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Autore: EtErNaL_DrEaMEr    01/04/2009    4 recensioni
“Tu e papà vi somigliate più di quanto pensassi, lo sai? Entrambi non vedete l'ora di sacrificarvi per la causa, il che è lodevole, ma sarò io a dovervi seppelire!!”
Eppure, quando l'hai detto, non avresti mai immaginato che saresti davvero rimasto solo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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hhh
Just A Damned Angel





“Tu e papà vi somigliate più di quanto pensassi, lo sai? Entrambi non vedete l'ora di sacrificarvi      per la causa, il che è lodevole, ma sarò io a dovervi seppelire!!”


Eppure, quando l'hai detto, non avresti mai immaginato che saresti davvero rimasto solo.



* * *




L'aveva trovato.
Era lì, a qualche decina di metri da lui.
Grazie al cielo l'aveva ritrovato.

Nell'esatto istante in cui vide Sam venirgli incontro riprese a respirare.
Per quanto avesse cercato di evitarlo, la sua mente non era riuscita a non fare mille e più ipotesi su cosa gli fosse successo: solo una piccola parte di esse prevedeva un lieto fine, le altre l'avrebbero gettato in un baratro nero e senza fine. Così, quando l'aveva visto lì, sano e salvo, non gli era parso vero.

-Sam!- gridò di nuovo, andandogli incontro.


Camminava tenendosi un braccio: doveva essersi ferito. Non sembrava niente di preoccupante, comunque.


-Dean!- esclamò lui, accelerando il passo.


Sentì le labbra distendersi in un mezzo sorriso.
Sammy stava bene. La persona più importante nella sua vita era viva e stava bene.
Avrebbe anche potuto ringraziare Dio per questo.

Poi, però, successe qualcosa che non aveva previsto. Vide un ombra muoversi veloce dietro Sam. Non ne riconobbe il volto, ma la seguì con lo sguardo mentre, brandendo qualcosa in mano, correva sempre più veloce in direzione di suo fratello, fino a colpirlo alla schiena, per scappare subito dopo.

Gli gridò inutilmente di fare attenzione.

Quando quell'ombra scomparve, vide Sam piegare la testa e cadere sulle ginocchia, come un burattino a cui avevano tagliato i fili all'improvviso. Il capo gli ricadeva all'indietro, fuori controllo.
A quella scena, un lampo nero gli annebbiò la vista e non capì più nulla.
Sentì solo le sue gambe correre il più veloce possibile.


-Nooo!- gridò, gettando la pistola che stringeva nella mano destra e correndo sempre più freneticamente verso suo fratello.


Si buttò a terra, inginocchiandosi di fronte a lui e afferrandolo appena prima che cadesse completamente a terra. Cercava di guardarlo in faccia, ma la testa di Sam continuava ad oscillare da una parte all'altra, incapace di restare ferma. Allora gli posò una mano sulla nuca, bloccandogli il capo, e lo guardò.

Il suo cuore perse un battito.

Il sangue gli si gelò nelle vene.

Quello che aveva davanti non era suo fratello: era il volto di qualcuno che non c'era, un ritratto d'incoscienza. Gli occhi vacui, la bocca contratta e immobile.
Sentì puro panico prendere possesso del proprio corpo.


-Sam! Sam!... Hey! Hey!-


Tentò di sostenere Sam, abbracciandolo. Appena toccò qualcosa di umido sulla sua schiena, ritrasse istantaneamente la mano, portandosela davanti agli occhi.
Era rossa. Sporca di sangue: il sangue di suo fratello.


-Nonono....- continuò a mormorare sottovoce, mentre faceva resistenza al corpo di Sam che diventava sempre più pesante. -Non preoccuparti!, sta' tranquillo, andrà tutto bene!- doveva andare tutto bene – Hey! Guardami!, la ferita non è profonda! non è così grave, credimi!-


Quell'ombra l'aveva pugnalato.

Aveva pugnalato Sammy.

Nonostante la paura -il terrore- avesse preso il sopravvento in lui, sentì la rabbia montargli in corpo. La sentiva crescere a dismisura, annebbiargli la vista, e in quel preciso momento decise: quel ragazzo avrebbe dovuto fare la stessa fine di Sam.
Fosse stata l'ultima cosa che avesse fatto.
E nell'esatto istante in cui pensò di dover vendicare Sam, gli si mozzò il respiro in gola. Non riusciva neanche a prendere lontanamente in considerazione l'idea di una vendetta.
Non se vendetta avesse significato perdere Sammy...

Continuò a tenere il corpo di suo fratello, afferrandolo per la giacca, come poteva, mentre con una mano gli stringeva il viso.
Doveva portarlo da qualche parte, da qualcuno che potesse salvarlo... ma non riusciva a muoversi. Si sentiva pesante, ancorato al suolo, incapace di compiere un qualsiasi movimento.
Riusciva solo ad abbracciare Sam.


-Sammy?- chiamò.

Niente.

-SAM??... Ascoltami, ok? ti rimetteremo in sesto, sarai come nuovo!- la testa di Sam continuava a penzolare inerme tra le sue mani che invano tentavano di farlo stare fermo. -Mi prendo cura io di te... stai tranquillo...- doveva resistere, anche se gli sembrava di portare avanti uno stupido monologo che solo lui avrebbe sentito. -E' questo il mio compito, no? badare a quella spina nel fianco del mio fratellino...- quella patetica imitazione di un sorriso che gli si dipinse sulle labbra sembrava volerlo prendere in giro.


Gli occhi di suo fratello erano sempre più bianchi.


-Sam?... Sam?...- sentì la propria voce incrinarsi sempre più ogni volta che pronunciava il nome di suo fratello; ogni volta che lo chiamava inutilmente. -SAM! SAMMY!!-


E poi li vide.
Vide gli occhi chiusi di Sam.
E vide la sua bocca, scura e immobile in un'espressione di dolore. Sembrava il volto di qualcuno a cui avevano strappato l'anima.

E allora capì quello che non avrebbe mai voluto capire.


-No... nonono...-


Lo strinse più forte a sé, appoggiando il mento sulla sua spalla.


Era confuso.

Arrabbiato.

Ferito.

Triste.

...
...
Non era possibile.

Lui era Sam. Sammy.
Lui era il suo fratellino.
Lui era quello che doveva proteggere, sempre e comunque. A costo della propria vita, a costo di fare cose che mai e poi mai avrebbe avuto il coraggio di fare.
E lui non poteva morire.
Non così.
Non era giusto.

Sentì gli occhi riempirsi di lacrime, ma non aveva neanche la forza di piangere. Era pietrificato, incollato a Sam.
Paradossalmente, era lui a tenerlo in piedi.

Continuò a stringerlo a sé, con il viso contratto in una maschera di rabbia e dolore.
Gli avevano portato via Sammy.
L'avevano ucciso.
Per un momento ebbe quasi voglia di prendersela con Sam. L'avrebbe picchiato volentieri, fino a che non avesse provato lo stesso dolore che stava uccidendo lui ora. Ma non sarebbe servito a riportarlo in vita.
Quindi sarebbe stato inutile.

Lo abbracciò ancora più forte.


-SAAAM!-

Urlò ancora una volta il suo nome. E quando, per l'ennesima volta, ebbe in risposta il silenzio nero della notte, capì di essere arrivato alla fine.




* * *



Lo uccideva guardare Sam disteso su quel materasso, pallido e freddo. Immobile.
Eppure non faceva altro da ore. Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Forse sperava che, da un momento all'altro, si sarebbe alzato, ridendogli in faccia e prendendolo in giro fino allo sfinimento per essere cascato in quel suo stupido scherzo.
Avrebbe venduto la sua Impala e si sarebbe fatto sfottere a vita, pur di rivederlo in piedi. Pur di risentire la sua voce.
E più si rendeva conto che sarebbe stato impossibile, più continuava a fissarlo.

Lo aveva sempre protetto. Da quando loro madre era morta, lui c'era sempre stato per Sam.
Sempre.
Lui doveva proteggere suo fratello.

E invece l'aveva lasciato morire.

Come poteva perdonarsi una cosa simile?
Semplice: non poteva.

Più lo guardava, più moriva.
Se proprio doveva morire qualcuno tra i due, non sarebbe dovuto toccare a Sammy.
Era lui quello che doveva morire: dopotutto, era già scampato alla morte una volta, “grazie” a suo padre, e vivere con quel rimorso era intollerabile, se non fosse stato per suo fratello.
Ora se n'era andato pure lui.
Lui non aveva più motivo di esistere.
E niente in cui credere, a differenza di Sam - niente che i suoi occhi non avessero visto. Ma quello, a pensarci bene, non l'aveva mai avuto.
Neppure suo fratello, quando gli aveva detto che sì, lui pregava e sì, lui credeva che ci fosse qualcuno o qualcosa in grado di salvarli, era riuscito a fargli cambiare idea.
Qualcosa che l'aveva lasciato morire, pensò stringendo i pugni fino a che le nocche non divennero bianche. La bocca gli si deformò in una smorfia d'ira: quello in cui credeva Sam non l'aveva salvato da diventare una statua fredda e bianca.
Morta.

Rimase fermo, appoggiato allo stipite della porta: lo sguardo fisso davanti a sé, fisso su Sam. Non scostò lo sguardo nemmeno quando sentì la porta aprirsi e la voce di Bobby chiamarlo.



* * *



Sapeva di aver trattato Bobby in modo pessimo. Ma non era quello il suo problema ora. Seguire le parole di Bobby, quello sarebbe stato un enorme problema. Nessuno doveva toccare il corpo di suo fratello, tanto meno lui: non se ne parlava neanche di bruciarlo.
Era troppo presto.
E lui avrebbe trovato un modo per riportare indietro Sammy, a qualunque costo.
Non avrebbe mai seppellito suo fratello.

Distolse gli occhi dalla porta dalla quale era appena uscito Bobby, e si andò a sedere su una vecchia sedia vicino al materasso dove giaceva immobile suo fratello.
Guardandolo, sentì di nuovo gli occhi riempirsi di lacrime.
Si passò una mano sul viso stanco.
Deglutì, ricacciando indietro quella voglia sempre più insistente di sciogliersi in lacrime come avrebbe fatto chiunque, ma non gli sarebbe servito a nulla piangere in quel momento. Preferiva starsene immobile a guardare Sam.


-Sai, quando eravamo piccoli- iniziò, guardando davanti a sé con con un'espressione quasi assente -... tu non avevi nemmeno cinque anni, iniziasti a fare tante domande...- un sorriso gli sfiorò le labbra - “Perché non abbiamo una mamma?”, “Perché dobbiamo sempre cambiare città?”, “Dove va papà?”, ogni volta che se ne andava per settimane, io ti dicevo: “Smettila di fare domande, Sammy, è meglio non saperlo”... Volevo solo che vivessi la tua infanzia almeno per un altro po'...- almeno uno dei due ne aveva il diritto. -Ho sempre cercato di proteggerti... metterti al sicuro.- fece una pausa, prendendosi il tempo per andare avanti. -Non c'era bisogno che me lo dicesse papà: è sempre stata una mia responsabilità, lo sai...- abbassò per un secondo lo sguardo, poi riportò gli occhi su Sam – è sempre stato il mio compito... l'unico... e ho fallito- di nuovo quelle lacrime.-Io ho sbagliato.- era la sola cosa che non avrebbe dovuto sbagliare... -E ti chiedo scusa.- ormai non aveva neanche più la forza di fermarle, quelle lacrime, e allora la sua mano passò lentamente sul suo viso.


Non ce la faceva più.
Finora cacciare era stato un modo per assicurare a suo fratello una vita migliore.
Ma ora, per chi avrebbe dovuto combattere?


- Forse è questo il mio destino... deludere quelli che amo. Ho deluso nostro padre- quanto faceva male ancora adesso – e ora per finire ho deluso anche te...- adesso, non c'era più nessuno da deludere – Come posso... come faccio a vivere con questo rimorso?...- la voce gli si ruppe in gola – Che cosa devo fare?... Sammy...-



... Cosa doveva fare?
Chi l'avrebbe salvato, se lui stesso non voleva essere salvato?
Chi lo avrebbe salvato?


-Che cosa devo fare?- eppure, non c'era solo disperazione in quella sua domanda a mezza voce.


Si alzò, continuando a tenere lo sguardo fisso su Sam.
Ecco. Ecco cos'era: la sua era una rabbia disperata, così travolgente da lasciarlo senza forze.
Diede un calcio a quello stupido materasso.


-CHE COSA POSSO FARE??-


Non credeva più in nulla. Non aveva neanche più la volontà per provarci. Gli era sempre stato difficile credere in qualcosa, qualsiasi cosa, che fosse un qualche dio o una qualche fede. Non era mai stato come Sammy.
Forse, se anche lui avesse pregato, ora non sarebbe stato lì a fissare il cadavere di suo fratello?
Forse...
...
No, lui non credeva in quelle assurdità.
Non credeva in nessun dio, in nessun eroe che si fosse immolato per il bene comune. Si ricordava ancora di quando l'aveva detto a Sam, e gli sembrava così maledettamente lontano.

-Io credo in quello che vedo. Ho visto mutaforma, ho visto demoni, ho visto fantasmi e spiriti. Ma non ho mai visto un angelo o qualcosa del genere. Quindi non ci credo.- era stato duro, ma era quello che realmente pensava. -Tutto quello che ci capita di vedere, di fare, è una merda, ma questo lo sai già. Sei stato tu a dirmi che se sconfiggeremo tutto questo, se riusciremo a vincere, allora potremo anche cominciare a vivere.- aveva guardato suo fratello negli occhi, irremovibile. Lo sapeva bene anche lui che avrebbero dovuto toccare il fondo, prima di rialzarsi in piedi. -Stiamo cadendo, cadendo per risalire. Non c'è bisogno di nessun ciarlatano che ci mostri la via: non abbiamo bisogno di eroi-.

Erano tutte trovate per far stare buoni gli uomini, per dar loro delle certezze a cui aggrapparsi sempre e comunque.
E lui non ci credeva.

Non ci credeva.

... Non ci credeva...

Eppure, mentre una lacrima gli rigava il volto, sperava con tutto se stesso che ci fosse qualcuno in grado di aiutarlo.
Un angelo, per esempio.
Avrebbe dato tutto, avrebbe riveduto le sue convinzioni, purché un dannato angelo venisse lì e gli riportasse Sammy.

Si asciugò le guance bagnate con un gesto rapido e secco della mano.
Sapeva benissimo che sperare non bastava. Doveva agire per ottenere quel che voleva. Andarselo a prendere, anche a costo della propria vita.
Sempre esistesse qualcuno che potesse accontentarsi della sua vita. E -lo sapeva per certo- almeno uno ce n'era.

Lasciò Sam solo, uscì e mise in moto l'Impala.

Conosceva perfettamente la strada e la sua meta. Era una ed una sola. Avrebbe seguito le orme di suo padre, senza rimorsi.
Lo doveva fare.
La vita di Sammy valeva più della sua. E lui doveva fare in modo che potesse continuarla.



E sperando di incontrare un angelo, andò dritto dal diavolo.



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Hola!!=)
One-shot scritta per un concorso (che poi tanto bene non è finito^^') sul forum di EFP.
La storia è ovviamente basata sugli avvenimenti a cavallo tra la 2x21 e la 2x22: i dialoghi sono quelli originali (tranne la parte in corsivo), quindi alla fine ho solo cercato di riportare per scritto quelli che ho pensato dovessero essere i pensieri dei due fanciulli (anzi, direi del fanciullo) in quel preciso momento.
Bene, ora sono un po' di fretta, poi scriverò qualcosa di più!
Intanto se vi va, se siete arrivati fino alla fine (impavidi!:P), lasciate pure una recensione, che non mi offendo! Critiche ben accette... certo, se mi volete consigliare di darmi all'ippica, fatelo con un po' di tatto, ecco!!XD


Alla prossima=)
Vale
  
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