Questa
è una storia un po’ particolare e non so se incontrerà il vostro gusto, ma
voglio provare ugualmente a proporvela, fatemi sapere che ne pensate.
Ho,
in un certo senso, raccolto l’invito di ninfea306 che nella sua ultima
(bellissima!) storia si domandava se altre “autrici” avrebbero voluto
continuare la sua raccolta “Mai più sola (e altre storie)”.
Ci
ho provato con questa mia, ma non sono certa di essere stata all’altezza. Lo
stile usato è il suo, ovvero alternare pezzi miei a
pezzi di un brano che secondo me descrive alla perfezione l’amore tra Oscar e
Andrè: si tratta della mitica poesia “Questo amore” di Jacques Prévert. L’ultimissima frase invece,
è riportata esattamente dalla storia “madre” di questa, ovvero “Mai più sola”.
Aspetto
con grande ansia i vostri commenti, naturalmente spero
in primis in quello di “zia” ninfea306, la madrina di questa storia!
Alla
prossima!!
La
vita è ironica.
Ironica,
beffarda, piena di sorprese, ingannevole, effimera.
È
vita.
È
ironico che io abbia combattuto tanti avversari, sfidato la morte, protetto i
miei sovrani a costo della mia incolumità, preso parte
a duelli al primo ed all’ultimo sangue ed ora mi ritrovi qui, così, a morire
per mano di questo bestione, in un modo così banale.
Caduta
in trappola come una sciocca, come una principiante.
Possibile
che la dura disciplina militare, cui mio padre mi ha sottoposto fin da piccola,
non mi sia servita a nulla?
Sono
stata una vera ingenua a venire qui da sola.
Ingenua
e presuntuosa. Tipico mio.
Sento
le dita di Nicolas stringere più forte il mio collo. Quest’uomo è determinato a
uccidermi e non mollerà la sua presa finché non sentirà che ho cessato di dibattermi
ed che ho emesso il mio ultimo respiro.
È
disperato, lo sono entrambi, lui e quella donna diabolica che ho inseguito fin
qui, e la disperazione porta alla lucida pazzia calcolatrice di coloro che non hanno più nulla da perdere.
Sento
il diffuso lezzo di alcol provenire dal fiato del mio carnefice, che ha il
volto vicinissimo al mio, contorto in una smorfia di gioia selvaggia e senza
nome.
Che
momento di trionfo deve essere per lui e per la sua vita sin qui senza infamia
e senza lode porre fine ai giorni del fiero comandante delle guardie di Sua Maestà, Oscar François de Jarjayes!
Anche
questo fa parte della sottile ironia della vita, che quest’uomo inetto,
meschino, burattino nelle mani di sua moglie, succube al volere di un’altra
donna, debba avere ragione di me per l’ultima volta.
Non
è certo la fine gloriosa che mio padre si aspettava che io facessi.
Non
è certo la morte degna per un generale. E nemmeno per sua figlia, a dirla
tutta.
Alle
spalle di Nicolas intravedo un’ombra che ondeggia scura. Sono i lunghi capelli
neri di Jeanne. Ormai mi si sta annebbiando la vista, ma riconosco le sue dita
sottili che stringono qualcosa, forse un pugnale, le sue unghie laccate di
rosso, i suoi occhi felini.
È
una bella donna, Jeanne Valois de
Quello
che però non capisco è questa espressione di sconfitta sul suo viso. Non le si addice. Sono io che sto morendo, Jeanne, non tu. Tu
hai vinto, per questa volta.
Ecco l’ennesima ironia della vita: io ho salvato tua
sorella, tu stai uccidendo me, la madre di Rosalie ha ucciso la tua: una catena
di violenza infinita.
Probabilmente
se io avessi una figlia, un giorno ti verrebbe a cercare, per vendicare la
morte di sua madre e la ruota continuerebbe il suo giro.
Ma io non
ho nessuna figlia che reclamerà la sua soddisfazione. Io sono sola.
Sola
nella mia vita, sola nella mia morte.
Eppure…forse
no.
Una immagine
mi accompagna, un volto che non ha smesso di balenarmi innanzi durante questa
notte senza senso, in questa landa dimenticata da Dio e dagli uomini.
Ancora
ironia, pensare all’amore quando non c’è più tempo per l’amore, quando non c’è
più tempo nemmeno per la vita e quando per tutta la vita
all’amore ho tentato di sfuggire, come fosse una malattia infettiva e letale.
Ma forse,
più che un’ironia è solo la banale, sconcertante verità.
Come
succede, dimmi, amico mio, che ci si innamora? Si cade
e ci si sbuccia il cuore? Oppure è come stare per sempre sospesi in un limbo
senza peso, senza fiato, come sono io adesso?
Non
lo so. Quello che so è che io non ho fatto niente, non mi sono accorta di
niente. Non ho emesso un suono, non ho mosso un muscolo, non ho compiuto alcun
gesto. Non so nemmeno se, e come, e dove e quando.
Tutto
quello che so, sei tu.
Che
c’eri, che ci sei, adesso, qui con me ed io non sono sola per la prima volta
nella mia vita, ora che sto morendo.
Per
la prima volta nella mia vita, ora, mi sento serena. Completa.
Non
siamo mai stati fatti per stare insieme, lo so, ma che mi importa.
La verità è che tu sei fatto per me, da sempre. I tuoi occhi verdi sono fatti
per me, i tuoi capelli scuri sono fatti per me, le tue labbra incantevoli, le
tue mani, quando lavorano e anche quando rimangono inoperose
sono fatte per me. Tutto il tuo corpo è fatto per me.
È
ridicolo e assurdo che io pensi queste cose adesso, probabilmente poco
dignitoso per una nobile del mio rango e senza dubbio scarsamente utile, viste
le attuali circostanze.
Ma io ti
amo.
Ti
amo? Davvero?
Allora
è questo l’amore, questo appagamento dei sensi, questa
serenità assoluta, questa placida consapevolezza dei propri bisogni e questa
assoluta tranquillità nel soddisfarli, nutrendoli anche solo di un nome, di un
pensiero, di un ricordo riscattato dal passato.
Che pensiero bizzarro, che frase insensata, che
momento inadatto per pensare all’amore.
Ma solo a
questo riesco a pensare. Che ti amo. E che queste mani che mi
impediscono di respirare faranno in modo che io non ti riveda mai più.
È
questa la cosa che più di tutte mi rende intollerabile il fatto di morire
proprio adesso. Non tanto la morte in sé, io sono un soldato e un soldato fa tutti i giorni l’amore con la morte. Gioca con la
morte, la sfida e accetta il rischio di vincere tante volte e di perdere una
sola, ma è quella che conta.
Ma
è questo pensiero struggente che non ti rivedrò mai
più che mi dilania le viscere e che mi fa provare un vero e autentico tormento
fisico. Non lo posso sopportare.
Ed
è questo disperato, meraviglioso, possente, travolgente, mastodontico pensiero
che mi fa gridare, o forse sussurrare, non lo so, l’ultima, dolcissima parola
che pronuncerò mai in tutta la mia vita.
“…Andrè…”
* * *
Lei
mi chiama.
È
in pericolo.
Sento
la sua voce come una eco lontana. Non sono nemmeno
sicuro di averla davvero udita o solo immaginata, ma so per certo che ha
bisogno di me.
E io
corro da lei. Corro sempre da lei, è una vita che lo faccio, non posso certo
cambiare adesso.
Corro.
“Fermati!
Dove vai? Il comandante ci ha detto di aspettarlo qui!”
Il
comandante ci ha detto di aspettarlo qui, è vero.
Ma la mia
donna mi ha appena chiamato a sé, e la mia donna è infinitamente più importante
del mio comandante.
Sono
qui, amore mio. Sono accanto a te.
“…Oscar…”
* * *
Forse
sono morta. Non lo so, però non sento più dolore.
La
pressione sul mio collo ha lasciato il posto ad una
carezza leggera, che lentamente mi percorre le guance, i capelli, le labbra.
Il
viso deformato di Nicolas de
Al
suo posto vedo un angelo guerriero dallo sguardo fiero, che mi guarda come se
fossi la cosa più delicata e preziosa esistente al mondo.
Sento
l’aria. Entra ed esce liberamente dalla mia bocca, dalle mie narici. È fresca e
frizzante, non più l’odore stantio di alcol, muffa e disperazione che si
respirava all’interno della fortezza.
Siamo
fuori. Ma sono viva? Ancora non lo capisco.
Attorno
al mio angelo guerriero un alone di luce, come un incendio enorme e lontano, ne
incornicia il contorno facendolo sembrare una rappresentazione fiabesca. È il
castello che sta bruciando.
Mi
tasto il corpo con le mani e lo percepisco in tutta la sua fisicità materiale.
Il petto, le gambe, il volto. Le mie mani intrecciano le sue.
E
alla fine lo vedo con chiarezza. Sento la sua voce.
Mi parla e io non
sono morta. O meglio lo ero, ma sto tornando alla vita.
Questo amore
Così violento
Così fragile
Così tenero
Così disperato
Piange
e ride il mio angelo, incapace di frenare l’angoscia, incapace
di arrestare il torrente di parole che sembra aver trattenuto per tanto, troppo
tempo. Ripete il mio nome come all’infinito, come a volersi assicurare che io
lo senta, ma io sono ancora troppo debole per rispondere.
Chiudo
gli occhi e mi abbandono al suono della sua voce, al tocco delle sue dita.
Questo amore così
vero
Questo amore così
bello
È
il tuo amore che mi ha salvato, Andrè.
Niente altro
che questo amore avrebbe potuto portarti da me, in quel castello di morte, solo
questo amore avrebbe potuto farti sentire il sussurro del mio appello disperato
del tuo nome.
Questo amore
perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
Ah,
quanto sono stata cieca, sciocca a non capire, a non
vedere, a pensare che un altro uomo, un altro abbraccio fosse la risposta alle mie
domande.
Questo amore tutto
intero
Ancora così vivo
E tutto soleggiato
Ma tu,
caparbio, ostinato, hai perseguito. Mi hai aspettato, sostenuto, capito, hai
lasciato che io andassi via e tornassi quando mi sentivo pronta.
Noi possiamo tutti e
due
Andare e ritornare
Noi possiamo dimenticare
Sognare la morte
Risvegliarci sorridere e ridere
Ho
dovuto invocare la morte perché mi liberasse dal peso insostenibile di non
poterti avere mai più e temerla per il terrore di non rivederti. Ma tu sei arrivato. E con te hai portato il tuo amore. Il
nostro amore.
Il nostro amore è là
Testardo come un asino
Quanta
pazienza…
Vivo come il desiderio
Quanto
desidero sentire il tuo corpo muoversi dentro il mio…
Crudele come la memoria
La
sofferenza che ti ho inflitto…
Sciocco come i rimpianti
Il
tempo che abbiamo perso e che invece avremmo potuto condividere…
Alzati subito
Tendici la mano
E salvaci
Ma
adesso siamo qua. E niente altro
conta. Il tuo amore mi ha salvato. Ci ha salvato tutti e due.
Le
tue labbra si posano sulle mie ed è un gesto semplice, ovvio, il primo bacio
del primo uomo e della prima donna.
Finalmente,
adesso, potremo riposare, nutrendoci l’uno dell’altro, per sempre. Vivendo
l’uno nell’altro, con l’altro, per l’altro.
Ed
io, insieme con te, per tutta la mia vita
Non sarò mai più sola.
Un grazie di cuore in anticipo a tutte coloro che vorranno leggere e recensire questa mia storia.