Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: shana8998    30/03/2016    1 recensioni
E se un giorno qualsiasi di una vita qualsiasi, tutto cambiasse?
Se da un momento all'altro ,ogni sorta di regola , patto d'onore , sfumatura di dignità ,venisse infranta e ti ritrovassi nelle mani di un danno tanto grosso quanto stupendo?
Se quel danno così negativo potesse renderti tutta la felicità persa con il tempo?
Se quel danno fosse un uomo persino molto più grande di te?
Tu....Come reagiresti?
Genere: Avventura, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Avevo immaginato che Ana fosse ridotta male, ma non pensavo di aver raggiunto il laboratorio tanto in ritardo, da doverla vedere ridotta in quelle condizioni...

-Non so se riuscirà a superare anche questa notte-. Una donna in camicie bianco , ci faceva strada , camminando un passo avanti a noi, mentre, Lars, il nostro capo le chiedeva informazioni su Anastasia.
L'aria era tesissima. Già, il fatto che ci fossimo solo noi a percorrere quel corridoio, non era un buon segno.
Mi persi a fissare quelle pareti così tristi, bianche, leggermente macchiate dalla luce al neon tipica degli ospedali, mentre con un orecchio ascoltavo il loro discorso.
Lars, sembrava estremamente agitato , seppur dal suo viso non trapelasse la benché minima emozione.
-Il suo corpo in che stato è? Ha già subito alterazioni di colore?-. L'uomo avanzò velocemente raggiungendo a passo svelto la donna.
-La sua pelle , lentamente sta mutando. Questa mattina era violacea ricoperta di lividi come se l'avessero riempita di percosse..-.
-Questo non è un bene..-. Il tono basso con cui aveva mormorato quelle brevi parole, mi fece intendere perfettamente che Ana non era solo malconcia o nei guai...Era spacciata.
-Siamo arrivati....-. Proferì la donna arrestandosi di fronte ad una porta metallica bianca.
Poi si voltò verso me.
-Ragazzo. Qualsiasi cosa vedrai dietro questa porta, non agire d'impulso. -.Inserì un codice cifrato nell'ennesima piastrina meccanica.
Le due ante si separarono all'unisono ,lasciando libera la grande bocca dell'ingresso.

Quel posto sembrava non appartenere minimamente al laboratorio. Le pareti erano di roccia , illuminate da fiaccole ardenti. Ovunque , l'odore di umido e muffa.
-Se non te la senti..Torna indietro Zwai.-. Lars, poggiò una mano sulla mia spalla all'improvviso, parlandomi con estrema calma.
Si, non avevo idea dello stato in cui versassero le condizioni di quella ragazza, ma non era da me tirarmi indietro.
-Sto apposto.-. Allontanai debolmente la sua mano dal tessuto della mia camicia, tornando a camminare nella stessa direzione presa dalla dottoressa.
L'Hunter mi seguì attimi dopo.

Sorpassammo una lunga fila di celle chiuse da sbarre di ferro. Sembravano essere quelle di un antico carcere o qualcosa del genere.
Dentro ognuna di esse, c'era una panca in legno , delle catene saldate al muro e della paglia, esattamente come le prigioni di molto, moltissimo tempo prima...
Alla fine, raggiungemmo l'ultima cella. Situata dritta a noi, sembrava essere la più grande che quel posto possedesse.
All'interno, non c'era solo quel poco mobilio, bensì giaceva a parete quello che aveva l'aria di essere un computer. Sul muro , monitor, su quella che sembrava una scrivania , le tastiere.
Vidi Ana solo attimi dopo...

La luce fioca e non costante delle fiaccole , non illuminava perfettamente l'interno della "gabbia", ma la danza tremula di quelle fiamme ardenti , disegnò quasi distintamente la sagoma della giovane.
-Perché la tenete chiusa qui dentro?-. Mormorai appena, appoggiando le mani negli incavi del reticolo di ferro.
-Da qui non la vedi perfettamente...-. La donna si sporse nella mia stessa posizione.
-Avvicinati leggermente...-.Aggiunse ancora in un sibilo basso.
Solo allora mi resi conto di cosa si stesse parlando veramente.
Ana, aveva i polsi che le sanguinavano, rigati da quelle che dovevano essere la parte terminale delle due catene che sbucavano da ganci sul muro,a forma di vecchie manette arrugginite.
Non riusciva a stare dritta, forse, nemmeno ci aveva mai provato.
Aveva il capo curvo, rivolto verso il basso e le penzolava nel vuoto. Sul suo corpo , graffi, sangue, ferite di ogni genere e poi quel colore... Il viola che le macchiava a vista la pelle candida.
 Le vene nere che si erano increspate a tal punto da essere in rilievo, le pulsavano come se fossero dotate di vita propria. Ogni tanto le si gonfiava il petto sotto respiri faticosi ed affannati.
Era evidente che in lei era rimasto ben poco di umano.
Non era la stessa Anastasia...Tutto era cambiato internamente ed esternamente, della sua persona non ne rimaneva che l'aspetto , ma ben presto probabilmente, anche quello sarebbe sparito. 
Le sue , non erano più semplici mani, ma lunghe ed affilate lame grigie che terminavano con artigli pungenti tendenti al nero.
Quel colore cupo che le aveva tinte completamente , sembrava risalirle dalla punta delle dita , lungo le braccia, come se a breve quello sarebbe diventato il suo vero ed unico colore.
Rantolava ma sulle sue corde vocali si increspavano sibili striduli , come se internamente lei stesse combattendo contro il mostro che era. Quei piccoli sibili , mi ricordavano l'appigliarsi come ganci ad un pezzetto d'umanità, mi si strinse la gola.
-Ma lei..-. Scattai con lo sguardo alla donna che mi guardò con rammarico.
-Non aveva detto che era ridotta in quello stato!-. Esclamai nervosamente.
-Pensavo che quel maledetto virus non si espandesse dentro lei, così rapidamente..-. 
-Non ci aveva parlato di virus! Che sta nascondendo?!-. L'afferrai per il colletto del camice sollevandola da terra, preso da un'ira sconosciuta persino a me stesso.
-I-Io...-. Tentò di parlare.
-Mettila giù ragazzo...-. La voce impositiva, ma allo stesso tempo pacata, del capo, mi fece rinsavire di colpo.
La lasciai tornare con i piedi per terra e tossì violentemente, più volte, fino a che non riuscì a riprendere fiato.
-La dottoressa Steven, mi aveva accennato di questo virus ieri, quando ho portato Ana qui.-.
-Concluse le ricerche...E' questo ciò che abbiamo trovato-. Lo interruppe lei, frettolosamente porgendomi una cartella medica.
-Si tratta di una patologia Alpha che funziona in questo modo: se un umano viene morso da uno di loro e muore ,torna in vita diventando come quelle bestie. Se un vampiro viene morso, potrebbe morire se non puro, o diventare un portatore sano come nel caso del vampiro che ha morso la vostra amica...-. Si voltò verso Ana.
-E se un Hunter venisse morso?-. Proferii in un filo di voce.
-Si trasformerebbe esattamente come un umano qualsiasi ma ci impiegherebbe molto di più..-.
Sudai freddo.
-Non c'è modo di aiutare la vostra amica... Se dopo un giorno è già ridotta così nonostante l'argento, domani sarà un END a tutti gli effetti...-.
-Maledizione!-. Il ferro della cella tremò, colpito dal mio pugno.
-Zwai...-. Questa volta nemmeno la voce del capo mi tranquillizzò.
-Abbiamo già visto morire un nostro compagno così...-. Disse atono.
Che voleva dirmi? Che appunto per questo mi sarei dovuto arrendere al corso degli eventi?
Che mi sarebbe dovuto andare bene per forza? O semplicemente che la morte di un proprio compagno è una cosa normale?!

Strinsi le dita attorno alle asticelle di ferro , fino a farmi diventare le nocche bianche e serrai le palpebre.
Avrei voluto distruggere tutto. Spaccare quel maledetto laboratorio , dargli fuoco. La rabbia che mi stava assalendo era incontrollabile.
Pulsava nelle mie vene esattamente come quella malattia nelle vene di Ana.
-Non è la prima, ne tanto meno l'ultima. Devi abituarti all'idea che in battaglia ci possano essere dei caduti...-.
Le lacrime si formarono all'improvviso nella sottile fessura delle mie palpebre.
-Ho visto troppi morti...E troppe persone che non hanno fatto nulla per aiutarli..-.
-Quella ragazza ha sangue infetto misto! E' impossibile fornirgliene uno simile!-. Gridò l'uomo.
"Non posso veder morire ancora persone innocenti...Non posso...".
All'improvviso fu come se non udissi più nulla. La mia mente era confusa e persino i pensieri parvero ovattati e disordinati. "Che devo fare?". 
Ogni muscolo si contrasse per la rabbia.
Poi, dal nulla...Un suono.
All'inizio era lontano e vibrava solo nella mia testa, poi, lentamente divenne vivido, vicino.
Qualcosa stava tintinnando ed io sapevo di cosa si trattasse.
Tornai a spalancare le palpebre.
Sapevo quello che dovevo fare. All'improvviso tutto mi era chiaro.
Guardai la donna, vidi quel mazzo di chiavi. Era l'ultima spiaggia, l'unica mossa che avrei potuto compiere.
La raggiunsi e senza che lei potesse rendersene conto, le strappai il mazzo dalla cinta.
-Fermo!-. Provò a spingermi via.
Restai incollato al pavimento come se di punto in bianco i miei piedi si fossero fatti pesanti come il cemento.
-Zwai, lasciale!-. Il Maestro cercò di strapparmele dalle mani. Istintivo , mi sfuggi un pugno e finii per colpirlo sul naso.
-Questa è la mia scelta..-. Lasciai scorrere via la parete di ferro ritrovandomi faccia a faccia con quella che non era più la ragazza che avevo salvato qualche sera prima.
-Chiuda! Chiuda!-. Proferì la donna più volte precipitandosi a serrare la cella. Non la vidi in volto, ma dalla voce si intuiva perfettamente tutto il terrore che provava per quella ragazza.
-Non può lasciarlo li dentro!-.
-Non possiamo entrare...Ci divorerebbe!-.
Sogghignai tristemente constatando che la paura fosse più forte del loro spirito caritatevole.
Raggiunsi la ragazza.
-Ana...-.  Non mi rispose, nemmeno alzò il volto.
Mi curvai appoggiandomi su un ginocchio, esattamente di fronte a lei.
Sentivo il suo respiro pesante , incupito da ringhi gutturali.
La pelle sulla mia nuca si increspò violentemente rendendomi conto che quel suono profondo lo ricordavo vibrare nella gola di quegli esseri.
-Ana..Mi senti?...-. Poggiai una mano sulla sua coscia.
Ardeva. Aveva la febbre e nonostante la sua pelle fosse scura e maculata , la vedevo imperlata di sudore.
Ogni tanto si era mossa a scatti, come se stesse facendo un brutto sogno.
-Zwai...-. 
Alzò lentamente il mento. 
"I tuoi occhi...I loro...".
Non aveva più la sclera. I suoi bulbi oculari erano due macchie nere strette nelle orbite. Pupilla e sclera erano un tutt'uno , separati solo per una piccola linea circolare da un intenso rosso acceso, che doveva appartenere alle iridi.
Mi ero illuso che potesse avere ancora un briciolo di lucidità..
-Zwai vieni fuori da li!-. Gridò ancora l'uomo costringendomi a voltarmi .
-Il tuo sangue...Il tuo sangue...DAMMELO!-. Si spinse a tutta forza verso me , con gli artigli leggermente flessi pronti per conficcarsi nella mia pelle e i canini sporgenti che bramavano dilaniarmi il collo per bere.
Fortunatamente le catene che le tenevano stretti i polsi , funsero da molle che la riportarono indietro nell'immediatezza.  
Indietreggiai di poco usando le braccia per muovermi.
Le sua grida erano disumane. 
Strepitava , scalciava nella paglia, non era lei...Era solo la briciola che ne restava della sua anima...
Mi sentii estremamente impotente di colpo.
Mi guardava ma non mi vedeva. Era persa, voleva solo uccidere e mangiare.
Si, lei era estremamente affamata.
*-Zwai! Scappa finché sei ancora in tempo!-.
Forse avrei dovuto ascoltarli , forse, non avrei dovuto lasciare che la fretta si prendesse gioco di me.
Mi alzai in piedi tornando ad una spanna da lei.
La fissai negli occhi.
"E' così che vi riducono?"
Ana continuava a battere la mascella mimando morsi rumorosi , ringhiando, era nervosa quasi arrabbiata.
La fissai ancora , dall'alto.
Provava a stare in piedi , ma le sue gambe sembravano non sostenere il suo peso.
"Non posso lasciarti morire in questo modo".
Lasciai uscire dalle asole, i bottoncini della camicia bianca, uno alla volta, finché non ne fui del tutto spoglio, poi,mi chinai per la seconda volta, poggiando le mani sulle sue spalle, allontanandola come potevo da me.
Distolsi lo sguardo.
-Non so se tutto quello che sto facendo alla fine servirà a qualcosa...-.
Continuava ad attirarmi a se , ma la sua mente così tanto annebbiata dalla fame vorace , le impediva di rendersi conto che le sarebbe bastato afferrarmi le braccia per divorarmi.
La sua capacità di ragionare era così offuscata che l'unica cosa che sembrava sapesse fare, non era altro che scalciare , mordere il vuoto e ringhiare come un'ossessa.
-Sono stanco di vedere le persone morire senza poter fare nulla..-.
*-Zwai...Non ti avvicinare a lei così !-.
"Siamo Hunter, il nostro compito sarebbe quello di aiutare gli umani ed uccidere i vampiri...Non ammetto che questi ultimi abbiano la meglio...".
Protesi il mio viso fino a riuscirle a guardare la schiena semi-coperta da un camicie bianco senza bottoni che le era scivolato quasi del tutto sul fondo-schiena.
Scalciò ripetutamente. 
Sentii chiaramente le sue vene pulsare violentemente quando il mio collo fu vicinissimo alla sua bocca.
Io potevo immaginare cosa stesse provando, perché avevo provato le medesime sensazioni in passato...
Tolsi in uno scatto di molla, le mani dalla sua pelle rovente , lasciando che lei si ritrovasse a sbattere come gomma su di me.
*-NOO!!!-.
Annientò qualsiasi cosa attorno a me, quel dolore lacerante.
Sentii ogni nervo, ogni strato di pelle, ogni parte di me , lacerarsi a partire dal punto dove i suoi canini pungenti mi avevano morso.
Mille scintille mi pervasero intorpidendomi,i muscoli si irrigidirono in più spasmi di dolore. Li per li, sarei voluto scappare. Faceva male Ana. La violenza con la quale mi aveva addentato era disumana. Cercai di spingerla via inconsciamente e mi fermai con le mani sulle sue spalle, un attimo dopo.
Non potevo tirarmi indietro arrivato a quel punto.
*-Zwai!-. 
Il capo entrò di colpo nella cella correndo verso di me, ma io, lo vedevo muoversi così lentamente...
Ana continuava a ringhiare mentre beveva da me. Aveva gli artigli conficcati nelle mie spalle e più il mio sangue le scivolava nella gola , più, le punte di quelle piccole spade, penetravano la mia pelle. Alla fine sentii entrambe le braccia inumidirsi e vidi le gocce rosse infrangersi sui miei pantaloni e nel fieno sotto di noi..
Improvvisamente, la portai ancora più vicino a me, stringendola esattamente come l'avrei stretta se avesse pianto, accarezzandole i capelli.
-Calmati...-. Le sussurrai più volte all'orecchio.
-Ce la puoi fare...Io lo so che non sei quel mostro che vedo...-. 
Morse ancora con violenza, ma mi accorsi che le sue guance erano umide. Anastasia stava piangendo.
-Voglio ancora combattere con te...-.
Lentamente , sentii la presa sulle mie braccia diminuire ed il flusso del sangue smettere di risalirmi dai piedi correndo verso il punto dove mi aveva morso.
Sorrisi inconsciamente.
Non la lasciai andare nemmeno quando ebbe finito di mordermi.
Sospirai. Sentivo ogni parte del mio corpo formicolare e la pelle farsi notevolmente più chiara.
-Zwai..-. Il suono della sua voce fu il regalo più bello che avessi potuto ricevere in quel momento.

Ebbe solo le forze di guardarmi e pronunciare il mio nome prima di perdere i sensi.
Aveva gli occhi ancora macchiati di nero , ma li avevo visti languidi , umidi, umani...
Tornai ad alzarmi e mi sfilai la camicia usandola come panno per tamponare la ferita; il capo che continuava incredulo a fissarmi.
-Sei impazzito?!-. Gridò la dottoressa entrando.
Mi accesi una sigaretta cercando di darle meno retta possibile.
-Le guardi la pelle...-. La donna spostò lo sguardo sulla ragazza.
-Si..Sta rendendo rosea..-. Proferì scioccata.
Si precipitò sulla giovane.
-Ed anche il suo respiro e le vene..Sta tornando tutto come dovrebbe essere!-.
-Vi eravate dimenticati di un piccolo particolare...Anche io sono stato un END in passato. Mi avete reso voi quello che sono...O meglio chi prima di voi... Per questo ho pensato che potesse funzionare allo stesso modo anche per lei...-.
-Ahahaha lo sapevo che questo ragazzo era una genio!-. Una pacca violenta sulla spalla mi fece barcollare pericolosamente.
-Capo..-. Aveva ancora del sangue sotto il naso. Mi resi conto di aver esagerato.
-Non fare quello sguardo triste! Hai appena salvato una ragazza comportandoti come un vero guerriero!Sono fiero di te!-. Di punto in bianco il sorriso tornò a riaffiorare sulle mie labbra.
Ma poi svanì esattamente come era apparso, di colpo...
-Quando si risveglierà sarà diversa non è vero? Sarà come me?-. Anche sul viso dell'Hunter qualcosa mutò.
Un velo d'amarezza era piombato a coprirlo. Tornai ad avere paura.
-Lei ricorda cosa ero quando mi ha trovato...E sa perché dopo tutti quegli anni io non sono cresciuto minimamente. Sa anche che ero un mostro e che avevo ucciso tante persone...-.
Si avvicinò a me e mi poggiò entrambe le mani sulle spalle attirandosi il mio sguardo.
-So anche che non sei più quel mostro che eri quando ti ho salvato in quel bosco...-.
-Ma Diuk...-.
-Quella è una storia vecchia..Non è stata colpa tua.-.
-Io l'ho ucciso!.-.
Scosse il capo sorridendo appena.
-Quella volta , sbagliai io, a lasciarti con lui quando in te era tornata vivida la fame...-.
Distolsi lo sguardo, bastonandolo.
-Ana starà con te. E sono convinto che tu la proteggerai a dovere.-. 
-Che significa?! Non torneremo alla base?!-.
L'uomo serrò la mascella ed un muscolo guizzò sotto la sua pelle , evidente.
-Non posso rischiare. Tu sei il suo antidoto e lei è la tua fame.Dopo che sei stato morso, sono convinto che tornerai a provare quella sensazione...Perciò solo restando insieme potreste arginare questo problema...In oltre, restare alla base metterebbe a repentaglio la vita dei tuoi compagni umani...-.
-Si...Ho capito...-. Mormorai appena.
-Andrà tutto bene..-. Mi abbracciò amichevolmente dandomi due colpetti leggeri sulla schiena.
Cercai di non guardarlo in viso, non avrei sopportato l'idea che avesse potuto vedere i miei occhi, gonfi di lacrime.
Mi allontanai lentamente da Lars raggiungendo Anastasia , liberandola dalla catena che le serrava i polsi prendendola in braccio.
-Hai già un posto dove andare?-. Mi chiese lui.
-Uno dove ho vissuto in passato. Si trova in città, è un appartamento che condividevo con una ragazza.-.
-Bene..-. Scese un'atmosfera sin troppo angosciante nella cella.
Odiavo gli addii.
-Fa attenzione..-.
Risposi con un breve cenno del capo mascherando il mio dispiacere sotto un finto sorriso, dirigendomi lungo il corridoio e poi ancora verso l'esterno del laboratorio.

Il rombo della moto sferzò l'aria. Quel pezzo di strada tinto dell'arancio del tramonto, non mi era sembrato mai, triste come allora.
Non avevo idea di cosa ci sarebbe capitato, ma di una cosa ero certo: Salvarla non era stata solo una mia scelta, era stato qualcosa di più, qualcosa, che giaceva nel profondo del mio inconscio.
Non l'avrei mai abbandonata , lei aveva bisogno di me ed io sentivo di aver bisogno di lei...
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: shana8998