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Autore: JulesB    29/03/2016    1 recensioni
"Sono serio, Alec." disse Magnus “Ho avuto un coltello contro la mia gola e tutto quello a cui riuscivo a pensare eri tu… capelli neri, occhi blu, e il sorriso di cui mi sono innamorato.”
Autrice originale: Cumberbatch Critter; ho avuto il permesso di tradurre tutte le sue OS Malec e questa è la prima tradotta.
Tratta da "Città del fuoco celeste", ultimo libro della saga "The Mortal Instruments"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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L'autrice originale Cumberbatch Critter mi ha dato il consenso di tradurre le sue opere. Questa è la prima one shot tradotta. 




Lui sembrava orribile.

Non stava andando proprio come Alec pensava sarebbe stato il loro “incontro”. Non era nemmeno sicuro che avrebbero avuto un incontro, ma era quello che era.

“Lascialo a me,” mormorò Alec, scacciando l’agitazione di Isabelle. “Mi… prenderò cura di lui”, mormorò.

“Sei sicuro?” lei chiese ansiosa.

Lui non aveva mai condiviso i dettagli della sua rottura. Lui solo… non voleva entrare nei dettagli. Era stato abbastanza orribile quando Magnus comprese la finta storia su Camille… e la conseguente conversazione in seguito… ma quei giorni erano passati. Non poteva soffermarsi su quello, perché faceva troppo male pensarci.

“Sì,” disse duramente, tirando delicatamente il panno dalle sue dita. “Mi prenderò cura di lui. Fammi sapere se avrai bisogno d’altro.”

Isabelle lo fissò un momento prima di annuire. “Fammi sapere se tu avrai bisogno di qualcosa.”
“Penso di poterlo gestire”, mormorò. “Grazie, Izzy.”

Lei annuì e uscì dalla stanza, lasciando Alec in silenzio.

Magnus era raggomitolato sul piccolo letto nella stanza, con il corpo serrato attorno mentre dormiva. Non lo vedeva da un po’. Non importava quello… era stato tenuto in ostaggio e torturato e… tutto quello. Questo sicuramente non era come Alec aveva immaginato il loro incontro.

Sospirò silenziosamente e attraversò la stanza, inginocchiandosi accanto al letto. “Sei così tanto tormentato,” mormorò, immergendo la salvietta nella ciotola d’acqua tiepida e iniziando a strofinare via delicatamente il sangue dal volto di Magnus.

Era più facile in quel modo, pensando che stavi per morire o che il tuo compagno stava per morire. Probabilmente perché se tu o il tuo amore doveste morire, non importa cosa vi siate detti prima, sarebbe stato dimenticato. Se aveva fatto qualcosa di cui si sarebbe pentito, non importava.

Non che Alec si sia pentito… non ci aveva pensato. Beh, non si stava pentendo proprio adesso. Sperava di non pentirsene più tardi… ma cosa c’era da rimpiangere, si ricordò. Non stava facendo niente, loro non stavano facendo niente. Magnus era uno dei suoi migliori amici, forse qualcosa in più. Non l’avrebbe fatto se Magnus non fosse in quello stato. Non si sarebbe pentito di essersi preso cura di lui.

Aveva appena finito di asciugargli il sangue da una ferita particolarmente brutta sul sopracciglio sinistro, desiderando di poter usare rune sul Nascosto, quando ciglia scure tremarono.
Alec allontanò piano la mano “Magnus…?”

Le ciglia di Magnus tremarono una, due volte, e poi i suoi occhi si aprirono, solo leggermente, posandosi su Alec. Lo guardò per un momento prima che un debole sorriso eruppe sul suo volto. “Alec…”

“Ciao” disse pacato Alec “E’ bello vederti di nuovo.”

Magnus gli sorrise per un momento prima di lasciare che i suoi occhi si chiudessero ancora. Non disse più nulla.

Alec sentì la tensione affilata come un coltello. Non era particolarmente a suo agio con l’espressione dei suoi sentimenti… Sembrava proprio che fosse fuoriuscito dal calore del momento, come quando aveva parlato nel Conclave anni fa o solo quando gettava le sue braccia attorno a Magnus non molto tempo fa quando era vivo. Di conseguenza, aveva qualche problema a trovare qualcosa da dire adesso, adesso che loro erano in un momento di calma dopo la tempesta. 

“Non è la migliore delle situazioni” mormorò Magnus, spostandosi lentamente in modo che fosse sdraiato su un fianco.

“Hey” protestò Alec debolmente, “resta fermo…”

“Ho una ferita infernale dietro la schiena, Alec.”

“Oh” Alec guardò lontano prima di alzarsi, raccogliendo le sue cose.

“Te ne stai andando?” chiese Magnus. I suoi occhi erano di nuovo aperti, lo fissavano, pupilla grigia-verde-oro con nero e un velo di oscurità con stanchezza e dolore.

Alec scosse la testa lentamente. “No.. Voglio solo stendere la schiena visto che ti sei spostato in questo modo”, mormorò, prendendo posto sul lato opposto del letto. Opposto era relativo, visto che il letto era piccolo, ma si era posizionato in modo tale da badare alla ferita di Magnus. E aveva ragione: era una ferita infernale. “…Ti senti un po’ meglio?” chiese tranquillamente, come se la risposta non fosse palese.  

Magnus rise debolmente. “Pensando che sono stato incatenato e ho combattuto una battaglia di mia volontà?”

Alec si accigliò “Sì.”

“Forse un po’” disse Magnus aridamente. “Almeno c’è un letto comodo…” spostò le gambe, stiracchiandole lentamente. “Aiuta un po’ il tuo essere qui, anche.”

Alec premette con troppa pressione la ferita di Magnus. Non ne aveva intenzione, ma sentì il sibilo espirato dalle labbra dello Stregone e si affrettò ad aggiustare il suo tocco.

“Forse”, aggiunse Magnus, mormorando perlopiù attraverso il suo respiro.

Alec si spostò, alla ricerca di altro cotone. “Magnus…” mormorò.

“Sono serio, Alec” disse Magnus. Il suo tono fu più chiaro quella volta, come se sapesse quello che stava dicendo, o comunque stava pensando di saperlo. “Ho avuto un coltello contro la mia gola e tutto quello a cui riuscivo a pensare eri tu… capelli neri, occhi blu, e il sorriso di cui mi sono innamorato.”

Alec tamponò la ferita senza aggiungere una parola.

“Ottocento anni e sei tu. Sei sempre tu- ow.”

“Scusa” mormorò Alec.

Magnus alzò le sue braccia, nascondendole attorno alla sua testa. Tacque, le sue braccia coprivano i suoi occhi probabilmente nel tentativo di bloccare la luce fluorescente. La stessa luce che copriva il corpo di Magnus che fece uscire una miriade di cose sbagliate con quell’immagine.

Almeno la sua stravaganza non c’era. Anche quando Magnus era serio, aveva l’eyeliner, l’ombretto, una patina di glitter e gioielli. Anche nei loro momenti peggiori, Magnus era restato alto, occhi penetranti, perfetto, con la mente ferma.

Ma adesso, i suoi capelli erano flosce onde attorno al suo volto, cresciute più di quanto Alec avesse mai visto. Le ombre scure attorno ai suoi occhi non erano del make-up, ma estenuanti, e ci sarebbe voluto un sacco di fondotinta per coprire la pelle pallida, le guance incavate, e le ferite. Il sangue aveva sostituito il glitter e ad Alec non piaceva quel look.

Vedere Magnus vulnerabile non mancava mai di allarmarlo. Non lo vedeva spesso, ma succedeva, come quando avevano cercato di combattere Valentine, quando si erano stretti le mani e avevano condiviso il potere l’uno dell’altro, Magnus era stato debole e vulnerabile e cercava di fare la sua maledizione.

Adesso, era debole e vulnerabile e non faceva una mossa per guarirsi.

Non gli piaceva vedere Magnus così, ma non era sicuro su come avrebbero sistemato tutto. Come avrebbero potuto, se potevano.

Non era mancanza di voglia. Era stato traumatizzato dopo la rottura e pensava a cosa sarebbe successo quando si sarebbero incontrati ancora e se fossero tornati insieme. Ma non poteva dire nulla di quello adesso. Tutto quello sarebbe stato solo disperazione – “Ti ho quasi perso!” – e nonostante sembrasse una buona scusa, non si sarebbe più buttato a capofitto in quelle decisioni. Aveva bisogno di rilassare i nervi, e Magnus aveva bisogno di guarire. Potevano vedersi diversamente quando gli occhi scuri e le macchie di sangue non li avessero accecati.

Alec prese la garza intontito. Il suo intero corpo era ferito quando pensò di aver perso Magnus, ma era spaventato a morte di cosa sarebbe successo se fosse andato con lui. Sarebbero durati o sarebbero caduti ancora e, se così fosse, sarebbero riusciti a raccogliere i pezzi?

“Sono sinceramente contento, Alec”

Alec guardò la nuca di Magnus. “Cosa?”

“Contento perché ci siamo visti ancora” disse Magnus “Ho sbagliato.”

Alec soppesò la garza nella sua mano. “…abbiamo sbagliato entrambi” mormorò, facendo slittare la mano sulle spalle nude dello Stregone. “Puoi sederti? Voglio fasciarti e sarà più facile se ti siedi.”
Magnus annuì e piano si mise a sedere aiutato da Alec. Lo Shadowhunter avvolse esperto la ferita e lo aiutò a sdraiarsi di nuovo, avvolgendo cautamente le coperte sopra di lui.

“Grazie” mormorò Magnus, poggiando la testa sul cuscino.

Alec spazzò via un po’ di sangue dalla sua maglietta. “Sì”. Cadde il silenzio e lui tirò su con il naso, girandosi a raccogliere le medicazioni che aveva usato.

Magnus non ruppe il silenzio. Era teso, proprio come tutto quel giorno, come lo era ogni volta che qualcuno nominava Magnus con Alec o vice versa. O forse no. Forse Magnus non ne era scosso. Alec non lo sapeva, perché raramente poteva dire a cosa Magnus stava pensando. Ma… gli piaceva pensare che lo fosse. Se Magnus aveva pensato a lui in quello che riteneva fosse il suo ultimo momento, contava qualcosa, no?

Alec colse Magnus guardarlo.

Magnus sbatté lentamente le ciglia, non sembrando perturbato.

Alec si spostò e si schiarì la gola. “Beh, devo andare.”

Ci fu un momento, dove il tempo sembrava rompersi e fratturarsi verso il nulla, e lo sguardo di Magnus sembrava dire per favore, no, io ho bisogno di te, ma poi il fumo si diradò e le parole non furono più nello sguardo da gatto del suo ex ragazzo e Alec poté distogliere lo sguardo.
“Va bene” disse velocemente Magnus.

“E’ solo… ci sono altre persone che hanno bisogno di me” mormorò Alec “Ma io… spero che potremo parlare. Dopo tutto questo, intendo. Quando tu avrai avuto tempo di riposarti…” I suoi occhi ancora una volta caddero sui molti, molti lividi di Magnus, tutti gli facevano rivoltare lo stomaco. “…se lo vuoi.” Aggiunse.

Magnus lo fissò ancora un istante prima di annuire. “Sì. Mi piacerebbe.” Si spostò, trascinando via le coperte, finché non poté stendere la mano per una stretta “Fino ad allora…”

Alec fece una pausa prima di stringerla.

“Grazie” disse ancora Magnus.

“Prego” rispose Alec.

Per un breve, breve momento, Alec pensò di sentire un minimo, minimo aumento della pressione sulle sue dita e, in una cieca risposta, strinse le dita di Magnus prima di allontanarsi.
Se non se ne fosse andato adesso, non ne se sarebbe andato più.

“Ci vediamo… presto.” Promise Magnus.

Alec annuì. “Sì… presto.” Alec





 Note dell’autrice originale: se ci sono errori di continuità, come per esempio Alec che non resta con Magnus dopo averlo trovato, lui è da qualche altra parte, sta facendo altro, per favore ignoratelo. Come ho detto, non ho ancora letto il libro. Ho scritto questo dopo che Magnus è stato salvato e prima che tornassero insieme quando dà ad Alec le sue memorie.
Note mie: l’autrice mi aveva dato il permesso, quando iniziai a tradurre “Hoping you’d say that”, di tradurre tutte le sue OS Malec. Non l’ho mai fatto per scarsità di tempo, ma lo faccio ora. Dovrei riuscire a postarne una a settimana, spero. Buona lettura, spero che vi piaccia e spero di non aver fatto troppi errori di traduzione. 
   
 
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