto Ruth.

********************************    Note dell'autrice  ******************************

Salve a tutti quelli che sono arrivati a leggere fino a questo punto. Mi sono resa conto che con i due primi capitoli sono stata un pò "avara" quindi ecco qui un abbondante seguito. Se ne avete voglia fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima!!
  
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