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Autore: Made of Snow and Dreams    29/03/2016    1 recensioni
L'uomo ha sempre pensato che la natura fosse sottomessa al suo volere.
In un futuro imprecisato, cambierà del tutto la sua opinione.
Genere: Fantasy, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La pianta




Che il tenente Freddy Martin fosse uno dei migliori astrobotanici del pianeta Terra fino a quel momento, era una cosa saputa e risaputa da tutti i suoi colleghi e superiori. Tuttavia, era comune che si sottovalutasse, anzi, che ci si dimenticasse che Martin, oltre ad essere un ufficiale in divisa, era un essere umano dotato di limiti, dubbi e paure.
Tutti avevano riposto in lui le speranze della riuscita di quella missione, e lui stesso era pienamente convinto delle sue capacità nel portarla a termine.
Fu costretto a ricredersi pochi giorni dopo essere sbarcato laggiù, in quel maledetto pianeta: Fbh 22.
Da quanto gli era stato riferito, questo pianeta era stato scoperto alcuni mesi prima da una squadra esplorativa: era un planetoide inospitale, con un'atmosfera respirabile per gli esseri viventi, ma con un'escursione termica troppo elevata perché ci fosse vita stabile sulla sua superficie.
Consisteva in questo la missione di Freddy Martin: riportare la vita piantando diverse specie di alberi per ripristinare l'ecosistema e rendere Fbh 22 compatibile con le attività umane.
Aveva poco tempo. Da quando il pianeta Terra era andato distrutto da un eccessivo inquinamento e dalle radiazioni delle bombe nucleari, i terrestri erano stati costretti a trovare rifugio in altri pianeti e in altri asteroidi.
Quando Freddy venne sbarcato sul pianeta la situazione gli era sembrata a colpo d'occhio già critica: le temperature - dato che era notte - erano scese sotto lo zero, e quasi tutta la superficie era coperta da un sottile strato di ghiaccio, che rendeva le operazioni quasi impossibili.
Attese il giorno successivo.
Si svegliò nella sua cabina grazie all'impianto di sostentamento sensibile ai raggi solari, di qualunque sole fossero. Dopo essersi messo in divisa e aver preso tutti i macchinari necessari per iniziare l'operazione di ripopolamento vegetale, si fermò ad ammirare l'alba: all'orizzonte, infatti, ecco Auria 17, in tutto il suo splendore, mentre faceva innalzare le temperature, iniziando a sciogliere il ghiaccio.
Nei mesi successivi l'uomo non seppe mai descrivere ciò che provava in quei giorni, in quel mese, da solo. Lavorò con ritmi frenetici, senza mai fermarsi, aggrappandosi alla speranza che prima avrebbe finito, prima avrebbe incontrato i suoi simili e sentito la loro voce di presenza, e non dalle radio cosmiche; ogni giorno si piegava per terra a esaminare il terreno rossastro e pieno di ferro, scavava buche di media profondità e piantava, piantava, piantava. Nient'altro importava se non adempiere al proprio lavoro. Aveva portato con sé un'infinità di semi di diversa specie, dalle piante grasse ai semi degli alberi, ai pini, alle querce, ai baobab, ai salici piangenti.
E finalmente, dopo un mese di lavoro duro e intenso e molti ripensamenti sul proprio lavoro, buona parte della superficie del pianeta era stata adeguatamente trattata.
Freddy si era concesso di contattare il comandante della navicella Galactus - che da un po' orbitava intorno al pianeta -, pregandolo di raggiungerlo per ammirare i risultati. Solo successivamente avrebbe pensato, con altri esperti botanici, di trattare anche l'altra faccia del pianeta: quella perennemente ghiacciata.
E senza vita.
 



La crescita degli alberi (che erano stati modificati geneticamente alcuni giorni dopo per meglio adattarli a Fbh 22) sembrava inarrestabile: a ogni mattino sembrava quasi che si 'risvegliassero' dal lungo sonno notturno, pronti a godersi i raggi del sole caldo mattutino tendendo rami e foglie verso l’alto; di sera si afflosciavano e tenevano i rami rivolti verso il basso, a formare una ‘cupola’ attorno al tronco, come per conservare il calore al loro interno e resistere al vento gelido che soffiava di notte.
Il loro comportamento per un po’ spaventò l’equipaggio della Galactus (che non voleva trovarsi sommerso da rami e foglie, preoccupato che avrebbero inceppato il motore principale della navicella), ma diversi scienziati e lo stesso Freddy Martin lo rassicurarono, affermando che ciò era dovuto al fatto che, per sopravvivere, le piante dovevano immagazzinare quanta più luce e calore possibile allungandosi verso il sole (e ciò favoriva la loro crescita e produzione di ossigeno). Inoltre, dato che di notte la superficie si ricopriva di uno strato di ghiaccio, di giorno coi raggi solari esso si andava sciogliendo lentamente, dando loro un costante nutrimento senza periodi di secca.
Freddy era fiero di se stesso, come tutti lo erano di lui: era merito suo se Fbh 22 era diventato un pianeta ancora più florido della Terra ai suoi inizi e se il rilassante color verde predominava  sull’arido rosso del terreno ora quasi non più deserto.
Sapeva che, se le cose fossero andate di questo passo, tra massimo tre giorni gli uomini a bordo avrebbero potuto togliersi le asfissianti divise e mangiare i frutti di quegli alberi all'aria aperta, senza dover mangiare cibo in scatola, pillole e cibo replicato. Anche l’equipaggio sembrava essere della sua stessa idea, poiché più tempo passava, più i compagni di bordo diventavano ansiosi, eccitati come dei bambini al parco giochi, volenterosi di passeggiare sulla nuova Terra-2.
In accordo con le loro previsioni, finalmente quel giorno arrivò: gli sportelloni vennero aperti e tutti i componenti scesero dalla Galactus. I boschi di querce, betulle, olmi, pini che si erano formati erano così invitanti, l’aria così buona, il clima così caldo, simile stranamente all'estate terrestre, che ben presto tutti si dispersero. Freddy, dopo aver ricevuto altre congratulazioni dai suoi colleghi, decise di fare un sopralluogo e di vedere, toccare, quel suo nuovo paradiso artificiale. Magari di arrivare anche alle zone più fredde di Fbh 22, laddove i raggi di Auria 17 non arrivavano e il ghiaccio impediva la formazione di qualsiasi forma di vita.
Camminò a lungo, assaporando nel frattempo i frutti del suo lavoro e guardando, sorridente, alcuni membri del suo equipaggio che si distendevano sull'erba soffice. Erano stati tutti molto fortunati, visto che era abbastanza raro che ci fosse un pianeta adattabile o che quantomeno potesse essere modificato fino a raggiungere un risultato simile.
Fu quando il cielo si fece buio che seppe di essere arrivato. Evidentemente i raggi di Auria 17 non erano mai arrivati là e gli effetti purtroppo erano visibili: il panorama era di un triste colore nero, il terreno serpeggiato da lastre di ghiaccio, e un gelido vento gli agitava i capelli scuri. La desolazione regnava sovrana e lui stava per tornare indietro, stanco, abbattuto e pentito di aver avuto un'idea simile, quando in lontananza vide qualcosa: un minuscolo, indifeso e tenero germoglio, non più alto di tre centimetri, con lo stelo di colore violetto e solo quattro foglioline rosse screziate di giallo, che lottava per sopravvivere lì, nato in una zolla di terra troppo dura e troppo arida per farlo crescere. Era la piantina più graziosa e più insolita che avesse mai visto, e qualcosa scattò in lui, un misto di amore e curiosità per quella forma di vita vegetale sconosciuta, che stranamente i sensori della navicella Galactus non avevano registrato.
Con infinita cura e attenzione piantò come una vanga i palmi sul terriccio freddo e la sradicò, attento a non intaccare le piccole radici.
Rifece tutto il percorso al contrario, ritornando nell'Eden che era riuscito a creare. Dato che il sole non era ancora tramontato, decise di piantare il germoglio in un punto assolato e di prendersene cura in prima persona. Rimase a contemplarlo ancora un po’ e poi si ritirò nella navicella, preparandosi come al solito per dormire, soddisfatto di quel nuovo esemplare scoperto e allo stesso tempo pensieroso: e se il freddo pungente che arrivava di notte lo avesse ucciso?
Il giorno dopo uscì di buon'ora e fu attirato da una folla che si era radunata nel punto si cui aveva sotterrato il suo tesoro.
'Gran bella pianta, Martin! Avremo modo di studiarla in tutta calma… dove l'hai trovata?' gli chiese il botanico Philips, con gli occhi che sfavillavano di curiosità dietro le spessi lenti degli occhiali.
'Lo so che è assolutamente impossibile da credere, ma l'ho trovata nella parte più buia e gelida di questo pianeta. Il fatto che fosse ancora viva è stato una specie di miracolo! Comunque non vedo l'ora di studiarla e scoprire cosa la differenzia dalle nostre piante terrestri.'
Mentre parlava disinvolto, lanciò un'occhiata al germoglio e quasi si strozzò con la sua stessa saliva quando vide che la piantina era cresciuta di almeno mezzo palmo! Ora si ergeva fiera, catturando i raggi del sole e inclinando le foglie come le compagne.
'Beh, evidentemente ha dei ritmi di crescita più veloci del normale, visto che è cresciuta in questo pianeta.' pensò.
Passò il pomeriggio a raccogliere dati e campioni di terriccio da far analizzare, e i risultati, sebbene fossero sorprendenti - il terriccio infatti risultava essere composto al 97% di sali minerali e sostanze nutritive -, non giustificarono quella crescita anomala. Confessando i suoi timori ai suoi colleghi di laboratorio, fu rassicurato dagli stessi, che sostenevano avrebbero trovato una spiegazione adatta dopo l'analisi del vegetale.
Ritornò a notte fonda, ma, troppo stanco per controllare, si ritirò nella cabina e crollò sul letto, addormentandosi subito, senza pensieri in testa.
Con il passare del tempo, Freddy divenne sempre più inquieto e irascibile come diventava sempre più alta e sempre più grande la piantina: a forza di crescere ogni giorno, ora raggiungeva il metro e cinquanta d’altezza e spiccava coi suoi colori allegri e anomali in mezzo agli altri alberi.
Non passò molto tempo che si ritrovò ad odiarla.
Era un giorno come tanti, là su Fbh 22, pianeta distante almeno 231.559 chilometri dalla Via Lattea. Il biologo Philips cercò di rallegrare l’umore del suo collega, senza tuttavia riuscirci.
'Suvvia, Freddy, ora mi sembra che tu stia davvero esagerando! Tutte queste paranoie per un vegetale che sta crescendo a un ritmo più veloce degli altri... ma non ti sembra di sprecare il tuo tempo così? Goditi la vita e goditi il pianeta che tu hai riportato in vita!' disse col tono di voce più allegro che poteva, e diede, per enfatizzare le proprie parole, una pacca al tronco della quercia a lui più vicina. Sotto il suo sguardo scioccato, il tronco si deformò, si polverizzò e cadde a terra, insieme ad alcune foglie secche e della cenere.
Freddy lo guardò arrabbiato.
'Non preoccuparmi, dici? Oh, certo, un albero si sgretola ai tuoi occhi senza una causa apparente e sì, non c'è proprio niente di cui preoccuparsi!' rise forzatamente, con voce stridula.
Nei giorni seguenti un'équipe di botanici controllò ogni campione vegetale, confrontò i parametri di un albero sano con uno che stava morendo, ma niente; sembrava che più il tempo passasse, più gli alberi venissero distrutti da qualcosa, qualcosa che li prosciugava della loro linfa vitale, qualcosa di molto pericoloso che rischiava di distruggere il lavoro svolto per mesi da Freddy. E lui proprio non riusciva a sopportarlo.
Provava un senso di insofferenza nel vedere che più gli alberi venivano distrutti, più la pianta sconosciuta cresceva, e mutava colore: nelle ultime due settimane, infatti, Freddy aveva giurato di aver visto le foglie dipingersi di un acceso color rosso sangue.
Dopo altri due giorni, altri tre alberi erano morti. Dopo un'altra settimana, ne erano morti altri sei. Freddy ormai guardava la pianta con aperta ostilità, indeciso sul da farsi: il tronco di quest’ultima era diventato completamente scarlatto - nessuna traccia delle sfumature violette e gialle che c'erano quando era solo un tenero germoglio - e scoprì, con suo grande orrore, che, accanto alle foglie, spiccavano dei piccoli bozzoli: delle infiorescenze.
La pianta era pronta per riprodursi.
 




Una settimana dopo

Una sera si aprirono. Una polverina violetta si sparse e si espanse per tutto il pianeta, portata via con l'aiuto del vento freddo, ricoprendo il terreno. In pochi minuti essa venne assorbita e non se ne videro più tracce. Nessuno si accorse di niente, fino a quando, il mattino seguente, Philips si accorse che le infiorescenze sul fusto erano sparite e che tanti piccoli germogli, non più alti di tre centimetri, col piccolo fusto violetto e le foglie rosse e gialle, popolavano la foresta. Solo allora si accorse di aver fatto un terribile errore a non aver ascoltato l'amico.
 




Diario di bordo, data astrale 0,00/000, nuovo anno, parla l’ufficiale Jeremy Philips.

La pianta-killer è finalmente sotto analisi. A mio avviso è tutto inutile, ognuno di noi sa perfettamente che la responsabile di tutto è proprio lei. Ho assunto il posto di Freddy Martin, che, con mio grande dolore, è stato trovato morto accanto alla pianta-killer. Non siamo ancora in grado di stabilire le dinamiche dell'incidente, ma, quando è stato ritrovato il cadavere, è stato scoperto un grosso ramo attorcigliato alla gola del mio amico, mentre la sua mano impugnava il manico di un paio di antiche cesoie. Stiamo anche cercando di scoprire perché il processo biologico di questa creatura non può funzionare come quello dei normali vegetali. Attendo notizie.
 
Diario di bordo, data astrale 0,01/001, nuovo anno, parla Jeremy Philips.

L’esito delle ricerche è stato scioccante per tutti: dopo aver staccato una foglia dalla pianta-killer e dopo averla esaminata al microscopio, abbiamo trovato un organismo vivente, composto da neuroni funzionanti, di massa ridotta: un cervello. Sembra impossibile, ma questa pianta è “intelligente”, è capace di un vero e proprio ragionamento, cerca il nutrimento che le serve per vivere. Evidentemente, abbiamo accolto tra di noi l'ultimo esemplare di una specie forse evolutasi per difendersi dagli attacchi di eventuali e precedenti forme di vita animali, forse la discendente delle nostre 'piante carnivore'. Per quanto riguarda anche la sua crescita rapida, l'unica causa possibile è che Freddy, spostandola dal suo ambiente naturale dove almeno la sua vita era più difficoltosa, e trapiantandola qui, l'abbia inconsapevolmente indotta a crescere a ritmi molto più rapidi grazie ai sali minerali presenti in ingente quantità nel terreno.
Altra notizia: in tutti i boschi stanno crescendo altre piante simili a lei e le foreste continuano a essere distrutte.
 
Diario di bordo, data astrale 0,02/001, nuovo anno, parla Jeremy Philips.

Niente da fare. Le foreste si stanno decimando e le piante-killer si moltiplicano e continuano a crescere. Stanno spuntando nuove infiorescenze sulla pianta- madre. Ho notato che uno dei suoi rami si protende verso la nostra navicella, la Galactus. Dato che manca poco alla distruzione totale delle foreste, ho paura che il suo prossimo bersaglio saremo noi.
 
Diario di bordo, data astrale 0,03/001, nuovo anno, parla Jeremy Philips.

Dei magnifici boschi che si erano creati oggi rimane ben poco. Gli alberi continuano a cadere e a polverizzarsi e ormai quei mostri stanno ricoprendo tutto il pianeta. Abbiamo tutti paura, le ricerche sono interrotte e tutto il personale è in stato d'allerta. Stiamo tentando di comunicare con l'ammiraglio Arish, che si trova nel planetoide Ad 57, il più vicino a Fbh 22, ma la distanza è enorme e le interferenze rendono difficili le comunicazioni. Nonostante tutto, siamo decisi a non perdere la speranza e a continuare a provare.
 
Diario di bordo, data astrale 0,007/001, nuovo anno, parla Jeremy Philips.

Oggi il mostro ha fatto la sua seconda vittima: l’ufficiale Derek è stato ritrovato strangolato, visto i segni di ecchimosi sulla sua gola, e il tenente Margareth Evans è stata colta da una crisi di panico che ha reso necessario l'intervento del medico di bordo.
Siamo tutti consci del fatto che, essendo stati per tanto tempo in una nave a viaggiare nello spazio, per noi è davvero difficile rinunciare a un pianeta così bello, o meglio, al pianeta che era stato un tempo, e a quanto pare Derek ne ha pagato le conseguenze.
Finalmente una buona notizia: la radio ha ripreso a funzionare correttamente e abbiamo ricevuto l'ordine dall'ammiraglio Arish di lasciare il pianeta e andare su Ad 57. Inutile dire che tale ordine è stato accolto con sospiri di sollievo e gioia.
 
 
Diario di bordo, data astrale 0,008/001, nuovo anno, parla l’ufficiale Jeremy Philips.

Siamo tornati sul planetoide Ad 57 dopo 3.8 ore di viaggio alla massima velocità. Ho consegnato i dati delle ricerche compiute su quelle piante al capitano e all'ammiraglio, il quale ha preso misure e accordi necessari con i pianeti qui più vicini.
Un missile guidato dall'asteroide Lunira è stato mandato verso il pianeta non più verde. Fbh 22 non esiste più.
                                                                                 




                       

Nel momento stesso in cui il pianeta esplose, una polvere viola si espanse per tutto l’universo, senza meta, pronta a posarsi sul terreno umido e fertile del planetoide più vicino: Ad 57.       





Qualche giorno fa stavo frugando tra i vecchi racconti scritti due, tre anni fa, e mi sono ritrovata questa piccola cosuccia sotto gli occhi.
Mi sono detta: 'Perché non pubblicarla?' 
Ecco qui.
Spero vi piaccia, è incentrata su uno dei temi che più mi intrigano: quando il mondo vegetale smette di essere quello tranquillo, pacifico e calmo che sembra essere ai nostri occhi.
Buona lettura!

Made of Snow and Dreams.
  
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